Associazione di volontariato Idra
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INFRASTRUTTURE - MODELLO? SPRECHI A CIELO APERTO!
INTANTO AL PAESE SI CHIEDE DI PAGARE IL CONTO DELLA CRISI.
Un vero e proprio
insulto al buon governo della spesa pubblica, la scena che si presenta oggi agli occhi di chi visita il campo-base del cantiere TAV del Carlone,
nel Comune di Vaglia, alle porte di Firenze.
È stato, quello del Carlone, il primo cantiere aperto
sulla “tratta infinita” Bologna-Firenze, 73 km di galleria su 78 totali di
percorso.
“Inoltrandoci in quello che è stato il quartier generale
della Tav –
spiega l’emittente Toscana TV, che ha videodocumentato le condizioni denunciate
venerdì 31 ottobre da Il Galletto,
settimanale mugellano - incontriamo lo
sfacelo più totale: vetri rotti,
impianti di condizionamento sradicati, documenti contabili, addirittura
siringhe abbandonate. La situazione è ben al di là della decenza (...) Pare
veramente un inno allo spreco, una
specie di dimostrazione di quanto poco siano tutelate le nostre finanze ed un
territorio come quello del Mugello”.
Le immagini pubblicate da Il Galletto (che ringraziamo per l’autorizzazione a pubblicarle
anche su questo sito) rivelano senza equivoci l’entità del degrado.
“Ciao Cavet è stato bello” (foto 1): così saluta a titoli cubitali sulle pareti
esterne di una delle strutture del campo chi ha potuto profittare dell’incuria
della proprietà nella tutela dei propri beni e delle proprie carte. “Le foto non lasciano dubbi”, scrive Il Galletto. “I lavori sono in pratica finiti, al campo base non ci dormono più
operai ormai da un po’ di tempo, ma tutto è lasciato all’abbandono (foto
2-5). I soliti ignoti hanno scritto sulle
pareti dei container ma quel che è peggio hanno rotto vetri, sono entrati negli
ambienti dove porte e finestre sono comunque aperte ed hanno rovistato ben
bene. Negli uffici ci sono ancora registri, documenti, fatture. Computer,
tastiere, monitor, ventilatori a pale, lampade a basso consumo probabilmente
ancora in buono stato lasciate lì senza nessun controllo e preda di chiunque. L’abbandono è totale, lo spreco vergognoso.
Dal Cavet nessuno parla. L’unica notizia che siamo riusciti a sapere è che
il cantiere è in fase di dismissione. Nulla di più. Nel frattempo ci hanno
pensato sempre i soliti ignoti a dismettere, portando via anche le pentole
della cucina attrezzata del campo”.
Il settimanale mugellano rivisita la storia
dell’insediamento dei cantieri TAV, presenti in Mugello ormai da oltre dodici
anni. “Secondo gli accordi del ’95 Cavet e Tav hanno l’obbligo di ripristinare
le zone che hanno ospitato i cantieri e di riportarle quindi a come erano
prima dell’inizio dei lavori. In una nota del 2006 l’assessore regionale
all’Ambiente Artusa specificava che "per alcuni campi base, Castelvecchio
nel Comune di Firenzuola, Carlone nel Comune di Vaglia le amministrazioni
comunali hanno ottenuto dal Ministero dell’Ambiente e del Territorio di non
procedere, come da accordi, al ripristino ambientale delle aree al fine di
poter utilizzare le strutture e servizi esistenti, uffici, volumi tecnici e
ricreativi, alloggi operai, per la pubblica utilità"."In un primo momento –
spiega il Sindaco di Vaglia Fabio Pieri – l’idea era quella di allestire
nei locali dismessi del campo base un centro intercomunale di Protezione
Civile, in accordo con la Comunità Montana e la Provincia, cosa che non è mai
andata in porto, il Centro è stato realizzato poi a Borgo". Allora
che ne sarà di tutte quelle strutture? "Cavet deve assolutamente
ripristinare l’ambiente così com’era prima del suo arrivo – spiega ancora Pieri
– so che alcune strutture sono già state portate via, qualcosa è già stato
smontato ma è chiaro che in una
situazione di smantellamento così non ci sono controlli e tutto è lasciato in
decadenza"”.
Carlone, 10 luglio 1996.
Cerimonia di inaugurazione dei lavori di
costruzione della TAV in Toscana
Carlone, 31 ottobre 2008.
A TAV non ancora finita, il primo campo
base è preda di devastazione e saccheggio
Proviamo a fare il punto.
Sono passati dodici anni...
PROPAGANDA
VS INFORMAZIONE
Il cantiere del Carlone fu inaugurato in pompa magna (foto 6) dodici anni fa, il 10 luglio 1996, dal ministro dei
Trasporti Claudio Burlando, dal presidente della Regione Toscana Vannino Chiti,
dall’amministrazione delegato delle Ferrovie Lorenzo Necci, e da Franco
Carraro, presidente di Impregilo, il più
grande polo di costruzioni italiano, capo-cordata del consorzio costruttore
CAVET, al quale il general contractor
della TAV Firenze Bologna, FIAT Spa, ha affidato la progettazione e
l’esecuzione dell’opera.
L’appuntamento
coi contestati “supertreni” sotto l’Appennino (foto 7-9) era fissato per il 2003. Ma quel termine è stato spostato progressivamente
sempre più avanti. Alla fine, dopo altri due anni di demolizioni e rifacimenti
di gallerie mal costruite (2006-2007), il nuovo Ad delle Ferrovie Mauro Moretti
annuncia che per vedere i treni bisognerà attendere almeno il 2009. Probabilmente
anzi, preconizza Idra, molto più anni
ancora, visto che per 60 km di linea sotterranea non è stato neppure progettato (e meno che mai costruito) un tunnel
parallelo di soccorso. Il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di
Firenze, l’ing. Domenico Riccio, in un parere ufficiale
scrive di nutrire “seri dubbi sulla
rapidità ed efficacia dei mezzi di soccorso” in questa "galleria monotubo a doppio binario"
con finestre intermedie poste a distanza reciproca di 6-7 km: "Non è
possibile avvicinare i mezzi di soccorso, inviati in appoggio al mezzo
intermodale, in zone prossime all'incidente. Tali mezzi infatti potranno
raggiungere il punto di innesto delle finestre con la galleria di linea, ad una
distanza dal luogo dell'incidente, nella peggiore delle ipotesi, di circa 3,5
km"! Un vero inferno per chi dovesse vivere, là sotto, le conseguenze
di un deragliamento, di una collisione o di un attentato. Per chilometri,
nessuna via di fuga, nessun mezzo di soccorso: uno scenario che sembra
francamente improponibile.
1357 giorni
dopo l’avvio dei cantieri, dopo che
per anni la polvere finissima che entra
nelle case anche dalle finestre ermeticamente chiuse ha tempestato bronchi e
polmoni dei residenti, e ha ricoperto piatti, libri e arredi dentro le
abitazioni, un rapporto ARPAT trasmesso a Idra dai residenti del Carlone e
datato 28 marzo 2000 annunciava: "La stretta contiguità fra
l'abitazione e il cantiere fa ritenere che gli interventi di mitigazione non possano
modificare sostanzialmente la situazione, una migliore pulizia degli spazi di
lavoro potrà ridurre ma non eliminare la polverosità diffusa, ed inoltre non si
ravvisano provvedimenti efficaci per intervenire sull'imbocco della galleria. Probabilmente
l'unica soluzione possibile sarebbe costituita da una diversa collocazione dei
residenti nella zona". I malcapitati residenti saranno costretti
in effetti a evacuare!
Neppure due mesi dopo, il 16 maggio 2000, con un
comunicato indirizzato a tutte le maestranze, le rappresentanze sindacali
unitarie del cantiere TAV del Carlone (Vaglia - San Piero a Sieve) informavano su nuove
situazioni di emergenza sanitaria e di rischio sul lavoro. "Tra il 12 e
il 15 maggio - si legge nella nota diffusa - si sono verificati tre
malori di altrettanti operai addetti alla galleria di Carlone, lato
Firenze, dovuti, probabilmente all'esposizione all'ossido di carbonio. Due
operai lavoravano al fronte e uno, più indietro, al rivestimento della calotta".
I delegati del cantiere del Carlone sottolineavano che tali svenimenti "destano
un grave allarme, tra i lavoratori, per le condizioni operative in cui si opera
in galleria (rischio cadute dall'alto), per la mancanza di una via
di fuga immediatamente a portata, per la non conoscenza precisa delle cause che
hanno originato i malori".
“Il sistema di ventilazione attuale non è
più in grado di "pompare" una quantità d'aria sufficiente per
realizzare le fasi di scavo con martellone e trasporto del marino fuori dalla
galleria (...). Le misure di prevenzione devono essere aggiornate in relazione
ai mutamenti organizzativi e produttivi che hanno rilevanza ai fini della
salute e della sicurezza del lavoro, ovvero in relazione al grado di evoluzione
della tecnica, della prevenzione e della protezione. In particolare al fine di
diminuire l'esposizione di tutti i lavoratori operanti in galleria durante le
operazioni di smarino si dovrà modificare-aggiornare l'intero sistema di
ventilazione al fine di rispettare le misure di prevenzione previsti nei
documenti di valutazione del rischio aziendali (Piani di Sicurezza) e dalle
norme vigenti.
Misure immediate ed urgenti - Al fine di ridurre
immediatamente i rischi derivanti dall'esposizione ai gas inquinanti dei
lavoratori (...)dovranno essere adottate
specifiche misure urgenti di tipo organizzativo e procedurale, quale la
riduzione del carico inquinante in galleria durante le operazioni di smarino.
(...)
Respirabilità dell'aria - L'aria ambiente della galleria per gli operatori addetti alle
mansioni di palista, escavatorista, dumperista e caposquadra minatore, addetti
alle operazioni di smarino, non risulta
respirabile ed esente da inquinanti entro i limiti di tollerabilità. (…)
Nel documento di
valutazione dei rischi (Piano di sicurezza generale e nei Piano Operativo
Particolareggiato di Sicurezza Dlgs 494/96) non è stato valutato il rischio per la salute dei lavoratori addetti
alla guida dei mezzi che percorrono l'intero tratto di galleria per più volte
durante il turno di lavoro (autisti dumpers, autobetoniere, addetti agli
impianti, preposti, ecc.), in particolare per quanto riguarda l'inalazione di
aria non fresca contenente elevate quantità di gas scarico. Infatti l'attuale
sistema di ventilazione può tutelare soltanto i lavoratori presenti nella zona
compresa tra il fronte e l'arco rovescio.
In seguito alla mancata valutazione del rischio non sono
state individuate né adottate misure di prevenzione e di protezione”.
COSTI
PUBBLICI FUORI CONTROLLO
I costi della “tratta infinita” TAV
Bologna-Firenze sono lievitati intanto dai
2.100 mld di vecchie lire annunciati come al 60% privati nel
progetto presentato ad agosto '91 da Lorenzo Necci ai 5.205 milioni di euro annunciati dal sito TAV nel dicembre 2004, interamente pubblici (equivalenti a
oltre 10.000 mld di vecchie lire), ai quali è necessario aggiungere i 28 milioni di euro stanziati per
il cosiddetto ripristino ambientale dal Ministero dell’Ambiente e dal CIPE. Cifre
ufficiali più recenti non sono disponibili: il sito internet di TAV SpA risulta
chiuso da anni. Secondo l’ing. Ivan Cicconi,
esperto in materia, il costo
“alla chiusura dei lavori e del
contenzioso non sarà meno di 105 milioni di euro a chilometro”, a fronte
dei 9,3 milioni di euro dello Shinkansen Tokio-Osaka in Giappone, dei 9,8
milioni a km dell’AVE Madrid-Siviglia in Spagna, dei 10,2 milioni del TGV
Parigi-Lione in Francia (includono sia le infrastrutture a terra che quelle per
le linee aeree, e sono attualizzati al 2007 sulla base del tasso di inflazione
di ogni singolo paese).
Nella risoluzione del 19.12.’07 dell’Autorità
per la Vigilanza sui Contratti Pubblici, con oggetto “Indagine relativa agli
interventi gestiti da TAV S.p.A.” si evidenziano, fra gli
altri, i seguenti rilievi:
“Gli
interventi hanno subito, in corso di esecuzione, notevoli incrementi di costo e del tempo di realizzazione. (...) Il
maggiore incremento di costo si è registrato nella fase del passaggio dalla
progettazione di massima a quella esecutiva: il prezzo forfetario, comprensivo
del tratto a sud della progressiva Km 71+500“, prima stralciato nell‘atto
integrativo del 1996 e successivamente reinserito con accordo del 20.12.1999, è
quasi triplicato in tale fase. Ulteriori
aumenti si sono registrati per
effetto della definizione di riserve e per l‘introduzione di varianti in corso
d‘opera. (...) Il G.C. (General Contractor) ha avanzato in via precauzionale rilevanti
richieste risarcitorie in relazione al procedimento presso il Tribunale Penale
di Firenze, che vede imputati alcuni dirigenti del soggetto esecutore, ai
quali sono stati contestati reati ambientali connessi con il danneggiamento e
depauperamento delle risorse idriche. (...) Le convenzioni tra TAV e G.C. sono state stipulate senza riferimento ad un‘adeguata
progettazione, neanche di massima, ma sulla base di un importo presunto
dell‘opera (...); anche nei casi in cui la progettazione esecutiva ha
successivamente ridefinito un importo dell‘opera considerevolmente maggiore di
quello presunto (nel caso della Bologna-Firenze tale passaggio ha comportato un
costo quasi triplicato) e, quindi, un‘opera sostanzialmente diversa, TAV non si è mai avvalsa della facoltà di
recesso. Anche i progetti esecutivi
hanno spesso mostrato un livello carente
di approfondimento (...). Per quanto riguarda la fase
progettuale-approvativa, le convenzioni
non hanno posto a carico del G.C. alcun rischio effettivo; il G.C. nel
sistema TAV ha potuto, pertanto, certamente anteporre l‘esigenza di pervenire
ad un contratto (atto integrativo) più remunerativo, a quella di una tempestiva
conclusione dell‘iter progettuale-approvativo, in quanto non responsabile per
il protrarsi dei termini, se non per mera inadempienza nella redazione della
progettazione esecutiva. (...) Nell‘esecuzione delle opere si è costituita una sorta di struttura piramidale
articolata ed allungata: TAV - G.C. - Imprese conferitarie - Imprese terze
œ Subappaltatori -eventuali sub-subappaltatori; con la conseguenza che su gran
parte delle sub-tratte più soggetti hanno potuto trarre un utile ed, in
particolare, il G.C. ha potuto lucrare
un extra-profitto, sfruttando la sua posizione strategica di intermediario.
(...) I maggiori oneri economici dovuti a carenze progettuali evidenziate da
imprese terze e attestate da sentenza del giudice ordinario, sono stati
sostanzialmente riversati su TAV con la contrattualizzazione di varianti e la
definizione di riserve nell‘ambito degli accordi bonari. La necessità di
introdurre varianti ed il conseguente iter istruttorio hanno anche determinato,
come riscontrato nella tratta BO-FI, consistenti riserve del G.C., che ha
principalmente lamentato il ritardo nello smobilizzo del cantiere in attesa
della contrattualizzazione delle varianti ed i conseguenti maggiori oneri.
(...) Per quanto riguarda le tratte ferroviarie affidate ai G.Cs., si ravvisano
gravi infrazioni ai principi della libera
concorrenza e della non discriminazione. (...) Si ravvisano,
inoltre, gravi infrazioni al principio
della economicità del sistema di realizzazione. (...) Si ravvisa,
altresì, una infrazione al principio di
cui all‘art. 2 del Codice dell‘efficacia del sistema di realizzazione”.
Abbiamo segnalato
questa importante denuncia istituzionale al ministro dell’Economia e delle
finanze Giulio Tremonti. Non abbiamo ricevuto a oggi alcun riscontro diretto.
POLITICA
DI LUSSO, INCOERENZA NELLE STRATEGIE, DILETTANTISMO NELL’AMMINISTRAZIONE
Qualcuno
dovrà poi spiegare, un giorno, come mai il presidente della Regione Toscana
Vannino Chiti, che nel ’95 sgridava i Comuni mugellani che si opponevano al
passaggio di un’opera foriera di danni alla società e all’ambIente, non ha mai
risposto a chi gli faceva notare che la stessa Giunta regionale toscana
tacciava come “politica di lusso” la scelta di concentrare acriticamente nello stesso corridoio
di valico Firenze-Bologna il doppio intervento della Variante di valico
autostradale e dell’Alta Velocità ferroviaria. Nel volume Ambiente &
trasporto, verso una riconciliazione sostenibile, uno studio promosso ed
edito dal Dipartimento delle politiche territoriale e ambientali della Giunta
regionale, si legge infatti:
“Gli
effetti sul trasporto delle due infrastrutture non sono stati valutati
contestualmente, né è stata fatta una analisi sul ruolo da assegnare
nell'immediato futuro alle tre principali modalità di trasporto: strada,
ferrovia e cabotaggio marittimo. Quest'ultimo è stato costantemente neglettato nelle
discussioni sui due progetti, dimostrando la mancanza di una visione d'insieme
del sistema di trasporto.
Non
c'è stata valutazione strategica dell'impatto ambientale, dell'assetto
territoriale dell'area interessata, del sistema di trasporto futuro, delle aree
socio economiche coinvolte. La VIA non ha riguardato gli effetti combinati dei
due progetti ed è stata usata in ciascuno di essi per minimizzare gli effetti
potenzialmente più negativi per l'ambiente.
La
necessità di queste infrastrutture non è mai stata messa in discussione. Man mano
che cresceva l'assicurazione che sarebbero state adottate (pur separatamente)
misure per ridurre l'impatto ambientale, l'attenzione si è spostata sui
benefici economici ed occupazionali delle due infrastrutture e sullo sviluppo
della capacità di trasporto regionale.
Valutazioni,
negoziati, mediazioni (sia formali che informali) e accordi sui due progetti
hanno avuto luogo in sedi, tempi e modi diversi, con procedure separate e con
variabili livelli di intensità".
Conclusioni,
queste, precedute da altre considerazioni motivatamente critiche nei confronti
delle scelte adottate dalla Regione sul corridoio Firenze-Bologna, ispirate, si
legge, a una sorta di "politica di
lusso", e a una cultura di fondo riassumibile nella persistenza di un "prevalente
credo nei paradigmi della crescita lineare".
Idra ha chiesto ragione a Vannino Chiti, in una lettera raccomandata inviata
undici anni fa, di queste clamorose incongruenze fra le conclusioni di studi
finanziati dalla Regione e le effettive scelte amministrative. Mai nessuna
risposta.
LINEE
COSTATE FIUMI DI DENARO PUBBLICO SU UN PIATTO D’ARGENTO A DISPOSIZIONE DEI
PRIVATI
Da parte sua, e molto opportunamente, Il Galletto correla la denuncia di
quanto constatato nel campo base del Carlone con un’amara riflessione sulle conseguenze globali del passaggio della TAV
dal Mugello: “14 Dicembre 2008.
Manca davvero poco all’inaugurazione della tratta Milano-Bologna dell’Alta
Velocità. Contemporaneamente entrerà in vigore il nuovo orario ferroviario che già fa discutere perché l’arrivo dei nuovi treni super veloci porterà
ad una bella rivoluzione di cui, c’è da giurarci, ne faranno le spese
soprattutto i pendolari. Per vedere entrare in funzione la tratta
Bologna-Firenze bisognerà aspettare ottobre 2009 anche se già da giugno del
prossimo anno inizierà la fase di pre-esercizio. Per il Mugello finisce un’era ma se ne apre subito un’altra. Come è il
Mugello del dopo TAV? Come sarà il Mugello che sarà attraversato, nelle ore di
punta, da un treno ogni 15 minuti? E oltre ai torrenti secchi, ai problemi
idrogeologici, cosa lascia l’Alta Velocità al Mugello?”.
In effetti, l’attivazione dell’Alta Velocità sembra
destinata a rendere ancora peggiori di adesso le condizioni dei servizi
ferroviari per i pendolari toscani,
umbri, laziali
e campani.
Dopo aver distrutto gli habitat e
dissanguato l’erario, i “binari d’oro” TAV costruiti con denaro integralmente pubblico
sono a disposizione dei profitti privati. Già oggi in certe fasce orarie e
su certe tratte non è possibile ‘scegliere’ che treni Eurostar. Domani, su quelle stesse tratte portate
dagli attuali 3 kV corrente continua ai 25 kV corrente alternata (rischio cancerogeno incluso), diventeranno obbligatori
i treni TAV dei nuovi padroni del vapore. Mentre i pendolari, c’è da temere concretamente, saranno condannati a
viaggiare su una rete declassata a
ospitare convogli sempre meno ospitali su linee sempre più lente. Avranno pagato così due volte il conto della TAV:
dopo aver visto sottrarre in questi anni le risorse necessarie a garantire loro
servizi decenti, si troveranno espulsi dalle attuali linee veloci requisite dai
“signori della TAV” per fare sistema a sé e garantirsi sulle rotte
commercialmente sicure ricche rendite di posizione.
COSTRUIR DISTRUGGENDO
Il
quadro desolante offerto oggi dal campo base costruito nella vallata di questo
torrente, il Carlone, prosciugato
per più mesi all’anno assieme a una falda acquifera cui attinge l’acquedotto, e
tributario di un altro fiume – il Carza – a sua volta prosciugato dalla TAV, riassume emblematicamente la cifra sociale,
ambientale ed economica della ‘cultura’ su cui si fonda la grande opera cara alla nomenklatura ‘progressista’ toscana.
Secondo i periti della
Procura intervenuti al processo penale a carico dei
costruttori della TAV in corso presso il Tribunale di Firenze, “il dato grezzo è che il danno ambientale viene individuato nel suo
valore più attendibile in misura pari a 741 milioni di euro". Impattate 73 sorgenti, 45 pozzi,
5 acquedotti, 20 fiumi, torrenti e fossi. Acque drenate dalle falde: “non meno di 150 milioni di metri cubi di
acqua nel territorio della Comunità Montana del Mugello”. Secondo i consulenti del Pubblico Ministero, si legge nella
requisitoria
del PM Gianni Tei, sono stati impattati
direttamente dai lavori significative aste fluviali, con assenza di afflusso
nel periodo arido per uno sviluppo di 57 chilometri. Altri 24 chilometri di
corsi d’acqua presentano un minor afflusso di acque come conseguenza di un
impatto indiretto.
Ma
non sono i soli dati che spaventano.
Il peso personale e sociale
dello spreco e del degrado, della violenza e dell’abbandono, affiora insistente
nelle testimonianze che Idra ha
raccolto –
spesso necessariamente in modo informale - dalla viva voce delle prime vittime di questo ‘modello di
sviluppo’ distorto e obsoleto: le maestranze di
operai e minatori deportate dai tanti Sud del Paese, ghettizzate in questi
campi-base, spremute nelle viscere della terra per far avanzare cemento e ferro
in ambienti non di rado irrespirabili e malsani, a suon di “ciclo continuo” e
ritmi inumani e usuranti. Mentre i loro Sud, le loro terre, continuano ad
arretrare. Il segno più eloquente,
forse, di questa cultura dello spreco e
dell’abbandono si trova in ciò che queste grandi opere si lasciano dietro, a cielo aperto, quando il
grosso dei lavori è concluso, come al Carlone. Qualcosa di più di una semplice metafora del costruir distruggendo. Scie analoghe di incuria e di indifferenza
per le ragioni del decoro, della parsimonia, della salute e dell’ambiente Idra ha dovuto registrarle in passato,
durante i lavori di scavo, quando voci non confermabili rivelavano fenomeni
diffusi di spreco e/o scomparsa di materiali. Ma anche, poi, via via che nei
cantieri cessavano le attività: altri testimoni hanno messo a disposizione di Idra prove fotografiche che si
commentano da sole. Per esempio sul torrente Carza nel
2006 e ancora nel 2007. Per esempio a Osteto
(foto 10-13), caso-scuola di
impatto idrogeologico profondo, presso la Badia di
Moscheta, Sito di Importanza Comunitaria: qui una finestra
di scavo è stata irrimediabilmente allagata – con gravi riflessi sul
torrente Veccione (foto
14-16) – e successivamente abbandonata, come anche “Striscia la notizia” ha
documentato a maggio del 2000. Per esempio a Castelvecchio, finestra della
Galleria Raticosa, pure nello splendido habitat dell’Alto Mugello, dove le
immagini fatte pervenire a Idra nel
settembre 2005 mostrano impunemente abbandonati all’aperto, in un cantiere
apparentemente non presidiato, fra fusti arrugginiti di lubrificanti e additivi
(foto 17-18), rottami industriali, scarti o avanzi (foto 19-26),
apparecchiature (foto 27-28) e furgoni diligentemente smontati pezzo pezzo
(foto 29-30), altri materiali e sacchi (foto 31-35) con le diciture “provoca
ustioni”, “immagazzinare in luogo coperto ed asciutto”, “non usare il contenuto
se il sacco è danneggiato”.
Chi ringraziare di tutto ciò, oltre alla gioiosa macchina da guerra degli
ingegneri che hanno progettato, degli amministratori che hanno autorizzato e delle
imprese che hanno eseguito? Qualche merito spetta forse anche all’ultimo anello
della catena, all’ultima ruota del carro: i controllori pubblici. Che mancano.
Del tutto, da almeno 17 mesi. L’Osservatorio
Ambientale Nazionale, strumento tardivo, lento, ambiguo e inefficace,
piccola foglia di fico poggiata sulla falla grande della cantierizzazione, è decaduto nel lontano maggio 2007. Nessun
ministro, né di centro-sinistra né di centro-destra, ha ritenuto opportuno
ripristinarlo. Inutilmente Idra
ha invocato l’intervento di Alfonso Pecoraro Scanio, ministro dell’Ambiente del
governo Prodi, scrivendogli il 27 luglio 2006 e il 1 febbraio 2008. Inutilmente Idra ha invocato l’intervento di
Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente del governo Berlusconi,
scrivendole il 26 giugno 2008. Bi-partizanamente
indifferenti.
Così finiscono le “grandi opere”....
UNA
PRIMA RIFLESSIONE CONCLUSIVA
Oggi raccogliamo
sotto forma di recessione i frutti di
questa e di altre simili politiche dissipative, che hanno spinto le nostre
classi dirigenti ad accrescere irresponsabilmente il debito a carico delle future generazioni.
La cosa curiosa è che – mentre siamo testimoni, come
al Carlone, delle più volgari
espressioni di spreco e incuria proprio là dove ci si accredita come portatori
di progresso e sviluppo - viene chiesto
ancora una volta a noi contribuenti di pagare il conto della crisi, di
mostrare responsabilità e di offrire disponibilità al sacrificio.
È davvero
saggio continuare ad avallare tutto questo?
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Foto 1 - Campo base del Carlone, da Il Galletto del 31.10.'08
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Foto 2 - Campo base del Carlone, da Il Galletto del 31.10.'08
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Foto 3 - Campo base del Carlone, da Il Galletto del 31.10.'08
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Foto 4 - Campo base del Carlone, da Il Galletto del 31.10.'08
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Foto 5 - Campo base del Carlone, da Il Galletto del 31.10.'08
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Foto 6 - Inaugurazione TAV al
Carlone, 10.7.'96
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Foto 7 - Inaugurazione TAV al
Carlone contestata, 10.7.'96
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Foto 8 - Inaugurazione TAV al
Carlone contestata, 10.7.'96
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Foto 9 - Inaugurazione TAV al
Carlone contestata, 10.7.'96
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Foto 10 - Osteto, 10.7.'05
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Foto 11 - Osteto, 10.7.'05
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Foto 12 - Osteto, 10.7.'05
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Foto 13 - Osteto, 10.7.'05
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Foto 14 - SIC Giogo - Colla di
Casaglia, Torrente Veccione, 14.7.'99
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Foto 15 - SIC Giogo - Colla di Casaglia,
Torrente Veccione, 14.7.'99
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Foto 16 - SIC Giogo - Colla di
Casaglia, Torrente Veccione, 14.7.'99
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Foto 17 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 18 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 19 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 20 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 21 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 22 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 23 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 24 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 25 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 26 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 27 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 28 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 29 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 30 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 31 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 32 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 33 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 34 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05
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Foto 35 - Cantiere di Castelvecchio,
ricevute il 9.'05