Associazione di volontariato Idra

iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana

per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale

Via Vittorio Emanuele II 135, 50134 FIRENZE

Tel. e fax 055.233.76.65, Tel. 055.48.03.22, Tel. e fax 055.41.04.24

e-mail idrafir@tin.it; web http://www.idraonlus.it/vecchiosito/inizio.html; www.idra.dadacasa.supereva.it

 

Firenze, 8.6.’04

 

Lettera aperta a Firenze

chiamata alle urne

 

 

Cara Firenze,

 

 

in questi giorni un vero e proprio esercito di candidati, folto forse come non mai, ti assedia dalle strade, dalle radio, dalle TV, dalle cassette della posta, da internet, per ottenere il tuo consenso a lasciarti amministrare ancora per cinque anni.

Forse sarebbe opportuno cominciare a interrogarsi sull’effettiva democraticità di questo ampio mandato con delega in bianco che l’attuale modello elettorale ci porta ad affidare ai nostri amministratori di turno. Forse sarebbe il caso di iniziare a discutere i poteri che le leggi vigenti affidano ai sindaci e le impotenze che – simmetricamente – esse assegnano alla società civile.

Ma intanto almeno ti chiediamo, Firenze, di considerare con attenzione le conseguenze degli atti dell’amministrazione uscente, e l’accettabilità dei modi con cui essa ha risposto (quando e se ha risposto) alle tue richieste di interlocuzione.

Il nostro è un punto di osservazione che non esitiamo a definire ristretto e parziale. Si dà il caso tuttavia che – seguendo Idra da anni la turbolenta vicenda delle cantierizzazioni per l’Alta Velocità in Mugello – sia stato possibile per noi acquisire una certa quantità di esperienze e di conoscenze, e registrare la perdita di numerose innocenze. Questo ci permette di guardare con occhi abbastanza disincantati a scelte e procedure che qui si ripetono, ma le cui conseguenze nefaste hanno già provocato danni ambientali, economici e sociali abbastanza gravi da portare alla sbarra – davanti al Tribunale di Firenze - uno stuolo di imprenditori grandi e piccoli.

Ecco perché ti scriviamo, cara città: per suggerirti prudenza e consapevolezza, di fronte alla scadenza elettorale di domenica prossima.

Avrai forse notato come Idra – diversamente da tante altre espressioni della società civile sorte in questi ultimi anni - si sia tenuta lontana dalla partita elettorale, considerando doveroso per un’associazione di volontariato conservare anche in questa circostanza la propria indipendenza e autonomia. Avrai osservato come Idra abbia sempre curato di fondare la propria azione propositiva e critica sui fatti, sui documenti, sugli atti, piuttosto che sulle interpretazioni, sulle prevenzioni di natura ideologica, sulle illazioni. Questo ci ha guadagnato la stima di molti tuoi cittadini indipendenti, e il generale disinteresse o fastidio – nella maggior parte dei casi – della classe politica (basta verificare quanto poche delle nostre proposte sono state raccolte, perorate e portate a buon fine dal Consiglio comunale ….).

Ma è dunque proprio per questa nostra indipendenza convinta e intransigente che ti chiediamo, Firenze, di guardare in faccia i fatti. Non rientra nello statuto associativo di Idra il compito di suggerire candidati alternativi. Se dal nostro punto di osservazione possiamo aiutare tuttavia a fare chiarezza su quello che è successo in questi ultimi cinque anni, e soprattutto a delineare quello che potrà succedere a Firenze nei prossimi cinque, quando i cantieri per le “grandi infrastrutture” imperverseranno in città, allora, cara Firenze, ascoltarci potrà servirti, prima di decidere se confermare o meno il consenso espresso cinque anni fa al sindaco Leonardo Domenici.

 

In primo luogo ti suggeriamo di riflettere sul metodo seguito nella progettazione, nell’approvazione e nell’esecuzione dei lavori TAV in Mugello, e sul ‘credito’ maturato da quell’esperienza sul campo: non dovrebbe forse servire tutto questo a evitare il ripetersi di certi errori (se proprio errori sono stati)?

Non ti sembra un po’ singolare, in questo senso, già la prima scelta operata dal sindaco appena eletto, nel ’99, quando ebbe a nominare assessore all’Urbanistica e alle Nuove Infrastrutture proprio il dirigente della Regione Toscana che aveva firmato - nella veste di responsabile dell’Area Infrastrutture - la deliberazione di approvazione del progetto esecutivo TAV Firenze-Bologna (Deliberazione N. 3884 del 24.7.'95)? Quel progetto-colabrodo ha fatto perdere fino ad oggi nelle gallerie appenniniche dell’Alta Velocità, in Mugello e Alto Mugello, almeno 90 milioni di metri cubi di buona acqua di montagna, ha fatto prosciugare decine e decine di pozzi e torrenti, ha fatto sprofondare campi, ha fruttato una crisi strutturale per intere economie aziendali agricole e zootecniche. E’ stato quello stesso dirigente, nominato anche membro della Regione Toscana con diritto di veto nell’Osservatorio Ambientale sulla cantierizzazione TAV in Mugello, a dover proporre la chiusura di cantieri e attività di scavo. Già nel giugno del ’99, in un proprio provvedimento, l’Osservatorio Ambientale scriveva di ritenere che "i lavori di scavo, che attualmente risultano sospesi, possano riprendere solo sulla base di attendibili approfondimenti tecnici in merito alle previsioni relative ad eventuali ulteriori interferenze con le risorse idriche e solo in presenza di adeguate misure preventive relative alle modalità di avanzamento e di impermeabilizzazione, al fine di limitare al massimo i danni al sistema idrologico e al sistema ecologico nel suo complesso" (Ministero dell'Ambiente, Provvedimento del 17 giugno '99, con oggetto "Emergenze idrogeologiche causate dallo scavo delle gallerie nella tratta Bologna-Firenze”).

Idra documentò immediatamente il sindaco Domenici al riguardo, con una lettera inviatagli il 10 luglio ’99. Erano proprio i mesi in cui il progetto TAV cantierato in Mugello iniziava a dare segni evidentissimi di inadeguatezza, confermati dalle emergenze idrogeologiche successive e dal sequestro di un cantiere, sette cave e otto depositi da parte della Procura di Firenze nel giugno 2001 (ma ancora oggi fuoriescono senza scandalo 700 litri di acqua al secondo da quei cantieri sull’Appennino). Nessuna risposta dal sindaco, né allora né mai.

E proprio il fatto che in nessun modo Domenici abbia mai chiesto un incontro informativo a un’associazione come la nostra, potrebbe far riflettere. Di più: Domenici non è mai parso considerare la documentazione, gli inviti, le richieste inoltrategli da Idra. In un solo caso (sul tema della sicurezza dei cantieri per i lavoratori e per i cittadini, tenuto conto delle morti bianche e degli incidenti sulle strade a Sesto Fiorentino e in Mugello) ha degnato Idra di una risposta. Eppure la nostra associazione è stata ammessa dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Firenze al ruolo di parte civile nel processo a carico dei costruttori della linea TAV fra Firenze e Bologna per il suo “stabile insediamento nell’ambito territoriale cui si riferiscono le imputazioni”. “In particolare Idra – argomenta il giudice - va segnalata in quanto costituitasi in ragione addirittura storica del confluire all’interno del nuovo ente del Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni contro i progetti di “Alta velocità” di Firenze, Terzolle, Mugnone, Mugello e Sesto Fiorentino”.

Tutti gli atti che riguardano l’approvazione del progetto per il nodo Alta Velocità di Firenze concorrono del resto a confermare il sospetto che il sindaco Domenici non gradisse, e non gradisca, attribuire soverchia attenzione alle serie ipoteche ambientali, territoriali ed economiche che la TAV fa gravare da anni sul Mugello. E’ pur vero che si deve al suo predecessore Mario Primicerio la firma sotto il primo accordo per il doppio sottoattraversamento di Firenze da parte dell’Alta Velocità. Ma è altrettanto vero che quell’accordo era largamente incompleto (la stazione-squalo a firma Zevi venne bocciata in conferenza di servizi) e apparentemente poco solido, se ha dovuto essere sottoposto a continue modifiche, aggiustamenti, integrazioni, ultimo lo “scavalco” ferroviario fra Castello e Rifredi. Inoltre tutti sanno che nella fase approvativa di quel primo progetto la città non è stata messa in grado di conoscerne in modo adeguato la sostanza e le tante incidenze che esso provocherà per parecchi anni nella vita di decine di migliaia di residenti, lavoratori e visitatori. Come ha potuto Leonardo Domenici ignorare questo dato? Perché ha preferito non colmare le gravi lacune di informazione, trasparenza e democraticità legate al progetto approvato dall’amministrazione Primicerio? Sarebbe stato così scandaloso sottoporre finalmente il progetto di doppio tunnel e la stazione AV sotto il Mugnone targata Foster (una novità questa maturata proprio sotto l’amministrazione Domenici) al giudizio informato della città?

Idra è riuscita a ottenere che almeno lo scavalco fra Castello e Rifredi venisse sottoposto a una valutazione di impatto (il procedimento è attualmente in corso). Ma anche in questo caso Palazzo Vecchio non ha gradito.

Ricordiamo che, fra le tante lettere a cui il sindaco non mai risposto, c’è anche quella in cui Idra lo invitava a un confronto pubblico, il 22 dicembre scorso: “Se è vero che Ella pensa che il dibattito pre-elettorale debba vedere un forte coinvolgimento dei cittadini, noi La invitiamo a fare da subito la Sua parte. Ci candidiamo a Suoi interlocutori per la prossima assemblea pubblica che Ella vorrà convocare, ci auguriamo, su questo tema. Chiediamo che di Alta Velocità si discuta in città senza pregiudizi, documenti alla mano, chiarendo ai cittadini con senso di responsabilità tutti i punti oscuri che contano: tempi, costi, utilità sociale e benefici trasportistici, effetti ambientali e conseguenze sanitarie, sicurezza idraulica della città, patrimonio abitativo, beni culturali, alternative”.

 

L’amministrazione Domenici ha mostrato a nostro avviso scarsa attitudine al confronto con la città, tuttavia, non solo sul tema dell’Alta Velocità.

E’ nota – e già sanzionata dalla Procura di Firenze – l’ostentata indifferenza del sindaco per le prescrizioni della legge e per il buon governo del tuo patrimonio naturale e culturale, cara Firenze, come ha dimostrato il caso del taglio non autorizzato di alberi storici alla Fortezza medicea di San Giovanni per far posto a manifestazioni commerciali (non dimentichiamo che la stessa sorte sarebbe toccata a ben 34 piante d’alto fusto, leggiamo sulle cronache, se non fossero insorti alcuni tuoi cittadini, Firenze). Pochi metri più in là l’amministrazione Domenici ha tranquillamente avallato – e fin che le è stato possibile, difeso – un mostro progettuale (la galleria commerciale davanti alle mura del Sangallo) ancora una volta legato a questa nuova cultura della città che appare privilegiare interessi economici di corto respiro rispetto alla tutela e alla promozione di quella ricchezza per cui sei unica al mondo, che deriva dalla tua storia. Proprio come le mura del Sangallo, arte, architettura, cultura diventano invece, nelle mani di questa classe politica, un mero fondale su cui proiettare il moderno business di turno, che si tratti di moda, convegnistica, turismo d’affari o altro. In realtà temiamo che la vecchia rendita di posizione assicurata dal tuo straordinario richiamo, cara Firenze, che è servita ad arricchire per decenni un ceto di alti bottegai nel “triangolo d’oro” fra Duomo, Piazza Signoria e Ponte Vecchio, finisca di svuotare il tuo centro di abitanti e autenticità per trasformarlo in modo forse irreversibile in una ghiotta colonia a disposizione delle attività terziarie emergenti. E dire che non avresti certo bisogno di inventarti estimatori di qualità da tutto il mondo, Firenze, né opportunità di ricaduta economica dai tuoi tesori a cielo aperto. Ma quanto di te troveranno ancora i futuri visitatori, quanto della tua identità di luogo e di comunità? A noi capita di osservare un processo inverso: una malintesa modernità sta quotidianamente erodendo quel decoro e quella vivibilità che soli garantiscono la sopravvivenza di questa e di qualsiasi civitas. Non è di solo traffico, smog e stress che soffre infatti chi decide di venire a visitarti, o chi quotidianamente ti frequenta: tuo biglietto da visita sono anche le buche nelle strade, le discariche diffuse fin sotto i monumenti, i cartelli stradali dismessi e foderati alla men peggio con plastica nera della spazzatura (emblema della rozzezza che connota anche i piccoli particolari dell’arredo urbano), le rotonde a misura di homo arrogans, le piste ciclabili virtuali, i luoghi - sempre più numerosi - interdetti all’uso di donne, vecchi e bambini. Questi e tanti altri  ingredienti marcano il tuo stile ormai men che provinciale. Povera Firenze, quanta retorica trionfalista nelle veline di Palazzo Vecchio che decantano con comunicati-fotocopia fasti e successi dell’amministrazione (senza badare a spese nelle aggettivazioni e nei toni) o illustrano le gesta dei suoi eroi (Domenici “infermiere” che soccorre, tampona e disinfetta la signora “caduta rovinosamente inciampando sul cordolo che delimita la corsia preferenziale” dopo la cerimonia di inaugurazione della nuova Piazza Dalmazia; o il sindaco “acrobata” con la Legambiente a “Puliamo il mondo” sull’argine dell’Arno, “l'unico a inerpicarsi sui tubi” per raccogliere i rifiuti finiti nella griglia dell'impianto di depurazione dell'Anconella, ecc.). Quanta greve scadente realtà, invece, nella tua quotidianità aggredita e aggressiva!

 

A Firenze occorrerebbe in realtà un primo cittadino che sapesse guidare la valorizzazione di storia, arte e cultura con una prospettiva di lungo periodo, capace di guardare molto indietro e di progettare molto in avanti. E invece, si affidano le sorti della città a una modernizzazione violenta che catapulta accanto agli Uffizi cattive architetture e imprenditori scaltri; che rovescia parcheggi e bitume, sottopassi e sovrappassi a ridosso del centro storico; che cerca di imporre a polmoni verdi e rari come il parco delle Cascine un orribile ponte rotabile a danno di una dignitosissima passerella pedonale, tenendo aperti a vuoto per mesi e mesi cantieri illegittimi e pericolosi; che tenta di accreditare come “progettazione partecipata” l’imposizione di un progetto preconfezionato e generalmente sgradito all’ultimo cenobio artigianale e artisti di Oltrarno, il Vecchio Conventino.

Sono solo alcuni esempi, questi, di cui siamo stati testimoni diretti, fra i tanti che temiamo si potrebbero menzionare, e fra quelli, anche più preoccupanti, che stanno nel libro dei sogni del cosiddetto “piano strategico”. Hanno tutti apparentemente un denominatore comune: rendere Firenze irriconoscibile.

 

Ma non di sola arte o cultura vive l’uomo, e i tuoi abitanti lo sanno bene, Firenze!

Il sindaco uscente potrebbe chiedere qualcosa al riguardo ai residenti di via del Pignoncino, ad esempio, che da un giorno all’altro si son visti invadere da una sarabanda permanente di auto, camion e bus, con tanti saluti alla qualità della vita e al valore delle stesse abitazioni.

O a quelli di via Montebello, che devono subire le conseguenze di un’altra decisione amministrativa che, a fronte delle pur legittime esigenze di sicurezza di un consolato estero, non ha individuato altra soluzione se non quella di esporli alla ennesima overdose di traffico.

O a quelli di via Giano della Bella, che hanno dovuto confrontarsi per ben due volte con le forze dell’ordine dopo che la Giunta aveva autorizzato illegittimamente un gestore di telefonia cellulare a installare la sua torre di metallo in un’area di proprietà dello stesso Comune, in zona vincolata dalla Soprintendenza. Anche qui, commedia a parti invertite: chi avrebbe dovuto tutelare i beni pubblici affidati alla sua amministrazione (siamo sotto la collina di Bellosguardo, davanti alle palazzine liberty del Michelazzi) ha preferito avvantaggiare il privato finché ha potuto. Solo mesi di presìdi giorno e notte da parte della popolazione hanno permesso di assicurare la conservazione di quel bene.

 

Quanti altri episodi di diritti negati, di cittadini esasperati, raccontano le cronache di questi anni di centro-sinistra a Firenze! Quanti ritardi nell’attuazione degli impegni assunti, quante evidenze di dilettantismo nella gestione di opere complesse, quanti esempi di incerta competenza e lungimiranza (il caso “ovonda” per tutti) abbiamo dovuto vivere sulla nostra pelle, senza neppure una richiesta di scuse a te, città, da parte dell’amministrazione! In più occasioni, anzi, abbiamo dovuto ricevere notizia di querele minacciate nei confronti di semplici cittadini. Un nervosismo istituzionale che ha avuto come bersaglio non soltanto singoli e comitati, ma persino settori qualificati della Chiesa fiorentina. Un nervosismo che non ha propriamente suggerito l’immagine di un governo inteso come servizio, ma quasi quella di un Palazzo vissuto come fortilizio.

 

Sondiamo qui il territorio, se possibile ancor più inquietante a Firenze, del rapporto fra amministratori e amministrati, del metodo di governo, dell’attitudine all’ascolto e al confronto.

E di nuovo, partiamo dalle nostre esperienze dirette e documentate.

Non i prossimi anni, ma i prossimi lustri saranno un terribile banco di prova per te, Firenze, e per la tua tenuta fisica e psichica: i grandi lavori legati alla costruzione dei due lunghissimi tunnel per l’Alta Velocità ferroviaria e per la stazione sotto il torrente Mugnone si incroceranno con i lavori per altre grandi infrastrutture (la terza corsia A1) e per altri poderosi interventi urbanistici (come quelli nell’area FIAT a Novoli, a Careggi, a Castello). Lo sanno anche i gatti, e non è una semplice iperbole: l’ASL ipotizza davvero che “in conseguenza delle opere di scavo, potranno manifestarsi infestazioni da roditori in zone solitamente esenti da queste, e di entità tale da poter costituire un problema rilevante” (Azienda sanitaria di Firenze, Progetto per la sorveglianza dell’impatto sulla salute della popolazione residente a Firenze, maggio 2000). Ebbene, a fronte di questa conclamata evidenza, mentre urge dimostrare una straordinaria capacità di sintesi, non si riesce ad ottenere un quadro chiaro, articolato, documentato neppure della durata di uno solo di questi interventi, lo scavo per l’Alta Velocità. La partita, ufficialmente chiusa con la conferenza di servizi del marzo ’99, quando era sindaco Mario Primicerio, è ancora drammaticamente aperta, dato che manca l’approvazione dello scavalco di Castello, e le opere non sono state ancora appaltate. Nel ’99 il programma cronologico firmato in conferenza di servizi descriveva un itinerario di 9 anni integrali di lavori per la realizzazione della stazione e dei due tunnel da Campo di Marte e Castello. Oggi si legge che il 2010 sarebbe l’anno di chiusura dei cantieri, che inizierebbero nel 2005: ma è un dato presente solo nei comunicati stampa di Palazzo Vecchio, la cui attendibilità – su questa come su altre previsioni di intervento – si è dimostrata nel tempo piuttosto dubbia. Ora, noi crediamo, cara Firenze, che con gli anni del futuro dei tuoi cittadini, che sono anche bambini e pendolari, anziani e operatori economici, non si possa scherzare o improvvisare risposte generiche. Per quanto risulta a Idra, infatti, è ancora in alto mare persino la soluzione dei problemi legati al trasporto e all’allocazione dei milioni di metri cubi di smarino che verranno estratti dalle viscere della città e che – da programma a suo tempo non concordato con le amministrazioni locali interessate – dovranno essere portati su treno alla ex miniera di Santa Barbara di Cavriglia lungo la linea lenta Firenze-Pontassieve-Figline. Idra ha chiesto al sindaco in via ufficiale il nuovo cronogramma dei lavori per l’Alta Velocità a Firenze, per confrontarlo con quello del 1999 e capire dove, come e perché si sia reso possibile questo improvviso risparmio di 3 anni di cantieri. Non è stato possibile avere il documento. L’ha richiesto due volte anche il Difensore civico del Comune di Firenze, senza risultato. Che pensare? La mancata risposta del Sindaco potrebbe derivare ancora una volta dalla sottovalutazione del diritto dei cittadini a conoscere i contenuti concreti delle decisioni amministrative che li riguardano. Ma come commentare poi l’indifferenza istituzionale dimostrata da Palazzo Vecchio nei confronti del Difensore civico? E’ forse questo un  buon esempio di rispetto della legalità? Preferiamo non pensare che manchi addirittura un programma di cantierizzazione certo! In ogni caso una risposta doveva esserci, e non c’è stata.

 

Un altro fronte importante della questione è quello dei costi pubblici dell’operazione Alta Velocità (lievitati in Mugello da 840 a 9.250 miliardi di vecchie lire). Non solo appare improprio che un vicesindaco come Graziano Cioni si dimostri disinformato e disinformi a sua volta, in convegni pubblici come quello promosso il 2 marzo 2001 dalla Diocesi di Firenze al Convitto della Calza, sulla natura totalmente pubblica del finanziamento TAV (Cioni non ha inteso neppure accettare l’invito dell’associazione Idra a fornirgli i dettagli dell’architettura finanziaria della TAV SpA). Sta di fatto che dei 2.423 miliardi di vecchie lire di spesa previsti per il pacchetto TAV a Firenze, ben 458 risultano a carico del bilancio comunale. Pertanto Idra ha pensato bene di raccogliere in più occasioni ragguagli al riguardo, l’ultima volta con un’altra lettera formale al sindaco, il 25 marzo scorso, in cui si chiedeva:

·         se la cifra dell’onere a carico del Comune di Firenze indicata nello Studio di Impatto Ambientale per la Penetrazione urbana A.V. di Firenze  risulta oggi confermata;

·         in quale misura essa sia eventualmente variata per effetto di accordi successivi a quelli siglati nella conferenza di servizi del 3.3.’99;

·         a quali specifici interventi è legata, nell’ambito delle realizzazione delle opere approvate nell’ambito delle Conferenze di servizi per il Nodo AV/AC di Firenze, la spesa a carico del Comune di Firenze;

·         su quali voci di bilancio, con quale progressione di spesa e ricorrendo a quali fonti di entrata il Comune di Firenze ha programmato di assicurare la partecipazione finanziaria approvata.

Anche in questo caso, nessuna risposta. Come interpretare, Firenze, tutto ciò? Come verrebbero definiti simili comportamenti, se posti in atto a latitudini più basse nel nostro sistema Italia?

 

C’è stato a dire il vero un momento, a luglio del 2003, nel quale è parso avviarsi un possibile dialogo con l’amministrazione, che aveva fissato incontri con i dirigenti di Firenze Expo per affrontare le emergenze nella mobilità legate alle manifestazioni espositive presso la Fortezza da Basso. Idra aveva scritto al vice sindaco Giuseppe Matulli segnalando le condizioni di sofferenza, disagio, disordine, negligenza e rischio che si registravano intorno alla Fortezza da Basso, e di cui i cittadini erano primi testimoni, protagonisti e vittime loro malgrado, per chiedere che a questi confronti di proposte e di idee fossero invitate anche le organizzazioni della società civile attive nella città di Firenze (comitati, associazioni, volontariato sociale e ambientale). Il vice sindaco Giuseppe Matulli aveva accolto l'istanza dell'associazione fiorentina, convocando alcuni incontri a Palazzo Vecchio e presso altri assessorati competenti. Idra aveva anche consegnato al vice sindaco un dossier fotografico sulle evidenze di degrado, incuria e rischio che interessavano la Fortezza Medicea di San Giovanni, e un dettagliato elenco di segnalazioni, proposte e richieste sulla lunghissima stagione di "grandi cantieri" promessa dall'amministrazione comunale alla cittadinanza. Al termine di questo primo giro di incontri erano state promesse risposte e nuovi appuntamenti di informazione e consultazione. Era stata accolta persino la proposta da parte di Idra di consultazioni con cadenza bimestrale sui grandi temi della città da parte degli assessori competenti, prima che i progetti siano condotti allo stadio esecutivo. Ma, misteriosamente, nonostante le ripetute sollecitazioni telefoniche e scritte, anche quel tenue filo di rapporto con l’associazione è stato improvvisamente e completamente reciso dall’amministrazione comunale.

 

A soffrire le conseguenze di questa davvero scarsa capacità di ascolto mostrata dall’amministrazione Domenici, però, sembrerebbe essere stato lo stesso Consiglio Comunale, che ha approvato all’unanimità il 20 ottobre 2003 in materia di Alta Velocità un ordine del giorno che invitava sindaco e presidente del consiglio comunale a «istituire un organismo consultivo di partecipazione e confronto tra portatori di interessi diffusi e Comune di Firenze, che dovrà essere rappresentato sia dalla giunta che dai consiglieri di maggioranza e opposizione, relativamente alle questioni sul nodo fiorentino dell'Alta Velocità». «L'osservatorio ambientale del nodo di Firenze per l'Alta Velocità - aveva spiegato in occasione dell’approvazione il presidente della commissione ambiente e trasporti Alessandro Lo Presti, primo firmatario del documento - si configura come organo tecnico e non come organo terzo di confronto con la cittadinanza. Questa proposta, invece, cerca di colmare un vuoto individuando un organismo di partecipazione e confronto tra portatori di interessi diffusi e Comune di Firenze».

Ha mai raccolto il sindaco questa istanza? E con quali modalità si è espressa fin qui l’iniziativa del presidente del Consiglio?

Idra ne ha scritto il 10 gennaio proprio al presidente Alberto Brasca e ai gruppi consiliari. Nessuna risposta, neppure da questo versante (quella che in giudizio si chiamerebbe la “parte offesa”).

Forse allora tutta questa storia è un semplice gioco delle parti?, viene da domandarsi.

 

Quanto alla salute, di cui il primo cittadino di un Comune ha istituzionalmente il compito di rappresentare il massimo garante, è del tutto evidente che le condizioni fin qui descritte e che sono, cara città nostra, quotidianamente all’attenzione dei tuoi sensi e del tuo sistema nervoso, non autorizzano alcun ottimismo.

In più occasioni Idra ha denunciato come proprio la salute appaia la cenerentola nella Firenze delle grandi infrastrutture. E del resto basta considerare il fatto che il Servizio di Igiene Pubblica dell'Azienda Sanitaria Locale 10 è stato tenuto fuori dalla porta delle decisioni sui 9 anni minimi di cantierizzazione TAV a Firenze, e leggere quanto ha scritto al responsabile del Nucleo di Valutazione di Impatto Ambientale della Regione Toscana il dott. Giorgio Garofalo, coordinatore del gruppo TAV Igiene Pubblica della ASL 10, già nel novembre del ’98, quando il progetto AV per Firenze non era stato ancora approvato (la conferenza di servizi si sarebbe chiusa solo il 3 marzo ‘99). Una lettera rimasta anche questa senza riscontro. “Riteniamo che la lunga fase di funzionamento dei cantieri potrà avere un impatto eccessivamente pesante sulla complessiva vivibilità e fruibilità della città di Firenze. Non si può infatti ritenere soddisfatta la tutela della salute della popolazione, se la valutazione viene limitata alle analisi eseguite su modelli previsionali di dati sulla qualità dell'aria e sul rumore senza che si prenda in considerazione l'impatto globale che la simultanea apertura di più cantieri in area urbana avrà sulla circolazione di persone e merci sia nella stessa area urbana che nell'hinterland".

Nel maggio 2000 l'ASL 10 ha presentato addirittura un progetto per la sorveglianza dell’impatto sulla salute della popolazione residente a Firenze causato dalle grandi infrastrutture. Per attuarlo ha chiesto 100 milioni di vecchie lire. Non ne è stato stanziato neanche uno.

Alcuni mesi più tardi, nel gennaio 2001, l'ASL è tornata alla carica, questa volta insieme all'ARPAT, con una proposta di monitoraggio ambientale sanitario dei cantieri delle grandi infrastrutture di trasporto pubblico. Per un semplice studio semestrale sulle modifiche della qualità della vita le due istituzioni ARPAT e ASL chiesero 25 milioni di vecchie lire, sottolineando "la necessità e l’urgenza di questa fase preliminare sia per la corretta impostazione dello studio, sia al fine di avviare l’indagine prima dell’esecuzione dei lavori, in modo da poter disporre di dati confrontabili con le fasi successive". Non una lira è stata stanziata, neanche in questo caso, per quanto ci risulta, a dispetto del fatto che, come scrivevano ancora ASL e ARPAT, "le grandi opere in fase di avvio, caratterizzate dalla lunga durata e dalla localizzazione in un tessuto urbano già sofferente, incideranno sotto diversi aspetti sulla vita dei cittadini (aumento dei tempi di percorrenza, modifica dei percorsi e dei ritmi abituali, impatto psicologico derivante dalla presenza di lavori rilevanti in prossimità della propria abitazione, disagi legati al rumore, alla polverosità, ecc.)".

Ebbene, a fronte di tutto ciò il sindaco Leonardo Domenici, al convegno “Vicino ai cittadini – Il nuovo ruolo dei Comuni nella Sanità”, l’8 giugno 2001, ha ritenuto opportuno dichiarare: ‘’Credo che Firenze parta da una buona base, anche nella sanità. Certo c’è molto da lavorare, tanti rapporti da consolidare e qualcuno da costruire anche in questo settore, ma la base c’è. E proprio per questo, voglio cogliere l’occasione del convegno, per lanciare un messaggio forte e chiaro: Sapremo reagire a chi, fuori da Palazzo Vecchio, dà un’immagine distruttiva e sfasciata della realtà. A loro dico: attenzione, per voi può essere un boomerang. La nostra non è una realtà allo sfascio. Ripeto: partiamo da una buona base e avremo ottimi risultati se sapremo lavorare insieme. Questa è la risposta che dobbiamo dare e abbiamo gli strumenti per darla’’.

Non crediamo sia necessario un commento.

 

Per finire, cara Firenze, non possiamo nasconderti le nostre perplessità sulla composizione di alcune delle stesse liste ‘alternative’ che ti vengono proposte in questa campagna per le prossime elezioni amministrative.

Diffidiamo intanto delle liste che già ai nastri di partenza si presentano come ruote di scorta dell’amministrazione uscente di centro-sinistra, una sorta di pronto soccorso a Leonardo Domenici al momento dell’eventuale ballottaggio.

Non riusciamo inoltre a  capire come possa presentarsi, in una lista a sostegno di un candidato sindaco (Franco Cardini) che boccia senza mezzi termini il sottoattraversamento TAV di Firenze e la stazione sotto il Mugnone, chi ha coperto il ruolo di assessore alla vivibilità nella Giunta Primicerio, e in quella veste ha avallato e pubblicizzato proprio il progetto TAV firmato da quel sindaco, la cui eredità Domenici ha raccolto.

Non riusciamo a capire, ancora, come un noto architetto ‘ambientalista’ fiorentino, autore di un progetto di sottoattraversamento TAV della città presentato nel novembre del ’95 (non venne mai approvato ma risultò assai utile a quanti vollero pubblicizzare a quel tempo la possibilità di un sottoattraversamento verde di Firenze), possa oggi guidare una lista di comitati cittadini a sostegno di una candidata sindaco (Ornella de Zordo) per cui “il nodo fiorentino dell’Alta Velocità deve essere risolto con un passaggio un superficie, evitando il devastante impatto ambientale del sottoattraversamento, e con un notevole risparmio di risorse”.

Forse in questi anni sono maturati degli importanti ripensamenti. Ma non gioverebbe alla città chiarirne pubblicamente la genesi e le motivazioni?

Quanto agli scenari ipotizzabili con una giunta di centro-destra vorremmo proporti, cara Firenze, alcune ultime riflessioni.

Non può che preoccuparci, evidentemente, il rovente programma di “grandi opere” ereditato a livello nazionale dall’Ulivo e rilanciato dalla compagine guidata da Silvio Berlusconi, con la convinta adesione del ministro delle Infrastrutture ing. Pietro Lunardi, la cui Rocksoil SpA - società di ingegneria civile specializzata nella progettazione delle gallerie, da lui guidata prima della nomina al governo - risulta non estranea alla progettazione proprio del traforo-colabrodo TAV dell’Appennino.

Anche sul piano dell’interlocuzione democratica, inoltre, non possiamo documentare - come associazione indipendente - alcuna soddisfazione nel rapporto con lo schieramento di centro-destra: da parte del premier Silvio Berlusconi e dei suoi ministri da noi via via interpellati (Pietro Lunardi, Altero Matteoli, Giulio Tremonti, Roberto Maroni) abbiamo registrato – sulle istanze da noi avanzate - il medesimo tasso di disattenzione che avevamo dovuto incassare col precedente governo dell’Ulivo, e che abbiamo regolarmente continuato a subire in questi anni con le amministrazioni locali toscane di centro-sinistra (dalla Regione ai Comuni).

 

Chissà però che molti dei nostri problemi, cara Firenze, non provengano proprio dalla distanza che, ogni volta che veniamo chiamati alle urne, accettiamo di lasciar crescere fra noi e il Palazzo, fra cittadinanza spettatrice e ceto politico specialista, al quale deleghiamo con forse troppa fiducia il potere di decidere di cinque anni della nostra vita.

Chissà che non sia davvero troppo piccolo e povero questo atto di sovranità che esercitiamo al momento del voto, per rinunciare poi a ogni effettiva sovranità tutti i restanti momenti dei cinque anni successivi. Che diventano poi dieci o quindici, se ipotecati da scelte improvvide di lunghissimo periodo.

Pensiamoci: almeno prima della prossima volta.

 

back