Associazione
di volontariato Idra
iscritta
al Registro Regionale del Volontariato della Toscana
per
la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale
Via
Vittorio Emanuele II 135, 50134 FIRENZE
Tel. e fax 055.233.76.65, Tel. 055.48.03.22, Tel. e fax
055.41.04.24
e-mail idrafir@tin.it; web http://www.idraonlus.it/vecchiosito/inizio.html;
www.idra.dadacasa.supereva.it
Firenze, 8.6.’04
Lettera aperta a
Firenze
chiamata alle
urne
Cara Firenze,
in questi giorni un vero e
proprio esercito di candidati, folto forse come non mai, ti assedia dalle
strade, dalle radio, dalle TV, dalle cassette della posta, da internet, per
ottenere il tuo consenso a lasciarti amministrare ancora per cinque anni.
Forse sarebbe opportuno
cominciare a interrogarsi sull’effettiva democraticità di questo ampio mandato
con delega in bianco che l’attuale modello elettorale ci porta ad affidare ai
nostri amministratori di turno. Forse sarebbe il caso di iniziare a
discutere i poteri che le leggi vigenti affidano ai sindaci e le impotenze che
– simmetricamente – esse assegnano alla società civile.
Ma intanto almeno ti chiediamo,
Firenze, di considerare con attenzione le conseguenze degli atti
dell’amministrazione uscente, e l’accettabilità dei modi con cui essa ha
risposto (quando e se ha risposto) alle tue richieste di interlocuzione.
Il nostro è un punto di osservazione
che non esitiamo a definire ristretto e parziale. Si dà il caso tuttavia che –
seguendo Idra da anni la turbolenta
vicenda delle cantierizzazioni per l’Alta Velocità in Mugello – sia stato
possibile per noi acquisire una certa quantità di esperienze e di conoscenze, e
registrare la perdita di numerose innocenze. Questo ci permette di guardare con
occhi abbastanza disincantati a scelte e procedure che qui si ripetono, ma le
cui conseguenze nefaste hanno già provocato danni ambientali, economici e sociali
abbastanza gravi da portare alla sbarra – davanti al Tribunale di Firenze - uno
stuolo di imprenditori grandi e piccoli.
Ecco perché ti scriviamo, cara
città: per suggerirti prudenza e consapevolezza, di fronte alla scadenza
elettorale di domenica prossima.
Avrai forse notato come Idra – diversamente da tante altre
espressioni della società civile sorte in questi ultimi anni - si sia tenuta
lontana dalla partita elettorale, considerando doveroso per un’associazione di
volontariato conservare anche in questa circostanza la propria indipendenza e
autonomia. Avrai osservato come Idra
abbia sempre curato di fondare la propria azione propositiva e critica sui
fatti, sui documenti, sugli atti, piuttosto che sulle interpretazioni, sulle
prevenzioni di natura ideologica, sulle illazioni. Questo ci ha guadagnato la
stima di molti tuoi cittadini indipendenti, e il generale disinteresse o
fastidio – nella maggior parte dei casi – della classe politica (basta
verificare quanto poche delle nostre proposte sono state raccolte, perorate e
portate a buon fine dal Consiglio comunale ….).
Ma è dunque proprio per questa
nostra indipendenza convinta e intransigente che ti chiediamo, Firenze, di
guardare in faccia i fatti. Non rientra nello statuto associativo di Idra il compito di suggerire candidati
alternativi. Se dal nostro punto di osservazione possiamo aiutare tuttavia a
fare chiarezza su quello che è successo in questi ultimi cinque anni, e
soprattutto a delineare quello che potrà succedere a Firenze nei prossimi cinque,
quando i cantieri per le “grandi infrastrutture” imperverseranno in città,
allora, cara Firenze, ascoltarci potrà servirti, prima di decidere se
confermare o meno il consenso espresso cinque anni fa al sindaco Leonardo
Domenici.
In primo luogo ti suggeriamo di riflettere
sul metodo seguito nella progettazione, nell’approvazione e nell’esecuzione dei
lavori TAV in Mugello, e sul ‘credito’ maturato da
quell’esperienza sul campo: non dovrebbe forse servire tutto questo a evitare
il ripetersi di certi errori (se proprio errori sono stati)?
Non ti sembra un po’ singolare,
in questo senso, già la prima scelta operata dal sindaco appena eletto, nel
’99, quando ebbe a nominare assessore all’Urbanistica e alle Nuove
Infrastrutture proprio il dirigente della Regione Toscana che aveva firmato -
nella veste di responsabile dell’Area Infrastrutture
- la deliberazione di approvazione del progetto esecutivo TAV Firenze-Bologna
(Deliberazione N. 3884 del 24.7.'95)? Quel
progetto-colabrodo ha fatto perdere fino ad oggi nelle gallerie appenniniche
dell’Alta Velocità, in Mugello e Alto Mugello, almeno 90 milioni di metri cubi
di buona acqua di montagna, ha fatto prosciugare decine e decine di pozzi e
torrenti, ha fatto sprofondare campi, ha fruttato una crisi strutturale per
intere economie aziendali agricole e zootecniche. E’ stato quello stesso
dirigente, nominato anche membro della Regione Toscana con diritto di veto
nell’Osservatorio Ambientale sulla cantierizzazione TAV in Mugello, a dover
proporre la chiusura di cantieri e attività di scavo. Già nel giugno del ’99,
in un proprio provvedimento, l’Osservatorio Ambientale scriveva di
ritenere che "i lavori di scavo, che
attualmente risultano sospesi, possano riprendere solo sulla base di
attendibili approfondimenti tecnici in merito alle previsioni relative ad
eventuali ulteriori interferenze con le risorse idriche e solo in presenza di
adeguate misure preventive relative alle modalità di avanzamento e di
impermeabilizzazione, al fine di limitare al massimo i danni al sistema
idrologico e al sistema ecologico nel suo complesso" (Ministero
dell'Ambiente, Provvedimento del 17 giugno '99, con oggetto "Emergenze
idrogeologiche causate dallo scavo delle gallerie nella tratta
Bologna-Firenze”).
Idra documentò immediatamente il sindaco
Domenici al riguardo, con una lettera inviatagli il 10 luglio ’99. Erano
proprio i mesi in cui il progetto TAV cantierato in Mugello iniziava a dare
segni evidentissimi di inadeguatezza, confermati dalle emergenze idrogeologiche
successive e dal sequestro di un cantiere, sette cave e otto depositi da parte
della Procura di Firenze nel giugno 2001 (ma ancora oggi fuoriescono senza
scandalo 700 litri di acqua al secondo da quei cantieri sull’Appennino).
Nessuna risposta dal sindaco, né allora né mai.
E proprio il fatto che in nessun
modo Domenici abbia mai chiesto un incontro informativo a un’associazione come
la nostra, potrebbe far riflettere. Di più: Domenici non è mai parso
considerare la documentazione, gli inviti, le richieste inoltrategli da Idra. In un solo caso (sul tema della
sicurezza dei cantieri per i lavoratori e per i cittadini, tenuto conto delle
morti bianche e degli incidenti sulle strade a Sesto Fiorentino e in Mugello)
ha degnato Idra di una risposta.
Eppure la nostra associazione è stata ammessa dal giudice dell’udienza
preliminare del Tribunale di Firenze al ruolo di parte civile nel processo a
carico dei costruttori della linea TAV fra Firenze e Bologna per il suo “stabile insediamento nell’ambito
territoriale cui si riferiscono le imputazioni”. “In particolare Idra – argomenta il giudice - va segnalata in quanto costituitasi in ragione addirittura storica del
confluire all’interno del nuovo ente del Coordinamento dei Comitati e delle
Associazioni contro i progetti di “Alta velocità” di Firenze, Terzolle,
Mugnone, Mugello e Sesto Fiorentino”.
Tutti gli atti che riguardano
l’approvazione del progetto per il nodo Alta Velocità di Firenze concorrono del
resto a confermare il sospetto che il sindaco Domenici non gradisse, e non
gradisca, attribuire soverchia attenzione alle serie ipoteche ambientali,
territoriali ed economiche che la TAV fa gravare da anni sul Mugello. E’ pur
vero che si deve al suo predecessore Mario Primicerio la firma sotto il primo
accordo per il doppio sottoattraversamento di Firenze da parte dell’Alta
Velocità. Ma è altrettanto vero che quell’accordo era largamente incompleto (la stazione-squalo a firma Zevi venne bocciata in
conferenza di servizi) e apparentemente poco solido, se ha dovuto essere
sottoposto a continue modifiche, aggiustamenti, integrazioni, ultimo lo
“scavalco” ferroviario fra Castello e Rifredi. Inoltre tutti sanno che nella
fase approvativa di quel primo progetto la città non è stata messa in grado di
conoscerne in modo adeguato la sostanza e le tante incidenze che esso
provocherà per parecchi anni nella vita di decine di migliaia di residenti,
lavoratori e visitatori. Come ha potuto Leonardo Domenici ignorare questo dato?
Perché ha preferito non colmare le gravi lacune
di informazione, trasparenza e democraticità legate al progetto approvato
dall’amministrazione Primicerio? Sarebbe stato così scandaloso sottoporre
finalmente il progetto di doppio tunnel e la
stazione AV sotto il Mugnone targata Foster (una novità questa maturata proprio
sotto l’amministrazione Domenici) al giudizio informato della città?
Idra è riuscita a ottenere che almeno lo scavalco
fra Castello e Rifredi venisse sottoposto a una valutazione di impatto (il
procedimento è attualmente in corso). Ma anche in questo caso Palazzo Vecchio
non ha gradito.
Ricordiamo che, fra le tante
lettere a cui il sindaco non mai risposto, c’è anche quella in cui Idra lo invitava a un confronto pubblico, il 22 dicembre scorso: “Se è
vero che Ella pensa che il dibattito pre-elettorale debba vedere un forte
coinvolgimento dei cittadini, noi La invitiamo a fare da subito la Sua parte.
Ci candidiamo a Suoi interlocutori per la prossima assemblea pubblica che
Ella vorrà convocare, ci auguriamo, su questo tema. Chiediamo che di Alta
Velocità si discuta in città senza pregiudizi, documenti alla mano, chiarendo
ai cittadini con senso di responsabilità tutti i punti oscuri che contano:
tempi, costi, utilità sociale e benefici trasportistici, effetti ambientali e
conseguenze sanitarie, sicurezza idraulica della città, patrimonio abitativo,
beni culturali, alternative”.
L’amministrazione Domenici ha
mostrato a nostro avviso scarsa attitudine al confronto con la città, tuttavia,
non solo sul tema dell’Alta Velocità.
E’ nota – e già sanzionata dalla
Procura di Firenze – l’ostentata indifferenza
del sindaco per le prescrizioni della legge e per il buon governo del tuo
patrimonio naturale e culturale, cara Firenze, come ha dimostrato il caso
del taglio non autorizzato di alberi storici alla Fortezza medicea di San Giovanni
per far posto a manifestazioni commerciali (non dimentichiamo che la stessa
sorte sarebbe toccata a ben 34 piante d’alto fusto, leggiamo sulle cronache, se
non fossero insorti alcuni tuoi cittadini, Firenze). Pochi metri più in là
l’amministrazione Domenici ha tranquillamente avallato – e fin che le è stato
possibile, difeso – un mostro progettuale (la galleria commerciale davanti alle
mura del Sangallo) ancora una volta legato a questa nuova cultura della
città che appare privilegiare interessi economici di corto respiro rispetto
alla tutela e alla promozione di quella ricchezza per cui sei unica al mondo,
che deriva dalla tua storia. Proprio come le mura del Sangallo, arte,
architettura, cultura diventano invece, nelle mani di questa classe politica, un mero fondale su cui
proiettare il moderno business di turno, che si tratti di moda, convegnistica,
turismo d’affari o altro. In realtà temiamo che la
vecchia rendita di posizione assicurata dal tuo straordinario richiamo, cara
Firenze, che è servita ad arricchire per decenni un ceto di alti bottegai nel
“triangolo d’oro” fra Duomo, Piazza Signoria e Ponte Vecchio, finisca di
svuotare il tuo centro di abitanti e autenticità per trasformarlo in modo forse
irreversibile in una ghiotta colonia a disposizione delle attività terziarie
emergenti. E dire che non avresti certo bisogno di inventarti estimatori di
qualità da tutto il mondo, Firenze, né opportunità di ricaduta economica dai
tuoi tesori a cielo aperto. Ma quanto di te troveranno ancora i futuri visitatori,
quanto della tua identità di luogo e di comunità? A noi capita di osservare un
processo inverso: una malintesa modernità sta quotidianamente erodendo quel
decoro e quella vivibilità che soli garantiscono la sopravvivenza di questa e
di qualsiasi civitas. Non è di solo traffico, smog e stress che soffre
infatti chi decide di venire a visitarti, o chi quotidianamente ti frequenta:
tuo biglietto da visita sono anche le buche nelle strade, le discariche diffuse
fin sotto i monumenti, i cartelli stradali dismessi e foderati alla men peggio
con plastica nera della spazzatura (emblema della rozzezza
che connota anche i piccoli particolari dell’arredo urbano), le rotonde a misura di homo arrogans, le piste ciclabili virtuali, i
luoghi - sempre più numerosi - interdetti all’uso di donne, vecchi e bambini.
Questi e tanti altri ingredienti
marcano il tuo stile ormai men che provinciale. Povera Firenze, quanta retorica
trionfalista nelle veline di Palazzo Vecchio che decantano con
comunicati-fotocopia fasti e successi dell’amministrazione (senza badare a
spese nelle aggettivazioni e nei toni) o illustrano le gesta dei suoi eroi
(Domenici “infermiere” che soccorre, tampona e disinfetta la signora “caduta
rovinosamente inciampando sul cordolo che delimita la corsia preferenziale”
dopo la cerimonia di inaugurazione della nuova Piazza Dalmazia; o il sindaco
“acrobata” con la Legambiente a “Puliamo il mondo” sull’argine
dell’Arno, “l'unico a inerpicarsi sui tubi” per raccogliere i rifiuti
finiti nella griglia dell'impianto di depurazione dell'Anconella, ecc.). Quanta
greve scadente realtà, invece, nella tua quotidianità aggredita e aggressiva!
A Firenze occorrerebbe in realtà
un primo cittadino che sapesse guidare la valorizzazione di storia, arte e
cultura con una prospettiva di lungo periodo, capace di guardare molto indietro
e di progettare molto in avanti. E invece, si affidano le sorti della città a
una modernizzazione violenta che
catapulta accanto agli Uffizi cattive architetture e imprenditori scaltri; che
rovescia parcheggi e bitume, sottopassi e sovrappassi a ridosso del centro
storico; che cerca di imporre a polmoni verdi e rari come il parco delle
Cascine un orribile ponte rotabile a danno di una dignitosissima passerella
pedonale, tenendo aperti a vuoto per mesi e mesi cantieri illegittimi e
pericolosi; che tenta di accreditare come “progettazione partecipata”
l’imposizione di un progetto preconfezionato e generalmente sgradito all’ultimo
cenobio artigianale e artisti di Oltrarno, il Vecchio Conventino.
Sono solo alcuni esempi, questi,
di cui siamo stati testimoni diretti, fra i tanti che temiamo si potrebbero
menzionare, e fra quelli, anche più preoccupanti, che stanno nel libro dei
sogni del cosiddetto “piano strategico”. Hanno tutti apparentemente un denominatore
comune: rendere Firenze irriconoscibile.
Ma non di sola arte o cultura
vive l’uomo, e i tuoi abitanti lo sanno bene, Firenze!
Il sindaco uscente potrebbe
chiedere qualcosa al riguardo ai residenti di via del
Pignoncino, ad esempio, che da un giorno all’altro si son visti invadere da
una sarabanda permanente di auto, camion e bus, con tanti saluti alla qualità
della vita e al valore delle stesse abitazioni.
O a quelli di via
Montebello, che devono subire le conseguenze di un’altra decisione
amministrativa che, a fronte delle pur legittime esigenze di sicurezza di un
consolato estero, non ha individuato altra soluzione se non quella di esporli
alla ennesima overdose di traffico.
O a quelli di via Giano
della Bella, che hanno dovuto confrontarsi per ben due volte con le forze dell’ordine dopo che la Giunta aveva autorizzato
illegittimamente un gestore di telefonia cellulare a installare la sua torre di
metallo in un’area di proprietà dello stesso Comune, in zona vincolata dalla
Soprintendenza. Anche qui, commedia a parti invertite: chi avrebbe dovuto
tutelare i beni pubblici affidati alla sua amministrazione (siamo sotto la
collina di Bellosguardo, davanti alle palazzine liberty del Michelazzi) ha
preferito avvantaggiare il privato finché ha potuto. Solo mesi di presìdi
giorno e notte da parte della popolazione hanno permesso di assicurare la
conservazione di quel bene.
Quanti altri episodi di diritti
negati, di cittadini esasperati, raccontano le cronache di questi anni di
centro-sinistra a Firenze! Quanti ritardi nell’attuazione degli impegni
assunti, quante evidenze di dilettantismo nella gestione di opere complesse,
quanti esempi di incerta competenza e lungimiranza (il caso “ovonda” per tutti)
abbiamo dovuto vivere sulla nostra pelle, senza neppure una richiesta di scuse
a te, città, da parte dell’amministrazione! In più occasioni, anzi, abbiamo
dovuto ricevere notizia di querele minacciate nei
confronti di semplici cittadini. Un nervosismo istituzionale che ha avuto come
bersaglio non soltanto singoli e comitati, ma persino settori qualificati della
Chiesa fiorentina. Un nervosismo che non ha propriamente suggerito l’immagine
di un governo inteso come servizio, ma quasi quella di un Palazzo vissuto come
fortilizio.
Sondiamo qui il territorio, se
possibile ancor più inquietante a Firenze, del rapporto fra amministratori e
amministrati, del metodo di governo, dell’attitudine all’ascolto e al
confronto.
E di nuovo, partiamo dalle nostre
esperienze dirette e documentate.
Non i prossimi anni, ma i
prossimi lustri saranno un terribile banco di prova per te, Firenze, e per la
tua tenuta fisica e psichica: i grandi lavori legati alla costruzione dei due
lunghissimi tunnel per l’Alta Velocità ferroviaria e per la stazione sotto il
torrente Mugnone si incroceranno con i lavori per altre grandi infrastrutture
(la terza corsia A1) e per altri poderosi interventi urbanistici (come quelli
nell’area FIAT a Novoli, a Careggi, a Castello). Lo sanno anche i gatti, e non
è una semplice iperbole: l’ASL ipotizza davvero che “in conseguenza delle opere di scavo, potranno manifestarsi
infestazioni da roditori in zone solitamente esenti da queste, e di entità tale
da poter costituire un problema rilevante” (Azienda
sanitaria di Firenze, Progetto per la sorveglianza dell’impatto sulla
salute della popolazione residente a Firenze, maggio 2000). Ebbene, a fronte di
questa conclamata evidenza, mentre urge dimostrare una straordinaria capacità
di sintesi, non si riesce ad ottenere un quadro chiaro, articolato, documentato
neppure della durata di uno solo di questi
interventi, lo scavo per l’Alta Velocità. La partita, ufficialmente chiusa con
la conferenza di servizi del marzo ’99, quando era sindaco Mario Primicerio, è
ancora drammaticamente aperta, dato che manca l’approvazione dello scavalco di
Castello, e le opere non sono state ancora appaltate. Nel ’99 il programma
cronologico firmato in conferenza di servizi descriveva un itinerario di 9 anni
integrali di lavori per la realizzazione della stazione e dei due tunnel da
Campo di Marte e Castello. Oggi si legge che il 2010 sarebbe l’anno di chiusura
dei cantieri, che inizierebbero nel 2005: ma è un dato presente solo nei
comunicati stampa di Palazzo Vecchio, la cui attendibilità – su questa come su
altre previsioni di intervento – si è dimostrata nel tempo piuttosto dubbia.
Ora, noi crediamo, cara Firenze, che con gli anni del futuro dei tuoi
cittadini, che sono anche bambini e pendolari, anziani e operatori economici,
non si possa scherzare o improvvisare risposte generiche. Per quanto
risulta a Idra, infatti, è ancora in alto mare persino la soluzione dei
problemi legati al trasporto e all’allocazione dei milioni
di metri cubi di smarino che verranno estratti dalle viscere della città e
che – da programma a suo tempo non concordato con le amministrazioni locali
interessate – dovranno essere portati su treno alla ex miniera di Santa Barbara
di Cavriglia lungo la linea lenta Firenze-Pontassieve-Figline. Idra ha chiesto al sindaco in via
ufficiale il nuovo cronogramma dei lavori per l’Alta Velocità a Firenze, per
confrontarlo con quello del 1999 e capire dove, come e perché si sia reso
possibile questo improvviso risparmio di 3 anni di cantieri. Non è stato
possibile avere il documento. L’ha richiesto due volte anche il Difensore
civico del Comune di Firenze, senza risultato. Che pensare? La
mancata risposta del Sindaco potrebbe derivare ancora una volta dalla
sottovalutazione del diritto dei cittadini a conoscere i contenuti concreti
delle decisioni amministrative che li riguardano. Ma come commentare poi
l’indifferenza istituzionale dimostrata da Palazzo Vecchio nei confronti del Difensore civico? E’ forse questo un buon esempio di rispetto della legalità?
Preferiamo non pensare che manchi addirittura un programma di cantierizzazione
certo! In ogni caso una risposta doveva esserci, e non c’è stata.
Un altro fronte importante della questione è
quello dei costi pubblici dell’operazione Alta Velocità (lievitati in Mugello
da 840 a 9.250 miliardi di vecchie lire). Non solo appare improprio che un
vicesindaco come Graziano Cioni si dimostri disinformato e disinformi a sua
volta, in convegni pubblici come quello promosso il 2 marzo 2001 dalla Diocesi
di Firenze al Convitto della Calza, sulla natura totalmente pubblica del finanziamento
TAV (Cioni non ha inteso neppure accettare l’invito dell’associazione Idra a fornirgli i dettagli
dell’architettura finanziaria della TAV SpA). Sta di fatto che dei 2.423
miliardi di vecchie lire di spesa previsti per il pacchetto TAV a Firenze, ben
458 risultano a carico del bilancio comunale.
Pertanto Idra ha pensato bene di
raccogliere in più occasioni ragguagli al riguardo, l’ultima volta con un’altra
lettera formale al sindaco, il 25 marzo scorso, in cui si chiedeva:
·
se la cifra dell’onere a carico del Comune di
Firenze indicata nello Studio di Impatto Ambientale per la Penetrazione urbana
A.V. di Firenze risulta oggi
confermata;
·
in quale misura essa sia eventualmente variata per
effetto di accordi successivi a quelli siglati nella conferenza di servizi del
3.3.’99;
·
a quali specifici interventi è legata, nell’ambito
delle realizzazione delle opere approvate nell’ambito delle Conferenze di
servizi per il Nodo AV/AC di Firenze, la spesa a carico del Comune di Firenze;
·
su quali voci di bilancio, con quale progressione
di spesa e ricorrendo a quali fonti di entrata il Comune di Firenze ha
programmato di assicurare la partecipazione finanziaria approvata.
Anche in questo caso, nessuna risposta. Come
interpretare, Firenze, tutto ciò? Come verrebbero definiti simili
comportamenti, se posti in atto a latitudini più basse nel nostro sistema Italia?
C’è stato a dire il vero un momento, a luglio del
2003, nel quale è parso avviarsi un possibile dialogo con l’amministrazione,
che aveva fissato incontri con i dirigenti di Firenze Expo per affrontare le emergenze nella mobilità legate alle
manifestazioni espositive presso la Fortezza da Basso. Idra aveva
scritto al vice sindaco Giuseppe Matulli segnalando le condizioni di
sofferenza, disagio, disordine, negligenza e rischio che si registravano
intorno alla Fortezza da Basso, e di cui i cittadini erano primi testimoni,
protagonisti e vittime loro malgrado, per chiedere che a questi confronti di
proposte e di idee fossero invitate anche le organizzazioni della società
civile attive nella città di Firenze (comitati, associazioni, volontariato
sociale e ambientale). Il vice sindaco Giuseppe Matulli aveva accolto l'istanza
dell'associazione fiorentina, convocando alcuni incontri a Palazzo Vecchio e
presso altri assessorati competenti. Idra
aveva anche consegnato al vice sindaco un dossier
fotografico sulle evidenze di degrado, incuria e rischio che interessavano
la Fortezza Medicea di San Giovanni, e un dettagliato elenco di segnalazioni,
proposte e richieste sulla lunghissima stagione di "grandi cantieri"
promessa dall'amministrazione comunale alla cittadinanza. Al termine di questo
primo giro di incontri erano state promesse risposte e nuovi appuntamenti di
informazione e consultazione. Era stata accolta persino la proposta da parte di
Idra di consultazioni con cadenza
bimestrale sui grandi temi della città da parte degli assessori competenti,
prima che i progetti siano condotti allo stadio esecutivo. Ma, misteriosamente,
nonostante le ripetute sollecitazioni telefoniche e scritte, anche quel tenue
filo di rapporto con l’associazione è stato improvvisamente e completamente
reciso dall’amministrazione comunale.
A
soffrire le conseguenze di questa davvero scarsa capacità di ascolto mostrata
dall’amministrazione Domenici, però, sembrerebbe essere stato lo stesso
Consiglio Comunale, che ha approvato all’unanimità il 20 ottobre 2003 in
materia di Alta Velocità un ordine del giorno che invitava sindaco e presidente
del consiglio comunale a «istituire un
organismo consultivo di partecipazione e confronto tra portatori di interessi
diffusi e Comune di Firenze, che dovrà essere rappresentato sia dalla giunta
che dai consiglieri di maggioranza e opposizione, relativamente alle questioni
sul nodo fiorentino dell'Alta Velocità». «L'osservatorio ambientale del nodo di Firenze per l'Alta Velocità
- aveva spiegato in occasione dell’approvazione il presidente della commissione
ambiente e trasporti Alessandro Lo Presti, primo firmatario del documento - si configura come organo tecnico e non come
organo terzo di confronto con la cittadinanza. Questa proposta, invece, cerca
di colmare un vuoto individuando un organismo di partecipazione e confronto tra
portatori di interessi diffusi e Comune di Firenze».
Ha
mai raccolto il sindaco questa istanza? E con quali modalità si è espressa fin
qui l’iniziativa del presidente del Consiglio?
Idra
ne ha scritto il 10 gennaio proprio al presidente
Alberto Brasca e ai gruppi consiliari. Nessuna risposta, neppure da questo
versante (quella che in giudizio si chiamerebbe la “parte offesa”).
Forse allora tutta questa storia è un semplice gioco delle parti?,
viene da domandarsi.
Quanto alla salute, di cui il primo cittadino di
un Comune ha istituzionalmente il compito di rappresentare il massimo garante,
è del tutto evidente che le condizioni fin qui descritte e che sono, cara città
nostra, quotidianamente all’attenzione dei tuoi sensi e del tuo sistema
nervoso, non autorizzano alcun ottimismo.
In più occasioni Idra ha denunciato come proprio la
salute appaia la cenerentola nella Firenze delle grandi infrastrutture. E del
resto basta considerare il fatto che il Servizio di Igiene Pubblica
dell'Azienda Sanitaria Locale 10 è stato tenuto fuori dalla porta delle
decisioni sui 9 anni minimi di cantierizzazione TAV a Firenze, e leggere quanto
ha scritto al responsabile del Nucleo di Valutazione di Impatto Ambientale
della Regione Toscana il dott. Giorgio Garofalo, coordinatore del
gruppo TAV Igiene Pubblica della ASL 10, già nel novembre del
’98, quando il progetto AV per Firenze non era stato ancora approvato (la
conferenza di servizi si sarebbe chiusa solo il 3 marzo ‘99). Una lettera
rimasta anche questa senza riscontro. “Riteniamo
che la lunga fase di funzionamento dei cantieri potrà avere un impatto eccessivamente
pesante sulla complessiva vivibilità e fruibilità della città di Firenze. Non
si può infatti ritenere soddisfatta la tutela della salute della popolazione,
se la valutazione viene limitata alle analisi eseguite su modelli previsionali
di dati sulla qualità dell'aria e sul rumore senza che si prenda in
considerazione l'impatto globale che la simultanea apertura di più cantieri in
area urbana avrà sulla circolazione di persone e merci sia nella stessa area
urbana che nell'hinterland".
Nel maggio 2000 l'ASL 10 ha presentato addirittura
un progetto per la sorveglianza dell’impatto sulla salute della popolazione
residente a Firenze causato dalle grandi infrastrutture. Per attuarlo ha
chiesto 100 milioni di vecchie lire. Non ne è stato stanziato neanche uno.
Alcuni mesi più tardi, nel gennaio 2001, l'ASL è
tornata alla carica, questa volta insieme all'ARPAT, con una proposta di
monitoraggio ambientale sanitario dei cantieri delle grandi infrastrutture di
trasporto pubblico. Per un semplice studio semestrale sulle modifiche della
qualità della vita le due istituzioni ARPAT e ASL chiesero 25 milioni di
vecchie lire, sottolineando "la
necessità e l’urgenza di questa fase preliminare sia per la corretta
impostazione dello studio, sia al fine di avviare l’indagine prima
dell’esecuzione dei lavori, in modo da poter disporre di dati confrontabili con
le fasi successive". Non una lira è stata stanziata, neanche in questo
caso, per quanto ci risulta, a dispetto del fatto che, come scrivevano ancora
ASL e ARPAT, "le grandi opere in
fase di avvio, caratterizzate dalla lunga durata e dalla localizzazione in un
tessuto urbano già sofferente, incideranno sotto diversi aspetti sulla vita dei
cittadini (aumento dei tempi di percorrenza, modifica dei percorsi e dei ritmi
abituali, impatto psicologico derivante dalla presenza di lavori rilevanti in
prossimità della propria abitazione, disagi legati al rumore, alla polverosità,
ecc.)".
Ebbene, a fronte di tutto ciò il sindaco Leonardo
Domenici, al convegno “Vicino ai cittadini – Il nuovo ruolo dei Comuni nella
Sanità”, l’8 giugno 2001, ha ritenuto opportuno dichiarare: ‘’Credo che Firenze parta da una buona base,
anche nella sanità. Certo c’è molto da lavorare, tanti rapporti da consolidare
e qualcuno da costruire anche in questo settore, ma la base c’è. E proprio per
questo, voglio cogliere l’occasione del convegno, per lanciare un messaggio
forte e chiaro: Sapremo reagire a chi, fuori da Palazzo Vecchio, dà un’immagine
distruttiva e sfasciata della realtà. A loro dico: attenzione, per voi può
essere un boomerang. La nostra non è una realtà allo sfascio. Ripeto: partiamo
da una buona base e avremo ottimi risultati se sapremo lavorare insieme. Questa
è la risposta che dobbiamo dare e abbiamo gli strumenti per darla’’.
Non crediamo sia necessario un commento.
Per finire, cara Firenze, non possiamo nasconderti
le nostre perplessità sulla composizione di alcune delle stesse liste
‘alternative’ che ti vengono proposte in questa campagna per le prossime
elezioni amministrative.
Diffidiamo intanto delle liste
che già ai nastri di partenza si presentano come ruote di scorta
dell’amministrazione uscente di centro-sinistra, una sorta di pronto soccorso a
Leonardo Domenici al momento dell’eventuale ballottaggio.
Non riusciamo inoltre a capire come possa presentarsi, in una lista
a sostegno di un candidato sindaco (Franco Cardini) che boccia senza mezzi
termini il sottoattraversamento TAV di Firenze e la stazione sotto il Mugnone,
chi ha coperto il ruolo di assessore alla vivibilità nella Giunta Primicerio, e
in quella veste ha avallato e pubblicizzato proprio il progetto TAV firmato da
quel sindaco, la cui eredità Domenici ha raccolto.
Non riusciamo a capire, ancora,
come un noto architetto ‘ambientalista’ fiorentino, autore di un progetto di
sottoattraversamento TAV della città presentato nel novembre del ’95 (non venne
mai approvato ma risultò assai utile a quanti vollero pubblicizzare a quel
tempo la possibilità di un sottoattraversamento
verde di Firenze), possa oggi guidare una lista di comitati cittadini a
sostegno di una candidata sindaco (Ornella de Zordo) per cui “il nodo fiorentino dell’Alta Velocità deve
essere risolto con un passaggio un superficie, evitando il devastante impatto
ambientale del sottoattraversamento, e con un notevole risparmio di risorse”.
Forse in questi anni sono
maturati degli importanti ripensamenti. Ma non gioverebbe alla città chiarirne
pubblicamente la genesi e le motivazioni?
Quanto agli scenari ipotizzabili
con una giunta di centro-destra vorremmo proporti, cara Firenze, alcune ultime
riflessioni.
Non può che preoccuparci,
evidentemente, il rovente programma di “grandi opere”
ereditato a livello nazionale dall’Ulivo e rilanciato dalla compagine guidata
da Silvio Berlusconi, con la convinta adesione del ministro delle
Infrastrutture ing. Pietro Lunardi, la cui Rocksoil SpA
- società di ingegneria civile
specializzata nella progettazione delle gallerie, da lui guidata
prima della nomina al governo - risulta non estranea alla progettazione proprio
del traforo-colabrodo TAV dell’Appennino.
Anche sul piano
dell’interlocuzione democratica, inoltre, non possiamo documentare - come
associazione indipendente - alcuna soddisfazione nel rapporto con lo
schieramento di centro-destra: da parte del premier Silvio
Berlusconi e dei suoi ministri da noi via via interpellati (Pietro Lunardi,
Altero Matteoli, Giulio Tremonti, Roberto Maroni) abbiamo registrato – sulle
istanze da noi avanzate - il medesimo tasso di disattenzione che avevamo dovuto
incassare col precedente governo dell’Ulivo, e che abbiamo regolarmente
continuato a subire in questi anni con le amministrazioni locali toscane di
centro-sinistra (dalla Regione ai Comuni).
Chissà però che molti dei nostri
problemi, cara Firenze, non provengano proprio dalla distanza che, ogni volta
che veniamo chiamati alle urne, accettiamo di lasciar crescere fra noi e il
Palazzo, fra cittadinanza spettatrice e ceto politico specialista, al quale
deleghiamo con forse troppa fiducia il potere di decidere di cinque anni della
nostra vita.
Chissà che non sia davvero troppo
piccolo e povero questo atto di sovranità che esercitiamo al momento del voto,
per rinunciare poi a ogni effettiva sovranità tutti i restanti momenti dei
cinque anni successivi. Che diventano poi dieci o quindici,
se ipotecati da scelte improvvide di lunghissimo periodo.
Pensiamoci: almeno prima della
prossima volta.