Associazione di volontariato Idra
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CARA IDRA, TI
SCRIVO....: TAV E SICCITÀ IN MUGELLO E A MONTE
MORELLO.
TORRENTE CARZA
MAI COSÌ ASCIUTTO DA MONTE MORELLO: I CITTADINI FOTOGRAFANO E SCRIVONO,
L’ASSOCIAZIONE IDRA TRASMETTE ALLE
AUTORITÀ.
L’ultima segnalazione di danni all’ecosistema
del Mugello e di Monte Morello attraversato dalla TAV arriva da un cittadino di
San Piero a Sieve: Giulio Vannini lancia un accorato allarme sulle condizioni
drammatiche del torrente Carza, che scende (anzi, scendeva) dal Monte Morello
alla Sieve. Adesso quel torrente – nel quale i ragazzi usavano andare a fare il
bagno d’estate quando la spiaggia della Versilia era ancora troppo lontana... –
è diventato una pietraia. Morto. Lo documentano otto foto scattate in punti
diversi del suo corso.
Anche l’estate del 2006 Idra segnalò una
moria di pesci che si registrava nel torrente Carza.
Ci si domandava – e ci si domanda
tuttora - che ruolo giochi in questa emergenza la “galleria di Vaglia” della TAV
e la gestione delle acque che essa intercetta. Il principale affluente del
Carza, la Carzola, impattato dagli scavi per l’Alta Velocità, è infatti una
pietraia ormai da diversi anni.
Nella lettera alle autorità Idra torna sull’argomento: “Dove
finiscono le acque intercettate dalla galleria? Vengono restituite
all’ambiente? Come mai in Mugello si è provveduto in qualche modo a rimpinguare
almeno artificialmente (seppure con grosse lacune) alcuni corsi d’acqua
impattati attraverso i “rilanci” dalle gallerie, e invece a Monte Morello
niente del genere sembra essere stato programmato? Ci attendiamo una cortese
risposta, anche in termini operativi, a questa richiesta, che affianchiamo alla segnalazione pervenutaci”.
La prima notizia pubblica
dell’impatto sulle falde settentrionali di Monte Morello, con il prosciugamento della Carzola (i toponimi “Carza” e “Carzola” indicano
chiaramente la natura quasi-carsica
dei terreni attraversati, particolarmente a rischio dunque per effetto degli
scavi), la lanciò proprio Idra il 22
giugno 2001, il giorno prima che la magistratura fiorentina avviasse la grande
operazione di sequestro del cantiere TAV di Marzano
in Mugello, e di sette cave e di otto depositi TAV disseminati lungo l’intera
tratta toscana, fra Sesto Fiorentino e Firenzuola. Un provvedimento cui fece
seguito il processo penale ancora oggi in corso
presso il Tribunale di Firenze, col rinvio
a giudizio dei costruttori CAVET e di altre imprese appaltatrici per una
quantità cospicua di ipotesi di reato.
Questo il
testo della lettera (nostri i grassetti), accompagnata da otto fotografie
(allegate) scattate il 2 agosto. Idra
ha girato la segnalazione ai sindaci di Vaglia e di San Piero a Sieve, ai
presidenti della Comunità Montana del Mugello, della Provincia di Firenze e
della Regione Toscana, ai nuovi assessori alla Tutela ambientale e alla Difesa del suolo della Regione Toscana, alla
Direzione generale delle Politiche territoriali e ambientali della Regione
Toscana, ai direttori generali dell’APAT e dell’ARPAT, ai Comandi Stazione del
Corpo Forestale dello Stato di Ceppeto e di Barberino di Mugello,
all’Osservatorio Ambientale Locale del Mugello, all’Osservatorio Ambientale
Nazionale presso il Ministero dell’Ambiente.
Spettabile Associazione,
prendo l'avvio da un comunicato stampa dell'anno
scorso (http://www.idraonlus.it/vecchiosito/16-9-'06.htm), quando la situazione del fiume Carza nel paese di San Piero a Sieve
era allarmante, ma ancora ben lontana dai livelli, a dir poco
drammatici, raggiunti all'inizio dell'estate di questo anno. Se infatti l'anno
scorso nei tratti a monte di San Piero a Sieve vi era ancora un'esigua quantità
di acqua, quest'anno la situazione è gravemente peggiorata: non si tratta più di qualche giorno di
secca e di qualche centinaio di metri di fiume prosciugato, ma il disastro
riguarda praticamente tutto il corso del fiume a sud di Vaglia, con
ripercussioni future incalcolabili, non solo per il Comune di San Piero, ma
anche per i corsi a valle, Sieve e Arno, fatto che vanifica anche parte dei
sacrifici che il Mugello ha dovuto affrontare per la costruzione dell'invaso di
Bilancino. E' inutile sottolineare che ogni tipo di fauna che negli anni
passati riusciva a sopravvivere, magari nelle pozze più ampie a monte di San
Piero, quest'anno è stata per lo più sterminata, con scarse
possibilità di ripopolamento futuro. Il danno è perciò irreparabile,
e ad esso si aggiunge che almeno da
un mese alcuni pozzi privati sono già rimasti a secco. A distanza di meno di un anno la situazione
è dunque drammaticamente precipitata, e i cittadini di San Piero
rumoreggiano e si interrogano ancora: dove finiscono le acque intercettate
dalle gallerie? Quali sono
gli interventi degli enti preposti a valutare, a contenere, e
quando non fosse, a risarcire un simile disastro ambientale? Nessun cenno
sulla stampa locale, nei comunicati ufficiali dei Comuni, della Comunità
Montana, fosse anche solo per trasparente rispetto verso la popolazione
che direttamente subisce il danno? Che strumenti abbiamo, noi cittadini, di
fronte a un così dannoso disinteresse delle istituzioni?
Giulio Vannini
San Piero a Sieve
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Confluenza torrente Carlone
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Località Carlone
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Località Case Nuove Taiuti
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Località Tagliaferro, 1
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Località Tagliaferro, 2