Associazione di volontariato Idra
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COMUNICATO STAMPA
Firenze, 8.6.’06
Ivan Cicconi al ministero dell’Economia: il saggio-denuncia “Le grandi opere del Cavaliere” in dono da Idra a Padoa Schioppa. TAV: soldi
finiti? cantieri sul punto di chiudere? “Se
i soldi sono finiti, è anche a causa dell’emorragia TAV!”.
Mostra di apprezzare
l’operazione-trasparenza promossa da Tommaso Padoa Schioppa l’associazione
ecologista di volontariato fiorentina Idra,
che ha inviato al nuovo ministro dell’Economia una copia dell’ultimo
libro-denuncia dell’ingegnere bolognese Ivan Cicconi, "Le grandi opere del
Cavaliere”. Idra chiede al ministro di verificare i meccanismi perversi della
spesa pubblica modello TAV messi a nudo nel saggio, e di arrestare l’emorragia
erariale documentata dalle cronache della vicenda Alta Velocità.
I cantieri dell’Alta Velocità potrebbero chiudere a
breve. La verifica di cassa avrebbe evidenziato che non ci sono soldi (solo pubblici,
come sempre) per portare avanti i lavori. Idra,
che da sempre documenta l’assurdità non
solo trasportistica (nell’Italia delle cento città, dove l’80% dei viaggi
avviene su distanze non superiori a 100 km!), ma anche ambientale e finanziaria dell’Alta Velocità italiana, non
si stupisce della battuta d’arresto: finalmente
i nodi sono arrivati al pettine?
Il
vicepresidente di Idra, Pier Luigi
Tossani, scrive quindi a Padoa Schioppa: “L'ing.
Cicconi è stato docente al Politecnico di Torino e collaboratore del ministro
dei Lavori Pubblici Nerio Nesi nel Governo Amato (25.04.2000 - 11.06.2001). In
questo suo ultimo lavoro l'ing. Cicconi ripercorre dettagliatamente la genesi e
l'evoluzione finanziaria del progetto "Alta Velocità ferroviaria"
(capitoli II e III). Il libro è corredato da tabelle che riportano l'evoluzione
dei costi. Riportiamo dal testo scritto
dall’ing. Cicconi nel 2004: "La situazione dei costi, secondo i dati
ufficiali di TAV, e per le tratte comprese nella linea Torino-Napoli, registra
un aumento medio di oltre il 400% rispetto ai contratti firmati nel 1991…” (pag.
84).
Tossani prosegue rappresentando a Padoa Schioppa che fra
le nuove opere strategiche di “serie A” il governo Berlusconi aveva inserito, e
ne prometteva l'affidamento a general contractor, anche la quota parte italiana
della tratta Torino-Lione e la tratta Venezia-Trieste (per il cosiddetto
“Corridoio 5”), nonché il prolungamento della TAV da Napoli a Reggio Calabria,
per Palermo e Catania. Se il modello TAV venisse adottato anche per questi
nuovi programmi, il costo aggiuntivo (rispetto agli 83.700 mln di euro necessari,
secondo le stime della società di ricerca NuovaQuasco,
alla realizzazione dell’Alta Velocità TO-MI-NA, MI-VE e GE-MI) indicato dal governo
Berlusconi in 18.291 milioni di euro, sarebbe invece più realisticamente
stimabile, sempre secondo le stime di NuovaQuasco,
in 43.800 milioni. Cioè, si parla di oltre 80 mld di euro più altri possibili
40 mld… Evidentemente troppi per le esauste casse pubbliche, specie
considerando che è TAV SpA medesima a ricordare a proposito della redditività
ipotizzata dell'opera, nel suo sito web, che, a decorrere dall'attivazione
delle linee, "lo Stato si farà,
inoltre, carico di integrare quella parte del servizio del debito che i
proventi non riusciranno a coprire (stimato nell'ordine del 50%)".
In particolare Idra
segnala all’attenzione di Padoa Schioppa i meccanismi della legge obiettivo
Berlusconi-Lunardi: Ivan Cicconi spiega come sarebbero stati rimossi pilastri portanti del pubblico
interesse in materia di appalti e concessioni, creando un nuovo soggetto economico privato "monstrum"
(il cosiddetto “general contractor” o “contraente generale”) che godrebbe del vantaggi
dell'appaltatore e al tempo stesso del concessionario, a manifesto scapito
dell’amministrazione pubblica. Sarebbero stati inoltre clamorosamente
cancellati il limite trentennale di durata delle concessioni e il limite
massimo del 50% di partecipazione dello Stato alla cifra necessaria alla
realizzazione di grandi opere (Legge 166/2002). Limiti fissati a suo tempo
dalla Legge 109/94 (in osservanza alle direttive europee) per assicurare in
termini inequivocabili la convenienza della realizzazione di una determinata
infrastruttura.
Idra, nel congedarsi da Padoa Schioppa, fa presente che “se i dati della crisi finanziaria dovessero
essere confermati, raccomandiamo che, nel decidere la priorità degli investimenti
da fare, si tenga buon conto della loro effettiva utilità pubblica e delle
risorse effettivamente disponibili. Sembra che in passato, come le vicende
descritte suggeriscono, tale prassi non sia stata sempre adottata. Auspichiamo
parimenti che si cessi immediatamente di
invocare – come con scarso senso di responsabilità viene ancora fatto da più
parti – l’espansione incontrollata di quei programmi infrastrutturali che hanno
concorso in misura non piccola alla crisi che ci troviamo a fronteggiare”.