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COMUNICATO STAMPA Firenze, 7.11.’08
GUAI TAV IN PILLOLE
stralci
della requisitoria
che i Pubblici
Ministeri Gianni Tei e Giulio Monferini
hanno pronunciato al
processo in corso presso il Tribunale di Firenze
a carico dei costruttori
della TAV fra Firenze e Bologna
Decima puntata:
“MI SEMBRAVA L’ALLENATORE BOŠKOV:
«RIGORE È QUANDO ARBITRO FISCHIA».
QUI «DANNO È QUANDO TAV PAGA»”.
TRIBUNALE
DI FIRENZE
SEZIONE
MONOCRATICA
DOTT.
ALESSANDRO NENCINI Giudice
Procedimento
penale n. 535/04 R.G.
Udienza del
3 aprile 2008
Requisitoria del Pubblico Ministero
dott. Gianni Tei
[Stralcio n. 10]
“IL DANNO
MERAMENTE ECONOMICO PROVOCATO SULLE RISORSE IDRICHE È DI OLTRE 110 MILIONI DI
EURO. 220 MILIARDI DI VECCHIE LIRE. IL DANNO AMBIENTALE VIENE INDIVIDUATO NEL
SUO VALORE PIÙ ATTENDIBILE IN MISURA PARI A CIRCA 741 MILIONI DI EURO. CIRCA
1.500 MILIARDI DI VECCHIE LIRE”.
LA VALUTAZIONE DEI DANNI
Ed allora valutiamoli questi danni: la Procura li ha fatti
calcolare. Lasciamo perdere un attimo quelli economici ed arriviamo proprio
all’impatto. La Procura li ha calcolati
facendo la lista degli effetti delle interferenze sugli acquiferi, dello
scarico dei rifiuti, la perdita di produttività delle aziende agricole, i danni
alla flora igrofila.
E già di per sé non sono certo somme irrisorie, e non lo potrebbero certo
essere sol che si pensi che lo stesso dr. Celico con un certo
aplomb ammette che tra i danni vi è
l’abbassamento della quota di disponibilità della risorsa idrica. Dal che, per
ripristinare lo status quo ante, si dovrebbe ripristinare lo stesso potenziale,
il che significherebbe fare tanti di quegli impianti di sollevamento ed usare
tanta di quell’energia che pare ridicolo solo immaginarlo. Tradotto:
l’acqua era in cima. Si è stappato. Si trova giù. Il danno sarebbe di riportare
con un ponte, non so con che cosa, alla stessa quota. Ridicolo solo pensarlo
che ci voglia tanta di quell’energia e tanti di quegli impianti che è assurdo.
Quindi un danno che non è che ce lo siamo inventati: c’è.
Ma si è fatto calcolare anche il danno ambientale tout court.
E come si è fatto?
Si è fatto
come si può fare in un processo. Si è fatta un consulenza, si è cercato di capire
quali fossero i professori che si occupano della materia, vedere i loro
curriculum, cosa hanno fatto, che tipo di attività, vedere se proprio sono
pazzi. Si sono individuati professori
universitari della materia che hanno usato la procedura già utilizzata in sede
internazionale per valutare il danno di altre catastrofi ambientali quali
quella del naufragio della Exxon Valdes, e si è conferita una Ct collegiale.
Non crediamo che il codice di procedura preveda, contempli, richieda o
permetta qualcosa di meglio.
Insomma tutto questo per cercare di fare una cosa fatta nel modo migliore
possibile.
I risultati sono quelli a suo tempo discussi.
Il danno
meramente economico provocato sulle risorse idriche è di oltre 110 milioni di
euro. 220 miliardi di vecchie lire.
Il danno
ambientale viene individuato nel suo valore più attendibile in misura pari a
circa 741 milioni di euro. Circa 1.500 miliardi di vecchie lire.
Sembra un dato esagerato?
Ricordiamocelo questo dato. 1.500 miliardi di vecchie lire.
E le prove a controprova della difesa?
La Ct (1) del prof. Segale (2)
Il Ct Segale in udienza si
presenta per confutare la Ct Romano (3). [...] Chiaramente cosa ti aspetti? Che ci
dica che Romano ha preso lucciole per lanterne. Quindi siamo moderatamente tranquilli.
Vediamo come ce lo dice.
E Segale parte male, malissimo, si brucia subito al
terzo minuto. Saluta, si presenta come
docente all’Università degli Studi di Milano e attualmente titolare della
cattedra di Fondamenti di valutazione di impatto ambientale; espone il suo curriculum e poi si ferma, perché, parole sue, “se
no diventa poi esagerato”. Fa quindi una
premessa sull’estimo precisando che esiste un estimo ambientale, che è la sua
materia, ma “anche un estimo legale dove l’estimatore deve far riferimento
non a criteri e dogmi estimativi, ma a ciò che dice la legge”.
Ed ecco il passaggio
rilevante della Ct Segale espresso subito sin dall’inizio.
Ct Segale: “Quindi, da questa
definizione si evince, almeno a mio avviso, chiaramente, che TAV ha provveduto
attraverso la (incompr.), la
Conferenza dei servizi e il monitoraggio –
e sottolineo il monitoraggio – e
successivamente l’azienda, un Master Plan (4), ha messo in essere una
serie di misure mitigatorie compensative
– poi dirò meglio cosa intendiamo noi per mitigazione e compensazione,
perché sono due cose diverse – che ad
oggi non sono state completate. E quindi io credo di poter dire che nessun
esperto può in questo momento affermare se ai fini di tali interventi di
bonifica e di ripristino residuerà una parte irreversibile e permanente alle
risorse ambientali”.
Quindi il dr. Segale inizia
e conclude subito dicendo in pratica che al momento in cui siamo, non si può
sapere nulla sul danno ambientale.
Detto ciò, se secondo il
dr. Segale nulla si può dire oggi sui danni, pareva lecito aspettarsi che il
dr. Segale chiudesse lì la sua Ct e se andasse, o per lo meno se ne andasse
subito dopo aver fatto, come ha in effetti fatto, la sua viva raccomandazione
di prendere la Ct Romano, Stefani (3), Rocchi (5) e buttarla via. Il che poteva
anche andar bene visto che come Ct della difesa il prof. Segale era venuto
apposta e aveva questo compito da svolgere ...
Il problema è che il dr. Segale, invece di chiudere lì, ha proseguito
nell’esposizione.
Se la prende a più riprese
anche con il Ct Rodolfi, un geologo che è andato a vedere se c’era l’acqua o
meno nei fiumi, al quale nessuno ha
chiesto una stima dei danni essendo un geologo. Ma poi si capisce perché:
perché secondo lui una stima la può fare più o meno chiunque, e non ha torto se
in concreto si tratta di fare ciò che ha fatto lui.
Ct difesa Segale: “Sì. … e sono arrivato a
definire, facendo un attento esame dell’Addendum, del Master plan… - andando a telefonare,
a capire i vari passaggi, eccetera eccetera -, che attualmente TAV ha
concordato attraverso un metodo che è semplicemente… non so se riesco a farmi
capire… ma comunque viene chiamato… è una stima, diciamo è semplicemente un
computo metrico estimativo, computo metrico estimativo delle cose fatte, in
corso d’opera e da farsi”.
Al che c’è da rimanere un
po’ perplessi visto che si era appena venuti a conoscenza dell’istituzione di
una importante cattedra di Fondamenti di valutazione di impatto ambientale che, a questo punto, non si capisce più
cosa insegni. Ed infatti l’accusa prova ad obiettare timidamente:
PM - Pensavo
fosse una cosa da geometri, ma comunque mi insegni lei in materia cosa c’entra
il computo metrico estimativo.
E il dr. Segale risponde:
Ct difesa Segale - A parte che i geometri sanno l’estimo molto meglio di altri
professionisti, non c’è differenza se lo faccia un geometra o se lo faccia un dottore...
Ed ha ragione il dr. Segale. Non c’è differenza.
Almeno per lui. Quindi la cattedra si può buttare via, basta andare a geometri.
Infatti la stima del dr. Segale non è
altro che la sommatoria delle opere compensative conseguenti la Conferenza dei
Servizi, le somme dell’Addendum e quelle del redigendo Master Plan,
riconosciute da TAV come somme da pagare. Gli effetti dell’opera dell’alta velocità sono solo e soltanto questi, e
quindi questo è il danno ambientale.
Quando ha detto questa cosa mi ha fatto sorridere, mi sembrava l’allenatore Boškov: “Rigore è
quando arbitro fischia”. Qui “danno è
quando TAV paga”. Non ho capito. Cioè,
che cosa è questa cosa? Non c’è nulla di più. Fa la somma di ciò che è stato
pagato o si pagherà. La somma. Non c’è una valutazione: è una somma.
Allora voglio dire, siccome il Giudice è perito dei
periti, il Pubblico Ministero no, cerca di capire. Siccome bisogna capire la
razionalità. Quegli altri si sono sbattuti, hanno fatto interviste. Si butterà
via tutto, ma Romano non mi interessa, è agli atti. Ognuno gli dà quello che
vuole: ma hanno fatto un lavoro, spiegato. Questo fa una somma.
Allora vediamo
questa somma su che basi logiche si basa. [...] Non è che ci si può acquietare su
questa conclusione venuta buona per l’occasione. Corre l’obbligo di verificare
seriamente e criticamente come il dr. Segale sia pervenuto alle sue
conclusioni. Si deve verificare la congruità dei passaggi dell’iter logico
tramite il quale il prof. Segale è giunto a tali determinazioni finali.
E ce la leggiamo, perché ci tocca leggerla questa
roba a noi, non è che poi... Ce la leggiamo e vediamo la congruità.
E il risultato, alla
verifica, non regge.
All’esito del controesame
del PM restano infatti apodittiche, assiomatiche, oscure, indimostrate le
seguenti affermazioni del prof. Segale:
Pg. 4: “Obiettivo della stima è
dimostrare, tramite l’analisi puntuale di tutta la documentazione disponibile,
tra cui sono ricompresi sia i documenti prodotti dai Ct dei PM, sia i documenti
prodotti dai Ct di CAVET, che non esiste alcun impatto ambientale diverso da
quello presumibile dall’esecuzione dell’opera”.
Domanda del PM - Qual è questo impatto
presumibile visto che è dal ’99 che lo andiamo chiedendo a tutti?
Risposta - Quello che risulta dai
documenti.
Domanda - Va bene, ma quali
documenti, ce li indichi che noi li cerchiamo da sei anni?
Risposta - Dai documenti.
Punto.
E allora andiamo avanti.
Pg. 6: “… Lo scavo di una galleria
drenante, realizzato da TAV, appartiene a quelle opere programmate e
pianificate a livello europeo e nazionale, che per essere realizzate devono seguire
un preciso iter autorizzatorio, che nel caso in esame è stato puntualmente
seguito in fase di progettazione (VIA), di realizzazione, di monitoraggio, e
che ha provocato danni previsti e prevedibili, temporanei, reversibili e
ripristinabili…”.
Affermazione
importante, risolutoria ed esaustiva. E non poteva venire a darcela prima il
prof. Segale questa notizia? Perché ha fatto perdere a tutti noi, o almeno lo
ha fatto perdere all’Ufficio di Procura, così tanto tempo se aveva la risposta
decisiva in tasca? Il processo poteva
finire lì e potevamo andarcene tutti a casa, bastava non avere la
maleducazione di chiedere quali fossero nel dettaglio i danni previsti, dando
un nome e cognome a quelli prevedibili, a quelli temporanei, a quelli
reversibili e a quelli ripristinabili, tanto per farsene una ragione.
La risposta del prof.
Segale è ancora da venire.
Pg. 16: “In particolare l’acqua, essendo una risorsa
rinnovabile, non può essere definita un bene raro.”
Così, categorica, senza
precisazioni o un pur lieve distinguo. L‘acqua non è un bene raro. Dalle
Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, dalla Groenlandia al Sahara.
Affermazione perentoria senza il beneficio di alcun dubbio. E poco importa
se l’altro consulente di CAVET, il dr. Zerbi seduto a suo fianco, aveva appena
detto cinque minuti prima, con tanto di slide, l’unica cosa interessante della
sua Ct, ovvero che dal 1950 al 2000 la portata del fiume Arno è diminuita del
50%.
Invece il prof. Segale, oltre Romano e C., snobba anche il suo collega di
consulenza e tira diritto.
E siccome il
Pubblico Ministero va avanti:
“Scusi, ma l’acqua non è un bene raro da tutte le parti?”, unica concessione alle
contestazioni del PM è che se l’acqua non c’è proprio in un posto preciso,
come per esempio in un deserto, poco male, si trasporta.
Dobbiamo concludere quindi che non c’è nessun problema?
Non crediamo.
Un dato utile però lo possiamo trarre dalla Ct di Segale.
Nelle sue conclusioni egli
mischia dati non omogenei mettendo insieme le opere compensative approvate in
conseguenza della conferenza dei servizi (opere tra le quali ci piace sempre
ricordare gli interventi di qualificazione ambientale quali i muretti a secco
di Moscheta ed i punti ristoro di Moraduccio e Camaggiore), le opere
dell’Addendum e del mitico Master Plan.
Apriamo un parentesi sul
Master Plan. Diciamo “mitico MP” perché il bello è che al momento della Ct del
prof. Segale [...] il MP non esiste, non è carta
bollata, ma un’idea, una bozza di ipotesi.
La cosa è particolare
perché ricordiamoci come il prof. Segale nella sua deposizione abbia dato prova
di rifiutare qualsiasi fuga in avanti nel futuro, avendo detto che nessuno,
oggi, può sapere quali saranno i danni irreversibili. E lui che, fa? Pone a
base di una sua valutazione un accordo ancora di là da venire.
Ma non importa, in ogni
caso per il prof. Segale il MP è la panacea di tutti mali perché a pg. 95 della
Ct, addirittura in neretto, afferma: “Essendo ormai ampiamente dimostrato che il danno
alla risorsa idrica è reversibile e ripristinabile, il MP ne rappresenta di
fatto la quantificazione e il risarcimento”.
Quindi il Master Plan
farà il miracolo di far tornare l’acqua e chi ha diritto a essere risarcito lo
sarà [...].
Chiudo la parentesi e torno ai numeri utili del prof.
Segale. Il dr. Segale dà i seguenti numeri:
·
Conferenza
servizi opere per un valore di euro 749.836.729,73;
·
Addendum
per un valore di euro 53.155.000,00;
·
MP per un valore di euro
92.778.728,00.
Lucro cessante per le aziende: euro
1.935.634,00.
La
cosa è interessante perché da ciò si desume - che pur sempre mischiando dati
non omogenei, ma ha cominciato il prof. Segale - gli effetti dell’alta velocità per lo stesso Ct di CAVET sono comunque
nell’ordine di circa 900 milioni di euro, 1.800 miliardi di vecchie lire.
Al netto del danno morale che ovviamente non ci
aspettavamo fosse conteggiato dai Ct della difesa.
Ed allora concludiamo sul
punto.
Ricordiamoci che il danno ambientale calcolato dai Ct
del pubblico ministero è di circa 1.500 miliardi di lire, quindi meno degli
effetti indicati dal dr. Segale.
Da ciò si desume che i dati del prof. Segale e quelli
dei CC.tt. del PM sono dello stesso ordine di grandezza.
900 milioni di euro per il prof. Segale, 741 milioni
per il dr. Romano e gli altri. 1.800 miliardi di lire per il prof. Segale,
circa 1.500 miliardi di lire per il dr. Romano ed altri.
Quindi pare elemento acquisito in questo processo che
un‘opera quale quella di cui si sta trattando produce effetti calcolabili
nell’ordine di centinaia di milioni di euro e delle migliaia di miliardi di
vecchie lire.
Perciò è dato acquisito al
processo che la somma di 751 milioni di euro non è una somma fantascientifica,
ma aderente alla realtà dei fatti per cui si sta procedendo.
Ed allora, vista la qualità del lavoro del prof.
Segale, visto che alla fine egli deve comunque ammettere l’ordine di grandezza
degli effetti della Firenze-Bologna, visto che a questi vanno aggiunti il danno
morale ed il danno ambientale vero e proprio, torniamo a valutare la qualità
della Ct di Romano e Stefani. Siamo sicuri che la Ct Romano sia da buttare via
come ha detto Segale? Noi crediamo sia piuttosto un ottimo lavoro ed un buon
punto di riferimento per ancorare una seria valutazione dei danni. Sicuramente
una Ct più attendibile di quella del prof. Segale.
(1) Qui, e a seguire, si intende per “Ct”, a
seconda dei casi, “Consulenza tecnica” o “Consulente tecnico”. Per “CC.tt.” si
intende “consulenze tecniche”.
(2) Prof. Alessandro Segale, Consulente della
difesa.
(3) Donato Romano e Gianluca Stefani, autori
della Consulenza tecnica per la Procura della Repubblica presso il Tribunale di
Firenze “Valutazione economica del danno ambientale per la società”, Firenze,
aprile 2006.
(4) Ci si riferisce qui al cosiddetto “Master Plan
degli Interventi di Mitigazione e Valorizzazione Ambientale delle aree
attraversate dalla linea ferroviaria AV/AC Bologna-Firenze di cui all’Addendum
2002” (testo all’indirizzo http://servizi.rete.toscana.it/tav/directory.php?idCartella=11923&mostra=all&cartelle=Y).
(5) B. Rocchi, autore della Consulenza tecnica
per la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze “Valutazione
economica del danno alle risorse idriche”, Firenze, marzo 2006.