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COMUNICATO STAMPA Firenze, 5.12.’08
GUAI TAV IN PILLOLE
stralci
della requisitoria
che i Pubblici
Ministeri Gianni Tei e Giulio Monferini
hanno pronunciato al
processo in corso presso il Tribunale di Firenze
a carico dei
costruttori della TAV fra Firenze e Bologna
Quattordicesima puntata:
“CAVET è stata scelta perché capace di garantire tempi e
costi:
è questo
che giustificava la loro scelta come general
contractor”
TRIBUNALE
DI FIRENZE
SEZIONE
MONOCRATICA
DOTT.
ALESSANDRO NENCINI Giudice
Procedimento
penale n. 535/04 R.G.
Udienza del
10 aprile 2008
Requisitoria del Pubblico Ministero
dott. Gianni Tei
[Stralcio n. 14]
“CAVET HA AVUTO QUESTO AFFIDAMENTO [...], IN QUELLO CHE ERA IL PIANO [...] DEL ’92, DOVE C’ERA DA REALIZZARE QUESTE GRANDI
INFRASTRUTTURE FONDAMENTALI PER IL PIANO DI TRASPORTI NAZIONALE. E SI
ARROVELLARONO LA TESTA PER DIRE: MA CHI PUÒ FARE QUESTE STRUTTURE NEI TEMPI? LA
COSA IMPORTANTE ERA TROVARE IL SOGGETTO CHE DAVA GARANZIA DI TEMPI E COSTI. NON
DETTO, ERANO LORO. QUINDI SILVA RIVENDICA CHE CAVET È STATA SCELTA PERCHÉ
SOGGETTO CAPACE DI GARANTIRE TEMPI E COSTI, ED È QUESTO CHE GIUSTIFICAVA LA LORO
SCELTA COME GENERAL CONTRACTOR. [...] CERTO, OGGI, NEL 2008, AD OPERA ANCORA DA FINIRE E
CON COSTI FINALI INDETERMINATI QUESTE AFFERMAZIONI RISULTANO UN PO’ PARADOSSALI
E FANNO QUANTO MENO DUBITARE SULLA BONTÀ DELLA SCELTA DI CAVET COME ESECUTORE
DELL’OPERA. MA TANT’È”.
Abbiamo provato i danni, la
condotta, l’elemento soggettivo. Bisogna passare a valutare le singole
posizioni soggettive.
All’esito del dibattimento
pare si debba necessariamente operare un parziale distinguo tra l’operato dei
soggetti CAVET dai soggetti non CAVET.
Come detto, è CAVET il
soggetto cui viene appaltata l’opera “chiavi in mano”, che redige il progetto
esecutivo, che esegue materialmente l’opera.
È chiaro che siamo nell’ambito di una logica
d’impresa per cui al di là della responsabilità dei singoli sarebbe risultata
assai opportuna una legislazione quale quella sulla responsabilità delle
società di cui alla legge n. 231/2001, che recentemente ha esteso il suo campo
di applicazione anche ai reati connessi alla violazione delle norme sulla
prevenzione infortuni sul lavoro. È infatti ovvio che non siamo in presenza di
soggetti che commettono reati in proprio, ma che, evidentemente, li commettono
nell’ambito di un programma comune e di una strategia aziendale prefissati.
CAVET si fa forte del fatto di non aver scelto il
tracciato, di non aver redatto il progetto di massima, che le specifiche del
progetto esecutivo erano fortemente condizionate dal progetto di massima già
approvato, di non aver avuto nessun potere decisionale alla luce del contratto
stipulato con TAV, di non aver avuto alcuna autonomia progettuale ed operativa,
di essere in buona sostanza un mero esecutore materiale di scelte operato da
altri. Celico ci spende una
trentina di pagine su questo argomento, da pg. 120 in poi.
A parte il fatto che in
questo modo CAVET svilisce un po’ troppo il suo ruolo, direi che lo fa in anche
modo contraddittorio, sol che si ricordi che proprio alcuni dei suoi
massimi dirigenti quali Silva, Guagnozzi in questa aula, ma anche Celico nella
sua CT, quando gli si è contestato di aver agito come hanno agito, si sono
giustificati dicendo di aver operato come si doveva, secondo le migliori e più
razionali valutazioni di costi-benefici attinenti la realizzazione di questa
opera pubblica, senza però che si sia ben compreso chi gli avesse conferito
tale potere decisionale, che invece è proprio ed esclusivo degli organi
esponenziali della pubblica amministrazione, e non certo di un appaltatore.
Ma questo la dice lunga sul vero ruolo svolto da CAVET
che non è stato certo un mero esecutore materiale come vuole oggi apparire. Il mero esecutore materiale si mette un
paraocchi e va a diritto, qualunque cosa gli dicano la fa. No, loro rivendicano
di aver operato nel modo più razionale. E quindi questo la dice lunga sul
vero ruolo di CAVET. [...] Qui viene la battuta: cioè, voglio
dire, come quando le mamme qui a Firenze dicono “me l'ha detto lui di fare una
cosa”, e la risposta è “ma se t’avesse detto di buttarti in Arno?”. Perché
Celico ad un certo punto dice “ah, ma siamo stati costretti a redigere un
progetto esecutivo in sei mesi”. Ma ti hanno messo una pistola alla tempia, chi
ti ha obbligato? È colpa dei danneggiati se hanno avuto sei mesi? Cioè, non si
comprende quale sia l’argomento. E quindi CAVET ha fatto ciò che ha voluto fare
perché ha potuto e voluto farlo.
E non ultimo... e non ultimo, perché poi riportiamo
le cose sempre su un piano strettamente giuridico, CAVET non è un appaltatore
qualunque, è un general contractor o,
se vogliamo essere proprio più precisi, il braccio operativo del general contractor, ma la sostanza non cambia.
E il general
contractor di che cosa risponde? Qual è
il compito del general contractor? Il
general contractor stipula e si
obbliga per opere chiavi in mano, cioè chi ti commissiona l’opera se ne
disinteressa. (...) Chiavi in mano vuol dire: portami l’opera finita, dimmi
quale pulsante pigiare, dimmi cosa fare, dimmi con quale chiave aprire la porta
e siamo a posto, io non voglio sapere niente. E vorrà dire qualcosa se tu ti
obblighi per opere chiavi in mano. Il general contractor ancor più dell’appaltatore è responsabile del risultato. Ha
un’obbligazione di risultato, non di mezzi. Il general contractor stipula contratti per opere “chiavi in
mano”. Se no, che general contractor
è? È general contractor solo per
evitare di essere messo in concorrenza con altri in gare ad evidenza pubblica
magari a gara europea?
E CAVET è l’alter ego del general contractor, e come tale si è assunta una obbligazione di
risultato e non di mezzi. CAVET ha
fatto dunque ciò che ha fatto perché ha voluto farlo. È
sua responsabilità se ha
scelto di fare quello che dice Celico a pg. 147, se CAVET ovvero ha
accettato di redigere il progetto esecutivo in poco più di sei mesi, mentre per
il progetto di massima ci sono voluti sei anni.
Peraltro il fatto di essere stati prescelti come general contractor è circostanza rivendicata con orgoglio dall’ing. Silva quando
autoqualifica CAVET come soggetto prescelto perché uno dei pochi capaci di
eseguire quell’infrastruttura fondamentale per il piano dei trasporti nazionale
dando garanzia di rispetto di tempi e costi. Silva interrogato dà una
spiegazione su come mai... rivendica con orgoglio come mai secondo lui è stata
scelta CAVET: CAVET ha avuto questo affidamento,
sono parole dell’imputato Silva, in
quello che era il piano che è ancora del ’92, dove c’era da realizzare queste
grandi infrastrutture fondamentali per il piano di trasporti nazionale. E si
arrovellarono la testa per dire: ma chi può fare queste strutture nei tempi? La
cosa importante era trovare il soggetto che dava garanzia di tempi e costi. Non
detto, erano loro. Quindi Silva rivendica che CAVET è stata scelta perché
soggetto capace di garantire tempi e costi, ed è questo che giustificava la loro
scelta come general contractor. [...] Certo,
oggi, nel 2008, ad opera ancora da finire e con costi finali indeterminati
queste affermazioni risultano un po’ paradossali e fanno quanto meno dubitare
sulla bontà della scelta di CAVET come esecutore dell’opera. Ma tant’è.