Associazione di volontariato Idra
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COMUNICATO
STAMPA Firenze, 30.11.’05
PRESIDENZA
DELLA REPUBBLICA E TAV: CIAMPI DA UNA PARTE, IL POPOLO DELLA VAL DI SUSA
DALL’ALTRA? IDRA COMMENTA LE PAROLE
DEL CAPO DELLO STATO.
L’azione
unanime, ferma e civile del popolo della Val di Susa sta portando tutto il
mondo politico e istituzionale del Paese a far emergere le proprie posizioni. "Salvaguardare
le nostre montagne non significa certo isolamento”, ha detto stamani
scandendo la parola “isolamento” il presidente della Repubblica Carlo Azeglio
Ciampi, con evidente riferimento al progetto TAV in Val di Susa. “Non possiamo permetterci di essere tagliati
fuori dalle grandi reti europee: dobbiamo usare i progressi delle tecnologie e
delle conoscenze scientifiche per garantire la tutela dell'ambiente".
Un intervento pesante, nel merito del modello di sviluppo del nostro Paese,
quello del capo dello Stato. Un
intervento che sembra comunque non tener conto dei gravissimi precedenti fatti
registrare dalla TAV nel Mugello a livello di ambiente, costi
erariali e condizioni di lavoro. A quest’ultimo riguardo Idra si domanda: come mai non
registriamo a oggi alcuna risposta all’appello lanciato al presidente della
Repubblica dai lavoratori della TAV dopo che, il 20 febbraio 2001, egli aveva
partecipato nel cantiere del Carlone - sotto i riflettori dei media nazionali -
ai festeggiamenti per l'abbattimento
di un diaframma di metà della galleria di Vaglia (l’altra metà era ancora da
scavare), sulla tratta tuttora incompiuta Firenze-Bologna? Il 29 marzo
2001, il delegato sindacale dei lavoratori del Carlone indirizzò al capo dello Stato un appello a intervenire perché cessasse l’inferno del
ciclo continuo e dell’emarginazione nei cantieri TAV.
“Le ho stretto la mano quando, un mese fa, è venuto a
"festeggiare" nella galleria di Vaglia dell'Alta Velocità ferroviaria
l'abbattimento di un diaframma (ma quella galleria è ancora lontana dall'essere
finita: la festa era un po' prematura…)”, scrisse a Ciampi Pietro Mirabelli, delegato RSU e
RLS del cantiere-pilota del Carlone (Vaglia). “L'ho chiamata con rispetto, Le ho stretto la mano e Le ho sussurrato: "Ci salvi Lei,
Presidente!". Ricorda? Mi ha guardato, ha avuto un moto di sorpresa
forse: ero proprio io, quel rappresentante sindacale delegato alla sicurezza
che Le aveva scritto poche ore prima per chiedere di poterLe parlare in
occasione della sua visita. Avrei voluto raccontarLe i problemi che assillano ancora oggi la vita, e umiliano la dignità, di
centinaia e centinaia di lavoratori aggiogati al ciclo continuo e a condizioni
ambientali abbrutenti, qui nella civilissima Toscana, nelle viscere
dell'Appennino, in mezzo all'acqua e al fumo, a mille chilometri da casa. Ma la
Prefettura di Firenze mi informò che quel giorno Lei avrebbe avuto troppo poco
tempo”.
Nella sua “lettera aperta di un
minatore TAV al Capo dello Stato”, Pietro Mirabelli ricordava anche l'altro appello, quello delle mogli, delle
sorelle e delle madri, inviato a Ciampi la primavera del 2000. "Non
possiamo ulteriormente permettere la separazione delle famiglie in un contesto
disumano di lavoro: ciclo continuo di lavoro senza interruzione e rispetto del
giorno di riposo …. L'ultimo dramma che si è consumato a causa di queste
situazioni: la morte di un nostro figlio di appena 22 anni, schiacciato in
galleria…. Vogliamo … la cessazione di un contratto capestro che tratta i
nostri uomini del Sud "nemmeno come animali o macchine" per i quali
si ha cura e rispetto; di un contratto che minaccia il licenziamento se non
accettato con norme anticostituzionali: Costituzione italiana che garantisce la
dignità, il rispetto e l'eguaglianza di tutti. Il riposo perché venga rispettata
la condizione … di ciascuno …e non essere emarginati e disumanizzati, ridotti a
vivere in baracche come animali per i quali esiste solo lavoro, mensa e sonno
anche se nelle ore più assurde e disparate". E aggiungeva: “Le
cose, Presidente, da allora non sono cambiate. Tante lotte, tanti
sacrifici: nessun risultato”.
Ebbene, ancora oggi che la tratta Firenze-Bologna non
è terminata (i supertreni avrebbero dovuto percorrerla nel 2003!), e anzi si
lavora in Mugello alla demolizione e alla
ricostruzione di un tunnel entrato in crisi prima ancora che vengano posati i
binari, il contratto del ciclo continuo
e il massacrante modello di impiego ad esso collegato è in vigore: ogni
settimana il cambio di turno (si comincia alle 6 del mattino, la settimana dopo
alle 14, quella dopo ancora alle 22), e fino a 48 ore settimanali di lavoro
notturno in condizioni ambientali estreme. Senza contare gli straordinari non
legali. “Per quanto riguarda l'orario di
lavoro ed i riposi settimanali sono state riscontrate e contestate violazioni
alle norme per centinaia di lavoratori”, recita una nota della Direzione
Provinciale del Lavoro di Firenze che reca la data del 7 febbraio 2001: due
sole settimane prima che il presidente Ciampi visitasse la galleria-a-metà di
Vaglia.