Associazione di volontariato Idra
iscritta al Registro Regionale del
Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio
ambientale e culturale
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COMUNICATO STAMPA Firenze, 20.2.’09
Processo TAV a Firenze: il 3 marzo la sentenza.
È stata
annunciata per il prossimo 3 marzo 2009 la
sentenza del Tribunale di Firenze chiamato a pronunciarsi sulle pesanti e
circostanziate imputazioni di danno
ambientale, e reati connessi, che la Procura di Firenze ha formulato dopo
il sequestro di un cantiere, sette cave e otto
depositi a servizio della costruzione della linea TAV Firenze-Bologna nel
giugno 2001.
Il
mega-processo penale è iniziato a febbraio 2004 e si
conclude quando ancora la “grande opera” non è terminata. La cantierizzazione
della TAV fra Firenze e Bologna era stata avviata a
luglio 1996. I “supertreni” avrebbero dovuto sfrecciare fra i due capoluoghi
regionali già nel 2003: adesso sono annunciati per dicembre 2009. Da 6,5 a 13
anni: un ritardo nei tempi di consegna
di almeno il 100%.
Se mai
partiranno, poi, quei convogli viaggeranno per 60 km sottoterra senza il conforto di un tunnel parallelo di sicurezza: in una galleria progettata per i 300 km/h i treni TAV
sono destinati a incrociarsi dentro lo stesso tubo di cemento senza vie di fuga
fra una “finestra” e l’altra. Ai documenti ufficiali dei Vigili del Fuoco si sono aggiunte
recentemente le dichiarazioni
degli stessi costruttori (a Exit,
La7, il 19 novembre 2008, minuto 29:00): in caso di incidente, deragliamento o
collisione, vigerà l'obbligo di esodo in auto-soccorso! In uno scenario che ci possiamo solo
immaginare, i contusi, feriti o moribondi dovrebbero raggiungere a piedi
da soli, dunque, una discenderia che potrà essere lontana anche due km e mezzo...
I costi? Cresciuti almeno del 400%: da 2100 mld di vecchie lire (annunciati ma mai concretizzati come investimenti privati per una quota del 60%) sono passati a oltre 10.000 integralmente pubblici (ma il dato è molto vecchio, e il sito TAV che dava qualche informazione di massima è stato chiuso da un pezzo). L’Europa ha doverosamente costretto a far emergere nei bilanci pubblici del nostro Paese questo straordinario “buco TAV”, prima accortamente nascosto, accumulatosi all'ombra di un'architettura contrattuale quanto meno discutibile.
Un’opera,
la TAV sotto l’Appennino, così “storica” e invidiata dal mondo che per quasi due anni i costruttori hanno
dovuto lavorare in Mugello a minare e ricostruire circa duemila metri di galleria
appena realizzata... Mai visti i documenti che attestano chi paga anche questo e tutti gli altri
‘imprevisti’. Vista, invece, la Risoluzione
dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici, che recita testualmente:
“I maggiori oneri economici dovuti a
carenze progettuali evidenziate da imprese terze e attestate da sentenza del
giudice ordinario, sono stati sostanzialmente riversati su TAV con la
contrattualizzazione di varianti e la definizione di riserve nell‘ambito degli
accordi bonari”.
A carico dell’ambiente (uno dei più incontaminati della Regione Toscana,
oggetto di tutela speciale per effetto della normativa europea) danni reiterati:
impattate 73 sorgenti, 45 pozzi, 5 acquedotti, 20 fiumi, torrenti e fossi.
Acque drenate dalle falde: “non meno di
150 milioni di metri cubi di
acqua nel territorio della Comunità Montana del Mugello”. Secondo l’accusa, “il
danno meramente economico provocato sulle risorse idriche è di oltre 110
milioni di euro” e “il danno
ambientale viene individuato nel suo valore più attendibile in misura pari a circa 741 milioni di euro”.
Prosegue intanto la
pubblicazione di stralci della requisitoria dei PM.
GUAI TAV IN PILLOLE
stralci
della requisitoria
che i Pubblici
Ministeri Gianni Tei e Giulio Monferini
hanno pronunciato al processo
in corso presso il Tribunale di Firenze
a carico dei
costruttori della TAV fra Firenze e Bologna
Venticinquesima puntata:
“I Comuni sono stati «un po’ truffati».
Non è stato detto loro
tutto quanto avrebbero avuto diritto di sapere.”
TRIBUNALE
DI FIRENZE
SEZIONE
MONOCRATICA
DOTT.
ALESSANDRO NENCINI Giudice
Procedimento
penale n. 535/04 R.G.
Udienza del
10 aprile 2008
Requisitoria del Pubblico Ministero
dott. Gianni Tei
[Stralcio n. 25]
“È DA DIRE COME
GENERALMENTE I COMUNI ABBIANO IN PARTE SUBÌTO L’OPERA, IN PARTE L’ABBIANO
APPROVATA PER SENSO DI RESPONSABILITÀ [...]. UN PO’ SONO STATI MESSI NEL MEZZO”.
10) TUTTI
SAPEVANO TUTTO. OVVERO IL RUOLO DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI.
LE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE
Quindi tutti sapevano tutto cosa? Per i cittadini non
vale. Per le associazioni ambientaliste, men che meno. Abbiamo già detto: ruolo
di cassandre, preveggenti. Dicono ciò che accadrà ma nessuno le crede. Fanno i
loro ricorsi anche fino alla Corte di Giustizia Europea, li perdono. Tutti
quindi sapevano. E anche se lo sapevano? Non vale neanche per le associazioni
ambientaliste.
Arriviamo quindi alle amministrazioni pubbliche. Qui
è diverso, anche perché hanno un ruolo di controllo. Però bisogna fare dei
distinguo, perché non tutte le pubbliche
amministrazioni partecipano all’iter formativo in condizione paritetica.
Si parte
dalla conferenza di servizi. [...] Ognuno ha la sua competenza, Ministro
dell’Ambiente per il VIA, il Ministero dei Beni Culturali per le zone
assoggettate a tutela, il Ministro della Difesa non lo so, però c’è anche il
Ministro della Difesa, la Giunta Regionale a fini urbanistici, la Provincia di
Firenze per il vincolo idrogeologico, la Comunità Montana per il taglio dei boschi.
I Comuni per i pareri sul progetto a fini urbanistici. Quindi non è che si
arrivi proprio tutti con le stesse carte in mano. E infatti l’intervento di
ispezione delle varie pubbliche amministrazioni è diverso.
Allora andiamo a vedere cosa può voler dire qui
“tutti sapevano tutto”.
COMUNITÀ MONTANA
Prendiamo la Comunità Montana: il presidente della Comunità Montana è in conferenza di servizi per il
taglio dei boschi. Insomma due di denari quando briscola è bastoni. In pratica poteri di scarsissima rilevanza.
Basta leggere la
testimonianza del Presidente delle Comunità del Mugello che a domanda della
difesa ribadisce la ragione della sua presenza in Conferenza dei servizi.
Teste Notaro Giuseppe - Per quanto di competenza, le ripeto, cioè io per gli
espianti degli oliveti. .... Cioè, io non potevo farmi carico se a Casa d’Erci
sarebbe successo o meno, questo dovevano essere altri a valutarlo, io siccome,
appunto, rappresentavo un’istituzione per le mie competenze ho espresso il mio
parere per la mia competenza.
Più chiaro di così. Lui
aveva potere solo sugli oliveti. Ma non si fida. E infatti la Comunità Montana
istituisce l’OAL che di fatto si è dimostrato uno dei pochi punti di
riferimento validi per i cittadini e che si è fatto carico in modo volontaristico
di oneri che certo non sarebbero dovuti gravare necessariamente proprio sulla
Comunità Montana.
Pubblico
Ministero - Ecco,
mi scusi, che bisogno c’era dell’OAL se esisteva già un Osservatorio Ambientale
nazionale?
Teste
Notaro Giuseppe - L’Osservatorio Ambientale Locale
nasce proprio dalla esigenza che anche in sede di Conferenza dei Servizi noi
avevamo avvertito di svolgere quell’azione di tutela, e quindi anche una
visione autonoma propria degli enti locali, rispetto alle problematiche chiaramente
molto difficili e molto complesse che avremmo dovuto affrontare, stante anche
la difficoltà degli enti locali ad avere dei supporti tecnici adeguati
all’interno delle stesse amministrazioni; per cui c’è stato un lavoro molto stretto
naturalmente tra i funzionari delle amministrazioni locali ma che ha trovato un
punto anche di riferimento più ampio e tecnicamente molto più qualificato
nell’Osservatorio Ambientale Locale che era composto da tutti esperti
qualificati, era un organo tecnico a servizio appunto degli enti locali.
Pubblico Ministero - Senta, per la sua presenza
proprio in Conferenza dei servizi e per la sua esperienza successiva, c’è una
corrispondenza tra i disagi attesi e quelli concretamente subiti sul territorio
dalle vostre amministrazioni?
Teste Notaro Giuseppe - No, credo di no, nel senso che era chiaro che
avremmo avuto tantissime difficoltà, io credo che quando noi abbiamo firmato in
sede di Conferenza dei servizi abbiamo fatto un atto di responsabilità partendo
però anche da un atto di fiducia in chi avendo competenze molto più di noi…
sinceramente il Comune ce le aveva per delle autorizzazioni di tipo
amministrativo, urbanistico eccetera, la Comunità Montana se n’è parlato prima,
però, fortemente perplessi e anche in difficoltà rispetto a quelle che potevano
essere problemi legati appunto alla tutela del territorio, noi abbiamo pensato
che fosse necessario in qualche modo non opporsi a un’opera che aveva una
dimensione e caratteristiche così importanti di carattere nazionale ed europeo
però nello stesso tempo svolgere un’azione di presidio, di tutela del
territorio; in questo senso il discorso dell’OAL. C’è una differenza tra quello che noi percepivamo allora e quello che
è successo dopo perché, dicevo prima, io non ho avuto modo di leggere
naturalmente tutti gli atti in tre giorni, quindi in questo senso non ho avuto
modo di avere la piena consapevolezza delle tante pagine… mi ricordo che in
sede di Conferenza dei servizi all’Hotel Jolly se non sbaglio, c’erano almeno
tre quattro stanze piene di incartamenti, di progetti, di cartografie, quindi non credo che nessuno di noi abbia avuto
possibilità di leggere, di guardare, di studiarsi queste cose, però è chiaro
che l’elemento che in qualche modo era rassicuramene per certi aspetti che
quegli interventi e quei problemi di carattere idrogeologico a erano comunque
tutti interventi in qualche modo
reversibili, mitigabili in condizione in qualche modo di trovare una risposta;
faccio una battuta perché, voglio dire, è stato anche uno dei progettisti, ora
è ministro, il ministro Lunardi mi pare più volte anche su quest’opera
ha sempre detto che tecnicamente tutto
è risolvibile, ecco, mi pare che la realtà è stata tutt’altra, che
non era possibile tecnicamente risolvere i problemi che purtroppo poi si sono
manifestati, per cui i danni che secondo me oggi ci sono e sono anche danni
irreversibili.
Questo è quello che sapeva un organo quale la Comunità Montana.
Sapeva che c’era la volontà politica a livello governativo e regionale
di realizzare un‘opera pubblica di rilevanza nazionale che, o con il parere
favorevole o con il parere contrario della Comunità Montana sul taglio degli
alberi, si sarebbe fatta comunque.
E sapeva quello che veniva detto da chi avrebbe dovuto avere le
competenze in materia, tipo l’ing. Lunardi, che gli interventi sul territorio
erano comunque tutti interventi in qualche modo reversibili, mitigabili, che
hanno sempre detto che tecnicamente tutto era risolvibile.
Parole testuali di Notaro
stranamente non citate dal prof. Celico nel suo commento a questa testimonianza
a pg. 434 della sua CT.
E si capisce allora perché
la Comunità Montana si costituisca parte civile.
Avvocato Difesa - Nella prospettiva non mi è
chiarissima la sua valutazione di questo punto: lei ha detto ‘le cose poi sono
andate diversamente’, ma da punto di vista delle sue competenze, del governo
del territorio e nell’ambito del territorio per quelle che sono le prerogative
dell’ente da lei rappresentato, che cosa è accaduto di diverso, cioè che lei
non poteva mettere in conto nel momento in cui ha dato, sia pure
soggettivamente con quella carenza di conoscenza ma con l’elaborazione
dell’ente alle spalle e con quei riferimenti di studio e di approfondimento da
parte degli enti che hanno quelle competenze superiori che abbiamo appena
individuato, ecco, che cosa c’è stato di diverso per quanto riguarda il
territorio e le sue prerogative in quel territorio? perché so che c’è stato un
cittadino che non ha più avuto l’acqua nel suo pozzo, so che vi è stata una
sorgente che si è seccata, questo mi è noto.
Teste Notaro Giuseppe - Per quanto riguarda le competenze più strettamente
amministrative molte delle osservazioni in qualche modo ho cercato di chiarirle
con le domande di parte civile, nel senso che siccome molti di questi
interventi poi attenevano al demanio forestale anch’io ho avuto modo di
constatare una serie di carenze, di interventi, di sopravvenienze, eccetera,
eccetera.
Avvocato Difesa - Ci vuole dire quali?
Teste Notaro Giuseppe - Casa
d’Erci e demanio, Frassineta e demanio, Osteto e demanio, Moscheta e demanio.
Avvocato Difesa - Sì, e dunque?
Teste Notaro Giuseppe - Son tutte
interferenze idrogeologiche che le ho citato, sono tutti casi specifici.
Avvocato Difesa - Che incidono, sotto il
profilo del danno, lei dice, nelle prerogative della Comunità Montana, questo
quindi è il suo pensiero.
Teste Notaro Giuseppe - È territorio della Comunità Montana, cioè gestito
dalla Comunità Montana, territorio regionale gestito dalla Comunità Montana.
Risposta e posizioni che
più lineari non si può.
Ed in sintesi si può dire
che la Comunità Montana sia per l’OAL sia per il progetto TRIMM è stata una
delle poche istituzioni efficaci di controllo del territorio.
Giusto per la cronaca, la nuova Legge obiettivo per
le opere pubbliche esclude che alle nuove Conferenze dei servizi partecipino
soggetti come la Comunità Montana.
COMUNI
Comuni: simile anche se con dei distinguo. Cioè, a macchia
di leopardo, la posizione dei Comuni.
Nei Comuni ci si trova un po’ di tutto.
Si va da Dugheri, sindaco di San Piero, che va in Conferenza dei servizi, io non lo so,
con l’attenzione che si va a comprare un litro di latte, forse a un litro di
latte stai un po’ più attento perché guardi la scadenza.
Dugheri non si ricorda più o meno nulla, non si
ricorda neanche un nome dei presenti alla Conferenza dei servizi.
Ora non so
quante volte possa capitare al sindaco di S. Piero di partecipare a conferenze
di servizi con una schiera di ministri che approvano un’opera epocale che passa
proprio da S. Piero. Fatto sta, non si ricorda nulla di serio. Nemmeno il nome
di un partecipante fosse solo perché simpatico o antipatico. Non si ricorda
nulla e nulla sa nemmeno di quello che succede dopo.
Ed infatti lascia la patata
bollente alla Ballini, il Sindaco che lo seguirà.
Poi passiamo a Rubellini.
Da funzionario regionale che si è occupato del
problema Alta Velocità per la prima volta nel 1995, perché lavorava presso il
Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Toscana, incaricato del parere
da portare in Conferenza dei servizi, poi se n’è occupato per due mandati
successivi nelle giunte comunali del Comune di Sesto Fiorentino come assessore,
prima all’Ambiente e Lavori Pubblici e poi, nel secondo mandato,
all’Urbanistica e Ambiente.
E non è proprio lo stesso
Rubellini.
Il primo, funzionario regionale, concorre a redigere
un parere puntuale, dettagliato, con rilievi motivati e richieste specifiche di
adeguamento del progetti.
Il secondo, politico-assessore, entra nell’andazzo
generale e diventa vago e generico.
Richiesto di dire quali
provvedimenti avesse adottato il Comune nei confronti dei cittadini per gli
impatti idrogeologici nel territorio di Sesto si limita a dire di aver indetto
un’assemblea per dire “occhio, forse Fontemezzina può essere impattata”. Tutto
qui. Richiesto puntualmente di dire quali provvedimenti di rilievo giuridico
avesse adottato il Comune, tipo ordinanze, dopo alcune titubanze, risponde:
Teste Rubellini Pietro - ... Non so, ora mi ricordo furono fatte delle
ordinanze di traffico per la gestione del traffico, delle ordinanze…
Un po’ poco. Un po’ poco,
ma non caso isolato e comportamento spiegabile secondo le scienze
giuridico-economiche e proprio secondo quella “teoria della cattura” di cui
abbiamo anticipato l’enunciazione ma che tratteremo quando parleremo della
Regione e del Ministero.
Qui parlando delle
Amministrazioni comunali è interessante però vedere come alcuni
soggetti, nel loro piccolo, mutino completamente atteggiamento dal momento in
cui da terzi esterni diventano, seppur con ruoli marginali, “cogestori” della
realizzazione dell’opera.
Rassegniamo al ricordo di
questo processo tale Marta Billo.
Marta Billo è un consigliere
di opposizione nel Consiglio Comunale di Sesto Fiorentino e presenta un esposto
in Procura contro l’Alta velocità, e presenta una interrogazione in Consiglio
comunale proprio all’Assessore Rubellini per l’impatto di Fonte Mezzina. È per
questo infatti che viene citata come testimone in questo dibattimento. E cosa
si scopre nel corso dell’audizione della Billo? Si scopre che la stessa Billo è
poi diventata a sua volta Assessore nel Comune di Sesto. Assessore all’Ambiente
e Lavoro. E come Assessore fa qualcosa? Sarebbe lecito aspettarsi di sì, visto
come si era agitata. E invece, no. Come diventa assessore non fa nulla. Non si
interessa nemmeno più.
Pubblico
Ministero - Quindi lei di Fonte
Mezzina non si è interessata.
Teste Billo
Marta - No, ci è stato detto che...
Credo di aver fatto delle interrogazioni all'allora assessore Rubellini, che ha
risposto, sì, che Fonte Mezzina è stata intercettata. E quindi
l'acqua non c'è più.
Pubblico
Ministero - Bene. Quindi è esatto dire che quando era all'opposizione
faceva esposti e interrogazioni, ora che è assessore non sa niente, non se ne interessa più.
Teste Billo Marta - È
un po' cattivo, secondo me.
Pubblico Ministero - No, è
una domanda.
Teste Billo
Marta - No, è che i lavori sono
praticamente finiti. Cioè, quello che era da fare è fatto. Cioè che a questo
punto che cosa... boh, non saprei cosa
fare. A questo punto, per ritrovare...
Pubblico Ministero - Bene, grazie. Nessun'altra domanda.
In generale però è da dire come generalmente i Comuni
abbiano in parte subìto l’opera, perché è chiaro che come
fai tu a contrastare un’opera nazionale? Lo puoi fare fino ad un certo punto.
(...) Annigoni addirittura parla di commissariamento, dice: “C’era una posizione bloccata del comune
di Firenze, essendo sotto elezioni c’era una posizione decisamente a favore da
parte del presidente della Regione Vannino Chiti e del ministro Berlinguer.
Ricorderò che Vannino Chiti addirittura minacciò di commissariare i comuni del
Mugello che non avessero sottoscritto la conferenza dei servizi”.
Un po’ sono stati messi nel mezzo
perché a loro è stata prospettata una realtà diversa da quella che si è poi
realizzata, e alla fine - alla resa dei conti - hanno capito che tanto o con loro
o senza di loro si faceva, e quindi hanno contrattato le opere compensative, valutando
come “il meno peggio” il richiedere ed ottenere opere compensative a servizio
del territorio del loro Comune.
In ogni caso tutti dicono che hanno
fatto riferimento alla Regione e vediamo: sono stati un po’ “truffati”. La
parola “un po’ truffati” sembra grezza: se la diciamo in termini tecnici si
chiama “asimmetria informativa”. È un altro dei concetti studiatissimi,
non c’è nulla di nuovo.
Il concetto viene usato e studiato
in economia,
per spiegare i differenti comportamenti
dei soggetti nello stesso processo economico.
Tecnicamente l'asimmetria
informativa è la condizione in cui un'informazione
rilevante non è condivisa
integralmente fra gli individui facenti parte del processo economico, dunque una parte degli agenti interessati ha
maggiori informazioni rispetto al resto dei partecipanti e può trarre un
vantaggio da questa configurazione.
Ciò ovviamente presuppone interesse diversi tra le
parti perché, se tutte le parti della contrattazione economica avessero
obiettivi e interessi comuni, ogni parte fornirebbe alle altre ogni
informazione significativa, elidendo pertanto il concetto stesso di asimmetria
informativa in quanto tutti verrebbero a disporre, allo stesso momento, delle
stesse informazioni, ovvero ci sarebbe un patrimonio comune di conoscenze.
La presenza di asimmetrie informative si spiega dunque solo quando le parti hanno interessi diversi e non solo non
collimanti, ma addirittura divergenti e contrapposti.
Per esemplificare, solo il
concetto della asimmetrie informative spiega il perché in mercati
concorrenziali possano sopravvivere più soggetti economici con offerte diverse.
Se tutti i consumatori disponessero di tutte le informazioni per valutare
l’offerta migliore tra quelle proposte dai vari operatori economici di un
settore, si avrebbe l’automatica espulsione dal mercato di chi propone le
offerte inferiori, salvo per questi ultimi, adeguarsi alla migliore.
In altre parole se ciascuno
di noi disponesse di tutte le informazioni utili per assicurare la propria
autovettura, non ci sarebbero così tante compagnie assicurative con così tante
offerte diverse.
Le asimmetrie informative
spiegano ad esempio anche perché risparmiatori preferiscono ricorrere ai
servizi di investimento offerti dalle banche benché siano costosi. Rispetto ai
risparmiatori, le banche possiedono (o si ritiene che possiedano) informazioni
migliori su un maggior numero di possibili investimenti. La minore conoscenza
da parte del risparmiatore lo induce quindi a ricorrere a un operatore
specializzato nella raccolta e nell'elaborazione delle informazioni circa i
possibili modi di investire il denaro.
Il risultato
delle asimmetrie informative è di garantire un vantaggio informativo a chi
dispone di più conoscenze [...]. Come detto, se le parti avessero
interessi comuni, tutte le informazioni rilevanti verrebbero immediatamente
scambiate e ogni asimmetria informativa cesserebbe di esistere con parità delle
posizioni contrattuali.
Quando una delle parti
contrattuali possiede maggiori o migliori informazioni sulla disponibilità a pagare
dell'avversario, questa asimmetria si riflette sulla capacità di influenzare a
proprio favore il “prezzo”. Potere informativo è quindi sinonimo di potere
contrattuale ed economico.
Venendo al nostro caso, e visto cos’è accaduto,
appare evidente come alle amministrazioni comunali, TAV, CAVET, Ministero e
Regione non abbiano fornito tutte le informazioni circa a cosa sarebbero andati
incontro i territori comunali attraversati dall’alta velocità con riferimento
al problema idrogeologico.
All’esito pertanto i Comuni hanno
finito col “pagare” un “prezzo” maggiore di quello che si aspettavano o di
quello che sarebbero stati disposti a “pagare”, e ciò proprio a causa di un
“svantaggio informativo”, visto che gli altri soggetti della “contrattazione”
(TAV, CAVET, Ministero e Regione) hanno deciso
di sfruttare a loro vantaggio le asimmetrie informative per “chiudere”
la conferenza dei servizi al minor “costo” possibile.
Ecco perché,
dunque, i Comuni sono stati “un po’ truffati”. Non è stato detto loro tutto quanto
avrebbero avuto diritto di sapere [...]. Non è tanto vero che “tutti sapevano tutto”. Gli Enti locali sapevano
cosa gli raccontavano, ovvero che i danni sarebbero stati pochi e temporanei in
quanto mitigabili e ripristinabili.
Ed in ogni caso che senso
ha dire “tutti sapevano tutto”, se poi la mia competenza è solo quella sul
taglio degli alberi o se mi si fa chiaramente capire che, o con il parere
favorevole o contrario del Comune di cui sono sindaco, l’opera si fa lo stesso?
In ogni caso hanno gli enti locali hanno fatto conto
e riferimento sul ruolo di controllo e di garanzia che doveva essere proprio
della Regione e del Ministero dell’Ambiente.
Lo dice Notaro.
Teste Notaro Giuseppe - ... e giustamente altri forse hanno anche un peso
maggiore, nel senso che altri, come la Regione Toscana, non c’è dubbio che per
quanto mi riguarda ha avuto un’influenza importante perché se la Regione
Toscana mi dice che in qualche modo è importante, non soltanto realizzare
quest’opera, ma abbiamo trovato il modo per gestire in maniera adeguata questa
situazione, io credo che ho un elemento di rassicurazione che mi aiuta anche a
decidere.
Ancora nel 2000 ci fa
sempre affidamento la Ballini, quando richiede alla Regione un ruolo più
attivo, più politico in sede di osservatorio ambientale.
E mal glien’è incolto perché, purtroppo, bisogna dire
che queste aspettative sono state di fatto tradite.