Associazione di volontariato Idra

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COMUNICATO STAMPA       Firenze, 2.1.’09

 

Questa carrellata di citazioni dalle requisitorie al processo l’abbiamo iniziata il 5 settembre scorso, prevedendo la sentenza entro il 2008.

Ma i tempi del procedimento si sono leggermente allungati.

Del resto, le esperienze riportate dai PM, gli approfondimenti condotti, le analisi svolte, le conclusioni tratte, ci sembrano di tale rilievo per l’intera  nazione da meritare ogni possibile supplemento di attenzione, tenuto conto anche della straordinaria latitanza della maggior parte dei grandi mezzi di informazione al riguardo.

Abbiamo pensato quindi di continuare a proporvi nuovi stralci almeno fino ad esaurire, nelle prossime settimane, i contenuti a nostro avviso più significativi della prima requisitoria.

In attesa, giustappunto, della sentenza.

Buona lettura.

 

 

GUAI TAV IN PILLOLE

stralci della requisitoria

che i Pubblici Ministeri Gianni Tei e Giulio Monferini

hanno pronunciato al processo in corso presso il Tribunale di Firenze

a carico dei costruttori della TAV fra Firenze e Bologna

 

 

Diciottesima puntata:

“Un giorno qualunque, in galleria si va a 20 all’ora e con i tergicristalli

 

 

TRIBUNALE DI FIRENZE

SEZIONE MONOCRATICA

 

DOTT. ALESSANDRO NENCINI        Giudice

 

Procedimento penale n. 535/04 R.G.

 

Udienza del 10 aprile 2008

 

 

Requisitoria del Pubblico Ministero dott. Gianni Tei

[Stralcio n. 18]

 

 

“IN CONFERENZA DEI SERVIZI NEL LUGLIO DEL 1995 A ME È SEMBRATO CHE IL COMPORTAMENTO DELLA REGIONE FOSSE PIÙ TESO A SBLOCCARE E A INIZIARE I LAVORI PIÙ CHE A VERIFICARE E A CHIEDERE CHE COSA LA REALIZZAZIONE DI QUESTA OPERA AVREBBE COMPORTATO IN RIFERIMENTO ALL'IMPATTO AMBIENTALE E SOCIALE CHE QUESTA OPERA AVREBBE PORTATO NEL TERRITORIO RISPETTO ALLA QUALITÀ DEL PROGETTO CHE LÌ ANDAVAMO AD APPROVARE”.

 

 

4) ERA TUTTO PREVISTO E ....

 

 

La difesa CAVET sostiene che tutto era previsto. Poi dice anche di no, che qualcosa era imprevedibile. Ma ora non stiamo a sottilizzare ed a fare i difficili di come si possano conciliare le due cose.

Diamo tutto per buono e restiamo all’“era tutto previsto”.

Su questo punto rimandiamo al CT CAVET, Celico, pg. 89 e ss. della CT ed alle favolose relazioni ISMES e Broili, compendio del visto e previsto da CAVET.

Alla tabella 3 del suo elaborato Broili indica 30 punti acqua passibili di impatto e ne azzecca 5.

Non ci pare un gran risultato sia per il numero degli impatti previsti che per il grado di precisione nell’indovinarli. Però non è un risultato disprezzabile per Broili. 5 previsioni realizzate su 30 non sono poche se è vero che il metodo usato da Broili era così accurato tanto da permettergli di dire che – testuale pag. 15 della relazione (pg. 6 allegati Celico) - “dal km. 52 al km. 73 mancano purtroppo informazioni riguardanti pozzi e sorgenti utilizzati a scopo idropotabile nell’ambito di interesse della presente ricerca, per l’indisponibilità manifestata dagli uffici ed enti locali preposti a fornire indicazioni e dati utili. A questo proposito gli enti pubblici interpellati sono stati i seguenti:

- Comunità montana Zona E via Togliatti, Borgo S. Lorenzo, nella persona del sig. T.;

- Ufficio tecnico del Comune di Borgo S. Lorenzo, nella persona dell’arch. V.;

- Ufficio tecnico  del Comune di Vaglia, nella persona del sig. R. B.”.

Testuale. Quindi Broili, ineffabilmente, afferma e scrive che per 21 chilometri del tracciato non sapeva nulla!!

Ma come, il geologo CAVET preposto ad una delle opere pubbliche di maggior interesse nazionale ha l’impudenza di scrivere candidamente che non ha i dati per 21 chilometri di tracciato e dà la colpa di ciò ai sig.ri T., V. e R. B. perché non gli hanno fornito le informazioni richieste?

Ma stiamo scherzando?

E CAVET permette che queste affermazioni possano essere messe nero su bianco nella “relazione idrogeologica“ prodotta a corredo del progetto esecutivo presentato da Ente Ferrovie dello Stato, TAV Spa, Italferr SIS TAV Spa, FIAT, Spa e Consorzio CAVET e depositato in conferenza dei servizi?

Ci saremmo aspettati che CAVET dovesse licenziare in tronco e citasse per danni uno che scrive cose simili. Invece no. CAVET ancora oggi difende Broili ed addirittura lo indica come perno centrale delle argomentazioni di difesa dicendo che l’elaborato Broli tutto prevedeva e tutto ha previsto. 

E il prof. Celico appoggia Broili e gli dà anche ragione a pg. 95 della sua CT dicendo che è mancata la collaborazione degli Enti locali e che Broili è uno che, “in tempi non sospetti, fa correttamente nomi e cognomi”, dal che si deve ritenere che Celico intenda indicare Broili come fulgido esempio di professionista che non ha paura di mettersi contro nessuno nell’adempiere al suo incarico.

Inoltre il prof. Celico coglie un’altra occasione per dare una bella lezione alla Procura scoprendo, lui, i tre veri colpevoli della gran parte dei danni alle falde acquifere del Mugello che, a questo punto, sarebbero pertanto i sig.ri T., V. e R. B. che non hanno fornito i dati a Broili.

Ma abbiamo già visto come questa non sia l’unica volta che il prof. Celico si inventa PM per arrivare financo ad avanzare vere e proprie precise notizie di reato e clamorosi capi d’accusa. Vi ricordiamo che, fosse stato per Celico, sarebbero imputati tutti gli abitanti della frazione di Luco perché le loro fogne scaricavano a cielo aperto dopo che CAVET aveva seccato il torrente Bosso.

 

Ma andiamo avanti.

Broili non fa tutto da solo. Trova valido conforto nella stessa relazione ISMES, anch’essa presentata come allegato al progetto esecutivo e depositata in conferenza dei servizi.

A pg. 54 della relazione ISMES (n. 27 degli allegati alla CT Celico) si parla delle gallerie, di tutte le gallerie in generale e quella di Firenzuola in particolare. E che si dice?  Testuale: “Da questo risultato si deduce quindi che le gallerie hanno portate di gran lunga inferiori alle disponibilità naturali, quindi il drenaggio da esse operate sugli acquiferi non provocherà un apprezzabile depauperamento degli acquiferi medesimi”.

E conclude:

“Come si vede dall’ultima colonna della tabella:       

- per le gallerie la portata è sempre inferiore a 0.02 l/s paragonabile ad uno stillicidio;

- per le finestre la portata è ancora più bassa, di circa un ordine di grandezza mediamente”.

Sono le famose ... ultime parole.

Lo “stillicidio” lo si vada a raccontare a Italstrade che prima ha avuto la venuta d’acqua del 25 aprile 1999 a Marzano e poi a giugno del ’99 le si è allagata l’intera galleria di Osteto, nel senso che si è completamente riempito d’acqua il cavo della galleria.

Chi vuole una visione più scenografica dello stillicidio si vada a leggere la testimonianza di L. O..

Avvocato Parte Civile - Senta, m'interessava un momento quella cosa che lei ha detto prima, che aveva visitato la galleria.

Teste L. O. - Sì.

Avvocato Parte Civile - Nella galleria di Vaglia, per caso?

Teste L. O. - Sì.

Avvocato Parte Civile - In che periodo ha detto?

Teste L. O. - Senta, ora non mi ricordo. Credo che fosse... febbraio dell'anno scorso.

Avvocato Parte Civile - Ecco, e che cosa ha visto quando è andato...

Teste L. O. - Be', c'era molta acqua. Quello che mi ha colpito era tutta quest'acqua che cadeva a dirotto. Eravamo in una jeep, c'erano i tergicristalli al massimo e si andava a 20 all'ora. E quello mi ha colpito molto.

Un giorno qualunque, in galleria si va a 20 all’ora e con i tergicristalli.

 

Ma torniamo al “tutto previsto”.

Se era tutto previsto, perché non abbiamo mai trovato uno che fosse uno che dal ’99, seppur richiesto, ci abbia fornito un elenco preciso e chiaro, con data precedente all’inizio degli scavi, di cosa sarebbe stato impattato? Perché ancora oggi, a opera fatta, siamo a discutere su cosa sia stato impattato e cosa no?

Comunque sulle previsioni ricordiamo Trezzini presidente dell’O.A.N. per il Ministero dell’Ambiente.

Abbiamo già detto che Trezzini nel 1998 arriva a dire a CAVET, in una riunione pubblica a Firenzuola per Castelvecchio, le seguenti testuali parole: “Penso che abbiate trascurato qualcosa in questo periodo. Su questo tema occorre intendersi bene. Andavano fatte quattro cose e non sono state fatte: 1) andava previsto l'accaduto, e la previsione è risultata errata, 2) poteva essere fatto il monitoraggio, 3) poteva essere fatto il rivestimento alla galleria, senza fare come se nulla fosse avvenuto. 4) potevano esser fatti prima gli interventi alternativi”.

E visto che parliamo delle previsioni, parliamo un po’ della famosa fascia di interferenza dell’opera ed il “modello Federico”.

CAVET nega di aver mai limitato le sue previsioni ed i suoi monitoraggi ad una predeterminata fascia, vuoi fosse di cento metri per parte, vuoi fosse un chilometro per parte, e nega di aver usato modelli matematici tipo il “modello Federico” prima della variante di Castello e solo in via di verifica per la galleria di Vaglia.

Allora non si spiegano le testimonianze e gli scritti di molti soggetti qualificati.

Ad esempio Biancalani, funzionario ARPAT.

Nel settembre '99, Biancalani, a proposito dei problemi insorti nell'ambito delle acque sotterranee scrive: "Nel modello utilizzato per definire la fascia d'influenza delle gallerie si sono assunte in partenza condizioni di omogeneità ed isotropia del mezzo assolutamente lontane dalla realtà, comportando errori di valutazione dell'effettiva estensione della fascia d'influenza dell'escavazione.”

Nello stesso senso Trezzini:

Teste Trezzini Fabio - Premesso che io anche nella fase preliminare non mi occupai degli aspetti geologici e idrogeologici perché nella commissione c’era uno specialista che si occupava di questo, a quanto ricordo il progetto prevedeva una fascia di influenza delle interferenze e cioè ipotizzava che una fascia di cui adesso non ricordo l’ampiezza a cavallo dell’asse della galleria delimitasse appunto la zona di possibile interferenza idrogeologica; quindi le sorgenti, i pozzi, i punti d’acqua entro quella fascia avrebbero nelle previsioni del progetto subito delle interferenze, quindi degli abbassamenti o anche degli abbassamenti tali da eliminarli. [...].

Teste Trezzini Fabio - Questo non me lo ricordo, all’interno di questa fascia non mi ricordo se c’erano delle indicazioni su alcune sì e altre no, mi ricordo il concetto della fascia, non mi ricordo se all’interno della fascia c’erano delle sorgenti di cui veniva esclusa…

Idem Rubellini (1), per cui TAV o chi per essa e quindi CAVET “usava un modello geometrico che normalmente si usa per area a permeabilità primaria”. Roba adatta alla Pianura padana, insomma, e non per i massicci montuosi del Mugello.

Pubblico Ministero - Torniamo alla domanda di prima. Si ricorda se l’approfondimento o lo studio delle varie interferenze era basato su un modello matematico?

Teste Rubellini Pietro - Per quello che riguarda la idrogeologia no, per quello che riguarda le altre componenti d’impatto non glielo so dire perché non l’ho guardata io quella parte.

Pubblico Ministero - Cioè non era basato su modello matematico?

Teste Rubellini Pietro - Era basato su una serie di considerazioni - all’epoca eh - di tipo idrogeologico rispetto alle caratteristiche del sistema di fatturazione… della formazione di Monte Morello, comunque anche delle altre formazioni che è un modello classico concettuale che si utilizza quando si fanno gli studi di prima approssimazione rispetto a questo tipo di interferenza. Comunque devo dire una cosa, perché poi mi sono occupato anche successivamente di questo tipo di problemi per il lavoro che continuo a fare, cioè di geologo: all’epoca non esistevano molti modelli di tipo matematico per descrivere la circolazione dentro acquiferi porosi per permeabilità secondaria.

Pubblico Ministero - Organizziamoci perché non ci siamo proprio. Lei l’ho sentita io personalmente l’8 agosto 2002, le contesto, vediamo se se lo ricorda: “TAV o chi per essa usava un modello geometrico che normalmente si usa per area a permeabilità primaria”.

Teste Rubellini Pietro - Sì, esatto, è quello che ho detto, cioè all’epoca non esistevano dei modelli - e anche ora sono abbastanza embrionali - non esistevano dei modelli matematici per descrivere la circolazione idrica dentro acquiferi permeabili per porosità secondaria, quindi si utilizzavano, e a volte si utilizzano anche adesso, i modelli che si utilizzano per gli acquiferi a permeabilità primaria; è una approssimazione.

Pubblico Ministero - Allora, intanto se vuol spiegare velocemente tra permeabilità primaria e secondaria, un esempio.

Teste Rubellini Pietro - Una sabbia è come una spugna, l’acqua…

Pubblico Ministero - Pianura Padana può andare bene?

Teste Rubellini Pietro - La Pianura Padana è perfetta.

Pubblico Ministero - Grazie. Allora, mentre di permeabilità secondaria?

Teste Rubellini Pietro - Una roccia con delle fratture l’acqua cammina dentro queste fratture.

Pubblico Ministero - Il Mugello?

Teste Rubellini Pietro - Non tutto il Mugello, i massicci montuosi del Mugello.

Quindi quando si parla di permeabilità primaria, Pianura Padana. Siamo nel Mugello. E allora, c’era o non c’era questa astratta fascia previsionale? C’era sì. Perché se non c’è, c’è un complotto, cioè tutti parlano di questa fascia che poi sparisce. [...] A parte, è cronaca di oggi che anche per l’attraversamento di Firenze è ritornata una fascia di 100 metri per gli immobili che possono essere lesionati o meno per il sottoattraversamento...

La fascia infatti la cita anche C. per le verifiche statiche. Lui domanda perché non gli hanno fatto la verifica e i dipendenti CAVET gli rispondono di non averglielo fatta perché casa sua era a 105 metri dal tracciato mentre loro avevano mandato di farlo solo entro 100 metri.

Una cosa simile succede al sig. M.. Il geologo Agnelli va vedere una sorgente in loc. Torricella, il sig. M. gli chiede di vedere anche l’altra che si è seccata e quello gli dice ‘Guardi, io non ci vengo nemmeno, perché non è il mio compito. Le do l'indirizzo della CAVET di Pianoro, dove..., all'attenzione dell'ingegner Piscitelli al quale lei deve fare le sue rimostranze'.

Peggio per il sig. S..

Teste M. S. - In un primo tempo venne un certo ingegnere... Ottaviani. Venne su, mi disse: 'S., state... stai calmo, tanto dipende da noi, si sistema tutto, si mette tutto a posto, si cosa tutto'. Passato due o tre mesi io non vidi più nessuno, ritelefonai, perché mi aveva lasciato il numero di telefono. Mi rispose un altro ingegnere... E quest'altro mi disse: ”io non voglio sapere di nulla. Lei non appartiene alla nostra fascia'”, dice, ”la s'arrangi”.

Allora la fascia esiste e pare che abbia funzionato anche in maniera rigida. Se sei fuori fascia scatta la sanzione: “Ti arrangi”.

 

Se poi era tutto previsto, cosa testimoniano sin dal 2000 i Sindaci dei Comuni di Borgo S. Lorenzo, S. Piero e  Firenzuola?

Illuminanti le dichiarazioni rese dai sindaci di Borgo San Lorenzo Antonio Margheri, di Firenzuola Renzo Mascherini, e di San Piero a Sieve Alessia Ballini, in occasione dell'incontro con i Sindaci e la Comunità Montana della VI Commissione consiliare della Regione Toscana "Territorio e Ambiente", il 29 giugno 2000.

 

ANTONIO MARGHERI - Sindaco di Borgo San Lorenzo.

"[...] circa un anno fa quando dopo un bilancio e dopo anche il verificarsi di eventi che si erano manifestati, soprattutto riguardanti le risorse idriche in maniera o inaspettata o comunque in maniera più pesante di quella che era stata prevista, avvertimmo tutti la necessità di richiedere approfondimenti, studi più seri e meglio impostati rispetto a quelli che avevano accompagnato il progetto esecutivo dell'opera.

[...] ormai è dato per acquisito che il modello idrogeologico che era stato redatto e che accompagnava il progetto esecutivo dell'opera si è dimostrato, soprattutto per alcuni tratti, in maniera particolare i tratti di galleria che attraversano l'Appennino, inadeguato.

[...] Nella fattispecie noi abbiamo parlato anche di comportamento irresponsabile da parte di CAVET in quanto dopo la realizzazione di un tratto di galleria che non aveva avuto intercettazione di acquiferi, i lavori sono continuati per due o tre giorni prima che ci fosse la sospensione nonostante che l'intercettazione sia avvenuta 13-14 metri prima del punto stabilito come inizio del rischio.

Il passaggio della tratta nell'Appennino è cosa molto complicata e molto delicata in quanto si incontrano strati di roccia fratturati e attraverso le fratture della roccia la galleria drena le risorse idriche. Questa situazione era stata parzialmente prevista ma si sta manifestando in modi e in quantità che non erano stati previsti in quanto il modello idrogeologico adottato faceva riferimento ad uno strato molto più compatto dell'ammasso roccioso, cosa che non c'è.

[...] Potrei leggere questi passaggi degli accordi procedimentali testualmente però ne faccio a meno, ci sono passaggi che consentono di rivedere anche il progetto qualora ce ne sia la necessità, però ancora questi approfondimenti tecnici e queste proposte non hanno raggiunto un livello tale da poter ancora oggi essere valutato attentamente.

[...] Noi vogliamo uscire da questa situazione, non siamo interessati a tenerci a vita questa servitù di cantieri che ci sono nel nostro territori però la ripresa dei lavori deve avvenire all'interno di un quadro di certezze e di valutazioni attente, di assoluta non sottovalutazione dei problemi da tutti i punti di vista della salvaguardia delle acque superficiali perché i fossi e i torrenti devono rimanere, da un punto di vista igienico sanitario perché per esempio a Luco e a Grezzano ci sono 2.000 abitanti che non hanno al momento un servizio di depurazione e, quindi, se l'acqua nei fossi manca ci sono poi anche emergenze di carattere igienico sanitario".

 

RENZO MASCHERINI - Sindaco di Firenzuola.

"In conferenza dei servizi nel luglio del 1995 a me è sembrato che il comportamento della Regione fosse più teso a sbloccare e a iniziare i lavori più che a verificare e a chiedere che cosa la realizzazione di questa opera avrebbe comportato in riferimento all'impatto ambientale e sociale che questa opera avrebbe portato nel territorio rispetto alla qualità del progetto che lì andavamo ad approvare, rispetto alla qualità degli studi di impatto ambientale che in quella sede furono portati ed approvati. E nell'esperienza che abbiamo fatto con l'inizio dei lavori dopo la conferenza dei servizi, abbiamo potuto verificare che i timori che la popolazione del Mugello, gli enti locali del Mugello avevano manifestato, erano dei timori reali. Cioè oggi possiamo sicuramente dire che questi studi erano inadeguati, che i progetti erano del tutto carenti, nel senso che l'indagine sul territorio, indagine sulla composizione del territorio che si sarebbe dovuto attraversare con queste gallerie, era una indagine inadeguata, il modello che si era assunto di composizione della roccia era un modello del tutto astratto pensando che la roccia dell'Appennino avesse una composizione isotropa omogenea per cui si sarebbe, costruendo la galleria, determinato un drenaggio di acqua nell'arco di 200 metri e che quindi in conseguenza di questo si sarebbero interferite solo alcune sorgenti. Difatti in conferenza dei servizi per esempio nel Comune di Firenzuola era prevista la costruzione di un acquedotto che avrebbe dovuto sopperire al fatto che la costruzione della galleria avrebbe potuto seccare alcune sorgenti e quindi preventivamente si portava l'acqua in una zona del Comune. Poi, invece, abbiamo verificato che durante la costruzione dell'opera, la prima frazione nella tratta Firenze-Bologna è rimasta senz'acqua è quella di Castelvecchio perché si trattava di una sorgente che non era a 200 metri dalla galleria ma una sorgente che era ad un chilometro e 100 metri dalla galleria. Allora il modello che era stato assunto in conferenza dei servizi e che prevedeva che si sarebbero solo intaccate le sorgenti nell'arco di 200 metri dalla galleria non era idoneo e che la fratturazione della roccia e la composizione della roccia che è eterogenea, avrebbe potuto comportare di seccare sorgenti anche a più di un chilometro dalla galleria e quindi corse a recuperare, portare acqua con le autobotti, far costruire in via di emergenza acquedotti alternativi. Questo è avvenuto molto tempo fa. Poi è arrivato Casa d'Erci: 2.000 persone sono rimaste senz'acqua e anche lì non era previsto perché le sorgenti erano a 250 metri, non erano nemmeno ad un chilometro.

Quindi c'è una carenza di indagine, una carenza di conoscenza, una carenza dei codici di scavo; nonostante che i codici di scavo siano inadeguati, nonostante che la conoscenza e quindi la previsione di quello che può succedere si è manifestata inadeguata perché stanno succedendo continuamente queste situazioni impreviste, possiamo anche dire che c'è un mancato rispetto del codice di scavo anche se inadeguato in conferenza dei servizi, nel senso che il codice di scavo approvato in conferenza dei servizi prevedeva che si facesse l'escavazione ma che costantemente si sarebbe dovuto fare il rivestimento e la impermeabilizzazione per tutela le risorse idriche, invece quello che si è verificato è che si fanno le escavazioni delle gallerie, si fanno chilometri di galleria e poi si va dopo un anno a rivestire e invece di stare a 200 metri dal fronte si sta ad un chilometro perché così nel frattempo le sorgenti si sono drenate e quindi il battente d'acqua sopra le gallerie si è abbassato e quindi queste acque non danno più fastidio rispetto alla realizzazione dell'opera. (…) Possiamo dire che c'è non so se un comportamento irresponsabile è la parola giusta ma sicuramente un mancato rispetto dei codici di scavo su tutta la tratta. Quindi il problema di chi paga questo danno ambientale credo che si ponga anche in riferimento alla legge nazionale di tutela delle risorse idriche. Questo è un problema che penso se la Regione lo vuole affrontare, non lo può affrontare solo per Casa d'Erci ma lo dovrebbe affrontare su tutta la tratta perché cosi si è verificato su tutta la tratta. Ora per quanto riguarda il Comune di Firenzuola da indagini che loro hanno affinato in questi 5 anni, viene fuori non solo che si è seccata la sorgente di Castelvecchio, quindi è andata a secco e hanno costruito l'acquedotto alternativo, ma che tra due anni si impatteranno le sorgenti di tutta la vallata di Moscheta. Ora il Mugello, il Consiglio Comunale di Firenzuola, ha fatto una battaglia aspra per evitare di toccare quella valle dove ci sono 6.000 ettari di demanio accorpato della Regione dove la Regione ci ha investito tanti soldi, è di fatto un parco naturale dove c'è una azienda agrituristica della Regione gestita da una cooperativa, è una zona di grande pregio ambientale, un patrimonio pubblico. Avevamo cercato di evitare di costruire lì una finestra, ci è stato detto che non era possibile rispetto ai tempi, è stata iniziata la costruzione di una finestra, questa finestra era lunga un chilometro e 200 metri, a 900 metri hanno imbattuto in una puntuale venuta d'acqua di 70 litri al secondo, si è allagata la galleria e hanno abbandonato la finestra. Quindi probabilmente quella finestra non si finirà più, si dovrà costruirla partendo dalla galleria sotto, quindi la galleria principale ricostruire la finestra perché dovrà servire sempre come entrata di emergenza per la sicurezza in galleria ma sarà realizzata solo alla fine, quindi non diminuirà minimamente i tempi di costruzione della galleria, si è voluta fare lo stesso ma è stato annunciato da studi più precisi che le sorgenti di quella valle saranno seccate e quindi si sta verificando la possibilità di portare in quella valle risorse idriche da Firenzuola, quindi dovremmo costruire diversi chilometri di acquedotto per portare l'acqua eccetera. Per realizzare questa opera ci vorrà più di un anno e quindi il Consiglio Comunale di Firenzuola ha detto: non riprendete i lavori di quella finestra, costruiamo altri acquedotti, portiamo l'acqua da fuori e poi seguitiamo a costruire questa galleria in maniera che quando si arriva sotto la valle di Moscheta già la valle sia già approvvigionata da acqua portata da fuori.”

 

ALESSIA BALLINI - Sindaco di San Piero a Sieve.

"[...] una sostanziale ingovernabilità degli eventi. Perché si dice questo? Si dice questo innanzitutto perché questa opera inizia con un enorme e terribile difetto di origine che è quello a cui si è già fatto riferimento in precedenza di una sostanziale inattendibilità e inconsistenza di uno studio di impatto ambientale che in una fase precedente di realizzazione dell'opera avesse potuto permettere una valutazione non soltanto dei costi economici che l'opera si portava dietro ma anche di quelli ambientali che poi è l'unico modo moderno e corretto di trasformare i territori. Ora non siamo più nel 1995 quando si è chiusa una fase, siamo nel 2000, non si può tornare indietro ma di fatto l'assenza di questa seria valutazione di impatto ambientale costituisce qualcosa di importante.

[...] è saltata per questa opera una sana logica di consequenzialità, per cui prima si conosce, poi si valuta, poi si progetta e poi si realizza.

[...] crisi di un sistema idrogeologico di un intero territorio che attualmente non siamo nelle condizioni di sapere quali ripercussioni reali avrà nei prossimi anni.

[...] Il fatto che questo si sia verificato al Carlone nel 2000, cioè non prima, quando addirittura stavano peggio sicuramente gli abitanti del Carlone o a San Pellegrino o da altre parti, non è legato ad altre cose se non al fatto che il controllo è avvenuto in maniera casuale.

[...] senza un supporto tecnico, senza un sistema di controlli che sia puntuale, che sia certo, che sia razionale, noi non abbiamo nessuno strumento per agire, nessuno strumento anche per poter far fronte a questi problemi.

[...] Brevemente le ultime due questioni: la Regione Toscana ha, all'interno di un organismo che è stato più volte citato stamani, cioè dell'Osservatorio Ambientale Nazionale, un rappresentante, un ruolo che negli ultimi anni ha svolto l'ingegner Biagi che sembra di aver capito non abbia, avendo assunto altri impegni, la possibilità di seguire questo ruolo, questa funzione nei prossimi anni. Io solleciterei la Regione a definire al più presto possibile, se di sostituzione si deve parlare, la sostituzione perché siamo tra l'altro in una fase delicata nella quale c'è un bisogno impellente della presenza della Regione in questo organismo ed io, questa è una opinione personale, inviterei la Regione anche a valutare l'opportunità di una presenza, di una partecipazione più politica a questo organismo che non è un organismo che abbia semplicemente una funzione tecnica o che prenda decisioni semplicemente da un punto di vista tecnico e neutrale, ma di fatto credo che invece se la Regione ci partecipasse con una presenza più politica, questo potrebbe essere uno dei passi verso un maggior coinvolgimento della Regione nei problemi di cui si sta parlando stamani e che mi sembra appunto la Regione abbia imboccato questa strada".

 

Quindi, no, non era tutto previsto. E anche per la parte prevista, sicuramente questa, non era stata resa esplicita. Il che, ai nostri fini, non è uguale, è peggio. Prova la malafede.

 

 

(1)

Il dott. Pietro Rubellini, geologo, è attualmente responsabile del “Servizio attività geologiche e VIA, Controllo attuazione accordi di programma Alta Velocità e Terza corsia A1” del Comune di Firenze e presidente dell’Osservatorio Ambientale Nazionale sul Nodo AV di Firenze. Si è occupato del progetto Alta Velocità nel 1995 come funzionario del Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Toscana. Successivamente, per due mandati, è stato assessore nella giunta del Comune di Sesto Fiorentino (FI), all’Ambiente e ai Lavori Pubblici (primo mandato) e all’Urbanistica e all’Ambiente (secondo mandato).

 

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