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COMUNICATO STAMPA Firenze, 19.12.’08
GUAI TAV IN PILLOLE
stralci
della requisitoria
che i Pubblici
Ministeri Gianni Tei e Giulio Monferini
hanno pronunciato al
processo in corso presso il Tribunale di Firenze
a carico dei
costruttori della TAV fra Firenze e Bologna
Sedicesima puntata:
“Non si dovrebbe operare sempre e comunque per
il meglio,
nel massimo rispetto delle
generazioni future,
specialmente quando in gioco ci sono
beni vitali e preziosi come
l’acqua?”
TRIBUNALE
DI FIRENZE
SEZIONE
MONOCRATICA
DOTT.
ALESSANDRO NENCINI Giudice
Procedimento
penale n. 535/04 R.G.
Udienza del
10 aprile 2008
Requisitoria del Pubblico Ministero
dott. Gianni Tei
[Stralcio n. 16]
“CAVET INVOCA SPESSO LA SICCITÀ [...]. LA SICCITÀ È
SEMPLICEMENTE UNA GIUSTIFICAZIONE POSTICCIA. I DATI ATTESTANO CHE NEL
TRENTENNIO PASSATO, IL QUINQUENNIO PIÙ SICCITOSO FU QUELLO ‘89-‘93, OLTRE AL
FAMOSO 1985 [...]. E NESSUN TESTIMONE HA DETTO CHE I POZZI, LE FONTI
ED I TORRENTI DEL MUGELLO SI SIANO SECCATI IN QUEGLI ANNI. NEPPURE NEL 1985. [...]
IRONIZZANDO, SE VOLESSIMO CREDERE ALLA TESI CAVET
DELLA “SICCITÀ”, SI DOVREBBE CONCLUDERE CHE, QUANTO MENO, CAVET “PORTI MALE”
ALLE ZONE CHE SONO INTERESSATE DAI LORO INTERVENTI, VISTO CHE DOVE PASSANO
LORO, ARRIVA LA SICCITÀ: L’ACQUA SPARISCE ANCHE IN AREE COME IL MUGELLO RICCHE
DI FIUMI, SORGENTI E POZZI PERENNI. PIÙ SERIAMENTE, INVECE, È DA RAVVISARSI CHE
NEL TRIENNIO 1999-2001 C’È STATA UNA SICURA CARENZA DI AFFLUSSI METEORICI. PIÙ
IN GENERALE C’È MENO ACQUA. [...]
L’ACQUA DIVENTA UN BENE SEMPRE PIÙ SCARSO, DAVVERO
PIÙ RARO E QUINDI PIÙ PREZIOSO. [...] COSA NE DOBBIAMO DEDURRE? QUESTA MINOR DISPONIBILITÀ
D’ACQUA, È UNA PROVA A DIFESA O NON È PIUTTOSTO UN’AGGRAVANTE? NON SI DOVREBBE OPERARE SEMPRE E COMUNQUE PER
IL MEGLIO, NEL MASSIMO RISPETTO DELLE GENERAZIONI FUTURE, SPECIALMENTE QUANDO
IN GIOCO CI SONO BENI VITALI E PREZIOSI COME L’ACQUA?”.
Questa dunque l’accusa.
Eventi, condotta, elemento soggettivo, individuazione delle responsabilità personali
dei soggetti individuati come autori dei fatti.
Ma un lavoro serio impone
che si verifichino anche le prove addotte dalle difese per vedere quali falle,
quali lacune possano eventualmente aver viziato le tesi dell’accusa.
Ed abbiamo fatto questa
verifica . E, all’esito, sono risultate confermate più di un buona ragione non
solo per aver incardinato questo processo ma anche per affermare la
responsabilità penale dei soggetti sopra indicati.
È parso di capire che la difesa a seconda dei casi,
abbia inteso muoversi sulle seguenti dieci direttrici.
1) È colpa della siccità.
2) L’acqua tornerà.
3) Non siamo stati noi.
4) Era tutto previsto...
5) … comunque monitorato ...
6) … comunque mitigato …
7) ovviamente salvo l’imprevedibile, perché la geologia
non è una scienza esatta.
8) Comunque c’è l’assicurazione di Bologna.
9) Comunque gli interventi CAVET sono migliorativi della
situazione preesistente.
10) E poi, alla fin fine, che volete da noi, visto che
“tutti sapevano tutto”?
1)
LA SICCITÀ
CAVET invoca spesso la Siccità.
Lo dice CAVET a M. O. per
il calo della portata del Bosso, e lo conferma anche l’ottima Arpat nel 2000,
ma M. O. non la prende come una risposta seria ed infatti detta tesi è sconfessato
dai tabulati CONSIAG (ud. 23.2.05).
[...] Lo dice Longo a B. F. per l’essiccamento dalla sera alla mattina della
sua sorgente a Paterno.
Lo dicono l’ing. Vellani e
Marcheselli a D. F. nel luglio 2003.
Teste D. F. - Noi come Consorzio e come privati siamo stati tranquilli perché in quel
momento l’acqua c’era e questo fino ad arrivare al luglio 2003; nel luglio del
2003, quindi un anno dopo, poco più di un anno dopo, improvvisamente la fonte…
insomma, la presa sul Carzola si è completamente essiccata. Noi abbiamo un
impianto con delle autonomie, nel senso, abbiamo un 500 metri cubi di accumulo,
quindi siamo stati in grado di andare avanti poco più di una settimana perché
il momento effettivo di secca del fiume è partito verso la metà di luglio del
2003. Io, fra l’altro, in quel momento ero in vacanza addirittura anche
all’estero, mi chiamarono dei miei vicini, insomma dei miei soci, dei miei
consoci, e mi dissero ‘qui non arriva più acqua al rubinetto’. La prima cosa
che pensai di fare fu chiamare il CAVET, chiamai al numero che avevo in agenda
e parlai con l’ingegner Vellani; l’ingegner Vellani mi disse ‘Ma, non piove… la
siccità…’, insomma, facemmo una telefonata così un po’ generica e mi disse
anche ‘il cantiere sta per chiudere’, chiudere per le vacanze probabilmente,
‘non possiamo intervenire’. In realtà non sono intervenuti e fra l’altro non è
intervenuto neanche nessun ente pubblico perché poi ci siamo cercati di
attivare presso Comune di Sesto e di Vaglia - i nostri due Comuni perché il
nostro Consorzio sta su due Comuni appunto come dicevo all’inizio – e nessuno è
intervenuto, tanto è vero che circa il 20 di luglio abbiamo dovuto cominciare a
farci portare dell’acqua tramite autocisterne da una ditta privata. Questa
operazione di trasporto di acqua con autocisterne è andata avanti purtroppo…
dico purtroppo perché ha avuto un costo notevole, oltre 70.000 euro solo per la
questione di trasporto… è andata avanti fino al 15 di ottobre. Durante l’estate
è piovuto un paio di volte e le piogge hanno riportato una certa quantità
d’acqua nel torrente Carzola per la ruscellazione superficiale, cioè come
quando piove… ora i dettagli geologici forse non è il caso né io sono
qualificato per darne, però comunque quando ci sono delle piogge il torrente
Carzola ruscella in superficie, l’acqua superficiale si riconvoglia nel letto e
anche in una fase di secca com’era quella di quell’estate 2003 arrivava un po’
d’acqua la mattina dopo della pioggia, però questa a noi non ci faceva altro
che danno perché ci costringeva addirittura a sostituire le pompe che abbiamo
nella presa…
Teste D. F. - Chiaramente; perché, appunto, dai contatti avuti con CAVET, sia con
l’ingegner Vellani che con l’ingegner Marcheselli che ci dicevano tutto sommato
la vostra problematica dipende dalla siccità e non dalle opere eseguite,
notavamo una certa resistenza a venirci incontro perlomeno da un punto di vista
economico.
Lo dice Bollettinari a D.
I. per la sorgente di Campomigliaio, dopo che gli si è seccata all’improvviso
la sorgente perenne, peraltro immortalata da una lapide del 1800 .
Teste D. I. - Allora, dopo la prima lettera per primo è venuto il professor Rodolfi che
è dell’OAL, Osservatorio Ambientale Locale, poi sono venuti due tecnici dell’ARPAT,
poi è venuto personale dell’Italfer però non ricordo il nome, un geologo che si
presentò della Fiat Engineering… se ricordo bene il nome è Bollettinari o
qualcosa di simile…questo geologo Bollettinari della situazione diceva che
probabilmente era una questione meteorologica perché in quell’anno era nevicato
poco, c’era poca pioggia, e quindi probabilmente imputava il disseccamento
della sorgente a un problema meteorologico.
E a domanda difesa:
Teste D. I. - Io di questo riferimento alla
situazione meteorologica lo ricordo perfettamente anche perché l’anno
successivo ho riscritto nuovamente dicendo ‘L’anno scorso la situazione
meteorologica poteva anche essere così, nel 2001 adesso è piovuto…’.
Non risultano risposte se
non il fatto che di lì a poco il D. I. riceverà una telefonata dall’assicurazione
Ausonia di Milano.
Lo dicono anche a C. G. per
“I Guazzini”. [...] Che la siccità sia una mera scusa, basta leggere la testimonianza di C. G.
Teste C. G. - Un dato interessante, se vuole glielo dico, è estate '98. Estate '98 è
stata riconosciuta come calamità naturale, con sgravi fiscali in agricoltura,
lo potete verificare in Regione Toscana. A fine estate, senza ricarica e a metà
ottobre, quindi niente acqua tutta l'estate e metà primavera, “I Guazzini”
avevano 47 litri al minuto. Ora, un mese fa, si era a 1 litro virgola 23 il
minuto.
Abbiamo prodotto il
bollettino della Regione Toscana tratto dal BURT per dimostrare che è vero quel
che dice C. G.
C. G. è riscontrato anche
da A. C. ed S. U.. Anche nel ‘98 loro coltivavano mais senza aver bisogno di
irrigare.
C. G., per chi se lo vuole ricordare, è
quello della sorgente “I Guazzini” debitamente autorizzata con concessione
permanente della Regione Toscana. Quello per cui CAVET nega di avergliela
seccata, la sorgente, dando la colpa ai pozzi del Bagnone, senza darne prova. Io
vorrei ci si rileggesse la sua testimonianza per ricordarsi come C. G. fosse
quello che aveva fatto una scelta di vita e che aveva messo su un pescheto
biologico, morto. Quello che ha avuto la casa lesionata dalle esplosioni dallo
scavo della galleria che passava proprio sotto la sua proprietà. È quello che vicino a casa ha avuto una frana. È
quello che quando pensava di aver finito con
le mine in galleria che non lo facevano dormire, hanno ricominciato da capo
perché la galleria si era ammalorata, per cui hanno dovuto sminare il cemento
per rifarlo nuovo. Quello che pur
avendo scelto di andare a vivere lì alla prima domanda del PM che gli chiede se
abita a Scarperia...
Pubblico Ministero - Ho capito. Senta, lei abita anche lì?
... è costretto a rispondere ...
Teste C. G.
- Sì. Purtroppo sì.
Chi non ha voglia di leggere si riveda il filmato
tratto dalla trasmissione delle Iene già prodotto a suo tempo in atti.
Riportiamo qui una parte
della testimonianza.
Pubblico Ministero - Per capirsi, si chiama “I Guazzini” perché i vecchi
proprietari erano i Guazzini...
Teste C. G. - No, “I Guazzini” è il posto della località. Cioè,
proprio... rende bene l'idea in che ambiente eravamo: “I Guazzini”. Cioè, pieno
di acqua.
Pubblico Ministero - Guazza
acqua...
Teste C. G. - Sì, sì,
perfetto. C'erano anche i pesci, se le può interessare.
Pubblico Ministero - No, ecco.
Sì, ce lo dica, perché...
Teste C. G. - Sì, lì
c'era una presenza di barbi, i vecchi proprietari dell'epoca ve lo potrebbero
riferire. E granchi e gamberetti.
Pubblico Ministero - Ecco, di
tutta questa roba non c'è più nulla?
Teste C. G. - No. Tutto
secco. I Guazzini sono a tutt'oggi d'inverno
secchi. Anche se qualcuno questa estate ha trovato l'acqua per conto di CAVET.
Al sig. C. G. che ha avuto
sempre acqua prima dei lavori dell’alta Velocità dicono che la sua sorgente si
è seccata per la siccità e per i pozzi del Bagnone.
A volte poi la siccità
arriva solo dopo l’assicurazione, come nel caso di F. M. che rifiuta l’offerta dell’assicurazione
per comporre bonariamente la questione e, dopo il rifiuto, gli arriva la
lettera della CAVET che gli dice che è colpa della siccità.
Pubblico
Ministero - ... nessuno di CAVET è
venuto per questa sorgente che lei dice non c'è più?
Teste F. M.
- Ma mi sembra sia venuto un... un
signore che rappresentava la CAVET per conto di una società assicuratrice.
Pubblico
Ministero - Ecco.
Teste F. M.
- Mi sembra che m'abbia detto che
era, che rappresentava la CAVET. Chiedendomi se volevo sistemare la cosa
bonariamente, cioè, diciamo così con dei soldi. Io gli ho detto. ”No, io non
voglio dei soldi, voglio l'acqua, se è riconducibile all'impatto avuto
tramite... per questa galleria “. Tutto qui.
Pubblico
Ministero - Ho capito. E poi questa
cosa, questa sua controproposta, ha avuto un seguito, c'è stata corrispondenza,
ha avuto risposte?
Teste F. M.
- Mi sembra c'è stata corrispondenza
tramite un mio avvocato il quale ha scritto alla CAVET. E la CAVET ha risposto
che, secondo loro, questo essiccamento era dovuto a una estate particolarmente
siccitosa del 2001. Mi sembra sia questo...
Pubblico
Ministero - Ad oggi com'è la
situazione? É ritornata l'acqua?
Teste F. M. - No.
Insomma, la siccità è semplicemente una giustificazione posticcia. I
dati attestano che nel trentennio passato, il quinquennio più siccitoso fu
quello ‘89-‘93, oltre al famoso 1985 (quell’anno, per chi è di Firenze,
quell’anno in cui non piovve mai da aprile a novembre e per cui fu ritenuto
necessario da parte della Protezione Civile realizzare il famoso “tubone
Zamberletti”, una condotta lunga sedici chilometri che esiste ancora e che
venne realizzata per allacciare l’acquedotto asciutto di Firenze con le acque
dei laghetti Renai di Signa).
E nessun testimone ha detto che i pozzi, le fonti ed
i torrenti del Mugello si siano seccati in quegli anni. Neppure nel 1985.
In ogni caso, per tornare
ad anni più recenti, abbiamo prodotto il decreto pubblicato sulla Gazzetta
della Regione Toscana che dimostra come nel 1998 fu dichiarato lo stato di
calamità per la siccità nel Mugello, e non risulta nessun punto d’acqua seccato
quell’anno. Ed anzi, il sig. A. C., a S. Giorgio, anche quell’anno ebbe un
rigoglioso raccolto di mais senza annaffiare.
Ironizzando, se volessimo credere alla
tesi CAVET della “siccità”, si dovrebbe concludere che, quanto meno, CAVET “porti
male” alle zone che sono interessate dai loro interventi, visto che dove
passano loro, arriva la siccità: l’acqua sparisce anche in aree come il Mugello
ricche di fiumi, sorgenti e pozzi perenni.
Più seriamente, invece, è da ravvisarsi
che nel triennio 1999-2001 c’è stata una sicura carenza di afflussi meteorici. Più
in generale c’è meno acqua. Vuoi che ciò sia per i cambiamenti climatici, vuoi
sia per fare un dispetto al prof. Segale, quello che afferma che “l’acqua non è
un bene raro”, l’acqua diventa un bene sempre più scarso, davvero più raro e
quindi più prezioso. E allora la siccità, diamola paradossalmente per provata;
non certo come causa di essiccamento dei fiumi e delle sorgenti del Mugello, ma
come tendenza in atto all’inaridimento di quella come di altre zone. Cosa ne
dobbiamo dedurre? Questa minor disponibilità d’acqua, è una prova a difesa o non
è piuttosto un’aggravante? Non si
dovrebbe operare sempre e comunque per il meglio, nel massimo rispetto delle
generazioni future, specialmente quando in gioco ci sono beni vitali e preziosi
come l’acqua?
Noi abbiamo cominciato queste indagini nel 1999,
quando il problema dei mutamenti climatici era certo meno sentito e dibattuto di
oggi. Ciò nondimeno appariva già allora evidente come non fosse tollerabile uno
spreco quale quello che si stava verificando, se non giustificato e legittimato
da valutazioni di ordine superiore adottate dagli organi competenti nel pieno
rispetto della legalità. Il che non però non è avvenuto nel nostro caso.