Associazione di volontariato Idra

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COMUNICATO STAMPA            Firenze, 16.9.’06

 

MORIA DI PESCI NEL TORRENTE CARZA, A SECCO A MONTE DI SAN PIERO A SIEVE, IN MUGELLO

 

 “Il 90% del letto è totalmente a secco, rimangono solo alcune pozze che si stanno rapidissimamente prosciugando... mi chiedo: se nemmeno nel 2003 il fiume si è seccato, com'è possibile che sia accaduto quest'anno? Non credo proprio che si possano incolpare le scarse precipitazioni perché fino a pochi giorni fa un minimo di acqua scorreva ed Agosto è stato decisamente piovoso. Si devono genericamente incolpare i lavori per l'alta velocità, oppure ci sono captazioni irregolari?” Queste le domande proposte da un cittadino sulle condizioni allarmanti del torrente Carza a monte dell'abitato di San Piero fino alla confluenza con la Sieve. Una segnalazione accompagnata da tre foto che parlano da sole.

 

 

“Ieri domenica 10 settembre – aggiunge il testimone - con alcuni secchi e due grossi retini, abbiamo recuperato qualcosa come circa 20 secchi di pesce che è stato gettato nell'unica pozza rimasta a monte della passerella che attraversa il Carza all'altezza della chiesa. Non è il caso d'intervenire per recuperare il pesce e portarlo magari in Sieve che non dista più di 300 metri?“

 

 

Nella segnalazione pervenuta via e-mail e indirizzata anche al Comune di S. Piero a Sieve e alla Provincia di Firenze, si legge ancora: “Vi faccio un elenco delle specie presenti, ormai scarse anche in Sieve e rare in Arno: cavedano, barbo tiberino e lasca (tantissimi), rovella, ghiozzo d'Arno, cobite e gobione, questi ultimi straordinari indicatori biologici che rendono ancora più amare le considerazioni sull'ambiente che è andato perduto. Le foto allegate sono di pesci morti in pozze dove il giorno prima c'erano 20 cm di acqua! Nel tratto dalle cantine Zanieri alla pescaia, ci sono decine e decine di chili di pesce che nei prossimi giorni avrà il destino segnato. Nel paese di San Piero, a monte della passerella (150 metri circa) è rimasta una sola pozza dove sono stati gettati tutti i pesci catturati: decine di chili che sono già in carenza di ossigeno”. L’appello si conclude così: “Grazie a tutti per l'interessamento e per quanto potrete fare”.

 

 

Idra ha girato subito foto e notizia anche all’ARPAT, e poi all’Osservatorio Ambientale Locale, chiedendo un intervento immediato: si è appreso che sia l’Agenzia regionale per la protezione ambientale sia l’Osservatorio hanno effettuato un sopralluogo approfondito. Un fenomeno del genere non si ricorda in zona a memoria d’uomo. Che ruolo gioca in questa nuova emergenza la “galleria di Vaglia” della TAV e la gestione delle acque che essa intercetta? Ormai da anni il principale affluente, la Carzola, impattata dagli scavi per l’Alta velocità, alla confluenza con il Carza è una pietraia.

 

La prima notizia pubblica dell’impatto sulle falde settentrionali di Monte Morello, con il prosciugamento della Carzola  (i toponimi “Carza” e “Carzola” indicano chiaramente la natura quasi-carsica dei terreni attraversati, particolarmente a rischio dunque per effetto degli scavi), la lanciò proprio Idra il 22 giugno 2001, il giorno prima che la magistratura fiorentina avviasse la grande operazione di sequestro del cantiere TAV di Marzano in Mugello, e di sette cave e di otto depositi TAV disseminati lungo l’intera tratta toscana, fra Sesto Fiorentino e Firenzuola. Un provvedimento cui fece seguito - ed è tuttora in corso -  il processo penale ancora oggi in corso presso il Tribunale di Firenze, col rinvio a giudizio dei costruttori CAVET e di altre imprese appaltatrici per una quantità cospicua di ipotesi di reato.

 

Dove finiscono le acque intercettate dalla galleria? Vengono restituite in qualche modo all’ambiente? Idra si augura di ricevere risposte a questi interrogativi dagli approfondimenti che l’ARPAT, l’OAL, il Comune di San Piero a Sieve, la Provincia di Firenze e gli altri soggetti che si riterranno chiamati in causa svolgeranno dopo questa segnalazione.

 

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