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COMUNICATO STAMPA Firenze, 16.1.’09
GUAI TAV IN PILLOLE
stralci
della requisitoria
che i Pubblici
Ministeri Gianni Tei e Giulio Monferini
hanno pronunciato al
processo in corso presso il Tribunale di Firenze
a carico dei
costruttori della TAV fra Firenze e Bologna
Ventesima puntata:
“Si deve desumere che il solo senso civico in
Italia non solo non paga, ma ti ci fa rimettere”
TRIBUNALE
DI FIRENZE
SEZIONE
MONOCRATICA
DOTT.
ALESSANDRO NENCINI Giudice
Procedimento
penale n. 535/04 R.G.
Udienza del
10 aprile 2008
Requisitoria del Pubblico Ministero
dott. Gianni Tei
[Stralcio n. 20]
“INTERVENTI
DI MITIGAZIONE CHE SONO SPESSO CHIARAMENTE CARATTERIZZATI DALL’IMPROVVISAZIONE
ED IMPOSTI SOLO DALLA INEVITABILITÀ DELLA LORO MESSA IN OPERA, PENA IL PERICOLO
DI SOLLEVAZIONI POPOLARI. IN MOLTI CASI, COMUNQUE, CON LA CARATTERISTICA DI
ESSERE QUASI SOLO UNA PEZZA MESSA PER TAMPONARE UN’EMERGENZA, SPERANDO DI
CHIUDERE PRESTO I CANTIERI ED ANDARSENE”.
5) ERA TUTTO PREVISTO E .... E COMUNQUE MONITORATO... COMUNQUE MITIGATO …
Del fatto che non tutti i danni siano stati
esplicitati, che i monitoraggi non ci fossero o comunque siano serviti a poco o
nulla - salvo dire nel processo che l’acqua persa dalle persone offese invece
c’è ancora - è cosa evidente sol che si guardi all’indicazione degli interventi
di mitigazione indicati ante-operam, e poi - ancor più - se si guarda quelli effettivamente
realizzati, attese peraltro le modalità concrete con cui questi sono stati poi
realizzati. Interventi di mitigazione che sono spesso chiaramente
caratterizzati dall’improvvisazione ed imposti solo dalla inevitabilità della
loro messa in opera, pena il pericolo di sollevazioni popolari. In molti casi,
comunque, con la caratteristica di essere quasi solo una pezza messa per
tamponare un’emergenza, sperando di chiudere presto i cantieri ed andarsene.
E non c’è da stupirsi se CAVET, per bocca dell’ing.
Silva, è convinta di poter seccare le sorgenti e i pozzi di chiunque e far pari
e patta con un po’ d’autobotti.
Imputato SILVA - “Noi avevamo ... avevamo l’obbligo di assicurare il livello
idropotabile durante l’esecuzione dei lavori a breve termine. In teoria ... in
teoria io avrei potuto, per tutto il periodo di esecuzione delle opere,
sopperire a quelle che erano le mancanze con delle autobotti. Sarei stato un
folle perché è un’operazione sciagurata. Dopo di che... dopo di che quando c’è
la fine dei lavori, cara TAV adesso fai tu tutte le opere compensative. Tutto
quello che (inc.) serve per risolvere. Chiaramente è un’operazione che, cioè,
non può essere supportata dal territorio, e giustamente TAV decise di
intervenire. Di intervenire con dei programmi di intervento, con delle opere;
con dei protocolli, recentemente. Ma è fuor di dubbio che questo non è un onere
... non è un onere del CAVET. Perché la galleria drenante, è un progetto di
galleria drenante, si sa che drena e si sa che causa quegli effetti”.
Più chiaro di così.
[...] A chi è
andata bene è successo di aver perso [...] l’acqua
“buona, incontaminata, perché in campagna di sorgente” per passare all’“acqua
di condotta, medicata”.
Abbiamo ormai una vita così artificiale in città che
si deve far mente locale per capire cosa si sono perse certe persone. Si sono
perse cose che riesce difficile immaginare che potessero esistere ancora. Che
potessero esistere situazioni quali quella di T. N. che addirittura si poteva
permettere di avere una piscina alimentata con l’acqua del fiume, acqua di
fiume classificata come acqua minerale. Doveva essere uno spettacolo.
Per non parlare dei costi.
Il paradosso qui è che la cosa migliore, l’acqua
buona, era gratis e quella peggiore, l’acqua
dell’acquedotto, va invece pagata.
Ma dicono quelli di CAVET
che sono stati eseguiti gli interventi di mitigazione nel modo più razionale
possibile ovvero in modo di evitare sprechi di denaro pubblico (cfr. pg. 109 Ct
Celico).
E allora vediamoli gli interventi di mitigazione.
Vediamo la loro consistenza, la loro pronta realizzazione, l’efficienza e
vedremo se risultano davvero razionali, ottimi, tempestivi, funzionali, di alta
tecnologia. Di alcuni dei quali, anticipiamo, avremo possibilità di valutare in
un certo senso anche l’”eleganza”.
Partiamo da CASTELVECCHIO-VISIGNANO.
CAVET secca l’acquedotto
privato di Visignano a Castelvecchio avendo seccato la sorgente “Spugne” e
lasciando senz’acqua 40 famiglie ed un ristorante, che infatti costituiscono un
comitato, il comitato della valle del Diaterna. Avevano acqua pura e con 50.000
lire l’anno di spesa se la cavavano.
Poi con l’essiccamento
della sorgente Le Spugne tutto cambia.
Vediamolo, l’intervento di
mitigazione. Parla il presidente del comitato.
Teste E. F. - “… A questo punto non eravamo più in grado autonomamente, privatamente
di gestire un acquedotto con dei grandi danni così… perché prima era una cosa
anche molto semplice da fare e dopo invece eravamo di fronte a dei problemi più
grandi di noi e quindi abbiamo chiesto al Comune che lo prendesse in gestione
lui; di conseguenza il comune ha chiesto a CAVET di costruire un acquedotto
nuovo e c’ha allacciato ad un’altra frazione che si chiama Piancaldoli e credo
sia andato in funzione nell’estate del ’99, quindi un anno dopo; siamo andati
avanti per un anno con le autobotti, siamo rimasti tantissime volte senz’acqua
perché nell’inverno le condutture erano all’esterno, quindi ghiacciavano e ci
siamo dovuti anche arrangiare per smontare i tubi e scaldarli con delle fiaccole,
e dal ’99 ci arriva l’acqua tramite delle pompe da un altro paese”.
Un anno di autobotti e per avere l’acqua d’inverno la
gente doveva uscir di casa ed andare a scaldare i tubi con le fiaccole.
Soluzione elegante, non c’è che dire. E infatti quelli del comitato del
Diaterna hanno lasciato perdere ed ora sono attaccati all’acquedotto comunale e
si sono rassegnati a pagare la bolletta.
Ma la difesa cerca di convincere i danneggiati che i
danni, grazie agli interventi di mitigazione,
sono stati per loro solo temporanei.
Ma gli risponde bene il sig.
L. M..
Avvocato, parlando
dell’acquedotto - C’è una situazione diversa tra
durante il periodo in cui venivano con l’autobotte e quando poi è arrivato
l’acquedotto, no?
Teste L. M. - Eh, quando è arrivato
l’acquedotto si sa, il problema per l’acqua non c’è più stato.
Avvocato - Oh, allora, questa sua situazione
di disagio quanto è durata? Quattro anni? Tre anni?
Teste L. M. - È durata sempre perché io la Diaterna la ho inquinata e la mia sorgente
non ce l’ho più …e dove mandavo al pascolo il bestiame l’acqua non c’era e io
ho dovuto sempre tenere con l’acqua dell’acquedotto il bestiame vicino a casa.
No, purtroppo anche con gli interventi di
mitigazione, i danni non sono stati affatto temporanei.
ALICELLE.
Non male anche la
mitigazione per Alicelle.
Teste V. A. - La CAVET cercò rapidamente buttando tubi di pvc nel bosco e facendo un
allacciamento provvisorio che si protrae quindi... perché ancora il problema
non è stato risolto, da quattro estati consecutive. C'è questo tubo nel bosco
provvisorio, un deposito all'aria, quindi sotto il sole, di 5.000 litri. E poi
c'è una stazione di pompaggio con pompa. Poi devono portare il generatore per
spingere quest'acqua. Si deve chiamare il camion con l'acqua che la porti. E
queste cose le devo fare io... L'anno scorso non potevano portare, come si
dice, il motore per la corrente. Io sono stato fra giugno e parte di luglio
senz'acqua, perché non potevano portare il motore.
BY-PASS BAGNONE - BOSSO
Ma passiamo al by-pass
Bagnone- Bosso.
La premessa è d’obbligo, se
no non si sa da cosa si parte.
C’erano due fiumi, uno il Bosso ed un altro il
Bagnone. Entrambi pulitissimi, entrambi
con le trote, la gente ci faceva il bagno ed addirittura – incredibile negli
anni 2000 a trenta chilometri da Firenze – l’acqua si poteva bere. Il Bagnone calava in estate, il Bosso no.
Arriva la galleria e cosa succede?
Il Bosso si secca e l’acqua
che esce dalla galleria viene recapitata nel Bagnone che così viene a godere di
portate d’acqua mai viste da quel fiume. Però visto che non si può avere tutto
dalla vita ecco che il Bagnone, grazie all’acqua della galleria, diventa di un
bel colore grigio lattiginoso.
Ma visto che ora il Bagnone
ha l’acqua di galleria la si usa per rendere un po’ d’acqua al Bosso, e l’opera
di mitigazione è dunque il by-pass Bagnone- Bosso.
Al di là dell’altisonante e fuorviante termine
inglese il cosiddetto by-pass in pratica è solo un trabiccolo costituito da
tubo attaccato ad una pompa e infatti funziona un po’ sì e tanto no, per come testimoniato dal M. O. ed
altri.
Pubblico Ministero - Senta, non è stato fatto un by-pass tra il Bagnone e
il Bosso?
Teste M. O. - Sì.
Pubblico Ministero - Chi l’ha fatto? Come mai? A che cosa doveva servire?
Teste M. O. - Questo by-pass doveva servire a travasare l’acqua dal torrente Bagnone
rimpinguato dall’acqua di risulta dalle gallerie e trasferirla con un by-pass
di circa 1000 metri o poco più dal torrente Bagnone al torrente Bosso a monte
dell’abitato di Luco.
Pubblico Ministero - Ecco, questo lei lo sa perché è una delle cose che
avete richiesto? Avete parlato con il sindaco? Com’è questa cosa?
Teste M. O. - Questo lo so perché per noi era di vitale importanza.
Pubblico Ministero - Perché è collegato all’approvvigionamento di 12 litri
al secondo.
Teste M. O. - Certo, esatto.
Pubblico Ministero - È stato realizzato questo by-pass?
Teste M. O. - Sì.
Pubblico Ministero - In che anno?
Teste M. O. - Penso nel 2001.
Pubblico Ministero - Funziona?
Teste M. O. - Dal 2001 al 2004 funziona qualche volta.
Pubblico Ministero -Cioè, lei ha segnato che c’era un funzionamento di questo by-pass?
Teste M. O. - Io ho anche qui dei verbali
di ARPAT e della Polizia Municipale che testimoniano che questo by-pass è
spesso inattivo. Allora, guardi, il primo… cito la risposta di ARPAT: “A
seguito esposto dell’azienda agricola [...]” che siamo noi “e della Comunità Montana in data
9/7/2001 i tecnici del servizio…” eccetera eccetera.
Pubblico Ministero - Quindi lei ci dice che queste documentazioni sono
l’esito di alcune segnalazioni che lei ha fatto a questi organi.
Teste M. O. - Qui leggo ‘da parte nostra
e della Comunità Montana’. Ne ho cinque di questi qui.
E
poi il sig. M. O. ce lo descrive, il by-pass.
Teste M. O. - Dunque, il by-pass è un tubo di 200 millimetri
in metallo che si vede anche dalla strada percorrendo la strada che va verso
Luco, chiaramente non si può vedere se corre acqua però ci si accorge quando
non c’è acqua nel torrente e soprattutto quando la poca acqua che c’è è maleodorante.
Avvocato Difesa - Ecco, a questo volevo
arrivare, cioè le segnalazioni che lei ha fatto erano per che cosa?
Teste M. O. - Per questi motivi, acqua maleodorante e assenza di portata.
Avvocato Difesa Rosso -
Quindi sono cinque le sue… cinque, sei…
Teste M. O. - Sono numerose, ecco, dal 2000 al 2004.
Avvocato Difesa Rosso - Ecco, in questi quattro anni vorrei capire in quante
occasioni… cinque o sei… lei ha segnalato…
Teste M. O. - Guardi, vi lascio i verbali ARPAT e Polizia Municipale…
Avvocato Difesa Rosso - Ma a me non mi interessano i verbali…
Teste M. O. - Diciamo cinque.
Avvocato Difesa Rosso - … voglio sapere le sue segnalazioni.
Teste M. O. - Benissimo, diciamo cinque.
Avvocato Difesa Rosso - Di queste cinque in quante occasioni si lamentava della
omessa portata d’acqua o della poca portata d’acqua del by-pass?
Teste M. O. - In tutte e cinque naturalmente.
Avvocato Difesa Rosso - Quindi in tutte e cinque le occasioni ‘poca acqua e maleodorante’?
Teste M. O. - È chiaro, è
collegata la cosa.
Il risultato finale era
dunque che il Bosso continuava a ricevere un po’ d’acqua da Frassineta ma a un
certo punto l’acqua trovava un fessura - subito chiamata dalla gente del posto
“inghiottitoio” - e il rigagnolo d’acqua spariva. Dopo un po’ c’era però il bocchettone
del tubo del by-pass che ributtava le acque del Bagnone rinforzato dall’acqua
di galleria ed il rigagnolo del Bosso ripartiva.
Così le fantasmagoriche opere di mitigazione CAVET avevano
trasformato un fiume incontaminato con le trote in un rigagnolo ad
intermittenza.
E non si pensi sia un fatto
unico.
Anche il Diaterna è diventato un fiume intermittente. Infatti il ramo di Caburaccia ad un certo punto si interra, si secca e
dopo, alla confluenza con il ramo di Castelvecchio, ricompare ma anche questo
grazie al contributo dell’acqua di galleria.
Il bello è che il by-pass Bagnone-Bosso non ha neppure assicurato questo
scarso risultato perché come i lavori di CAVET in galleria sono finiti, CAVET
ha staccato la corrente e se ne è andata con buona pace degli abitanti di Luco
che, sparito il Bosso, si sono ritrovati in pratica con le fogne a cielo
aperto.
La riuscita di quest’opera
di mitigazione pertanto non è solo scarsa, ma neppure duratura eppur digerendo
di mala voglia l’assunto che possa essere ritenuta una mitigazione il
“travasare” l‘acqua da un fiume ad un altro.
CAVET, quando ha chiuso i cantieri, con quelli ha
chiuso anche la pompa di sollevamento e se n’è andata lasciando a secco tutti, con
successivi problemi per il Comune di Borgo S. Lorenzo che ha dovuto emettere
l’ordinanza n. 210 del 28.6.05 che imponeva a CAVET di riattivare il by-pass,
ordinanza poi revocata con la successiva ordinanza n. 233 del 19.7.05, etc.
etc. con il finale - ad oggi - di totale inattività di tutte le opere di rilancio
sul torrente Bagnone e di conseguenza sul torrente Bosso, e con il paradosso
del consulente Celico che vuole denunciare gli abitanti di Luco perché
inquinano.
Questo è livello delle opere di mitigazione.
Ma, incredibile a
leggersi, il by pass Bagnone – Bosso a pg. 183 della sua CT è portato dal
dr. Celico come esempio di dimostrazione di “sensibilità ed efficienza” da
parte del Consorzio Cavet.
“Sensibilità ed efficienza”, scritto in neretto nel testo.
Ma possiamo continuare.
A Santo
Stefano a Cornetole a Campomigliaio, frazione di San Piero a Sieve, [...] alla U. Z.
e a D. I. seccano le sorgenti nel 2000. Nel 2005 quando li sentiamo è 5 anni
che vanno avanti con autobotti e serbatoi ed aspettano di essere attaccati
all’acquedotto.
Teste D. I. - Oltre la mancanza dell’acqua naturalmente si può immaginare cosa vuol
dire far passare un’autobotte su una strada vicinale, sterrata, almeno tre o
quattro volte al mese e l’attraversamento del giardino che non esiste
naturalmente più perché ogni volta che passa l’autobotte lascia il segno;
naturalmente il controllo per non rimanere acqua è totalmente a mio carico,
cioè non è che c’è una data fissa in cui l’autobotte viene ma bisogna che
controlli che il serbatoio finisca o meno; l’anno scorso il serbatoio
precedente si è rotto, sono rimasto altri quindici giorni senz’acqua perché
prima hanno tentato di ripararlo e naturalmente era irreparabile… un acquedotto
con 5000 litri d’acqua la pressione… come si può pensare di risaldare della
plastica non lo so, ma insomma hanno tentato di ripararlo, sono rimasto altri
quindici giorni senz’acqua prima che si decidessero di riportare un nuovo
serbatoio; la strada l’ho già rifatta una volta e probabilmente mi toccherà
rifarla nuovamente se voglio passarci con degli autoveicoli. Questo il minimo,
senza contare il disagio di avere appunto quattro persone che sono cinque anni…
Prosegue D. I. - …Nel 2003 io sono stato contattato da un ufficio tecnico di una
compagnia di assicurazione, l’Ausonia, in Milano mi sembra, per conto del CAVET,
in cui mi si diceva che rispetto al danno che avevo subito la cosa faceva parte
dell’accordo dell’addendum che era stato fatto tra la Regione Toscana e CAVET o
chi per lui e che ci sarebbe stato un intervento di realizzazione di un acquedotto
tra il Comune di Vaglia e il Comune di San Piero e che a quel punto ci sarebbe
stato un intervento anche per la mia abitazione e che comunque CAVET garantiva
fino al momento dell’allacciamento all’acquedotto la fornitura con le
autobotti, che sarebbe continuato il servizio. Quindi io, a quel punto,
un’assicurazione mi contatta rispetto a quello, ritengo che da parte del CAVET a
quel punto ci sia stato il riconoscimento.
Pubblico Ministero - Quindi, cambiando argomento, se capisco bene ora il
problema è allacciarsi all’acquedotto… cosa? comunale? che acquedotto sarà?
Teste D. I. - Ritengo che sia un acquedotto comunale.
Pubblico Ministero - Ma è una cosa in prospettiva quindi?
Teste D. I. - In questa lettera mi si parlava di un progetto che doveva essere fatto
nel 2003 e l’allacciamento nel 2004, a questo punto…
Pubblico Ministero - Siamo nel 2005.
Teste D. I. - … siamo nel 2005 e i lavori devono ancora iniziare.
A Luco nel luglio 2000
seccano la sorgente d’acqua pura e potabile della sig.ra V. D., la vicina del sig.
A. C., quello del terreno di mais sgonfiato. CAVET gli batte provvisoriamente
un pozzo che va però manutenuto, ha bisogno dei filtri perché viene acqua
ferrosa. Il pozzo funziona un po’ così e così, tra quando si rompe la pompa,
tra quando va via la luce, e la V. D. resta spesso senz’acqua.
Ma ora lasciamo perdere.
Facciamo finta che l’opera di mitigazione sia l’allaccio definitivo
all’acquedotto e sentiamo cosa dice la V. D..
Teste V. D. - Sì sì sì, mai mancato l’acqua
fino al luglio del 2000.
Pubblico Ministero - E dopo ha
detto che un po’ sì un po’ no, però più che altro vi approvvigionate da questo
pozzo nuovo.
Teste
V. D. - Eh, quella doveva essere una
situazione provvisoria perché nel 2001 abbiamo avuto un incontro e lì era stato
deciso con accordo che io fossi allacciata all’acquedotto, quindi io sono
quattro anni che sto aspettando questo
allacciamento all’acquedotto.
Pubblico Ministero - A un acquedotto pubblico?
Teste V. D. - Sì.
Pubblico Ministero - Ma lei prima la pagava?
Teste V. D. - No, io no, io avevo solo la sorgente.
Pubblico Ministero - Per capire la differenza
se funziona … non so se è stato pattuito, quali fossero gli accordi, quali
fossero le cose che le sono state prospettate, nel senso se il nuovo
acquedotto… chi pagherà la bolletta dell’acquedotto?
Teste V. D. - È quello che mi chiedo
anch’io.
Pubblico Ministero - Ah, quindi non è stata
decisa questa cosa?
Teste V. D. - No, perché dal 2001 in pratica, dopo quell’incontro
lì, io non ho avuto più notizie.
Pubblico Ministero - Ah, siete fermi lì.
Teste V. D. - Sì, siamo fermi lì.
La V. D. è stata sentita
nel 2005. Dopo 5 anni.
A C. V. tagliano
l’acquedotto e gli mettono un tubo volante di acqua sporca di galleria e lo
mandano avanti così per sei mesi.
Per il torrente
Ensa, CAVET dà al sig. F. 260 metri di lamiera zincata per fare un letto del
fiume artificiale in grado di passare una fessurazione ed assicurare il funzionamento
del Mulino [...].
R. dell’azienda
[...], visto che non si costituisce parte
civile e che fa solo una denuncia per senso civico, rimettendosi all’operato
degli organi competenti, non fanno nulla. Eppure con l’acqua del Cardetole dava
da bere alle sue mucche dal 1962, da 40 anni e mai si era seccato. Lo seccano
nel 2000 e lui come dice testualmente, “si va sul mercato, si è preso un
escavatore” e si fa da solo e a sue spese un piccolo invaso.
È triste, ma si deve desumere che il solo senso
civico in Italia non solo non paga, ma ti ci fa rimettere.
Nulla neanche per la sig.ra
M. alla quale seccano un pozzo a S. Piero, loc. Casenuove Taiuti, nonostante Cardu
fosse andato a fare un sopralluogo e gli avesse detto di non preoccuparsi che
ci avrebbero pensato loro.
Questi gli interventi di mitigazione.