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COMUNICATO STAMPA Firenze, 12.12.’08
GUAI TAV IN PILLOLE
stralci
della requisitoria
che i Pubblici
Ministeri Gianni Tei e Giulio Monferini
hanno pronunciato al
processo in corso presso il Tribunale di Firenze
a carico dei
costruttori della TAV fra Firenze e Bologna
Quindicesima puntata:
“Si poteva e ci si doveva fermare per prendere
atto
di quello che era successo e
riconsiderare il tutto”
TRIBUNALE
DI FIRENZE
SEZIONE
MONOCRATICA
DOTT.
ALESSANDRO NENCINI Giudice
Procedimento
penale n. 535/04 R.G.
Udienza del
10 aprile 2008
Requisitoria del Pubblico Ministero
dott. Gianni Tei
[Stralcio n. 15]
“ITALSTRADE
DOPO I FATTI DI MARZANO ED OSTETO
RESCINDE IL CONTRATTO E LASCIA PERDERE. SI RITIRA. ESCE DI SCENA. NON SI INTESTARDISCE NELL’ESECUZIONE
DI UN’OPERA BASATA SU UN PROGETTO ESECUTIVO RISULTATO FALLIMENTARE, E NON SOLO
DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE, MA ANCHE DAL PUNTO DI VISTA COSTRUTTIVO [...].
QUESTA
CIRCOSTANZA CI DÀ PROVA ANCHE DI UN ALTRO FATTO IMPORTANTE, OVVERO DEL FATTO
CHE CI SI POTEVA COMPORTARE ANCHE IN MODO DIVERSO DA COME SI È COMPORTATO
CAVET. [...] SI POTEVA E CI SI DOVEVA FERMARE PER PRENDERE
ATTO DI QUELLO CHE ERA SUCCESSO E RICONSIDERARE IL TUTTO”.
E allora
passiamo come abbiamo detto alle posizioni soggettive. Lasciamo [...] perdere ora [...] un attimo i soggetti CAVET e concentriamoci sugli imputati “non CAVET” di
questo capo di imputazione.
[...] L’Italstrade ha
avuto in sub-appalto da Cavet la realizzazione degli scavi per le gallerie di
Marzano e Osteto nel cantiere T11. Quelle che hanno avuto tra gli impatti
maggiori. Basti pensare alla venuta del 25.4.’99 a Marzano ed a quella di
Osteto il 9.6.’99 con conseguenze drammatiche. Ricordiamoci che per Osteto si è
avuto l’allagamento completo, ripeto completo, del cavo di galleria. Quindi
indubitabile il fatto che Italstrade
abbia materialmente provocato dei danni con la sua condotta.
E allora
però qual è l’elemento distintivo che ci fa diversamente qualificare la sua
condotta?
Italstrade è un
sub-appaltante. Italstrade non ha
redatto il progetto esecutivo. Italstrade non è incaricata dello scavo dell’intero tratto. Italstrade non è stato scelto come General Contractor
da TAV. Quindi Italstrade, davvero, a
differenza di CAVET, è davvero mero esecutore materiale dello scavo. È poco più
che manovalanza. Tecnica e qualificata, ma manovalanza.
Poteva dunque prevedere Italstrade cosa sarebbe successo? È lei che ha redatto
il progetto esecutivo? No. Aveva la cognizione complessiva di tutto quello che
stava accadendo anche su tutti gli altri cantieri? No. CAVET le aveva forniti i
dati per poter prevedere gli eventi cui sarebbe andata incontro? No. Perché diciamo
no? Non è un assioma, non è un’affermazione apodittica, no, perché Italstrade sulla base delle informazioni CAVET si
attrezza, si attrezza in un certo modo, [...] prepara
le strutture necessarie a ciò che si attende che avverrà, macchinari, impianti
di smaltimento, e questi non sono inefficienti, ma - ce lo dice il teste - non
è che sono inefficienti: quando arrivano le venute sono insufficienti, cioè
vanno incontro a eventi non previsti di cui non hanno notizia. Tanto è vero
che abbandonano il cantiere, lo chiudono, sono costretti ad interrompere
proprio dagli eventi [...]. Ma
non solo si fermano: prendono atto del fallimento del progetto che dovevano
eseguire e lasciano perdere, abbandonano, chiudono, rescindono il contratto, se
ne vanno.
CAVET invece imperterrita resta e prosegue [...] tant’è
che al momento dei sequestri da parte della Procura i lavori sono sì ripresi,
ma non da Italstrade, ma in diretto
affidamento CAVET.
Ripetiamo, Italstrade dopo
i fatti di Marzano ed Osteto rescinde il contratto e lascia perdere. Si ritira.
Esce di scena. Non si intestardisce
nell’esecuzione di un’opera basata su un progetto esecutivo risultato
fallimentare, e non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di
vista costruttivo, se è vero che il subappaltatore Italstrade è
costretto a prendere atto che non è realizzabile e abbandona l’esecuzione
dell’opera. Prende atto che il progetto
così com’è è una cosa diversa, c’è bisogno di cose diverse, e abbandona
l’esecuzione delle opere.
Questa circostanza ci dà
prova anche di un altro fatto importante, ovvero del fatto che ci si
poteva comportare anche in modo diverso da come si è comportato CAVET. Si
poteva fare come ha fatto Italstrade. In ogni caso si
poteva e ci si doveva fermare per prendere atto di quello che era successo e
riconsiderare il tutto. Segno che era ed è esigibile che CAVET si
comportasse in modo diverso.
In ogni caso [...] già nell’ottobre del 2000 il cantiere Italstrade è fermo e quindi il reato per loro è
quantomeno prescritto cessando loro a tale data la loro condotta, abbandonando
l’opera e quindi non essendo più nelle condizioni per cui fosse da loro
esigibile una condotta diversa da quella tenuta.