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COMUNICATO STAMPA Firenze, 10.10.’08
GUAI TAV IN PILLOLE
stralci
della requisitoria
che i Pubblici Ministeri
Gianni Tei e Giulio Monferini
hanno pronunciato al
processo in corso presso il Tribunale di Firenze
a carico dei
costruttori della TAV fra Firenze e Bologna
Sesta puntata:
dove il subappaltatore se ne va: il progetto non funziona
TRIBUNALE DI
FIRENZE
SEZIONE
MONOCRATICA
DOTT.
ALESSANDRO NENCINI Giudice
Procedimento
penale n. 535/04 R.G.
Udienza del
3 aprile 2008
Requisitoria del Pubblico Ministero
dott. Gianni Tei
[Stralcio n. 6]
“E IL FATTO CHE IL SUBAPPALTATORE SE NE VADA SIGNIFICA
MOLTE COSE. VUOL DIRE CHE È EVIDENTE CHE IL PROGETTO NON FUNZIONAVA. VUOL DIRE
CHE È EVIDENTE CHE NON CI SI RIENTRAVA NEI COSTI PREFISSATI. VUOL DIRE CHE È
EVIDENTE CHE NON CI STAVA NEI TEMPI PREVISTI. VUOL DIRE CHE SI STAVA
REALIZZANDO QUALCOSA DI DIVERSO DI QUELLO CHE SI ERA DETTO SI SAREBBE FATTO E –
ANCHE A VOLER TUTTO CONCEDERE – CERTAMENTE QUALCOSA DI DIVERSO DA QUELLO CUI SI ERA STATI AUTORIZZATI”.
Quindi,
abbiamo detto, Castelvecchio e San Giorgio. E siamo già a due eventi che dir significativi
pare riduttivo.
Ma si è saputo fare di meglio con una nuova emergenza
idrogeologica.
Questa volta è interessato il cantiere di Osteto
(Comune di Firenzuola), dove si era verificata a partire dal 9 giugno '99 una rilevante
intercettazione della falda acquifera. [...] Ci
dirà il teste di Italstrade
(1): questa
venuta fa una cosa molto semplice, riempie la galleria. Ma non riempie tipo
acqua alta a Venezia, due metri. Hanno fatto una galleria, si riempie il cavo
della galleria fino in cima, [...] è un tubo d’acqua grosso come una galleria. [...] Tant’è vero che sbaraccano tutto e vengono
via. Non ci rimettono più piede.
Nella relazione dell'ARPAT si legge che la
fuoriuscita d'acqua a Osteto è stata valutata dell'ordine dei 250/300 metri
cubi l'ora (il che vorrebbe dire oltre 6
milioni e mezzo di litri al giorno!). "In un successivo sopralluogo del giorno 11 giugno - si legge nella relazione - è stato
constatato che la parte terminale della galleria era allagata fino in calotta
in quanto il giorno precedente l'allontanamento delle acque era stato
interrotto e quindi non è stato possibile verificare le caratteristiche
(portata, posizione) della venuta. Alla data odierna (15 giugno) il pompaggio
risulta essere in corso ed è presumibile che l'acqua venga completamente
allontanata dalla galleria nei prossimi giorni, permettendo una verifica della
situazione". L'ARPAT riconosce "la necessità che i lavori siano
riattivati solo quando saranno stati effettuati approfondimenti idrogeologici
con una più precisa identificazione delle discontinuità". [...] Nella nota si legge ancora che "dall'esame della documentazione in nostro
possesso la galleria (scavata per circa 900 m) sta drenando una quantità di
acqua decisamente superiore a quanto ipotizzato in sede di studio di impatto
ambientale". L'ARPAT aggiunge che "sono
state verificate delle semplificazioni nello studio idrogeologico della
galleria". Si arriva da parte dell'ARPAT a rivalutare persino le tecniche di scavo
adottate sotto l'Appennino. Col Presidente dell'Osservatorio Ambientale
l'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana ha concordato la
necessità che gli approfondimenti idrogeologici ritenuti necessari e
propedeutici alla riattivazione dei lavori siano accompagnati dalla definizione
di un nuovo codice di scavo che elimini il drenaggio "incontrollato".
Lo stesso Osservatorio
Ambientale nazionale istituito presso il Ministero dell'Ambiente adotta il 17
giugno '99 un provvedimento nel quale sostiene di ritenere che "i lavori di
scavo, che attualmente risultano sospesi, possano riprendere solo sulla base di
attendibili approfondimenti tecnici in merito alle previsioni relative ad
eventuali ulteriori interferenze con le risorse idriche e solo in presenza di
adeguate misure preventive relative alle modalità di avanzamento e di
impermeabilizzazione, al fine di limitare al massimo i danni al sistema
idrogeologico e al sistema ecologico nel suo complesso" (Ministero dell'Ambiente, Provvedimento del
17 giugno '99, con oggetto "Emergenze idrogeologiche causate dallo scavo
delle gallerie nella tratta Bologna-Firenze").
A questo punto ci sarebbe sembrato normale che
qualcuno di CAVET potesse aver anche pensato che stavano diventando ormai
troppo evidenti i danni ambientali che si andavano procurando visto peraltro che ARPAT considerava che "la galleria
Firenzuola Nord insiste in prossimità (e per alcuni tratti all'interno) di un
sito di interesse comunitario, e quindi l'eccessivo drenaggio potrebbe comportare
eventuali danni ai corsi d'acqua superficiali con ripercussioni negative
sull'ecosistema".
E invece si va avanti come se finora non fosse
successo nulla.
E siamo a tre eventi eclatanti: Castelvecchio, San Giorgio, Osteto.
Marzano. Ce lo
ricordiamo Marzano. Marzano, altro punto d’acqua. Quindi non è il pozzo del
tizietto che ci sta dal 1800, di cui non ci importa, considerato meno che
nulla. No, quello che [...] la
Conferenza dei Servizi ha detto: perlomeno all’acqua potabile stiamo attenti!
Insomma, si cominciano tutti a preoccupare [...].
Nel dibattimento scopriamo una cosa carina: non è che non si sapesse, ma si pensava che
ci volesse un anno e mezzo. [...] Ci avrebbe messo tanto tempo: cioè il
tempo di chiudere i lavori ed andare via. Hanno avuto sfortuna. Perché in due
ore si è seccato tutto. E’ stato un problema anche per loro, perché gli ha
invaso la galleria e quindi i lavori si sono fermati. Quindi non è che non si
sapesse. E CONSIAG (2) diceva: non solo succederà, ma poi sarà un
problema anche andare a trovare l’acqua intorno, perché con quella se la
portano via tutta.
Sempre nel
1999, ARPAT prevede la possibilità di intercettazione di falde idriche
significative connesse con le sorgenti Casa d’Erci. In questo periodo ARPAT
ipotizza anche altri possibili impatti sull’area circostante (fosso Cannaticce,
approvvigionamenti idrici di Scarperia ecc.). Con nota del 15.2.2000 Italferr
dà conto di aver rilevato la fascia fratturata ma sbaglia la previsione sui
tempi dell’impatto. Con nota del 15.03.2000 ARPAT comunica all’Osservatorio
Ambientale che sul lato nord della galleria di Marzano, alla progressiva km
54+120 e 54+116, nelle giornate di sabato 11 e di domenica 12 marzo 2000 è
stata intercettata una venuta d'acqua stimata in 5 Litri/secondo; le venute
d'acqua sono risultate attive anche sui fronti di scavo del 14 e 15 marzo
(rispettivamente km 54+112 e 54+108): la portata complessiva è di 11
Litri/secondo. In particolare in data
11.03.2000, durante i lavori di scavo della galleria Firenzuola da Marzano,
cantiere T 11, si verificò quanto paventato e previsto da ARPAT già dal
novembre 1999, ossia che a cominciare dalla progressiva 54+100 lo scavo avrebbe
attraversato una zona molto fratturata e, quindi, intercettato una importante
falda acquifera, con probabili influenze negative sull'acquifero alimentante le
sorgenti Case d'Erci (in altre parole si è verificata la temuta interferenza
fra lo scavo della galleria e le sorgenti di Case d'Erci ).
Il 15.03.2000 l’Osservatorio Ambientale raccomanda a TAV la sospensione
dei lavori di scavo della galleria di Firenzuola alla progressiva 54+100.
Con nota n. 3724 del 22.03.2000 il CONSIAG comunica al Ministero
Ambiente, all’Osservatorio Ambientale, all'ARPAT, al Sindaco di Borgo San
Lorenzo, a TAV ed altri che le sorgenti di Case d'Erci, che alimentano gli
acquedotti di Luco di Mugello, Grezzano e frazioni limitrofe, mostrano una
diminuzione della portata sin dallo scorso 16 marzo e che tale portata ha
raggiunto livelli preoccupanti negli ultimi 3 giorni. La sorgente di Frassineta
non mostrava il medesimo fenomeno. A parere del CONSIAG il fenomeno non poteva
che derivare direttamente dall'interferenza idrogeologica dello scavo della
galleria di Firenzuola: "il fenomeno ha evidenziato una rapidità di interferenza tra il
drenaggio della galleria e il regime delle sorgenti di alcuni ordini di
grandezza superiore a quella ipotizzata da CAVET e dai suoi consulenti in ogni
sede”.
Dalle "Relazioni di
sopralluogo" eseguiti da tecnici ARPAT fra il 23 e il 30.03.2000 al
cantiere della galleria ed alle sorgenti Case d'Erci, risulta che sono stati
eseguiti i due sondaggi orizzontali richiesti con nota ARPAT del 09/03/2000,
che le portate delle sorgenti Case d'Erci (1 e 2) continuavano a diminuire,
nonostante le piogge copiose, che la quantità d'acqua intercettata in galleria
alla progressiva 54+102 continuava ad essere sensibile: la portata di acqua
media trattata dall'impianto di depurazione era di circa 50 litri/secondo.
Alla fine le sorgenti di Case d’Erci si seccano definitivamente.
E’ la cronaca di una morte annunciata. L’ennesima.
E nel 2000,
insomma. Ricordiamoci che tutte queste cose le diciamo perché qualcuno avrà
cominciato a pensare che forse andando avanti a quel modo si facevano danni, o
no? Tant’è vero che addirittura si muove la Regione, insomma, con
quell’inerzia, nel 2000.
Castelvecchio, S. Giorgio, Osteto, Case
d’Erci. Ognuno di questi singoli eventi
poteva e doveva bastare per una riflessione su cosa si stava facendo. Per
riconsiderare il tutto. Ed invece non
sono bastati quattro rilevanti impatti con gravi conseguenze ambientali per
fermarsi. Ed eppure ormai l’allarme era
scoppiato e l’impatto emergenza evidente.
Se si muove addirittura la VI
Commissione della Regione Toscana per ricevere tutti i Sindaci interessati vuol
dire che era non solo evidente, ma addirittura conclamato, che si fosse
oltrepassato il limite giungendo ad un punto di non ritorno.
Riassuntivo l’intervento di Margheri, Sindaco di Borgo S. Lorenzo davanti
alla VI Commissione.
ANTONIO MARGHERI - Sindaco
di Borgo San Lorenzo.
"(…)
circa un anno fa quando dopo un bilancio e dopo anche il verificarsi di eventi
che si erano manifestati, soprattutto riguardanti le risorse idriche in maniera
o inaspettata o comunque in maniera più pesante di quella che era stata
prevista, avvertimmo tutti la necessità di richiedere approfondimenti, studi
più seri e meglio impostati rispetto a quelli che avevano accompagnato il
progetto esecutivo dell'opera. (…)
ormai è dato per acquisito che il modello idrogeologico che era stato redatto e
che accompagnava il progetto esecutivo dell'opera si è dimostrato, soprattutto
per alcuni tratti, in maniera particolare i tratti di galleria che attraversano
l'Appennino, inadeguato. (…) Nella fattispecie noi
abbiamo parlato anche di comportamento irresponsabile da parte di CAVET in
quanto dopo la realizzazione di un tratto di galleria che non aveva avuto
intercettazione di acquiferi, i lavori sono continuati per due o tre giorni
prima che ci fosse la sospensione nonostante che l'intercettazione sia avvenuta
13-14 metri prima del punto stabilito come inizio del rischio.
Il passaggio della tratta
nell'Appennino è cosa molto complicata e molto delicata in quanto si incontrano
strati di roccia fratturati e attraverso le fratture della roccia la galleria
drena le risorse idriche. Questa situazione era stata parzialmente prevista ma
si sta manifestando in modi e in quantità che non erano stati previsti in
quanto il modello idrogeologico adottato faceva riferimento ad uno strato molto
più compatto dell'ammasso roccioso, cosa che non c'è. (…) Potrei leggere questi
passaggi degli accordi procedimentali testualmente però ne faccio a meno, ci
sono passaggi che consentono di rivedere anche il progetto qualora ce ne sia la
necessità, però ancora questi approfondimenti tecnici e queste proposte non
hanno raggiunto un livello tale da poter ancora oggi essere valutato
attentamente. (…) Noi vogliamo
uscire da questa situazione, non siamo interessati a tenerci a vita questa
servitù di cantieri che ci sono nel nostro territori però la ripresa dei lavori
deve avvenire all'interno di un quadro di certezze e di valutazioni attente, di
assoluta non sottovalutazione dei problemi da tutti i punti di vista della
salvaguardia delle acque superficiali perché i fossi e i torrenti devono
rimanere, da un punto di vista igienico sanitario perché per esempio a Luco e a
Grezzano ci sono 2.000 abitanti che non hanno al momento un servizio di
depurazione e, quindi, se l'acqua nei fossi manca ci sono poi anche emergenze
di carattere igienico sanitario".
E qui è
bellino un po’ alleggerire, perché questo processo ha avuto anche effetti
stupendi, esilaranti. Qui
arriviamo al paradossale. Sapete qual è la risposta di CAVET al Sindaco
Margheri che denuncia l’emergenza di carattere igienico-sanitario per i duemila
abitanti di Luco?
Non è quella
che si uno si potrebbe aspettare, ovvero un risposta nello stesso anno 2000 per
cui CAVET avrebbe dovuto prender atto del fallimento nel progetto e attivarsi
di conseguenza.
No, la risposta
di CAVET è datata 2007 ed è quella che dà tramite il CT Celico a pg. 445 della
sua consulenza nel commentare il teste Piera Ballabio.
La Ballabio
conferma ciò che aveva già detto Margheri. Ha testimoniato in aula che “noi abbiamo
avuto, per interi periodi, cittadini di Luco che andavano a vedere ……se erano
aperte le pompe” di CAVET che
consentivano di “far defluire meglio i reflui del Bosso”; e ciò perché “le case di Luco
buttavano tutti i reflui nel Bosso; quindi, non essendo più l’acqua presente
... diventava una cloaca a cielo aperto”; infatti,
“per mesi, qualcuno passava tutti i giorni …, qualcuno del nostro comitato,
… per vedere se le pompe funzionavano”,
e, “quando non funzionavano, o si chiamava ARPAT o si chiamava il Comune” (cfr. pag. 2945 del verbale dell’udienza
del 12 maggio 2006).
Ci pare una
dichiarazione lineare di denuncia di un fatto, grave, subito dalla popolazione
di Luco, guarda caso un danno provocato proprio da CAVET.
E’ invece ecco cosa ne deduce, inopinatamente, il CT
Celico.
Testuale:
“In altri termini, il Presidente del Circolo del
Mugello di Lega Ambiente, nonché Responsabile dell’Ufficio Turismo della
Comunità Montana del Mugello, nonché Consigliere di maggioranza del Comune di
Borgo S. Lorenzo, ha detto che, pur essendo a conoscenza dell’esistenza di un
importante inquinamento nel Bosso (“cloaca a cielo aperto”) e pur conoscendone
la provenienza (“le case di Luco”), non ha sporto denuncia. Si è invece
preoccupato che le acque inquinate fossero costantemente diluite (operazione,
questa, vietata dalla legislazione vigente) dallo scarico della galleria TAV e,
per raggiungere questo scopo, ha fatto controllare, “tutti i giorni”, “per
mesi”, attraverso persone di propria fiducia (“qualcuno del nostro comitato”) e
attingendo notizie dagli stessi inquinatori (i “cittadini di Luco”), che CAVET
scaricasse le acque della galleria nel Bosso. E, per conseguire fino in fondo il
suo disegno, non ha esitato a denunciare l’inconscio “diluitore” (CAVET) ad
ARPAT (“si chiamava ARPAT”) ed al Comune (“si chiamava il Comune”). Se ora si
considera che la stessa notizia di reato è stata data, sia dai CTP del PM
Gisotti, Sanna e Riva (cfr. par. 5.1.1.3) sia dall’altro CTP del PM Rodolfi
(cfr. par. 5.2.2.26) sia dal teste Dario Collini (3) (cfr. par. 5.5.10), è
evidente che debba trattarsi di un fatto noto a cittadini ed Autorità. Quindi,
è quanto meno strano che nessuno sia intervenuto sugli inquinatori di monte e
si sia ritenuto che la colpa di un presunto inquinamento fosse di chi, magari
per un guasto alla pompa, non avrebbe consentito, per qualche giorno, la
diluizione (peraltro vietata dalla legislazione vigente) dell’inquinamento a valle”.
Forse non capiamo o leggiamo male.
Per il CT di CAVET, prof. Celico, la
Procura avrebbe dovuto indagare i cittadini di Luco? Ci mancava anche questa.
Comunque questa è la risposta di CAVET al
Sindaco Margheri per i disagi di Luco. Si
secca Case d’Erci, metto in ginocchio una frazione, non faccio nulla. Nel 2007
dico che i cittadini di Luco sono inquinatori. La Procura non ha mandato a
giudizio i cittadini di Luco. Non so se siamo in tempo, duemila persone, li
manderemo a un processetto, vediamo che fine fa. Questa è la risposta di CAVET
al Margheri, che diceva: abbiamo problemi anche igienico-sanitari.
Sorgente La
Rocca. Quinto evento significativo.
Che dire?
Gli argomenti sono gli
stessi. Notare: sono tutte
sorgenti che hanno rilevanza per gli impianti acquedottistici, unica
indicazione specifica [...] nella Conferenza dei Servizi. Quindi, tutti fatti da
evitare. La Rocca non è una sorgentella: alimenta l’acquedotto di Scarperia.
Sul punto [...] rimandiamo alle dichiarazioni dei
testi e persone offese [...].
Ormai il grado di attenzione cala, mi annoio anch’io,
figuriamoci.
Però qui, mi dispiace, mi accorgo che
tra i danneggiati c’è anche Bechelli. Bechelli infatti ci rimane tanto male per
l’essicamento de La Rocca, ci rimane malissimo. A lui i tecnici CAVET avevano detto “tutto a posto”
per La Rocca e così lui aveva a sua volta rassicurato il Sindaco di Scarperia
di star tranquillo. E invece La Rocca si secca e CAVET gli ha fatto fare una
figuraccia e lui c’è rimasto male, ed a noi ci dispiace.
Moscheta.
Anche Moscheta è stata impattata. Era stata dichiarata Sito di Interesse
Comunitario. Bazzecole. Erano stati investiti denari della Regione, Consiglio
Comunale, 6 mila ettari. Mascherini era andato nel 2000 a dire... Insomma, non
ce ne importa: tanto si facevano i parcheggi! TAV ha detto che gli faceva i
parcheggi, il sentierino. E quindi si è seccata. Se ci vogliamo divertire, ci
ricordiamo che la gente andava ancora a prendere l’acqua pensando fosse l’acqua
della sorgente, invece era arrivato l’acquedotto dell’AMI. Per cui uno andava a
Moscheta, e prendeva le taniche... dell’acquedotto dell’AMI.
Per Moscheta
rimandiamo a Mascherini, il Sindaco di Firenzuola. “...Per quanto
riguarda il Comune di Firenzuola da indagini che loro hanno affinato in questi
5 anni, viene fuori non solo che si è seccata la sorgente di Castelvecchio,
quindi è andata a secco e hanno costruito l'acquedotto alternativo, ma che tra
due anni si impatteranno le sorgenti di tutta la vallata di Moscheta. Ora il
Mugello, il Consiglio Comunale di Firenzuola, ha fatto una battaglia aspra per
evitare di toccare quella valle dove ci sono 6.000 ettari di demanio accorpato
della Regione dove la Regione ci ha investito tanti soldi, è di fatto un parco naturale
dove c'è una azienda agrituristica della Regione gestita da una cooperativa, è una zona di grande pregio
ambientale, un patrimonio pubblico. Avevamo cercato di evitare di costruire li una finestra, ci è stato detto
che non era possibile rispetto ai tempi, è stata iniziata la costruzione
di una finestra, questa finestra era lunga un chilometro e 200 metri, a 900
metri hanno imbattuto in una puntuale venuta d'acqua di 70 litri al secondo, si
è allagata la galleria e hanno abbandonato la finestra. Quindi probabilmente quella finestra non
si finirà più, si dovrà costruirla partendo dalla galleria sotto, quindi la
galleria principale ricostruire la finestra perché dovrà servire sempre come
entrata di emergenza per la sicurezza in galleria ma sarà realizzata solo alla
fine, quindi non diminuirà minimamente i tempi dì costruzione della galleria,
si è voluta fare lo stesso ma è stato annunciato da studi più precisi che le
sorgenti di quella valle saranno seccate e quindi si sta verificando la possibilità
di portare in quella valle risorse idriche da Firenzuola, quindi dovremmo
costruire diversi chilometri di acquedotto per portare l'acqua eccetera. Per
realizzare questa opera ci vorrà più di un anno e quindi il Consiglio Comunale
di Firenzuola ha detto: non riprendete i lavori di quella finestra, costruiamo
altri acquedotti, portiamo l'acqua da fuori e poi seguitiamo a costruire questa galleria in maniera che quando si
arriva sotto la valle di Moscheta già la valle sia già approvvigionata da acqua
portata da fuori”.
Ed allora
cominciamo un po’ a stringere, un po’ a concludere, a mettere le cose insieme.
Pigliamo
questa prima parte: Castelvecchio, Osteto, Marzano, La Rocca, Moscheta, sono
fatti – direi - gravissimi.
Solo colpa? No.
Non era il caso fermarsi già nel ’98
come detto da Trezzini, e riconsiderare tutto? C’erano dubbi su ciò a cui si sarebbe andati incontro? Non si è
preso atto di ciò che era successo? Era tutto a posto? Era tutto regolare? No,
non lo era.
E questa non è
la valutazione malevola inquisitrice di un PM qualunque. È la valutazione
propria anche di alcuni di quelli che stavano costruendo l’opera. E’ la
valutazione di Italstrade,
che aveva vinto uno dei subappalti concessi da CAVET.
Basta leggersi
la testimonianza Lodico.
Teste – Beh, Italstrade ha vinto delle gare di appalto dove praticamente fungeva
da appaltatore, il CAVET aveva fatto i progetti e interloquiva con i vari enti,
diciamo, preposti, sia la Regione, sia l'Osservatorio Ambientale e sia tutti
gli altri enti, per cui il mero ruolo della Italstrade
era quello di eseguire le opere che erano state progettate ed approvate nelle
varie sedi competenti dal CAVET e dagli altri organi.
Avv. De Napoli – Quindi Italstrade non partecipava o non aveva partecipato ad alcuna
progettazione, mi pare di aver capito – o no? – degli... del cantiere?
Teste – No, aveva solamente fatto un'offerta
prezzi per quanto riguarda un progetto già redatto dal CAVET. …
Teste – Sì. Noi avevamo vinto appunto due appalti:
uno che era quello denominato Osteto e che consisteva praticamente in una
discenderia di circa millecinquecento metri, con poi un tratto di galleria da
dover realizzare verso nord e verso sud; un altro appalto, che era quello di
Marzano, che era anche qui una discenderia di circa mille e cento metri, con
una pendenza un po' minore di quella di Osteto, e anche qui c'era da realizzare
poi un tratto di galleria sia a nord che a sud. Per quanto riguarda quello di
Osteto però non è stato eseguito, se non parzialmente, solo per circa
otto-novecento metri e dopodiché ci siamo fermati, in quanto è stato fermato
l'avanzamento, è stata allagata del tutto la finestra perché c'era stata
un'enorme venuta d'acqua e praticamente i lavori lì sono stati interrotti.
La ditta
sub-appaltatrice dell’opera per conto di CAVET, prende atto dell’insufficienza
del progetto, fa due conti, si rende conto del fallimento dell’intervento,
prende baracca e burattini, chiude e se ne va.
Pubblico Ministero - Buongiorno. Senta, quindi T11 e T12?
Teste
– Sì.
Pubblico Ministero - E T12. Periodo? Ha detto galleria Osteto sino al '98?
Teste
– Galleria... scusi... '98, sì, credo...
Pubblico Ministero - '98. Marzano? 2001?
Teste – Sì, esatto.
Pubblico Ministero – 2001.
Teste
– A marzo 2001 siamo andati definitivamente via.
Pubblico Ministero - Perfetto. Benissimo. Corretto. Quindi, per quanto riguarda l'attività
di scavo dentro la galleria, solo e soltanto personale Italstrade.
Teste
– Sì.
Pubblico Ministero - Responsabilità Italstrade.
Teste
– Sì.
Pubblico Ministero - L'unica cosa che diceva è che voi, ovviamente, avendo avuto un appalto,
il progetto non era vostro, quindi dovevate eseguire quel progetto.
Teste
– Sì, esatto.
Pubblico Ministero - Senta, tutti e due i contratti sono stati rescissi?
Teste
– Sì.
Pubblico Ministero - Quindi non sono arrivati a scadenza naturale, se in qualche modo...
Teste
– No.
Pubblico Ministero - E' esatto quello che dico?
Teste
– E' esatto.
Pubblico Ministero - Ha seguito lei? Ci sa dire come mai?
Teste
– Perché praticamente c'erano state queste sorprese geologiche dovute a delle
venute di acqua abbastanza considerevoli, sia su Osteto sia per quanto riguarda
poi Marzano, e per cui, diciamo, non eravamo in condizioni noi di eseguirle
direttamente, se è fatto carico CAVET e c'è stata una rescissione consensuale
dei contratti.
Pubblico Ministero - Quindi, le faccio una domanda sciocca: non erano contrattualizzate le
venute d'acqua?
Teste
– Erano previste, ma molto più avanti come, diciamo, previsione, non in quella
misura certamente.
Pubblico Ministero - Ecco, quindi – lei mi corregga sempre se sbaglio, perché chiaramente è
il suo pensiero che deve emergere – quindi lei mi dice due dati differenziali:
uno temporale, previsto più avanti nel tempo, e uno quantitativo, non in quella
misura. E' esatto ciò che... che ho capito? Per il verbale, se dice...
Teste
– Sì.
Pubblico Ministero - Ragione per cui, di fronte a queste emergenze, evenienze non previste
nella loro quantità, voi avete fatto una valutazione che non c'entravate, che
non eravate più nei costi o nelle capacità tecniche – non lo so, lo dica lei –
tanto da arrivare alla rescissione del contratto.
Teste
– Esatto.
Pubblico Ministero - Esatto. Perché voi vi siete fatti tutti e due gli allagamenti?
Teste – No. Uno...
Pubblico Ministero - E mi spiego: uno a Osteto, ha detto avete allagato la galleria.
Teste
– Sì.
Pubblico Ministero - È esatto?
Teste – Sì.
Pubblico Ministero - Le venute di Marzano?
Teste – Le venute di
Marzano le abbiamo incontrate all'inizio e poi lì c'è stata praticamente la
rescissione, quando abbiamo incontrato... ora non mi ricordo se era a fine anno
2000 e poi agli inizi del 2001 siamo andati via; mi pare settembre-ottobre,
vado a memoria, eh?
Pubblico Ministero - Eh. Perché mi diceva di no? Non l'avete avuto l'allagamento a Marzano?
Teste – No, no... dipende
cosa intende lei per allagamento. Io allagamento intendo che per quanto
riguarda Osteto abbiamo riempito tutta la galleria per novecento metri,
quant'era scavata, di acqua.
Pubblico Ministero - Ecco...
Teste
– A Marzano non è successo questo.
Pubblico Ministero - Ho capito.
Teste – Ecco.
Pubblico Ministero - Quindi per lei allagamento è totale, cioè proprio un tubo d'acqua...
dappertutto.
Teste
– Esatto, sì.
Pubblico Ministero - Mentre a Marzano che è successo?
Teste
– Ci sono state delle venute d'acqua considerevoli, ma non c'è stato un
allagamento vero e proprio.
Pubblico Ministero - Bene. In quel senso lì, va bene. Però c'è stata la sospensione dei
lavori.
Teste
– Ci sono state delle sospensioni dei lavori da parte dell'Osservatorio
Ambientale e via dicendo.
Pubblico Ministero - Anche in Marzano?
Teste
– Certo.
Pubblico Ministero – È
arrivata un'ordinanza del Sindaco?
Teste
– Certo.
Pubblico Ministero - Quindi lei è preciso, nel senso di dire che ‘per me non è allagamento’,
nel senso che non si è riempito tutto il cavo...
Teste
– Esatto.
Pubblico Ministero - ...ma c'è stata una venuta d'acqua in relazione alla quale il Sindaco
ha imposto uno stop.
Teste
– Io, guardi, col Sindaco non... non le so essere preciso perché i rapporti li
aveva... li teneva – giustamente, contrattualmente era così – il CAVET.
Pubblico Ministero - Ah.
Teste
– Per cui io non le so dire il Sindaco o
meno.
Pubblico Ministero - Però lo stop lo possiamo dire.
Teste –
Lo stop c'è stato, certamente sì.
Pubblico Ministero - Nella sua... per la sua... per come le è arrivato a lei, le lo collega
all'Osservatorio Ambientale – non le domando i documenti, tanto li abbiamo noi
– però c'è stato uno stop che vi ha...
Teste
– Sì.
Pubblico Ministero - ...imposto... diciamo, non è stato una scelta...
Teste
– Un fermo cantiere.
Pubblico Ministero - Ecco.
Teste
– Sì.
Pubblico Ministero - Non è stato una scelta vostra.
Teste
– No, no, imprenditoriale nostra no.
Pubblico Ministero - Ecco. Allora, lei ha parlato di "sorprese". Ci può
specificare? Perché, che cos'era... voi avete fatto il subappalto, quindi
avrete fatto un capitolato, Avrete fatto anche un prezzo, in relazione a delle
previsioni di lavori. In che rapporto stavano questi scavi con l'acqua, nella
vostra previsione, nel vostro contratto?
Teste
– Beh, erano previste appunto di incontrarle quando avevamo già fatto parecchi
metri di galleria. A Osteto anche in fondo alla discenderia, se ricordo bene,
in fondo ai millecinquecento metri era previsto che si trovasse un qualche
arrivo d'acqua. Ora, sui metri cubi... se lei mi dice... non penso che questi
sia possibile stimarli o era scritto ben chiaro in qualche documento quant'era,
ma sicuramente non in quell'entità che trovammo poi a Osteto. Tanto per dirle,
a Osteto avevamo scavato ottantamila metri cubi e abbiamo trovato ottocentomila
metri cubi d'acqua, per cui, insomma...
Pubblico Ministero - C'è una bella sproporzione.
Teste
– Eh, sì.
Pubblico Ministero - Ma io infatti non le chiedevo la precisione sui numeri, perché non
credo neanche sia possibile. Le chiedevo una cosa un po' diversa: che tipo di
presidi, come andavano gestite le acque? Cioè, nel senso: si prevede una
venuta, in relazione a quella voi vi fate carico di instaurare una sede di
presidi.
Teste
– Noi avevamo degli impianti di sollevamento che nella particolarità poi erano
degli impianti di sollevamento antideflagranti, in quanto avevamo... era prevista
la presenza di grisù nell'ambito dello scavo, per cui erano equipaggiati in un
certo modo e avevamo questi, diciamo, impianti di sollevamento con più rilanci
lungo tutta la discenderia, sia di Marzano sia di Osteto, che erano
dimensionati con un certo volume di acqua.
Pubblico Ministero - Ecco. Questo lo può dire?
Teste – Eh, non me lo ricordo esattamente.
Pubblico Ministero - Ah, OK.
Teste
– Le direi una bugia.
Pubblico Ministero - Allora possiamo dire così: voi, in relazione alle vostre informazioni,
vi eravate...
Teste
– Dimensionati i nostri impianti di sollevamento.
Pubblico Ministero - Esatto. Dopodiché sono risultati in entrambi i casi inefficienti.
Teste
– Non...
Pubblico Ministero - Inefficienti entrambi.
Teste
– Non sufficienti.
Pubblico Ministero - Non sufficienti.
Teste
– Ecco, la parola esatta è non sufficienti.
Pubblico Ministero - Sì, sì, non sufficienti. Senta, ma siete stati anche destinatari,
incolpevolmente, cioè, o comunque, insomma... per il solo fatto di essere lì,
che qualcuno vi è venuto a cercare dicendo "Oh, ma a me mi s'è seccato un
pozzo, mi si è seccato un fiume, mi si è seccato"...
Teste
– Per quanto ci riguarda noi direttamente no. Il CAVET, che sappia io, sì. Ma non
noi direttamente come ente... diciamo come impresa esecutrice.
Pubblico Ministero - Sì. Ma io le domandavo come vita vissuta, cioè nel senso...
Teste
– Come vita vissuta sì.
Pubblico Ministero - Ecco.
Teste
– Sì, certo.
Pubblico Ministero - Poi, dico, al di là delle... dice "no, a noi non ci interessa,
andate dal CAVET".
Teste
– No, anche perché le opere compensative che dovevano essere realizzate erano
da realizzarsi a cura del CAVET, non a cura nostra. Non facevano parte dello
scopo dell'appalto.
Pubblico Ministero - Benissimo. Ma io infatti non le sto chiedendo aspetti giuridici e
cose... Le domandavo di vita vissuta. In cantiere arriva uno, dice...
Teste – Certo. Si era seccata la sorgente Tal dei Tali o...
Pubblico Ministero - Ecco...
Teste
– ...o mancava l'acqua all'acquedotto Tal dei Tali.
Pubblico Ministero - Quindi...
Teste
– Si leggeva sul giornale, si sapeva in cantiere, ma non è che avevamo una
conoscenza diretta in quanto destinatari di una richiesta del genere, ecco.
Pubblico Ministero - Ecco. Quindi richieste formali no. Ma io dicevo se arrivava l'ometto,
dice: "Scusate, ma"...
Teste
– Ma, l'ometto no. A noi in cantiere no.
Pubblico Ministero - Bene.
Teste
– Non arrivava mai nessun ometto.
Pubblico Ministero - Però leggevate sul giornale...
Teste
– Leggevamo sul giornale, certo.
Pubblico Ministero - A posto. Grazie mille.
Teste
– Prego.
E il fatto
che il subappaltatore se ne vada significa molte cose.
Vuol dire
che è evidente che il progetto non funzionava.
Vuol dire
che è evidente che non ci si rientrava nei costi prefissati.
Vuol dire
che è evidente che non ci stava nei tempi previsti.
Vuol dire
che si stava realizzando qualcosa di
diverso di quello che si era detto si sarebbe fatto e – anche a voler tutto
concedere – certamente qualcosa di diverso da quello cui si era stati autorizzati.
(1) Italstrade: società vincitrice di uno dei subappalti concessi da CAVET.
(2) CONSIAG: acronimo di
“Consorzio toscano per i servizi di acqua e gas”.
(3) Dario Collini:
consulente dell'Osservatorio Ambientale Locale sui lavori per l'Alta Velocità
ferroviaria, istituito dalla Comunità Montana del Mugello.