Associazione
di volontariato Idra
iscritta
al Registro Regionale del Volontariato della Toscana
per
la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale
Via
Vittorio Emanuele II 135, 50134 FIRENZE
Tel. e fax 055.233.76.65, Tel. 055.48.03.22, Tel. e fax
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www.idra.dadacasa.supereva.it
Firenze, 9.6.’04
Lettera aperta al Mugello
chiamato alle urne
Caro Mugello,
ancora una volta un esercito di
candidati bussa alla tua porta per ottenere il tuo consenso a lasciarti
amministrare per altri cinque anni.
La nostra associazione nutre
forti dubbi sui poteri che le leggi vigenti affidano ai sindaci, e sulle
impotenze che – simmetricamente – esse assegnano alla società civile. Perciò ti
chiediamo almeno di considerare con attenzione – prima dei programmi dei
candidati - le conseguenze delle scelte effettivamente operate dalle
amministrazioni uscenti, e l’accettabilità dei modi con cui esse hanno risposto
(quando e se hanno risposto) alle richieste di interlocuzione dei cittadini
amministrati.
Il nostro, caro Mugello, è un
punto di osservazione che non esitiamo a definire ristretto e parziale.
Tuttavia Idra segue da anni la turbolenta vicenda delle cantierizzazioni
per l’Alta Velocità, centrale nella storia recente di questo territorio, nel
quale il procedere dei lavori ha provocato danni
ambientali, economici e sociali abbastanza gravi da portare alla sbarra –
davanti al tribunale di Firenze - uno stuolo di imprenditori grandi e piccoli.
Ecco perché ti scriviamo, caro Mugello: per suggerirti prudenza e consapevolezza,
di fronte alla prossima scadenza elettorale.
Avrai forse notato come Idra
– diversamente da tante altre espressioni della società civile sorte in questi
ultimi anni - si sia tenuta lontana dalla partita elettorale, considerando
doveroso per un’associazione di volontariato conservare anche in questa
circostanza la propria indipendenza e autonomia. Avrai osservato come Idra
abbia sempre curato di fondare la propria azione propositiva e critica sui
fatti, sui documenti, sugli atti, piuttosto che sulle interpretazioni, sulle
prevenzioni di natura ideologica, sulle illazioni. Questo ci ha guadagnato la
stima di molti cittadini indipendenti, e il generale disinteresse o fastidio –
nella maggior parte dei casi – della classe politica (basta verificare quanto
poche delle nostre proposte sono state raccolte, perorate e portate a buon fine
dai Consigli comunali….). Ma è proprio per questa nostra indipendenza convinta
e intransigente che ti chiediamo, Mugello, di guardare in faccia soprattutto i
fatti.
In primo luogo, riflettiamo sul
metodo che è stato seguito nella progettazione, nell’approvazione e
nell’esecuzione dei lavori TAV: non potrebbe forse servire tutto questo a
evitare il ripetersi di certi errori (se proprio di errori si è trattato)?
Il ruolo che le amministrazioni hanno voluto
giocare in questa partita non ci è parso esemplare.
Non lo è stato, a nostro avviso, quando i sindaci
hanno accettato contropartite di vario genere (pagate comunque con denaro
pubblico, come poi è diventato evidente) in cambio dell’assenso a un progetto
di attraversamento che – è inutile nasconderselo – si preannunciava chiaramente
devastante già prima di essere approvato.
Ma - dopo - le cose sono andate anche peggio.
Invece di cercare e coltivare un rapporto di collaborazione con le formazioni
della società civile come la nostra, che – non avendo niente da scambiare –
avevano scelto di non fare sconti alla TAV, di monitorare tutte le malefatte,
di prevenire se possibile tutti i danni inutili e gratuiti al territorio, sindaci
e giunte hanno ignorato, snobbato o solo episodicamente utilizzato i nostri
contributi propositivi. I rari incontri con i sindaci delle comunità più
colpite non hanno fruttato alcunché: nessuna risposta soddisfacente alle
richieste formulate, né alle proposte avanzate. Idra è stata
accuratamente non-invitata alle altre occasioni di confronto istituzionale.
Nessuna lettera, neppure di scuse, per questo singolare modo di rapportarsi con
le associazioni di volontariato. Una parodia di
democrazia! La sensazione che i nostri associati hanno ricevuto è stata
quella di costituire un ostacolo scomodo e sgradito al desiderio di rimozione
dei problemi sollevati dalla TAV.
La filosofia di fondo delle amministrazioni (ma
anche di alcuni ‘ambientalisti’, finché i rubinetti erogavano acqua) sembra
essere stata quella del “quanto prima finiranno questi cantieri, tanto meglio
sarà per tutti”. Ma non è andata così. Il “tanto prima” è diventato “tanto
peggio”, e alla fine non si è fatto neppure presto:
i treni TAV avrebbero dovuto cominciare a correre col 2003, e invece siamo
ancora a poco più di metà dell’opera, se ha ragione il prof. Aurelio Misiti, già presidente del Consiglio
superiore dei Lavori Pubblici, che preannuncia altri anni di sudore e lacrime
per la realizzazione del tunnel di soccorso, difficilmente evitabile in
un’opera così rischiosa.
A correre invece è stata l’acqua, la tua risorsa
forse più preziosa, caro Mugello: 90 milioni di metri cubi, dati CAVET, se ne
sono già andati. E ancora se ne vanno via, dalla falda tagliata, 700 litri
d’acqua al secondo.
In certi casi, come a Monte
Beni, per aiutare a “finire presto” le amministrazioni hanno concesso al
CAVET (un consorzio di imprese tutte private che beneficia dell’investimento
tutto pubblico della TAV) autorizzazioni impossibili al deposito di inerti di
composizione tutt’altro che certa. Autorizzazioni che è stato poi necessario
ritirare dopo la mobilitazione dei cittadini.
Si è giocata una strana partita, insomma, fra
cittadini, amministrazioni e CAVET in questi anni. Una partita che ha visto
all’opera alleanze impreviste e imprevedibili, nelle quali i cittadini hanno
dovuto occuparsi spesso da soli della tutela dell’ambiente, della salute e
dell’economia.
Si discute oggi se le amministrazioni comunali
sapessero, nel ’95, a cosa si andava incontro approvando il progetto di
attraversamento TAV del Mugello.
Idra – che a quel tempo si
chiamava Coordinamento dei Comitati e
delle Associazioni contro i progetti di “Alta velocità” di Firenze, Terzolle,
Mugnone e Mugello - denunciò con un ricorso
al TAR del Lazio, molti mesi prima che venisse aperto il primo cantiere del
Carlone, le gravi insufficienze del progetto che risultavano persino dalle
carte dei diversi Uffici della Regione Toscana. Non era solo il Servizio Difesa
del Suolo a lamentarle. Erano anche l’Ufficio del Genio Civile e il Nucleo
di valutazione dei siti di cava di prestito: prima della chiusura della
Conferenza di servizi, essi evidenziano, nei pareri espressi sugli elaborati
tecnici del progetto esecutivo per la tratta AV Bologna-Firenze, carenze
progettuali sotto l'aspetto idrogeologico, geomorfologico e idraulico, o nel
lamentare l’assenza di una preventiva valutazione di impatto ambientale,
segnalano che essa “avrebbe permesso di
evidenziare problematiche di larga scala preliminarmente alla redazione del
progetto esecutivo in modo da poterne tener conto nella scelta delle specifiche
soluzioni tecniche". L’Autorità di Bacino
dell’Arno da parte sua non era stata neppure convocata in conferenza di
servizi. Né erano stati convocati i Comandi provinciali dei Vigili del Fuoco di
Firenze e di Bologna (a questa seconda omissione si deve probabilmente la
mancata progettazione del tunnel di soccorso che adesso, solo adesso!, diventa
ufficialmente indispensabile). Persino il Servizio Geologico della Presidenza
del Consiglio dei ministri aveva bocciato senza mezzi
termini l'unico progetto di linea TAV Bologna-Firenze che gli fosse stato
sottoposto.
Che fine hanno fatto quelle
carte? Quali misure sono state prese a fronte di quelle omissioni? Che
iniziative hanno assunto gli autori di quei pareri, o i responsabili non
interpellati e tuttavia informati di non esserlo?
Sarebbe interessante forse
verificare. Di sicuro nessuna posizione pubblica di denuncia è stata assunta da
chi sapeva, da chi aveva gli strumenti per prevedere, con pochissime nobili
eccezioni, come quella del prof. Giuliano Rodolfi, geologo, presidente del
Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio Ambientale Locale, che non ha
mai nascosto quanto i fatti fossero drammatici e le prognosi sfavorevoli, che
ha sempre prodotto cifre e dati, quando gliene è stata fornita la possibilità. In
questa splendida Italia formalista nella quale ognuno si limita a fare la sua
parte, e a lasciar marcire nei cassetti le proprie carte, magari non si violano
le norme: ma l’ambiente, sì, e come!
C’è poi un documento che era stato
commissionato proprio dalla Comunità Montana Alto Mugello, Mugello, Val di
Sieve, di cui i sindaci erano assessori, e ed è allegato a una sua deliberazione
(la n. 137 del 31.10.’94). Porta la data del 22 ottobre ’94. Nove mesi prima
della chiusura della conferenza di servizi, la “Commissione di consulenza per
la tratta Bologna-Firenze del sistema Alta Velocità” presieduta dal prof.
Manlio Marchetta scriveva testualmente: “Quella che viene impropriamente
definita “analisi ambientale” non costituisce una valutazione di impatto
ambientale ma, più semplicemente, un complesso di elaborati descrittivi e
giustificativi di una sola soluzione di tracciato”. Nel paragrafo dedicato
alle incongruità del progetto relative agli aspetti geologici ed idrogeologici
si legge: “Già nell’ambito del territorio fiorentino l’attuazione del
progetto comporterebbe una consistente alterazione dello stato della falda
acquifera, nei cui riguardi le mitigazioni ipotizzate non sembrano offrire
garanzie forti”. E ancora: “Gli interventi cantieristici, la galleria
ferroviaria e le “finestre” previsti nel tratto a nord della Sieve (in
particolare l’impianto T11 bis) possono comportare interferenze con
l’approvvigionamento dell’acquedotto di Scarperia. Vi è infatti in tale zona
contatto fra le arenarie del Macigno e le argilliti della Scaglia toscana. Per
quanto fin qui considerato consegue la necessità di una soluzione di tracciato
geologicamente più favorevole”. Più chiaro di così!
Hanno avuto modo di conoscere, i
nostri sindaci, tutte queste circostanze? Mancavano, negli uffici comunali, le
competenze necessarie a consultare gli atti o a verificare l’eventuale mancato
rispetto delle norme?
“Senza se e senza ma”, un’altra vittima illustre
della disattenzione amministrativa sono stati e sono tuttora i lavoratori impegnati nella costruzione della “grande
opera”. L’Osservatorio sociale, istituito con un protocollo d'intesa firmato da tutti gli Enti
Locali il 21 dicembre '95 “con
lo scopo di individuare e sviluppare studi e iniziative, finalizzati ad una
corretta ed efficace integrazione socio-culturale dei lavoratori esterni che si
insedieranno nell'area”, nella sua sostanza non è mai decollato. “A tale Osservatorio – era scritto nel protocollo - parteciperanno
oltre ai funzionari degli Enti firmatari e dell'USL, aventi una specifica
professionalità, rappresentanti dell'associazionismo, del volontariato, nonché
le parti sociali". Ma associazioni scomode come Idra sono
state tenute fuori dalle pochissime riunioni come il fumo negli occhi. Chissà
perché, la grande sensibilità che il centro-sinistra prova per le sorti del
terzo mondo e per le vittime della globalizzazione fuori dal Mugello non arriva
a coprire i campi-ghetto in cui sono ospitate le centinaia di operai lontani
centinaia di km dalle loro case, privi persino nelle loro rappresentanze
sindacali di agibilità, spazi, autonomia, possibilità di comunicazione fra di
loro. Cosa c’entrano le amministrazioni in tutto questo? C’entrano, se
vogliono. E quando hanno istituito - solo sulla carta - l’Osservatorio sociale,
sono sembrati volere. Ma è finita lì, con l’aggiunta di qualche “cinema sotto
le stelle” o poco più.
Dunque medita bene, caro Mugello, al momento in
cui tu dovessi scegliere di sancire un tuo consenso nelle urne delle prossime
elezioni amministrative. Considera non una, ma due, tre, quattro volte quanto
siano affidabili gli schieramenti le cui scelte hanno determinato la situazione
di crisi evidenziata dagli atti del processo in corso al tribunale di Firenze,
e tutti gli altri disagi, sofferenze, umiliazioni, che sono sfuggiti alla
possibilità di sanzioni di qualche tipo.
Non dimenticare che i tuoi torrenti, la tua
fauna e il tuo habitat hanno cominciato a degradarsi assai prima che i
rubinetti di Luco e Grezzano smettessero di versare acqua di sorgente, e
che certi ‘ambientalisti’ si risvegliassero dal sonno in cui erano precipitati.
Non dimenticare che esponenti di primo piano dell’arcipelago
‘ambientalista’ nazionale hanno rapidamente digerito il rospo dell’Alta
Velocità, fino al punto di dichiarare, dopo l’arresto di Lorenzo Necci indagato
dalla Procura di La Spezia: "Sarei dispiaciuto se venisse bloccato il
quadruplicamento tra Firenze e Bologna che appare programmato non solo e
soltanto come alta velocità, ma come strumento per potenziare il trasporto
delle merci su lunga distanza e quello passeggeri nelle aeree
metropolitane" (Ermete Realacci, presidente di Legambiente,
sulle pagine nazionali de l’Unità del 18.9.’96). Il decorso
dell’operazione TAV e il varo dei progetti di Variante di valico e di terza
corsia A1 danno conto della lungimiranza di quelle affermazioni. Persino quando
la Procura di Firenze è intervenuta col nel giugno 2001 con il sequestro di un cantiere, sette cave e otto depositi, lo stesso Ermete Realacci
a Radio anch'io ha voluto chiarire: "Non è in questione il fatto che il
progetto vada portato avanti".
Intanto, sono notizie fresche, sulla cronaca di
Sesto Fiorentino de La Nazione (18.4.’04) leggiamo questo titolo: “Scavi,
la terra va al Wwf. TAV: le ingenti quantità di “smarino” permetteranno
di allargare l’oasi faunistica di Focognano”. Mentre, sempre a
Sesto, apprendiamo che Federcaccia e Legambiente lavoreranno
insieme per la gestione di un lago storico in area Parco della Piana. “Il
progetto e la realizzazione dell’opera – sottolinea l’assessore sestese
all’ambiente Pietro Rubellini – sarà a cura di Cavet che già sta
operando in zona per la creazione delle dune lungo l’autostrada con il
materiale di scavo proveniente dai cantieri dell’alta velocità” (“Il lago
che mette d’accordo”, La Nazione, 22.5.’04).
E che dire di quanti si sono
esercitati a proporre l’utilizzazione ‘riparatrice’ di questo mostro ambientale
e trasportistico che è il tracciato TAV nel Mugello per la commercializzazione
della pietra serena, con scalo nella frazione di San Pellegrino, magari
nottetempo?
Insomma, ci pare che anche
nell’universo dell’’alternativa’ ci siano da considerare parecchie variabili.
Quanto agli scenari ipotizzabili
con giunte di centro-destra, non può che preoccuparci, evidentemente, il
rovente programma di “grandi opere” ereditato a
livello nazionale dall’Ulivo e rilanciato dalla compagine guidata da Silvio
Berlusconi, con la convinta adesione del ministro delle Infrastrutture ing.
Pietro Lunardi, la cui Rocksoil SpA - società di ingegneria civile specializzata nella
progettazione delle gallerie, da lui guidata prima della nomina al
governo - risulta non estranea alla progettazione proprio del traforo-colabrodo
TAV dell’Appennino.
Anche sul piano
dell’interlocuzione democratica, inoltre, non possiamo documentare - come
associazione indipendente - alcuna soddisfazione nel rapporto con lo
schieramento di centro-destra: da
parte del premier Silvio Berlusconi e dei suoi
ministri da noi via via interpellati (Pietro Lunardi, Altero Matteoli, Giulio
Tremonti, Roberto Maroni) abbiamo registrato – sulle istanze da noi avanzate -
il medesimo tasso di disattenzione che avevamo dovuto incassare col precedente
governo dell’Ulivo, e che abbiamo regolarmente continuato a subire in questi
anni con le amministrazioni locali toscane di centro-sinistra (dalla Regione ai
Comuni).
Chissà però che molti dei nostri
problemi, caro Mugello, non provengano proprio dalla distanza che, ogni volta
che veniamo chiamati alle urne, accettiamo di lasciar crescere fra noi e il
Palazzo, fra cittadinanza spettatrice e ceto politico specialista, al quale
deleghiamo con forse troppa fiducia il potere di decidere di cinque anni della
nostra vita.
Chissà che non sia davvero troppo
piccolo e povero questo atto di sovranità che esercitiamo al momento del voto,
per rinunciare poi a ogni effettiva sovranità tutti i restanti momenti dei
cinque anni successivi. Che diventano poi dieci o quindici,
se ipotecati da scelte improvvide di lunghissimo periodo.
Pensiamoci: almeno prima della
prossima volta.