Associazione di volontariato Idra

iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana

per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale

Via Vittorio Emanuele II 135, 50134 FIRENZE

Tel. e fax 055.233.76.65, Tel. 055.48.03.22, Tel. e fax 055.41.04.24

e-mail idrafir@tin.it; web http://www.idraonlus.it/vecchiosito/inizio.html; www.idra.dadacasa.supereva.it

 

 

Firenze, 24.6.’04

 

Ballottaggio a Firenze: lettera aperta alla città

 

 

Cara Firenze,

 

 

“sinistra critica” ha voluto definirsi la lista di ‘professori’, comitati cittadini e Rifondazione comunista presentatasi al primo turno delle amministrative con una candidatura a sindaco, quella di Ornella De Zordo, alternativa a quella del primo cittadino uscente Leonardo Domenici. Adesso che Domenici è stato costretto al ballottaggio avendo ricevuto solo il 49% dei consensi (in realtà, ricordiamo, il 36% degli aventi diritto al voto), la “sinistra critica” invita a votare “a sinistra” (e cioè … di nuovo Domenici) per scongiurare il pericolo di un sindaco di centro-destra nella persona dell’ex soprintendente Domenico Valentino. In tutto questo secondo round della battaglia elettorale ricorre un vocabolo-chiave dotato di effetti magici, quasi allucinatori: “sinistra”. Un termine che, solo a pronunciarlo (“basta la parola”, recitava anni addietro la pubblicità di un celebre confetto lassativo), indicherebbe una scelta di campo comunque luminosa e positiva, e fa suggerire – a chi ne detiene i diritti d’uso - l’opportunità di ricondurre ad unità quella che era stata presentata, per il futuro di Firenze, come una diversità radicale di approcci e di contenuti programmatici. Ma se Leonardo Domenici è comunque “sinistra”, allora cosa vuole dire nella Firenze del 2004 essere “di sinistra”? Vuol forse dire imporre cantierizzazioni pluriennali a una città disinformata e non coinvolta su natura, utilità, tempi, costi e impatto dei progetti? Vuol forse dire non rispondere ai cittadini che chiedono lumi e ragione di tutto ciò, e propongono magari alternative serie e economiche, dopo essersi presentato come il sindaco “da guardare negli occhi”? Vuol forse dire presentarsi sui nuovi manifesti elettorali sorridente e a cavallo di una bicicletta dopo aver reso impraticabile e estremamente rischiosa la frequentazione su due ruote a pedale (e a maggior ragione a piedi) di importanti snodi della città? Oppure arrogarsi – da primo cittadino ‘esemplare’ - licenza di infrazione delle norme (come nel caso del taglio illegale di alberi alla Fortezza) per assicurare soluzioni frettolose a situazioni lasciate divenire emergenziali? O ancora, tenere aperti mesi e mesi cantieri rivelatisi poi non autorizzati, come quello del nuovo ponte carrabile progettato sull’Arno all’Isolotto? Non ci pare che questo tipo di comportamenti amministrativi faccia riferimento al repertorio di valori che la “sinistra” da sempre asserisce di promuovere. Se così fosse, non avremmo dubbi a chiedere che vengano rivedute e corrette molte equazioni che associano nell’immaginario collettivo il termine “sinistra” a valori come “democrazia”, “trasparenza”, “partecipazione”, “progresso”, “tutela della salute e dell’ambiente”, “buon governo della spesa pubblica”.

E’ davvero saggio raccomandare, dunque, una sorta di “scurdammec’ ‘o passat’” agli elettori fiorentini che hanno optato per una candidata – Ornella De Zordo - presentatasi come alternativa a Domenici? E’ davvero corretto, quando si invoca un rinnovamento del “far politica”, raccogliere consensi in nome di determinati valori e poi, quindici giorni dopo, porgere su un piatto d’argento quegli stessi consensi a beneficio di un uso politicamente schizofrenico? Dubitiamo assai dell’opportunità dell’appello di ‘professori’ e Rifondazione comunista a votare Domenici, anche se – certo - ne riconosciamo le radicate motivazioni culturali. Non sorprende la posizione di chi, facendo parte del sistema dei partiti, pratica l’”arte del possibile”. Là dove il possibile coincide spesso col necessario per sopravvivere. Non è una novità neppure la scelta ”per Domenici” dei ‘professori’, che ebbero ad annunciare sin dal giorno in cui si costituirono come lista la propria vocazione a ruota di scorta dell’amministrazione uscente, una sorta di pronto soccorso al momento dell’eventuale ballottaggio. Ma ciò nonostante riteniamo comunque doveroso segnalare all’opinione pubblica la nostra ripulsa per questa dicotomia del linguaggio negli appelli al voto prima e dopo il 13 giugno, che appare iscriversi a pieno nel solco della prassi politica tradizionale. Riteniamo doveroso denunciare questa perdurante schizofrenia del messaggio, che rende il gusto della partecipazione così difficile da praticare e coltivare nei cittadini, e di fatto ne allontana ormai gran parte dalla politica tout court. Quale “altro mondo”, quale “altra città” dovremmo aspettarci da questa novella classe politica?

 

Quanto al candidato alternativo a Domenici nel prossimo ballottaggio, il prof. Domenico Valentino, siamo proprio certi che l’ex soprintendente ai beni paesaggistici e architettonici potrebbe arrecare alla città disagi più numerosi e più gravi - in termini di interventi pesanti e alienanti sul piano urbanistico, della tutela della salute pubblica e dell’ambiente - di quanti è stato possibile all’amministrazione Primicerio programmare e a quella Domenici concretizzare? Il prof. Valentino, ancorché gravemente distratto in qualche caso (come quando la Soprintendenza ha autorizzato la costruzione della galleria commerciale, scempio in cemento armato, proprio davanti alle mura della Fortezza medicea di San Giovanni), ha pur sempre una formazione, una cultura e un’esperienza orientate alla tutela dei beni culturali…  E’ vero che dal suo programma elettorale sono stati cancellati alcuni dei cavalli di battaglia dell’opposizione di centro-destra all’amministrazione Domenici: i cantieri per il sottoattraversamento AV risultano ormai digeriti dall’ex soprintendente, se è vero che “la cultura del fare ci impone di andare avanti con l’alta velocità”. E’ vero che, leggiamo sempre nel suo programma, “considerando insufficiente la creazione della terza corsia autostradale, si ritiene necessaria l’immediata realizzazione della bretella autostradale Incisa Barberino” e si prevede la “realizzazione di una tangenziale Nord che colleghi il viadotto del Varlungo a Careggi”. Ma difficilmente il prof. Valentino potrebbe gestire questa pessima macedonia di micidiali ‘grandi opere’ in modo più disordinato, sprezzante e autoreferenziale della passata amministrazione di centro-sinistra. Non intendiamo con questo suggerire alcun tipo di inclinazione per la candidatura Valentino: per i modi, i tempi, i contenuti, la stessa forma con cui è stato presentato il suo programma elettorale, essa appare piuttosto un regalo alla ricandidatura del sindaco uscente, a testimonianza del sospetto che gli interessi economici trasversali legati alle scelte urbanistiche di fondo in questa città individuano opportunità assai più consistenti sotto l’ombrello dei governi di centro-sinistra, che possono garantir loro non solo maggiore efficacia e efficienza ma anche un tasso più elevato di controllo sociale. Intendiamo solo ribadire: avendo avuto modo di constatare in presa diretta l’inaccettabilità della maggior parte delle politiche urbane e urbanistiche dell’amministrazione Domenici, è davvero sensato riproporre oggi, in questo contesto, un consenso a quelle stesse politiche?

 

Una riflessione, infine, sul ruolo giocato dai cosiddetti comitati cittadini in tutta questa vicenda. Ultimamente, e in condizioni che – è possibile aspettarsi – non permetteranno sufficiente visibilità, la lista che porta questo nome si è dissociata dall’invito a votare Domenici al ballottaggio. Peccato che i comitati abbiano deciso di presentarsi al primo turno proprio insieme a coloro che a Domenici, invece, avevano promesso di portare in soccorso i voti del dissenso. Peccato, soprattutto, che espressioni vive della società civile, con un loro ruolo laico e indipendente di stimolo e di proposizione, si siano lasciate trascinare nella bagarre elettorale e abbiano recitato una parte peraltro così poco riconoscibile nel teatrino della “sinistra critica” fiorentina. Peccato che non abbiano tenuto conto del fatto che le elezioni quadri- o quinquennali, rito culminante della democrazia delegata, rappresentano un meccanismo per sua stessa natura stritolatorio nei confronti delle formazioni civili in cui si sperimenta il piacere della democrazia diretta e attiva. Peccato che si siano lasciati “contare” da chi, come il sindaco Domenici, proprio a questo confronto impari e improprio li aveva sfidati. Non è stata una scelta limpida, quella di allearsi con chi già da subito aveva assicurato - come i ‘professori’ – il sostegno a Domenici in caso di ballottaggio. Ma quella di candidarsi non è stata probabilmente neanche una scelta saggia: possibile che in questa Italia così poco laica, così permeata di cultura dell’appartenenza politica a “zoccolo duro”, di istinto a “far parrocchia” a destra come a sinistra, non si riesca a mantenere, ad apprezzare e a valorizzare la distinzione di ruoli, di metodo e di qualità nell’agire politico che tutti i giorni è possibile misurare nel confronto fra specialisti del Palazzo da una parte e espressioni vive della società civile, del volontariato, dell’associazionismo dall’altra?

 

back