Associazione
di volontariato Idra
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Firenze, 7.11.’05
Al Direttore de la Repubblica
A Paolo Rumiz
Con preghiera di pubblicazione
Caro Rumiz, che delusione!
Proprio in queste settimane, nella
classe in cui insegno italiano e storia, ci gustiamo una ad una le ventuno
puntate che lei ha dedicato tre anni fa su Repubblica
alle ferrovie marginali, “Viaggio in treno attraverso l’Italia”. Un piccolo
capolavoro di narrazione sociale: svelava quell’Italia dei pendolari, minore ma
maggioritaria, che proprio questa TAV nasconde e impoverisce. Che delusione,
caro Rumiz, incontrarla di nuovo adesso lungo questa apologia - quasi
lirica - del tunnel TAV fra Firenze e Bologna che ci viene regalata oggi a
doppia pagina, incorniciata di medaglioni pubblicitari (oasi WWF inclusa). Certo,
l’Invincibile Armata che vuole imporre anche alla Val di Susa una
modernizzazione inutile, devastante e faraonica, ben nota qui in Toscana fin
dentro le aule di giustizia, ha bisogno di ingaggiare grandi firme per rifarsi
l’immagine. Mi sorprende che proprio lei si sia prestato ad allestire questa
improbabile vetrina. Tutti i mugellani, infatti, anche i più sfegatati
sviluppisti, hanno sotto gli occhi i fatti e sono perfettamente in grado di
distinguere fra verità, slogan e clamorose omissioni nelle fonti di cui lei ha
forse improvvidamente fatto uso. Voglio immaginare infatti che Paolo Rumiz non
sia nemmeno mai venuto da queste parti, a misurare ad esempio gli oltre 500
litri di acqua al secondo che sgorgano ancora oggi dalle gallerie, e dopo
quelle di superficie svuotano riserve profonde. Voglio pensare che nessuno gli
abbia riferito degli oltre 100 milioni di metri cubi di risorse idriche di
montagna che se ne sono andati finora, né che sia venuto mai a contare le
decine di sorgenti, pozzi e torrenti morti per sempre (insieme a trote e
crostacei) anche in Siti di Importanza Comunitaria. Voglio credere che il Paolo
Rumiz che conosco non sia al corrente delle quantità di frane, allagamenti,
crepe, sprofondamenti, scorrerie di rifiuti, discariche, inquinamenti, attività
agricole e zootecniche distrutte, di cui sono piene da anni le cronache. Né che
sappia qualcosa dell’architettura finanziaria TAV, un’impresa presentata come
project financing ma finita a carico di tutti noi, con un salasso pubblico
sistematico a crescita esponenziale. E lei, Rumiz, parla di “capolavoro
italiano”! Davvero lo è, ma di quale Italia? Temo che le centinaia di operai
dipinti in una cartolina rassicurante e fin troppo oleografica, permetta, che
non dà conto dell’aggressione fisica, biologica e sociale a cui sono sottoposti
per anni in ambienti estremi (dai campi-base ai tunnel) e spesso malsani per
effetto del ciclo continuo, dei cambi di turno ogni 6 e 7 e 8 giorni, degli
straordinari legalizzati e di quelli illegali, temo che Rumiz quegli operai non
li abbia mai visti in faccia e negli occhi e nel cuore. “Sotto il Giogo della
Scarperia”, come lo chiama lei che evidentemente non conosce i luoghi, sappia
che su quella galleria invasa dall’acqua c’è poco da riderci sopra, se è vero come
è vero che la stanno demolendo e ricostruendo prima ancora di appoggiarci i
binari. Non si sa quando finirà, il rammendo: altro che “in tre giorni s’è
risolta l’emergenza”... In una cosa
siamo d’accordo: “c’è poco in Europa che regga al confronto”. Queste che le
scriviamo, sono tutte cose abbondantemente documentate, caro Rumiz; e meglio
avrebbe fatto anche lei a documentarsi, magari anche sul nostro sito (http://www.idraonlus.it/vecchiosito/inizio.html),
prima di tentare l’avventura di una narrazione, brillante sì (ogni buon
letterato ne ha i mezzi), ma straordinariamente - e vogliamo pensare
involontariamente – di parte. Che tristezza, però: ci casca un altro dei pochi
ultimi esempi di una capacità di scrittura viva e indipendente! Cosa ne
penserà, di tutto questo, il suo mitico compagno di viaggio “740” (alias Marco
Paolini)? Sarà forse anche lui dalla parte del ministro Lunardi, che oggi ha
definito in TV il popolo della Val di Susa “questi nullafacenti che non hanno
niente da pensare, che si radunano e che fanno fiaccolate”?
Il portavoce, Girolamo Dell’Olio