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totale n. 2 pagine (la presente inclusa)
Firenze, 30.4.'01
LETTERA APERTA SUI MINATORI TAV
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
PURTROPPO ANCORA NESSUNA RISPOSTA DA PARTE SUA,
PRESIDENTE,
A CHI IN CONDIZIONI ESTREME HA IL CORAGGIO DI PARLARE!
LA DEMOCRAZIA
NELL'ITALIA CHE SI PRETENDE MEMBRO DELL'EUROPA
È ANCORA IN SOFFERENZA.
Gentile Presidente,
abbiamo letto sui giornali la vicenda di Pietro Mirabelli, il minatore che Le ha scritto un mese fa per denunciare la sospensione della legalità, della democrazia e dei diritti nei cantieri TAV, là dove si costruisce l'infrastruttura più costosa del secolo, l'Alta Velocità ferroviaria.
Ci ha colpito la descrizione della vicenda di queste migliaia di lavoratori, in gran parte meridionali, condannati nella ricca e civile Toscana all'inferno del ciclo continuo (una sorta di "straordinario legalizzato"), all'avvelenamento da ambienti insalubri e da agenti inquinanti di ogni tipo, a lunghi periodi di distacco dalle famiglie, allo stravolgimento dei ritmi biologici, all'accettazione di condizioni spesso inconfessabili di sfruttamento, a una sorta di ghettizzazione post-moderna nei campi base dell'Appennino. Abbiamo contattato questi lavoratori, ricevendo conferme di quanto denunciato da Mirabelli, e altri pesanti dettagli. Se ne è parlato recentemente anche su Radio Uno con Olivero Beha in una lunga trasmissione dedicata il 19 aprile interamente a questo argomento. Altre conferme autorevoli e preoccupazioni aggiuntive sono sopravvenute dalle autorità pubbliche preposte alla tutela della salute dei lavoratori (Azienda Sanitaria, Direzione del Lavoro). Ma niente è cambiato, niente di nuovo è successo. Le parti che potrebbero intervenire per modificare le condizioni strutturali di sfruttamento e di scarsa civiltà che caratterizzano questa ‘enclave’ della nostra industria si trincerano dietro un eloquente silenzio, interrotto solo da qualche secca dichiarazione di fastidio.
Noi vogliamo ritenere che Ella abbia considerato i contenuti della lettera aperta che il delegato RSU del cantiere CAVET del Carlone Pietro Mirabelli Le ha indirizzato, e che tanta stampa ha ripreso e commentato. Noi vogliamo credere che Ella abbia dovuto rifiutare per esigenze di protocollo, in occasione della Sua visita al cantiere del Carlone il 20 febbraio scorso, il colloquio richiestole dal rappresentante dei lavoratori, se è vero quanto egli dichiara. Certo, in quel tunnel irreale, tirato a lucido per la gioia delle telecamere e degli amministratori delegati, in quella scenografia così artefatta da occultare anche il fatto che lì non si inaugurava proprio nessuna galleria, visto che ce n'è ancora più di metà da scavare, non sarebbe stato possibile ascoltare il dolore, l'umiliazione, la protesta!
Ma, se è vero quello che scrive Mirabelli, Lei gli fece assicurare che - dopo - avrebbe letto con attenzione quello che il rappresentante dei lavoratori aveva da dire. E Mirabelli l'ha scritto, senza falsi pudori, ci sembra, anzi con un'ammirevole dose di coraggio. Ci saremmo aspettati che Lei chiedesse di incontrarlo, che Lei manifestasse il desiderio di abbracciarlo: non è frequente nella nostra società civile incontrare manifestazioni così sentite e genuine di cultura del diritto e della legalità. E invece, salvo errori, non abbiamo avuto notizia di alcun cenno di risposta da parte Sua.
Noi temiamo, signor Presidente, che lasciare inappagate queste espressioni di fiducia nelle istituzioni solo perché provengono da un'Italia apparentemente 'minore', sul cui sacrificio si costruisce tuttavia tanta Italia 'ufficiale' ed 'europea', possa rappresentare un doloroso segnale di disattenzione, particolarmente preoccupante se provenisse dalla più alta carica dello Stato.
Perciò, rispettosamente, ci permettiamo di chiederLe: verifichi, per cortesia, quanto è stato denunciato; legga cosa scrive l'ASL di Firenze sulle condizioni in cui erano costretti a lavorare i minatori proprio in quel frangente e in quel tunnel che Le è stato chiesto di "benedire" a febbraio sotto la luce dei riflettori da cerimonia; legga le relazioni dell'Agenzia Regionale per l'Ambiente della Toscana e del Ministero del Lavoro; ascolti le dichiarazioni pubbliche di importanti esponenti degli uffici di tutela dei lavoratori.
Ma soprattutto, e prima che può, Presidente, incontri il minatore Pietro Mirabelli, si faccia raccontare in prima persona che cosa vive e che cosa ha vissuto assieme ai suoi colleghi di lavoro, offra la gratificazione della Sua attenzione a chi ha avuto il coraggio civile di mettere a repentaglio il proprio posto di lavoro, per quanto duro e scomodo, per quanto bene unico a disposizione di una generazione di italiani che continua a vivere, nel Terzo Millennio, l'attualità dell'antica 'questione meridionale'…
per Giuseppe BANCHI
Coordinatore provinciale di Firenze di Medicina Democratica - Movimento di Lotta per la Salute
Luigi CARPENTIERO
Girolamo DELL'OLIO
presidente dell'Associazione di volontariato Idra