COMITATO PER LA DIFESA

DELL'USO PUBBLICO E SANITARIO

DELL'EX SANATORIO BANTI

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Associazione di volontariato Idra

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Firenze, 5.10.'04

 

Al Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria 10

ing. Luigi MARRONI

 

 

Oggetto: Ex Sanatorio Banti (Pratolino, Comune di Vaglia): proposte di utilizzazione.

 

 

 

Gentile Direttore Generale,

 

 

Le siamo grati per la sensibilità immediatamente dimostrata nei confronti delle istanze poste dal Comitato e dall’Associazione scriventi, e dai circa 8.000 cittadini che hanno sottoscritto – negli anni passati – la petizione popolare al Ministro della Sanità per il ripristino dell’uso pubblico e sanitario dell’ex Sanatorio Banti, ubicato a Pratolino, nel Comune di Vaglia.

In queste ultime settimane, dopo l’appello da noi inviato lo scorso 2 luglio 2004 all’Assessore al Diritto alla salute della Regione Toscana dott. Enrico Rossi, che abbiamo trasmesso anche a Lei per conoscenza, si è registrata una crescente attenzione istituzionale alla vicenda del prestigioso complesso sanitario abbandonato da anni, e utilizzato soltanto episodicamente per fronteggiare emergenze umanitarie.

Il 15 settembre scorso siamo stati ricevuti dal Presidente del Consiglio della Regione Toscana dott. Riccardo Nencini, che ci ha assicurato il proprio interessamento dichiarando: “Prima di pensare all’alienazione del bene, bisogna verificarne le possibilità di permanenza in uso pubblico. Occorre bloccare il processo di degrado e di inutilizzazione dell’ex sanatorio Banti, una struttura importante, un edificio di indubbio valore e collocato in un’ottima posizione”.

Il giorno dopo, il 16 settembre, abbiamo inviato a tutti i gruppi consiliari di Palazzo Panciatichi un appello ad assumere iniziative ai fini del recupero della funzione sociale dell’importante complesso architettonico che domina la piana di Firenze e dello splendido polmone verde che lo circonda.

Siamo tuttora in attesa, invece, dell’incontro richiesto all’Assessore Rossi.

 

In questa importante occasione di interlocuzione che oggi Ella ci accorda desideriamo consegnarLe – insieme al nostro sentito ringraziamento – una prima piattaforma di proposte di utilizzazione dell’ex Sanatorio Banti, con alcune brevi considerazioni introduttive per illustrarne motivazioni e significato.

 

La crescente medicalizzazione delle patologie geriatriche determina un aumento degli anziani non autosufficienti, e questo fenomeno si scontra con una oggettiva carenza di strutture. Da ciò il ricorso sempre più massiccio alla figura dei/delle badanti, che porta come conseguenza un aggravio economico per i bilanci familiari. Là dove il sostegno resta direttamente a carico della famiglia si registrano fenomeni di disturbo relazionale e di disagio: da qui anche, temiamo, l’aumento di omicidi in nuclei familiari con infermi lungodegenti.

D’altra parte si osserva una diminuzione delle strutture ospedaliere sul territorio: sono chiuse Camerata, l’IOT, Villa Basilewski, Poggio Secco (assegnato a ospitare popolazione extracomunitaria), Villa delle Rose. Il fenomeno dell’aumento della popolazione dovuto ai flussi immigratori sempre più intensi aggrava l’insufficienza delle strutture sanitarie, e soprattutto produce una sorta di “relativizzazione” delle problematiche della popolazione residente, a favore di quelle accusate da una utenza immigratoria in difficoltà. Ne derivano dunque, a nostro avviso, scompensi nei servizi sanitari e assistenziali disponibili in particolare alla popolazione anziana.

Da qui le nostre prime due proposte per il Banti:

 

Le moderne esigenze di funzionalità del servizio ospedaliero escludono che i nosocomi possano farsi carico, sotto forma di ricovero protratto, delle delicate esigenze di assistenza mirata che in taluni casi fanno séguito all’ordinaria degenza ospedaliera. Ancora una volta, e più frequentemente nella terza età, le famiglie non sono in grado di assicurare a questa tipologia di dimessi dall’ospedale una transizione agli standard normali di vita e di relazione. Proponiamo quindi che sia inserita, fra i servizi offerti dall’ex Sanatorio Banti:

 

E’ noto che, in particolare in taluni settori, i cittadini si confrontano con un apparato di diagnostica non sempre sufficientemente articolato e tempestivo. La facile accessibilità dell’ex Sanatorio attraverso la fitta rete viaria che lo collega al territorio mugellano e metropolitano ci induce a suggerire una quarta possibile utilizzazione:

 

Sul piano delle strette esigenze locali, crediamo che nessun particolare ostacolo dovrebbe impedire l’istituzione, presso il Banti, di un servizio che risulterebbe certo assai gradito alla popolazione:

·         un poliambulatorio a disposizione delle comunità che vivono a cavallo della via Bolognese.

 

Le caratteristiche degli spazi esterni e degli ambienti interni dell’ex Sanatorio ammettono del resto una utilizzazione integrativa del complesso per:

 

Infine, per quanto ci è dato osservare, la cornice naturale e il richiamo paesaggistico dell’ambiente circostante, già sede di una importante rete sentieristica (Parco di Monte Morello) e di un fitto cartellone di iniziative culturali (Villa Demidoff), permettono di configurare il complesso del Banti come:

 

Non escludiamo ovviamente che altre utilizzazioni di interesse e natura pubblica compatibili con quelle descritte possano essere esercitate nel complesso del Banti.

Così come è fortemente auspicabile che, di conserva con la rivitalizzazione del complesso, possa essere istituito un potenziamento del servizio di trasporto pubblico da e per il Mugello e l’area metropolitana, che venga incontro alle mutate esigenze di mobilità in direzione dell’ex Sanatorio.

 

Pare invece a noi del tutto improponibile la dismissione di uno dei gioielli di famiglia dell’Azienda, alla cui origine sta una donazione – quella della principessa Maria Demidoff negli anni Trenta all'allora “Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale” – che ne destina l’uso alla tutela della salute.

L’ex Sanatorio è peraltro un capolavoro dell’architettura sanitaria del secolo scorso, mirabilmente incastonato nel Parco territoriale di Monte Morello e attiguo alla Villa Demidoff e al Parco di Pratolino, dotato di accessi e spazi modernamente concepiti, privi di barriere architettoniche. Il Banti è stato per decenni il regno dell’“aria bona” curativa, ha rappresentato un riferimento anche affettivo - oltre che terapeutico - per generazioni di fiorentini, ed è saldamente iscritto nella loro memoria storica così come nel paesaggio che fa da cornice alla città.

Non possiamo che deplorare l’apparente frettolosità e sommarietà di giudizio dimostrata da chi dichiara che l’unica soluzione socialmente vantaggiosa per un bene storico di qualità come il Banti sarebbe – paradossalmente - la sua degradazione a oggetto di mercato, e di fatto – temiamo - la sua liquidazione a pro di interessi privati speculativi. Deploriamo inoltre che si presentino come opportunità positive i posti di lavoro che deriverebbero da un uso privatistico del complesso, residenziale o ricettivo. E’ del tutto evidente infatti quanto incommensurabilmente più cospicue e socialmente utili siano le ricadute occupazionali legate all’attuazione di scenari come quelli da noi ipotizzati.

 

Solo da una valutazione comparativa seria e completa dei costi e dei benefìci sociali derivanti dal godimento pubblico dell’ex Sanatorio Banti, o viceversa dalla sua ‘valorizzazione’ speculativa, può discendere a nostro avviso una decisione saggia, equilibrata e conveniente.

 

E’ quando Le chiediamo di assicurare, gentile Direttore Generale, anche attraverso una ricognizione e una valutazione indipendente delle potenzialità associate all’uso appropriato di questo bene. Ci mettiamo in tal senso a Sua disposizione per offrire un contributo anche specifico di conoscenza, dato che alcuni di noi hanno di quel bene esperienza lunga e diretta per avervi esercitato la propria professione per anni prima che esso venisse abbandonato al degrado.

 

Segnaliamo infine che nelle ultime settimane siamo stati contattati da gruppi consiliari della Regione Toscana interessati ad approfondire la conoscenza degli obiettivi che ispirano la nostra mobilitazione, e quella dello stesso complesso architettonico oggetto di questa nostra lettera, che ci chiedono di essere accompagnati a visitare. Ci sarebbe dunque oltremodo gradita la Sua autorizzazione a svolgere i sopralluoghi richiesti con le autorità regionali menzionate e magari, auspicabilmente, con tecnici dei Suoi stessi Uffici.

 

 

In attesa di un Suo cortese riscontro, Le porgiamo fiduciosi saluti.

 

 

Per il Comitato per la difesa dell’uso pubblico e sanitario dell’ex Sanatorio Banti

le portavoce

Alfea FEDERICI      Gina PRATESI

 

 

Per l’Associazione di volontariato Idra                                     

il presidente

Girolamo DELL'OLIO

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