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totale n. 4 pagine (inclusa la presente)

Firenze, 12.7.'04

 

Al Presidente della Giunta

dott. Claudio MARTINI

 

REGIONE TOSCANA

fax 055.21.28.20

 

INVITO A SAN ROSSORE

risposta aperta

 

 

Gentile Presidente,

 

 

abbiamo ricevuto il Suo invito all’edizione 2004 del Meeting di San Rossore.

 

E' ormai nota, e ne abbiamo spesso argomentato, la profonda diversità tra il Suo e il nostro approccio al tema dello sviluppo sostenibile. Più volte Le abbiamo segnalato quella che è a nostro avviso la palese intima inconciliabilità del modello di sviluppo Alta Velocità - TAV SpA (appoggiato dalla Regione Toscana fin dai tempi della Giunta Chiti, di cui Lei era membro, e poi ancora sotto la Sua Presidenza) con una gestione prudente e oculata del territorio e delle risorse ambientali e finanziarie collettive.

Anche quest'anno non possiamo fare a meno di evidenziare in questa nostra lettera quanto incidano qui in Toscana, oggi e nel futuro, le pesanti conseguenze concrete dell’attuazione della filosofia TAV da Lei sostenuta, e quali ne siano i costi esorbitanti in termini di esborso finanziario pubblico e di penalizzazione del territorio a fronte della non comprovata utilità infrastrutturale dell'opera.

Constatando che il meeting di quest'anno è dedicato ai cambiamenti del clima, ci sembra pertinente ricordare che, già in occasione delle ultime due edizioni del meeting di San Rossore,  Le avevamo segnalato le intuibili correlazioni tra modello di sviluppo TAV e desertificazione.

Cogliamo l'occasione per ricordarLe che siamo ancora in attesa – a quasi tre anni di distanza! - dell'incontro da Lei promessoci in occasione di quell’unico contatto, breve e interlocutorio, che Ella ci accordò nel lontano dicembre 2001. "Un incontro che getta le basi di un ragionamento da sviluppare": così Lei ebbe a definirlo, gentile Presidente, dopo aver ascoltato le nostre accorate denunce in merito alle "responsabilità oggettive" della Regione Toscana nell’approvazione dei progetti esecutivi di Alta Velocità ferroviaria, causa di tanti danni ambientali, gravi e irreversibili, nel pregiato territorio montano e vallivo fra Firenze e Bologna. "Esistono atti degli uffici tecnici della Regione, fra cui quelli del Servizio di Difesa del Suolo e del Genio Civile – Le facemmo presente - che documentano come nel luglio ’95, pochi giorni prima che il progetto TAV venisse approvato in Conferenza di servizi, quegli organi avessero evidenziato nero su bianco le gravi carenze del progetto esecutivo sotto l’aspetto idrogeologico, geomorfologico e idraulico, esprimendosi al riguardo in senso negativo o interlocutorio, e lamentando il brevissimo tempo avuto a disposizione per l’esame del progetto”.

Non mancammo di illustrarLe i problemi che hanno interessato anche la parte attuativa del progetto TAV, in particolare la gestione dei controlli, con la palese grave insufficienza di forze, risorse e personale stanziate su un fronte così critico. E’ toccato poi alla magistratura penale aprire un’inchiesta sulle conseguenze a grande scala della realizzazione di un’opera progettata e approvata nei modi che sappiamo. Ma, si sa, l’azione giudiziaria – con i suoi elementi di prova – non può che accusare un inevitabile ritardo: tanta acqua, tanta salute, tanti valori ambientali e territoriali se ne sono ormai irreversibilmente andati. E il mega-processo in corso al Tribunale di Firenze è tuttora di fatto ai suoi primi passi.

Le riferimmo sulle palesi contraddizioni che riguardano la gestione dei cosiddetti Siti di Importanza Comunitaria proposti dalla Regione Toscana all’Europa in applicazione della Direttiva Habitat (dagli stagni della Piana al Monte Morello al Giogo, alla Colla di Casaglia, alla Conca di Firenzuola, a Montebeni, al Sasso di Castro): praticamente l’intera area del tracciato dell’Alta Velocità interferisce con tutti questi Siti di Importanza Comunitaria. "Ci domandiamo come si sia potuto far questo”, le chiedemmo. E Le avanzammo al riguardo una proposta: una sorta di asse fra Regione, Ministero dell’Ambiente e Ministero dei Beni Culturali, perché si attuasse in tempi brevi una verifica puntuale e puntigliosa della compatibilità ambientale del prosieguo delle cantierizzazioni delle grandi infrastrutture in relazione alle esigenze di salvaguardia di siti di valore europeo. “Esistono purtroppo tutte le condizioni oggettive per accreditare sotto un profilo tecnico-scientifico un’iniziativa del genere - Le dicemmo - alla quale potrebbe essere associata un’importante valenza politica generale: quella di mettere in chiaro che la Toscana non è terra di conquista, e che l’attenzione ambientale sarà altissima, in particolar modo dopo ciò che si è approvato in materia di modalità disinvolte di assunzione delle decisioni attraverso la Legge Obiettivo".

Le riferimmo anche sulla situazione scandalosa in cui versano le garanzie per la salute dei cittadini fiorentini nell’era delle "grandi opere". Nonostante che l’Azienda Sanitaria avesse presentato da oltre un anno un "Progetto per la sorveglianza dell’impatto sulla salute della popolazione residente a Firenze" in conseguenza della costruzione delle grandi infrastrutture di trasporto pubblico (penetrazione urbana TAV, nuova stazione AV, interventi connessi sulla viabilità e tranvia Firenze-Scandicci), non erano stati ancora reperiti neppure i pochi spiccioli (25 milioni di vecchie lire a fronte di un’opera il cui costo era ed è annunciato nell’ordine di oltre 2.400 miliardi pubblici!) necessari ad avviare lo studio preliminare proposto da ASL e ARPAT sulle modifiche della qualità della vita. Ebbene: quei pochi soldi non sono stati mai trovati, né allora né mai! Non si potrà più fare uno studio serio della stato della salute a Firenze ante operam, a dispetto del fatto che, come scrivevano ASL e ARPAT, "le grandi opere in fase di avvio, caratterizzate dalla lunga durata e dalla localizzazione in un tessuto urbano già sofferente, incideranno sotto diversi aspetti sulla vita dei cittadini (aumento dei tempi di percorrenza, modifica dei percorsi e dei ritmi abituali, impatto psicologico derivante dalla presenza di lavori rilevanti in prossimità della propria abitazione, disagi legati al rumore, alla polverosità, ecc.)". I cittadini sono stati espropriati persino del diritto di rivalsa: come faranno a dimostrare, senza dati, l’entità dei danni subiti dagli incrementi di inquinamento e di stress?

Ancora, Le chiedemmo un parere sulla vicenda di quello “studio comparato europeo”, prodotto proprio dalla Giunta regionale toscana, che definisce "politica di lusso" - e dunque in sostanza sperpero di denaro pubblico - la scelta di addensare sullo stesso corridoio appenninico due infrastrutture pesanti come l'Alta Velocità ferroviaria e la Variante di Valico. Le due "grandi opere" sono infatti completamente avulse l’una dall’altra (si legge in “Ambiente e trasporto. Verso una riconciliazione sostenibile”, Edizioni Regione Toscana, Gennaio 1997) in termini di ideazione, di progettazione, di valutazione di impatto ambientale, di costi economici, di effetti trasportistici. Al riguardo – aggiungemmo – il  Suo predecessore Vannino Chiti non ci aveva mai risposto. Lei, che non conosceva i particolari della pubblicazione, promise di informarsi al riguardo. Ma anche da Lei non abbiamo ricevuto risposte...

Infine Le tratteggiammo per sommi capi le esigenze espresse dai lavoratori CAVET impegnati nella costruzione del tunnel appenninico: poté udirle “in diretta” dalla bocca di Pietro Mirabelli, RSU e RLS del cantiere CAVET del Carlone, che con noi e con Medicina Democratica era presente a quell’incontro. Si accennò alla inaccettabilità dei turni durissimi, che contemplano per contratto (!) anche 48 ore consecutive in galleria a settimana. Le fu chiesto esplicitamente aiuto. La situazione non è mai cambiata, da allora.

 

Da parte Sua ci fu chiesto, al termine del breve incontro, i cui contenuti Le risultavano per tanti aspetti nuovi, di rielencarLe per iscritto tutti i quesiti posti, e di fornirLe documentazione delle circostanze descritte.

Ebbene, noi provvedemmo subito – otto giorni dopo - a trasmetterLe l’elenco richiesto, con tutti i dettagli del caso, un’abbondante documentazione integrativa e persino fotografie accompagnate da didascalie, cartoline e una carta topografica della zona interessata dalle cantierizzazioni.

Non abbiamo mai più ottenuto l’appuntamento promesso, gentile Presidente, benché ci sia capitato di scriverLe anche dopo. Ella si è negato, come si era negato già quando, appena eletto, il 22 maggio del 2000, Le avevamo chiesto un incontro in cui presentarLe proposte concrete e costruttive. Un incontro al quale aveva chiesto di poter partecipare anche il sindaco del Comune di Petilia Policastro, in provincia di Crotone, da cui provengono molti minatori impiegati nei cantieri TAV (e fra loro il giovane Pasquale Costanzo, che aveva trovato la morte nella galleria del Carlone, a Vaglia, pochi mesi prima, il 31 gennaio 2000), con l’auspicio che venissero efficacemente affrontati e risolti i motivi del disagio professionale, sociale e ambientale che il contratto di assunzione nei cantieri CAVET determina nelle maestranze, in un ambiente lontano centinaia di chilometri dalle famiglie.

 

Come si può, dopo tutto questo, gentile Presidente, considerare credibili le Sue profferte di “partecipazione”?

Come si può stimare affidabile un’Amministrazione, come quella da Lei diretta, che non riesce ad assicurare – a fronte di un depauperamento pauroso e galoppante delle risorse idriche di una regione importante come il Mugello – neppure una rilevazione periodica complessiva, comunicabile ai cittadini (se è vero ciò che ci risulta dall’ARPAT), delle emorragie idriche derivanti dai cantieri TAV? Lei è al corrente del fatto che, da quando è stata avviata l’inchiesta penale della magistratura sul danno ambientale imputato alla costruzione della “grande opera” (giugno 2001), il volume totale drenato dalle gallerie dell’Alta Velocità comprese nel territorio toscano si è raddoppiato (dati del costruttore CAVET), passando da 45 a 90 milioni di metri cubi d’acqua (dati di marzo 2004: documento in allegato)? Non Le fa qualche effetto sapere che anche in questo momento, proprio in questo momento, mentre legge queste nostre note, ogni secondo che passa se ne vanno grazie alla TAV verosimilmente circa 700 litri d’acqua dal nostro bell’Appennino?

 

Noi temiamo che la new global vision da Lei propugnata seguiti a restare in realtà, sul terreno della nostra Regione, un fatto virtuale, uno slogan.

La ringraziamo pertanto, gentile Presidente, per il fatto che Ella seguita cortesemente ad invitarci a San Rossore. Lei potrà capire tuttavia come anche questa volta sia per noi impossibile partecipare a quell’assise, pur così qualificata per i prestigiosi nomi di esperti internazionali annunciati, a motivo di quella che ai nostri occhi appare essere una insufficiente credibilità e coerenza nei fatti, da parte Sua e dell’Amministrazione da Lei diretta, sui temi in programma a San Rossore, come abbiamo appena specificato.

Un segnale concreto finalmente in senso contrario da parte Sua rappresenterebbe per noi un’apprezzata occasione per fare il punto sul terreno dell’analisi dei problemi e della ricerca di soluzioni.

 

Restando in attesa di un Suo sempre attesissimo riscontro, La salutiamo distintamente.

 

Il presidente

Girolamo Dell’Olio

 

 

In allegato: Osservatorio Ambientale Locale sui lavori per l’Alta Velocità, Nota trasmessa all’Associazione Idra, 28.4.’04 (n. 1 pagina).

 

 

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