Associazione di volontariato Idra

iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana

per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale

Via Vittorio Emanuele II 135, 50134 FIRENZE

Tel. e fax 055.233.76.65

e-mail idrafir@tin.it; web http://www.idraonlus.it/vecchiosito/inizio.html; www.idra.dadacasa.supereva.it

totale n. 4 pagine (inclusa la presente)

 

Firenze, 3.3. '05

 

 

Presidente della Giunta Regionale Toscana

dott. Claudio MARTINI

Via Cavour 18

50129 FIRENZE

fax 055.21.28.20

 

Sindaco del Comune di Firenze

dott. Leonardo DOMENICI

Palazzo Vecchio

Piazza Signoria

50122 FIRENZE

fax 055.27.68.275

 

 

per conoscenza:

 

Direttore generale ARPAT

dott. Alessandro LIPPI

Via N. Porpora 22

50144 FIRENZE

fax 055.32.06.329

 

Direttore Generale ASL 10 di Firenze

ing. Luigi MARRONI

Piazza Santa Maria Nuova 1

50122 FIRENZE

fax 055.27.58.378

 

Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio

on. Altero MATTEOLI

Via Cristoforo Colombo 44

00147 ROMA

fax 06.57.28.85.13

 

Presidente della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale

Ing. Bruno AGRICOLA

Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio

Via Cristoforo Colombo 112

00147  R O M A

fax 06.57.22.25.20

 

Gruppi Consiliari

Consiglio Comunale di Firenze

Consiglio Regionale della Toscana

LORO SEDI

 

 

OGGETTO: Nodo ferroviario di Firenze: impatto ambientale, sanitario, sociale e finanziario dei progetti di sottoattraversamento Alta Velocità.

 

 

Due cose riempiono l’anima di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente:

il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me.

Immanuel Kant

 

 

 

Gentile Presidente, gentile Sindaco,

 

 

abbiamo appreso che il parere di competenza della Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente sul progetto di Scavalco Alta Velocità ferroviaria fra Rifredi e Castello, ultimo tassello del progetto di Nodo AV di Firenze, potrà essere espresso nel corso della prossima riunione della Commissione, programmata per il 10 marzo.

Abbiamo già segnalato alla Commissione nei dettagli le circostanze che rendono a nostro avviso inopportuno un pronunciamento favorevole, considerate le gravi incertezze progettuali e finanziarie,  le eccessive semplificazioni procedurali, i pesanti e duraturi impatti ambientali e sanitari che è legittimo attendersi dall’attuazione dell’intero pacchetto del sottoattraversamento AV di Firenze.

Confidiamo che la Commissione tenga conto delle valutazioni da noi espresse. Riteniamo tuttavia opportuno e doveroso tornare comunque a scriverVi, per il ruolo di rappresentanza delle comunità locali che Vi compete, in vista della prossima seduta della Conferenza di servizi.

 

Da tempo la nostra associazione - iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale - non nasconde le proprie preoccupazioni per le conseguenze concrete che la “grande opera” Alta Velocità, nel progetto presentato da Italferr, potrà produrre sul tessuto cittadino e metropolitano dell’area fiorentina, dopo i danni irreversibili già registrati nel Mugello per effetto del progetto CAVET, a carico del quale sono calendarizzate per l’intero anno 2005 numerose udienze di un imponente processo penale proprio presso il Tribunale di Firenze.

Sgomenti per la pericolosità delle scelte che – ci risulta – parreste avviati a confermare, fiduciosi tuttavia nel fatto che ogni giorno è un nuovo giorno, non desistiamo dallo sperare che possiate apprezzare almeno oggi - giacché siamo ancora in tempo ad arrestare l’attuazione di questa che appare ai nostri occhi un’autentica mostruosità progettuale - le ragioni di ordinario buon senso e cautela civile che ci spingono ad avversarla e a proporre e a prediligere in alternativa interventi ferroviari e infrastrutturali assai più urgenti, economici e socialmente utili.

 

Queste dunque le nostre estreme, urgenti domande, prima che abbiate ad assumere decisioni dalle conseguenze potenzialmente irreversibili.

 

Innanzi tutto ci chiediamo: dove e come sono riconoscibili i valori della trasparenza, della democrazia e della partecipazione nelle procedure adottate per autorizzare le cantierizzazioni dell’Alta Velocità? Le cronache attestano quanto poco e quanto male le popolazioni hanno potuto conoscere i progetti, esprimersi in merito, formulare proposte, tutelarsi dalle loro conseguenze sulla salute, sulla qualità della vita, sull’economia, sul patrimonio. Persino soggetti istituzionali centrali come l’ASL e i sindaci dei Comuni il cui territorio verrebbe a lungo interessato dal trasporto dei materiali non sono stati consultati né tanto meno coinvolti nel processo decisionale della Conferenza di servizi. Quanto al Gruppo di Lavoro nominato dal sindaco Mario Primicerio con ordinanza 8847 del 18.12.98, e coordinato dal Dirigente del Servizio Pianificazione arch. Marcello Cocchi, incaricato di svolgere l’istruttoria sul "progetto definitivo" dell'attraversamento TAV di Firenze, al suo interno non figuravano né medici né epidemiologi né biologi né chimici né fisici. La conoscenza del progetto e le indicazioni correttive da parte dell’Amministrazione pubblica più vicina ai cittadini sono rimaste dunque clamorosamente scoperte sul versante della salute pubblica e della protezione ambientale.

Con quale senso di responsabilità, inoltre, sarebbe ammissibile consentire l’avvio della gara di appalto per gli scavi nella città degli Uffizi quando ancora non sono definite le condizioni di copertura finanziaria (solo il 10% dell’investimento ipotizzato – abbiamo appreso dalle cronache – sarebbe di fatto disponibile)?

Con quale senso di responsabilità sarebbe ammissibile approvare definitivamente l’opera quando non sono definite le sue condizioni di fattibilità logistica? Non risulta concretamente definito infatti né dove né come saranno stoccati milioni di metri cubi di terra da estrarre dal sottosuolo di Firenze. Risulta ancora ignoto anche dove e come ci si approvvigionerà delle centinaia di migliaia di tonnellate di materiali da costruzione necessari a fabbricare due tunnel lunghi 7 km, perpendicolari alle linee di flusso della falda, e la stazione sotterranea Macelli-Circondaria.

Mentre è in corso lo scempio ambientale TAV del Mugello, e la presunta “tratta-modello” promessa dal proponente per il 2003 viene oggi annunciata dallo stesso proponente (non senza il consueto ottimismo) per il 2008, con quale stato d’animo si potrebbe sottoscrivere per Firenze un contratto di coabitazione a tempo indeterminato con le ruspe e con le betoniere, con i camion e con le talpe, per la realizzazione di un’opera la cui durata minima è stata fissata dal proponente - nell’unico documento ufficiale disponibile - in 9 (nove) anni interi di lavori?

Quale buon senso potrebbe spingere a licenziare un programma di escavazioni faraonico e destabilizzante per la vita civile ed economica della città senza che sia stato assicurato alcun confronto pubblico, serio e approfondito, con ipotesi progettuali alternative, che però esistono ma appaiono essere state scartate a priori?

Quale lungimiranza amministrativa è mai sottesa alla scelta di posporre alla realizzazione di un’opera così lunga e incerta l’attuazione - promessa da decenni e mai concretizzata - di un servizio ferroviario metropolitano moderno e efficiente, per realizzare il quale urge un diversa organizzazione del Nodo, l’adeguamento anche tecnologico della rete di superficie, il recupero di stazioni dismesse strategiche come l’antica Leopolda di Porta al Prato, la creazione di nuove fermate metropolitane, l’implementazione di efficaci collegamenti intermodali?

Quale rispondenza con gli obiettivi di “cura del ferro” che da anni le Amministrazioni locali sostengono di perseguire è in grado il cittadino di riconoscere nelle tonnellate di asfalto e di cemento che continuano a colare sotto l’ombrello TAV fino a ridosso del centro storico in forma di soprelevate, sottopassi, nuove corsie stradali, parcheggi automobilistici, spesso a scapito del patrimonio arboreo storico, e non sempre al riparo da distrazioni progettuali o esecutive, anche quando a farne le spese è l’identità visiva e paesaggistica di architetture importanti come quella della Fortezza medicea di San Giovanni o lo skyline e il potere ossigenante di architetture verdi come il Parco delle Cascine?

Quanto sarebbe saggio per il cittadino affidarsi alla promessa di un beneficio molto lontano nel tempo che deriverebbe – come si asserisce - dalla costruzione del doppio sottoattraversamento AV, quando sono evidenti le difficoltà e gli insuccessi registrati in questi anni dagli Enti Locali nel raggiungimento degli obiettivi sociali, ambientali e sanitari perseguiti ai fini dell’efficienza e della sostenibilità del trasporto pubblico? Quando persino il soddisfacimento degli impegni richiesti in contropartita delle sofferenze attese dalle “grandi opere” all’atto dell’approvazione in Conferenza di servizi non risulta essere stato raggiunto? Il caso della ferrovia Faentina mai utilizzata per il trasporto dei materiali per i cantieri AV, e del tutto inadeguata anche per il trasporto dei passeggeri, o quello dei pesanti disservizi ferroviari a danno delle decine di migliaia di pendolari che si spostano su ferro nell’intera area fiorentina, sono emblematici!

Quale sano criterio economico potrebbe mai ispirare del resto l’investimento di 240 milioni di euro pubblici (l’equivalente di oltre 460 miliardi di vecchie lire) per una nuova stazione sotterranea, collocata accanto alla verticale del letto di un fiume (il Mugnone), alla quale arrivano comunque due soli binari, uno da Milano e l’altro da Roma? In quale altra parte del mondo è possibile registrare un siffatto gusto per quello che appare agli occhi di molti un pericoloso avventurismo progettuale ed erariale?

Quali politiche di buon governo della spesa possono giustificare l’utilizzazione di un fiume di denaro pubblico (2.423 mld di vecchie lire, di cui 458 mld a carico del Comune di Firenze, secondo lo Studio di Impatto Ambientale presentato a suo tempo alla cittadinanza), destinato con ogni probabilità a lievitare (la spesa annunciata inizialmente per la realizzazione della tratta AV Bologna-Firenze ammontava a 2.100 mld di vecchie lire, al 60% privati; il dato odierno è che la cantierizzazione in corso brucia 5.205 milioni di euro, oltre 10.000 mld di vecchie lire, interamente a carico dello Stato), quando a Firenze manca molto dell’essenziale, e la città si mostra ogni giorno meno presentabile al mondo e a se stessa per l’incuria, il degrado, la congestione, l’assenza di trasporti pubblici efficaci e efficienti, la progressiva perdita di vivibilità? Mali per venire a capo dei quali occorrono con ogni evidenza investimenti diffusi, passione per la quotidianità, programmazione della manutenzione: una filosofia inversa a quella delle “grandi opere”.

Con quale credibilità è possibile continuare oggi a difendere – insieme al modello finanziario TAV – un’architettura contrattuale che, sostengono quotati esperti del settore, assicura in modo scientifico ai privati beneficiari i massimi profitti possibili e al contrario lascia la collettività priva di garanzie efficaci quanto a costi e durata dei lavori, qualità costruttiva dell’opera, diritti dei lavoratori?

Quale linea di coerenza permette di promuovere iniziative e forum internazionali in cui si difende il principio dell’equa distribuzione delle risorse nel nostro Paese e sul pianeta, mentre si celebrano i meriti e i fasti di un’opera che promette un autentico buco nero nel bilancio dello Stato, e in ogni caso consolida e aggrava i divari fra Nord e Sud, fra aree forti e periferie subalterne, fra servizi ferroviari di lusso per pochi e una rete ferroviaria ordinaria sgarrupata e inefficiente per i più?

Ha poi tanto senso pubblicizzare nel mondo ecologia e sostenibilità, e avallare di fatto in Toscana con i progetti TAV inquinamento ambientale e depauperamento delle risorse idriche, morte biologica dei torrenti e sfiguramento del paesaggio, con conseguenze che intaccano persino preziosi Siti di Importanza Comunitaria (come l’area di Moscheta in Alto Mugello) o minacciano identità storico-culturali consolidate (come quella della città di Firenze)?

Quanto può apparire plausibile agli occhi della cittadinanza il fatto che si censurino a Roma il conflitto di interessi e le commistioni di competenze, e si ammettano invece in Toscana negli organi di sorveglianza sui lavori dell’Alta Velocità compresenza e confusione di ruoli fra controllori e controllati, fra chi approva il progetto e chi ne monitora l’esecuzione, e si cumulino ad altre mansioni di grande impegno compiti delicati e strategici?

Come è possibile esigere la tutela del diritto dei lavoratori alla sicurezza, alla dignità, alla salute e agli affetti familiari, e non alzare poi la voce quando nei cantieri AV si codificano per contratto ritmi e turni massacranti, si tollerano ambienti di lavoro altamente patogeni, si praticano segregazione sociale e culturale, si scava in condizioni di deficit progettuale conclamato?

Con quale coraggio, concludendo, potreste Voi firmare in nome e per conto delle popolazioni coinvolte nelle conseguenze del progetto AV l’atto definitivo di consegna dell’area metropolitana fiorentina e della città di Firenze, preziosa al mondo, a un assalto ciclopico programmato, quanto meno decennale, di ruspe e talpe, cemento e acciaio, camion e betoniere, polveri, gas di scarico, rumore e congestione aggiuntiva? Non sarà dunque valso a nulla il serio segnale di allarme ambientale e sanitario lanciato recentemente dall’Azienda Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT) attraverso il seminario “1205: l’aria di città rende liberi; 2005: l’aria di città fa morire”, sulla scorta dei risultati dello studio epidemiologico MISA-2 condotto sugli effetti a breve termine degli inquinanti atmosferici, che attestano un preoccupante incremento di decessi attribuibili alla produzione di PM10, NO2 e CO? Non ritenete condivisibili le conclusioni di quello studio, per il quale “occorre diminuire drasticamente il traffico nelle città affrontando la questione della mobilità urbana nel suo complesso” e “ripensando radicalmente, non intermini di approvvigionamento energetico, ma piuttosto di stili di vita e modelli di sviluppo”? Non pensate, come noi, che la messa in cantiere in queste condizioni, a queste condizioni, di “grandi opere” autostradali e di Alta Velocità ferroviaria non potrà che arrecare un contributo inverso a quello auspicato dall’Agenzia Regionale e dagli epidemiologi responsabili dello studio MISA-2, per gli effetti attesi anche sulla viabilità, sulla sicurezza delle strade, sull’inquinamento atmosferico e acustico?

 

Osiamo sperare in una Vostra risposta a queste nostre domande. Confidiamo nel fatto che non ci tocchi ancora una volta registrare di essere semplicemente ignorati. Restiamo come sempre a Vostra disposizione qualora intendiate – come ci auguriamo – abbandonare i modelli di infrastrutturazione pesante del nostro territorio, già così provato, e verificare con tutti coloro che hanno qualcosa da dire e da proporre la praticabilità di strategie più efficaci, celeri ed economiche per la soluzione dei problemi che affliggono la mobilità e la vivibilità dei nostri centri.

 

Il presidente

Girolamo Dell'Olio

 

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