Associazione di volontariato Idra

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OGGETTO: Accesso ai giardini di Boboli, Bardini, Petraia, Castello.        

 

 

Abbiamo appreso increduli da un quotidiano il 29 dicembre scorso, quasi un gossip di fine anno, che a partire da domenica 1° gennaio i cittadini residenti a Firenze non avrebbero potuto più accedere, previo pagamento di una tessera annuale di 5,16 euro, al giardino di Boboli e a quelli di Petraia e Castello, oltre che all’ultimo aggiunto poche settimane fa, il giardino Bardini. E dire che si prometteva - all’inaugurazione del giardino Bardini - che entro poco tempo anche il Forte Belvedere sarebbe stato incluso in questo percorso verde (cosiddetta green way) e reso fruibile ai fiorentini non solo in occasione delle mostre periodiche, non appena fossero risolte questioni di competenze burocratiche. Invece no. I cittadini di Firenze che vorranno giovarsi di questi polmoni verdi dovranno pagare il biglietto come tutti gli altri visitatori. Dal 1° gennaio una passeggiata a Boboli costa ben sette euro; due diventano invece gli euro necessari per una boccata d’aria – più modesta – nel parco romantico della Petraia o nel giardino rinascimentale di Castello.

Una tassa sulla cultura e sul nostro stesso passato?

Noi riteniamo che i cittadini di Firenze non possano e non debbano essere puniti per il fatto di abitare in un luogo in cui il verde pubblico (perché come tale sono apparentemente contabilizzati negli standard urbanistici - dal Comune di Firenze - i giardini di Boboli, Castello e Petraia) è al tempo stesso un museo a cielo aperto! Ci sconforta non poco il modo in cui le istituzioni teoricamente più vicine alla popolazione, il Comune e i Quartieri, si sono spogliate di ogni responsabilità evitando persino di informare la cittadinanza della decisione, assunta da tempo, di non rinnovare la convenzione con la Soprintendenza, che fissava per i residenti il “privilegio” di quella pur piccola ma fastidiosa gabella annuale. Porta la data del 7 ottobre 2005, infatti, la lettera con cui  l’assessore alla Cultura Simone Siliani comunicava al soprintendente per il Polo Museale prof. Antonio Paolucci: “Sono, mio malgrado, costretto a comunicare l’impossibilità del Comune di Firenze di prorogare oltre il 31 dicembre 2005 la validità della convenzione”.

Suona un po’ strano che l’assessore paventi in quella stessa lettera “le conseguenze del disagio arrecato ai cittadini a seguito delle decisioni di cui sopra”, ma che poi Palazzo Vecchio non abbia emesso un solo comunicato stampa al riguardo. E suona strano che altrettanto abbiano fatto i presidenti dei consigli di quartiere, anche loro rimasti apparentemente muti coi propri concittadini dopo essere stati informati dell’iniziativa dall’assessore con un’altra lettera datata 26 ottobre 2005.

Cosa ha fatto poi in questi due mesi e mezzo il soprintendente, che oggi dichiara di aver appreso la notizia “con imbarazzo” ma di essere sicuro che “i residenti non pagheranno”? Nessuna risposta alla lettera dell’assessore Siliani – ci è stato riferito da Palazzo Vecchio – sarebbe mai arrivata dalla Soprintendenza. Era forse questo il modo migliore per “trovare una soluzione” che oggi, manco a dirlo, giungerebbe comunque in grave ritardo?

Non vorremmo, siccome i "cattivi" sono sempre in altri luoghi, magari a Bruxelles, che Amministrazione Comunale e Soprintendenza si rimpallassero ancora per qualche settimana le responsabilità, elargendo promesse ma continuando di fatto a penalizzare i fruitori dei giardini. Chiediamo una soluzione immediata ed efficace.

Fin dal ’93 non è stato possibile per i residenti ottenere in tempo reale presso le biglietterie il tesseramento, che deve per forza essere effettuato in precedenza, perdendo una mezza mattinata fra gli uffici postali e quelli del Quartiere. Un modo per scoraggiare tutti i fruitori saltuari del giardino, ancorché privilegiati rispetto ai turisti...

Ricordiamo che tredici anni fa, al termine di una mobilitazione che vide gli abitanti organizzare marce e petizioni contro il biglietto per tutti i visitatori, ospiti extracittadini e stranieri inclusi, venne individuata una “soluzione di compromesso”: museo all’aperto per i turisti, verde pubblico per i residenti. Ci Sarebbe da domandarsi se si tratti davvero di un segnale di cultura e di civiltà: Boboli è l'unico giardino pubblico in centro facilmente raggiungibile dai turisti, bisognosi anch’essi di un intervallo di natura, davanti al rischio della "sindrome di Stendhal" e di crampi al portafoglio dopo il salasso che accompagna ogni contatto con la città...

Osserviamo inoltre che di fronte a provvedimenti indiscriminati (e questo si aggiunge a tanti altri del genere), le classi povere sono sempre le più colpite. Firenze ha perso negli ultimi anni decine di migliaia di abitanti. In particolare il centro storico si sta trasformando in una sorta di “città proibita”, specializzata nell’espellere residenti o nel selezionarli in base al reddito. Quest’ultima misura su Boboli sembra iscriversi in questa disastrosa recente tradizione.

Del verde hanno bisogno anche i fiorentini che ancora resistono nei vicoli "dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi". Tutti, ma specialmente i bambini, hanno necessità di luce solare per una corretta crescita. E il Quartiere 1 dispone (dati del Comune di Firenze del marzo 2003) di soli 5,33 mq/ab di spazi pubblici attrezzati a parco, giochi e sport (ben al di sotto di standard decenti!).

Noi chiediamo dunque che, se proprio non si può tenere conto dei diritti dei visitatori, per lo meno l'accesso ai giardini per gli abitanti della città sia restituito e garantito per il futuro. Che esso sia effettivamente gratuito. Che non venga disincentivato da assurde burocrazie. Le tessere a pagamento possono e devono essere abolite, e il biglietto gratuito può e deve essere rilasciato in tempo reale presso le biglietterie d’ingresso, dietro la semplice presentazione di un documento d'identità attestante la residenza nel Comune di Firenze.

 

Restiamo in attesa di un Vostro riscontro alla presente, che auspichiamo positivo e concreto.

 

 

Il presidente

Girolamo Dell’Olio

 

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