Associazione di volontariato Idra
iscritta al Registro Regionale del
Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio
ambientale e culturale
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sede:
Via Vittorio Emanuele II, 135
- 50134 FIRENZE
PLICO POSTACELERE
Firenze,
5.6.'06
Al Ministro dell’Economia e delle Finanze
Dott. Tommaso PADOA SCHIOPPA
Via XX Settembre 97
00187 ROMA
OGGETTO:
-
Richiesta di
verifica del bilancio dello Stato in relazione alle voci di spesa relative ai
progetti di Alta Velocità ferroviaria;
-
Richiesta di
verifica dell’architettura contrattuale derivante dall’applicazione della L.
443/2001, del D.L. attuativo 190/2002, della L. 142/2002;
-
Trasmissione del volume di
Ivan Cicconi "Le grandi opere del Cavaliere", nostre considerazioni e
istanza di intervento di garanzia,
nel contesto della grave crisi finanziaria pubblica denunciata (Il Sole 24 Ore, 30.5.’06).
Signor
Ministro,
la scrivente Associazione di
volontariato è attiva dal febbraio 1998 in Firenze, avendo raccolto in quella
data l'eredità del Coordinamento dei
Comitati e delle Associazioni di Firenze, Terzolle, Mugnone, Mugello e Sesto
Fiorentino contro i progetti di Alta Velocità, fondato nel 1994, nel quale
erano confluite le espressioni del dissenso nei confronti dei progetti di Alta
Velocità che all'epoca venivano a essere presentati sul nostro territorio. Un
dissenso motivato dalla consapevolezza di veder sacrificate significative
risorse pubbliche a fronte di una indimostrata convenienza pubblica nella
realizzazione dell'opera.
La storia recente ha mostrato come
le ragioni e le obiezioni sollevate da noi e da altre realtà popolari che si
erano rese conto di quanto stava accadendo siano state fino ad oggi ignorate.
L'Alta Velocità ha proseguito il suo cammino, costellato dalle débâcles finanziarie, dai
danni ambientali e dalle controindicazioni sociali che con argomentata prudenza
– considerata tuttavia con sufficienza dai promotori dell'impresa – erano stati
ragionevolmente preventivati prima dell'inizio dei lavori.
L’ennesima conferma degli allarmi
lanciati da più parti fin dagli esordi dell’avventura TAV sembra provenire, a
seguito dell’entrata in carica del Governo Prodi, dalla ricognizione delle
casse pubbliche da Lei effettuata. Come leggiamo sul Sole 24 Ore del 30 maggio scorso, per quanto riguarda le Ferrovie,
per insufficienza di fondi non solo sarebbero stati tagliati tre miliardi su
quattro degli stanziamenti per investimenti, ma si sarebbe anche bloccato il
decreto per disporre dei 2,2 miliardi previsti in Finanziaria per l'Alta
Velocità e non si sarebbe ridefinito né riavviato, sempre per l'Alta Velocità,
il programma delle emissioni di bond da parte della Cassa depositi e prestiti.
Sembra dunque che i cantieri TAV stiano per fermarsi tra breve, per
l’esaurimento di risorse disponibili.
Mossi
da questi segnali, e confortati dall’esperienza maturata principalmente nel
seguire l’iter e l’attuazione delle “grandi infrastrutture”, riteniamo pertanto
oggi opportuno rivolgerci a Lei, facendo presente quanto segue.
La nostra Associazione ha più volte
rappresentato, rivolgendosi fino ai più alti livelli istituzionali, sia in Italia
che in Europa, il macroscopico danno finanziario a carico dell’erario pubblico
determinato dall’approvazione dei progetti di Alta Velocità TAV Spa, e che è
ragionevole temere per effetto dell’approvazione di altri progetti preventivati
e ad essi assimilabili, come il "Ponte sullo Stretto di
Messina".
Limitandoci in questa sede al tema
dell'Alta Velocità, ricordiamo che la veste finanziaria dell'opera passava nel
1998 - anche ufficialmente - dalla configurazione inizialmente prospettata di
project-financing con maggioranza privata del 60% alla condizione di copertura
al 100% pubblica. Tanto più grave ci pare questa circostanza alla luce del
fatto che i responsabili dell’amministrazione dello Stato – piuttosto che porre
TAV SpA di fronte alle responsabilità derivanti dalla dimostrata incapacità di
mantenere l’impegno assunto di coinvolgere capitali privati – avevano invece
collocato i relativi debiti, esponenzialmente crescenti, divenuti totalmente
pubblici, fuori dal bilancio dello Stato, come eccepito a suo tempo anche da
Eurostat.
Gli
esborsi per la realizzazione del progetto TAV sono stati rilevantissimi, e in
crescita esponenziale rispetto ai preventivi originari (da 1085 a 5205 milioni di
euro – a lavori ancora lontani dall’essere terminati - sulla sola tratta
Bologna-Firenze, nodi urbani esclusi). Di più, la società di ricerca NuovaQuasco di Bologna attribuisce un
costo aggiuntivo di 43,8 mld di Euro al progetto TAV rispetto agli 83,7 mld di
Euro “chiavi in mano” già stimati da NuovaQuasco
per le tratte TO-MI-NA, MI-VE e GE-MI, se il progetto fosse ulteriormente
implementato, secondo le indicazioni dell’ultimo governo Berlusconi, con
l’affidamento a general contractor
della tratta italiana della
Torino-Lione e della tratta Venezia-Trieste (c.d. Corridoio Europeo n. 5),
nonché del prolungamento da Napoli a Reggio Calabria e per Palermo e Catania.
A
fronte di ciò, la concreta utilità pubblica dell'Alta Velocità secondo il
modello descritto resta tutta da dimostrare da parte dei proponenti.
La
nostra Associazione si avvale anche dei risultati di uno studio approfondito,
condotto da una équipe di esperti nell'ambito della preparazione di una
conferenza tecnica insediata nel 1996 presso il Ministero dei Trasporti, che
dimostra puntualmente, dati alla mano, la non convenienza dell'opera. Lo studio
è stato pubblicato in volume sotto il titolo "Alta Velocità - Valutazione
economica, tecnologica e ambientale del progetto" (autori Virginio
Bettini, Claudio Cancelli, Roberto Galantini, Paolo Rabitti, Angelo Tartaglia e
Mario Zambrini; CUEN Editrice, Napoli, 1997). Gli autori non si limitarono a
evidenziare i dati tecnici sulla base dei quali la scelta A.V. non risultava né
utile trasportisticamente (…nell’Italia delle cento città, dove l’80% dei
viaggi in ferrovia, ma anche in auto, avviene su distanze non superiori a 100
km) né sostenibile finanziariamente e ambientalmente per il nostro Paese, ma
proponevano anche alternative possibili, purtroppo non prese in considerazione
dagli enti decisori.
Siamo
consapevoli che la vicenda "Alta Velocità" è stata caratterizzata fin
dal suo inizio da quella che potremmo definire una aspra guerra di cifre sulla opportunità dell'investimento. Considerata la
gravità del momento, teniamo ad affermare che la nostra azione, lungi dal voler
ostacolare il progresso e lo sviluppo del nostro Paese, si prefigge di
promuovere un modello di infrastrutturazione sostenibile dal territorio e dai
suoi abitanti, attento al miglior rapporto possibile costi/benefici per le
casse pubbliche. In questo ambito, riteniamo che i margini di utilità che
offrono l’ottimizzazione e il potenziamento di alcune direttrici ferroviarie
già in essere siano significativi, ancorché non adeguatamente considerati da
quanti hanno invece sostenuto e sostengono il modello di sviluppo sotteso
all'Alta Velocità modello TAV Spa.
Per
quanto concerne la redditività
ipotizzata dell'opera, sul sito web di TAV Spa medesima (www.tav.it),
alla voce "tempi e costi di realizzazione delle linee veloci" si
legge che, a decorrere dall'attivazione delle linee, "lo Stato si farà, inoltre, carico di
integrare quella parte del servizio del debito che i proventi non riusciranno a
coprire (stimato nell'ordine del 50%)". (All. 1)
La nostra Associazione, visti
ignorati i suoi appelli alle istituzioni nazionali, ha ritenuto doveroso
segnalare anche in sede europea le pericolose implicazioni finanziarie sottese
a scelte infrastrutturali come quella in argomento. Valutiamo che le criticità
correlate a questi investimenti possano
infatti ripercuotersi negativamente anche sulla stabilità economica
comunitaria.
Riportiamo di seguito un breve
elenco dei nostri principali interventi a livello europeo:
§
il 4.9.'02 e il 30.10.'02, due lettere al Commissario per
gli affari economici della Commissione Europea, dott. Pedro Solbes, aventi per
oggetto nostre osservazioni circa la richiesta del Governo italiano di modifica
al Patto europeo di stabilità e crescita;
§
il 22.1.'03, una nota, indirizzata ancora al dott.
Solbes, per la trasmissione di copia dell'interrogazione sui motivi di
inopportunità della linea TAV/TAC, inoltrata alla Commissione Europea Trasporti
da parte delle popolazioni della Valle di Susa (Piemonte, Italia);
§
il 7.5.03, il dossier elettronico "Rapporto
Toscana", indirizzato ai deputati dell'Assemblea nazionale francese,
chiamata a decidere sulla linea ad Alta Velocità Torino-Lione, che documenta con
dati di fonte istituzionale i danni provocati all'economia, all’erario e all'ambiente
dalla cantierizzazione TAV fra Firenze e Bologna;
§
il 19.6.'03, una lettera
aperta al Ministro italiano dell'Economia e delle Finanze dott. Giulio
Tremonti, e per conoscenza ancora al Commissario per gli affari economici della
Commissione Europea dott. Pedro Solbes, avente per oggetto nostre
considerazioni circa alcune dichiarazioni pubbliche del Ministro a proposito di
grandi infrastrutture;
§
il 6.11.'03, una lettera al Vicepresidente della
Commissione Bilancio della Commissione Europea, on. Franz Turchi, avente per
oggetto nostre considerazioni su sue dichiarazioni pubbliche circa la richiesta
di sostegno delle Banche centrali al finanziamento dei "grandi
lavori" nella UE;
§
il 10.5.'04, una lettera al Presidente del Consiglio dei
Ministri della Repubblica francese dott. Jean-Pierre Raffarin e al Presidente
del Consiglio della Repubblica italiana dott. Silvio Berlusconi, e per
conoscenza al Presidente del Parlamento Europeo dott. Patrick Cox, avente per
oggetto nostre considerazioni circa l'approvazione da parte dei Governi di
Francia e Italia della costruzione di una nuova linea ferroviaria ad Alta
Velocità Torino-Lione;
§
il 29.3.'05, una lettera a Eurostat, all’attenzione del
Commissario agli Affari economici e monetari della UE, Joaquìn Almunia, con
allegato il libro "Le grandi opere del Cavaliere", scritto
dall'ingegnere bolognese Ivan Cicconi.
I
contenuti di tutte queste iniziative sono riportati sul nostro sito web http://www.idraonlus.it/vecchiosito/inizio.html. Siamo lieti che, a fronte di
un’attenzione non vivissima prestata in passato dalle Istituzioni europee ai
nostri argomenti, il Commissario Joaquìn Almunia - ringraziandoci per le
informazioni da noi trasmesse - abbia già dimostrato di condividerne uno,
primario, che da tempo andavamo proponendo: fra le motivazioni addotte
dall'Istituto Europeo di Statistica alla mancata convalida del bilancio
pubblico presentato dal Governo italiano, è emersa infatti la circostanza che i
debiti pubblici per gli investimenti infrastrutturali relativi all'Alta
Velocità TAV Spa non risultavano inclusi nel bilancio dello Stato.
Cogliamo
quindi adesso l'occasione dei timori espressi in passato dalla Banca Centrale Europea per il paventato
deteriorarsi della situazione finanziaria dei conti pubblici nei Paesi
dell'Unione, e del nostro in particolare, e delle puntuali eccezioni sollevate
da Eurostat al Governo italiano (il tutto corroborato dalle prime evidenze da
Lei riscontrate entrando in carica), per fornirLe le medesime informazioni che
sono già state apprezzate in Europa.
Le
trasmettiamo dunque, allegato alla presente, il volume di Ivan Cicconi "Le
grandi opere del Cavaliere", Koinè Nuove Edizioni, 2004 (all. 2).
L'ing.
Cicconi è stato docente al Politecnico di Torino e collaboratore del ministro
dei Lavori Pubblici Nerio Nesi nel Governo Amato (25.04.2000 - 11.06.2001).
Attualmente è direttore della NuovaQuasco,
una delle società italiane di ricerca più note e affermate nel campo delle
costruzioni. Ci siamo avvalsi in più occasioni delle analisi dell'ing. Cicconi
per documentare le nostre riserve sulle politiche infrastrutturali delle ultime
legislature.
In
questo suo ultimo lavoro l'ing. Cicconi ripercorre dettagliatamente la genesi e
l'evoluzione finanziaria del progetto "Alta Velocità ferroviaria"
(capitoli II e III). Ci paiono esemplari,
in questo ambito, le considerazioni dell'on. Luigi Preti, già ministro
dei Trasporti della Repubblica italiana, che in una lettera al collega
Beniamino Andreatta (riportata a pag. 53) riassume con pochi ed efficacissimi
tratti l'essenza della vicenda, in merito al suo impatto sulle casse dello
Stato.
Il
libro è corredato da tabelle che riportano l'evoluzione dei costi. Riportiamo dal testo scritto dall’ing.
Cicconi nel 2004:
"La situazione dei costi, secondo i dati
ufficiali di TAV, e per le tratte comprese nella linea Torino-Napoli, registra
un aumento medio di oltre il 400% rispetto ai contratti firmati nel 1991”…(pag. 84 op.cit.).
Fra
le nuove opere strategiche di “serie A” il Governo Berlusconi aveva inserito, e
ne prometteva l'affidamento a general-contractor, anche la quota parte italiana
della tratta Torino-Lione e la tratta Venezia-Trieste (per il cosiddetto
“Corridoio 5”), nonché il prolungamento della TAV da Napoli a Reggio Calabria,
per Palermo e Catania. Se il modello TAV venisse adottato anche per questi
nuovi programmi il costo aggiuntivo (rispetto agli € 83.700 mln citati in
apertura) già indicato dal Governo Berlusconi in 18.291 milioni di euro,
secondo le stime di Quasco, sarebbe invece più realisticamente stimabile in
43.800 milioni.
“Se entro la
scadenza della legislatura si arrivasse all'affidamento a contraente generale
anche di queste nuove tratte, il fabbisogno finanziario salirebbe a circa
60.000 milioni di euro da reperire nell'arco di un decennio, il periodo
prevedibile per la loro realizzazione. Le risorse attivate con il modello TAV
proietterebbero nei bilanci futuri dello Stato una situazione semplicemente
devastante. E' infatti del tutto evidente come la restituzione dei prestiti con
gli utili derivanti dalla gestione del servizio è semplicemente
improponibile…" (op. cit., pagg. 87).
Nel prosieguo
del libro, l'autore argomenta - a partire dalle condizioni descritte –
evidenziando il rischio concreto di scenari ancora più preoccupanti per le
sorti del nostro Paese (capitolo IV). In pratica, con recenti
disposizioni legislative del Governo Berlusconi (D.L. 190/2002 attuativo della
“Legge obiettivo”) in dubbia conformità alle direttive europee in materia
(93/37/CEE), sarebbero stati rimossi pilastri portanti del pubblico interesse
in materia di appalti e concessioni,
creando una nuovo soggetto economico privato "monstrum" (il cosiddetto “general contractor” o
“contraente generale”) che godrebbe
del vantaggi dell'appaltatore e al tempo stesso del concessionario, a manifesto
scapito della amministrazione pubblica.
Sarebbero
stati inoltre clamorosamente cancellati il limite trentennale di durata delle
concessioni e il limite massimo del 50% di partecipazione dello Stato alla
cifra necessaria alla realizzazione di grandi opere (Legge 166/2002). Limiti
fissati a suo tempo dalla Legge 109/94 (in osservanza alle direttive europee)
per assicurare in termini inequivocabili la convenienza della realizzazione di
una determinata infrastruttura. Se ci sono privati - questa era la ratio - disposti a investire almeno la
metà delle risorse necessarie a realizzare una certa opera perché convinti di
recuperare le proprie anticipazioni in 30 anni col giusto guadagno, allora
l'opera si realizza. In caso contrario, specialmente se le risorse necessarie
lo Stato non le possiede, vi si rinuncerà, dato che non si tratta di un buon
affare per nessuno. Questi criteri di salvaguardia e garanzia sembrerebbero
essere stati spazzati via, ignorando i più elementari vincoli di bilancio
dettati dai principi di una sana amministrazione.
Si
sarebbero create inoltre nuove forti criticità anche nell'esecuzione dei lavori
per effetto della Legge 443/2001 (c.d.
"Legge obiettivo") che ha
sancito l'assoluta libertà del "contraente generale" affidatario dei
lavori nell'affidamento di attività a soggetti terzi. Essendo il contraente
sollevato, per effetto del D.L. attuativo 190/2002 - da qualunque
responsabilità sulla gestione dell'opera (è il caso del progetto italiano di
Alta Velocità) e quindi dall'attenzione alla buona esecuzione
dell'infrastruttura medesima in termini di qualità e di rispetto dei tempi e
dei costi preventivati, proprio questa
assoluta libertà spingerebbe il general
contractor a indire gare d'appalto col criterio del massimo ribasso. I
ribassi ottenuti costituirebbero infatti per il general contractor un guadagno netto rispetto alla cifra concordata
con la pubblica amministrazione committente.
Ci
pare giusto concludere questa parte citando ancora le parole dell'autore:
"Il problema è che lo strabismo
dell'opposizione (nel non valutare adeguatamente le conseguenze della
esclusione dei bilanci di Infrastrutture Spa da quello dello Stato - legge
142/2002 - e di denunciarle - ndr)
diventa cecità su tutte le altre Spa costituite con lo stesso identico
obiettivo: scappare dai conti pubblici e occultare i debiti. L'elenco è ormai
lungo e impossibile da compilare. L'Anas, da Ente Autonomo viene trasformata in
Spa. La Società Stretto di Messina Spa, per la quale il centro-sinistra aveva
di fatto decretato la scomparsa, viene non solo tenuta in vita, ma diventa la
società concessionaria della progettazione, realizzazione e gestione del Ponte.
FFSS, già trasformata in Spa dal centro-sinistra, si trasforma in una holding che moltiplica le società
controllate: 17 srl e e 16 Spa, delle quali ben 9 nate dopo il 2001, (ultima
nata la Real-Estate Spa, per la gestione e la valorizzazione (…) di un
patrimonio immobiliare di oltre 3 miliardi di Euro; sono, fra l'altro, solo le
società direttamente controllate, alle quali andrebbero aggiunte le ulteriori
società di diritto privato, fuori dei controlli pubblici, costituite dalle
stesse Spa controllate.
(...) Per
quanto riguarda la legge obiettivo, il flop non sono i cantieri e le risorse
pubbliche, bensì l'inesistenza dell'apporto di capitali privati. E' tutto qui
il flop vero della legge obiettivo, che dimostra, al contrario, un impegno
finanziario straordinario dello Stato anche se occultato e differito nel tempo.
(...) Un fallimento annunciato, tanto più irrecuperabile quanto più le opere
più importanti della legge obiettivo verranno messe in gara e affidate con il
nuovo istituto del contraente generale.
Con la partenza degli affidamenti ai
general-contractor infatti, lo Stato (o chi per esso) darà corso ai programmi
di spesa anche su opere per le quali non vi è copertura nelle previsioni di
bilancio" (opera citata,
pagg. 120 e seguenti).
In
effetti, l'ing. Cicconi ha sempre sostenuto che i debiti dell'Alta Velocità
italiana, vale a dire le rate di capitale e interessi che dovranno essere
restituiti alle banche a partire dal momento dell'attivazione del servizio, non
figuravano nei conti dello Stato. Ci trovavamo quindi di fronte a un espediente
contabile? Eurostat pare averlo confermato.
Signor
Ministro, l'inquadramento delle cifre fornite dalla NuovaQuasco e dal suo direttore ing. Ivan Cicconi, in un contesto che
nelle sue linee essenziali già ci era noto, ci induce a ritenere che la
disamina dei fatti qui proposta sia professionalmente corretta e obiettiva. La
nostra Associazione, indipendente per statuto, è ben consapevole del fatto che
il peculiare approccio all’amministrazione della cosa pubblica cui ci
riferiamo, e che critichiamo severamente, risulta essere solidalmente
bi-partizan, essendo stata condivisa nei
fatti da tutte le forze politiche succedutesi al governo del Paese negli ultimi
lustri, nessuna delle quali ha sviluppato una significativa, stabile e coerente
proposta alternativa al modello di architettura finanziaria e di spesa sotteso
al progetto italiano TAV Spa di Alta Velocità ferroviaria. Anche i
sindacati confederali, che nel nostro Paese rappresentano notoriamente una
forza e una voce influente, non paiono
aver riscontrato nulla da eccepire.
Alla
luce degli argomenti già portati, sembra però che l’ultima Amministrazione
Berlusconi abbia dato una forte accelerazione al processo di penalizzazione
della finanza e del patrimonio pubblico
al quale accennavamo.
In
presenza del quadro descritto ci è parso doveroso interessarLa, nella speranza
che, nella tutela dei princìpi di sana amministrazione, Ella voglia seguitare
ad adoperarsi per chiarire fino in fondo la vera entità del debito pubblico e
la sue reali prospettive di evoluzione. Ma anche, ai fini della tutela degli
interessi dello Stato, ci sembra importante l'individuazione e la segnalazione erga omnes dei meccanismi - che siano
accertati in essere - di spreco incontrollato delle risorse finanziarie
pubbliche.
Fra
questi la “legge obiettivo”, stando a quanto argomentato dall’Ing. Cicconi,
sembra appunto rivestire un ruolo non secondario nella messa in pregiudizio
della finanza pubblica.
Ci
domandiamo anche se in passato gli organi di controllo dello Stato abbiano
sempre costituito una barriera efficace contro le derive di una amministrazione
forse distratta. Ci riferiamo, ad esempio, al parere del 1.10.'93 col quale il
Consiglio di Stato, interpellato sulla mancata indizione di gare ad evidenza
pubblica sui contratti affidati da TAV Spa a trattativa privata, affermò
che, sulla base delle due premesse che il finanziamento dell'opera risultava
essere a maggioranza privata e che TAV Spa risultava avere una maggioranza
privata, TAV Spa medesima poteva affidare a trattativa privata la realizzazione
delle infrastrutture. Il Consiglio di Stato all'epoca non sarebbe entrato nel
merito delle due premesse citate, in quanto il parere di competenza era, come
richiesto, solo sulla legittimità della procedura seguita da TAV Spa. Il
Consiglio di Stato avrebbe semplicemente preso atto della comunicazione che era
stata fatta ("la maggioranza della TAV è privata", "la
maggioranza del finanziamento è privato"). Con quelle premesse,
l’operazione si poteva fare. Il problema è che, secondo l'ing. Cicconi che ne
riferisce dettagliatamente nell'opera citata, tali premesse sarebbero state del
tutto infondate.
Ribadiamo
che tali scelte avrebbero provocato a nostro avviso all'interesse pubblico un
duplice ordine di danni:
·
in primo luogo, quelli derivanti dalle gare d'appalto
bandite dai general-contractors sui
lavori precedentemente loro affidati dalla pubblica amministrazione ad
assegnazione diretta (quindi senza la verifica della gara a livello superiore)
ad un costo preventivamente concordato; come si diceva, in questo caso la
differenza fra le due cifre viene a rappresentare un guadagno netto per il general-contractor ed una pari rimessa
per lo Stato;
·
secondariamente, l'ordine di grandezza della forbice tra
i prezzi concordati per l'A.V. a trattativa privata e quelli che potevano
risultare da gare di appalto appare rilevante; vi è in proposito il caso di una
deroga ai contratti già firmati a suo tempo sotto la gestione Necci, per un
tratto di 7 km sulla linea AV nei pressi del nodo di Bologna: per questa
frazione sarebbe stata indetta una gara europea, vinta dalla società spagnola
Necso Entrecanales Cubiertas con un ribasso del 47% sul prezzo base già
fissato da Italferr Spa (società di FS Spa) utilizzando i parametri fin qui
adoperati per l'Alta Velocità ("Le grandi opere del Cavaliere",
pag. 78); anche in questo caso il danno per le casse pubbliche ci pare
manifesto.
Ci
domandiamo: nessun altro organo di controllo del Bilancio dello Stato, come la
Corte dei Conti, si è mai chiesto, o ha mai chiesto a FS Spa o TAV Spa, se e
come il finanziamento privato e la maggioranza privata di TAV fossero concretamente
espressi? Se la realtà odierna dei conti pubblici è effettivamente quella da
Lei descritta, Signor Ministro, qualcosa sembra non aver funzionato.
Da
parte nostra, non ci risulta che alcun organo statale e alcuna parte politica
si sia posto il quesito.
L'epilogo
finanziario di comportamenti come quelli appena descritti pare essere quello da
Lei denunciato dopo l’assunzione del Suo incarico. A giudicare dalle suddette
evidenze, pare fosse stata innescata nelle casse dello Stato una bomba a tempo, e ci chiediamo se siamo
arrivati al momento della sua deflagrazione. Temiamo che il prospettarsi per il
nostro Paese di una situazione di tipo argentino non rientri in una categoria
solo fantascientifica.
Non
è certo nostra intenzione proporLe una lettura acritica delle nostre
argomentazioni. Al contrario, il nostro preciso auspicio è che Ella stessa voglia verificare
l'affidabilità dei dati e delle informazioni da noi prodotte, sia attraverso un
riscontro sui testi delle leggi dello Stato, sia attraverso una ricognizione
nelle pieghe del bilancio dello Stato. Vi erano invero – come noi stessi avevamo suggerito ad Eurostat il 29 marzo 2005 -
elementi da ricercare persino fuori
dal bilancio medesimo. Crediamo che solo in questo modo sarà possibile
riscontrare la consistenza di quelle altre voci che, pur essendo di sostanziale
competenza del bilancio, potrebbero esserne state eventualmente escluse in base
a interpretazioni 'soggettive' delle regole contabili e del criterio di
attribuzione di proprietà pubblica o
privata a società anche importanti.
Solo
così, presumiamo, si potrà comporre un quadro della situazione finanziaria del
nostro Paese quanto più possibile aderente alla realtà dei fatti, contenere i
danni al pubblico erario e procedere verso il
suo risanamento.
Se i
dati della crisi finanziaria dovessero essere confermati, raccomandiamo che,
nel decidere la priorità degli investimenti da fare, si tenga buon conto della
loro effettiva utilità pubblica e delle risorse effettivamente disponibili.
Sembra che in passato, come le vicende descritte suggeriscono, tale prassi non
sia stata sempre adottata. Auspichiamo parimenti che si cessi immediatamente di
invocare – come con scarso senso di responsabilità viene ancora fatto da più
parti – l’espansione incontrollata di quei programmi infrastrutturali che hanno
concorso in misura non piccola alla crisi che ci troviamo a fronteggiare.
Esprimiamo
in anticipo il nostro apprezzamento per la cura che Ella vorrà usare nella
disamina delle circostanze descritte, dacché essa rientrerebbe a pieno titolo
nella tutela della cultura della legalità, non
solo formale, che sappiamo essere tratto caratteristico del programma del
Governo del quale Ella fa parte.
Un
eventuale collasso dei conti pubblici italiani trascinerebbe l'Euro in una spirale
inflazionistica, e coloro che avrebbero più a dolersene sarebbero gli Stati
membri che presentano conti pubblici in ordine. Temiamo che potrebbe esserne
pregiudicata la coesione – non solo economica - dell'Unione.
Signor
Ministro, ci auguriamo che le notizie trasmesse possano esserLe utili. Contiamo
su di Lei.
Rimanendo a Sua completa
disposizione, Le porgiamo i nostri ossequi e ci auguriamo un costruttivo
riscontro alla presente.
Il vicepresidente
Pier Luigi Tossani
In allegato:
1. Pagina web
di TAV SpA;
2. Ivan
Cicconi, Le grandi opere del Cavaliere,
Koinè Nuove Edizioni, Roma, 2004.