Associazione di volontariato Idra
iscritta al Registro Regionale del
Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio
ambientale e culturale
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Firenze, 9.11.'07
Al Sindaco
dott.
Leonardo DOMENICI
sindaco@comune.fi.it; fax 055.27.68.275
COMUNE DI FIRENZE
OGGETTO:
Proposta di ritiro delle deleghe agli Assessori in carica rispettivamente
all’Urbanistica e al Piano Strutturale, e alla Partecipazione democratica.
Signor Sindaco,
leggiamo in questi
giorni nell’edizione di ottobre 2007 di “TraMagazine,
la newsletter della nuova tramvia” il seguente virgolettato, attribuito
all’assessore all’Urbanistica e al Piano strutturale arch. Gianni Biagi: “La vera rivoluzione è fare le cose, cioè fare
le scelte e mantenerle ferme fino alla loro completa realizzazione (...). E’
indispensabile che le opere progettate si facciano. E’ una scelta non
opzionale, irreversibile all’interno del processo che stiamo costruendo”.
Ci domandiamo: come si
conciliano questi toni con l’invito alla “partecipazione democratica” che
l’amministrazione comunale fiorentina pretende di promuovere intorno al Piano
strutturale? Quanta democrazia ci sarebbe nella pretesa di mantenere ferme
scelte che non siano state partecipate né condivise? A questa domanda, rivolta
davanti al pubblico intervenuto alla serata informativa sul Piano strutturale
organizzata da Palazzo Vecchio mercoledì 7 novembre nel Quartiere 5 (il più
esposto agli impatti delle grandi infrastrutture definite “capisaldi
strategici” nella nuova edizione del Piano), l’assessore alla Partecipazione
democratica del Comune di Firenze Cristina Bevilacqua ha evitato di rispondere.
Avevamo anche chiesto quanto possiamo considerarci garantiti come cittadini da
un assessore al Piano strutturale che ha nel curriculum la stesura e la firma,
in qualità di dirigente regionale responsabile delle infrastrutture, della
delibera di approvazione in conferenza di servizi di un progetto
documentatamente distruttivo come l’Alta Velocità ferroviaria in Mugello. E’
stata forse una scelta saggia, infatti, quella di licenziare un progetto
criticato dagli stessi uffici tecnici della Regione Toscana (Servizio Difesa
del Suolo e Genio Civile), che ha fatto poi perdere alle falde dell’Appennino
oltre 150 milioni di metri cubi di acqua di montagna, ha prosciugato in maniera
irreversibile decine di torrenti, pozzi e sorgenti, mentre i tempi di
esecuzione sono più che raddoppiati, i costi di costruzione (oggi tutti a
carico dell’erario) sono quintuplicati rispetto alla cifra annunciata da TAV
nel ‘91 e il conto dei danni all’ambiente quantificato dai periti della Procura
della Repubblica ammonta fino a oltre un miliardo di euro?
Riproponiamo qui anche a
Lei una riflessione al riguardo, tenuto conto peraltro dei contenuti della
deposizione dell’arch. Gianni Biagi, in qualità di teste, al processo penale sui
danni TAV in Mugello che si celebra nell’aula bunker di Santa Verdiana presso
il Tribunale di Firenze e nel quale la nostra Associazione si è costituita
parte civile. “Voi avevate la sensazione
di quello che stavate approvando oppure no?”, chiede il giudice
all’assessore Biagi nell’udienza del 28 aprile 2005, “c’era stata una rappresentazione di quello che poteva teoricamente
succedere e, voglio dire, quello che si sarebbe fatto se fosse successo?”. “Il
progetto, quando fu approvato, aveva sicuramente alcune carenze – ammette
l’assessore Biagi - che sono state
evidenziate anche dai pareri degli uffici tecnici; proprio per supplire a
queste carenze è stato costruito un meccanismo procedurale che avrebbe dovuto
risolvere queste carenze nella fase esecutiva, anzi, ancora preliminarmente
nell’adeguamento del progetto esecutivo e poi nella fase esecutiva con il
monitoraggio e con l’osservatorio. Questa è la mia risposta”.
La storia del disastro
ecologico TAV in Mugello si è incaricata di mostrare quanto un simile
“meccanismo procedurale” sia stato efficace e vincente...
Ecco perché mercoledì
sera lo scrivente, al termine del proprio intervento, allorché i cinque minuti
a disposizione erano irrimediabilmente scaduti, ha chiesto al presidente della
Commissione urbanistica di Palazzo Vecchio Anton Giulio Barbaro e alla
presidente del Consiglio di Quartiere 5 Stefania Collesei di riferirne a Lei,
signor Sindaco. Considerato tuttavia l’apparente fastidio con cui la richiesta
è stata accolta, abbiamo pensato di scriverLe anche direttamente.
Le dichiarazioni su
“TraMagazine”, incrociate da una parte con i danni TAV documentati in Mugello,
dall’altra col ruolo avuto dall’arch. Gianni Biagi nella vicenda progettuale
TAV e infine con i contenuti delle sue ammissioni dinanzi al giudice del
processo CAVET presso il Tribunale di Firenze, suggeriscono a nostro avviso
l’opportunità di consegnare urgentemente in altre mani la delega
all’Urbanistica e al Piano strutturale. L’esperienza maturata in Mugello con
l’applicazione del “meccanismo procedurale” descritto dall’assessore Biagi fa
infatti temere come insopportabilmente pericoloso il principio di “fare le
scelte e mantenerle ferme fino alla loro completa realizzazione” in un contesto
analogo e ancor più delicato, non condiviso e non partecipato, come quello che
il Piano strutturale impone alla città di Firenze definendo “capisaldi
strategici”, e dunque irrinunciabili e indiscutibili, proprio gli interventi
del Piano di gran lunga più impattanti, contestati e discussi.
Ugualmente, la pretesa
di dipingere come “partecipativo” un confronto pubblico sul Piano strutturale
che consente in questi giorni ai cittadini di confrontarsi pubblicamente fra di
loro e con l’Amministrazione Comunale su migliaia di nuove pagine di testo e di
tavole una sola volta in ogni quartiere, avendo a disposizione un tempo massimo
di intervento di 5 (cinque!) minuti, a tre-quattro settimane dalla scadenza per
il deposito delle osservazioni, appare abbastanza stravagante da suggerire,
anche in questo caso, l’opportunità di una diversa indicazione di incarico per
un compito così delicato, tenuto conto anche del sostanziale fallimento
dell’iniziativa di Forum per il Piano strutturale che sembra risultare da
numerosi interventi e osservazioni di cittadini singoli e associati già nel
corso del suo primo ciclo, nel 2005.
Restiamo in attesa di un
gradito riscontro.
Il presidente
Girolamo Dell’Olio