Associazione di volontariato Idra

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totale n. 6 pagine (inclusa la presente)

 

RACCOMANDATA AR

Firenze, 26.4.’07

 

Al Presidente della Repubblica

Giorgio NAPOLITANO

Palazzo del Quirinale

00187 ROMA

fax 06.46.99.31.25; presidenza.repubblica@quirinale.it

 

 

OGGETTO: Progetti Alta Velocità, Tratta TAV Bologna-Firenze e Nodo AV di Firenze: richiesta di intervento urgente in relazione alle condizioni di osservanza delle norme in materia di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, e di igiene pubblica.

 

 

 

Ill.mo Presidente della Repubblica,

 

in occasione dell’imminente ricorrenza del 1° maggio, preceduto quest’anno da un drammatico intensificarsi del fenomeno delle “morti bianche” e degli incidenti sul lavoro, già preoccupante nel nostro Paese, teniamo a segnalarLe – dal nostro osservatorio sulle grandi opere, e in particolare sulla “vicenda infinita” della tratta TAV Bologna-Firenze, in corso di costruzione da oltre 10 anni e ben lontana dall’apparire conclusa – fatti e circostanze che testimoniano le straordinarie difficoltà che incontrano la cultura della sicurezza e lo stesso rispetto della legalità, anche nell’ambito di una cantierizzazione ufficialmente super-monitorata, come si dice e si scrive a proposito di quella della TAV. Ne derivano a nostro avviso conseguenze inaccettabili, che offendono la dignità dei lavoratori e ne pregiudicano vita e salute, oltre ad incidere pesantemente – per l’architettura contrattuale, i ritardi nell’esecuzione e la dubbia qualità dell’opera – sullo stesso delicato equilibrio dell’erario.

L’Appennino tosco-emiliano in tre settimane ha visto due gravi incidenti nei cantieri, uno dei quali mortale (al riguardo, spiace rilevare un difetto di attenzione da parte dei mezzi d’informazione sulle cronache nazionali, che sono giustamente vigili sulla grave situazione generale di rischio che vivono i lavoratori nel settore dell’edilizia, ma non lo sembrano altrettanto quando gli incidenti si registrano nel suo settore di punta, costituito dalle “Grandi Opere”). Il 26 marzo scorso, un operaio di 53 anni, di Isernia, è morto in seguito al crollo di un pezzo di roccia all'interno di una galleria in costruzione in un cantiere della Variante di Valico della A1. Il 18 aprile, sulla tratta TAV Bologna Firenze un operaio di 40 anni è rimasto vittima di un grave infortunio nella galleria Monte Bibele della TAV in località Barbarolo a Loiano. Le cronache riferiscono che l'uomo sarebbe stato travolto dal crollo di  un manufatto avvenuto nel primo pomeriggio, verso le 16, all'imbocco del tunnel. L'operaio, subito soccorso e 'liberato' dalle macerie che gli erano cadute addosso, è stato trasportato in elisoccorso all'ospedale Maggiore di Bologna dov’è stato ricoverato in gravissime condizioni per un trauma cranico e toracico, oltre a varie fratture agli arti inferiori. Purtroppo non è la prima volta che un grave infortunio avviene in quella galleria: il 6 aprile 2003 tre operai vi rimasero gravemente ustionati a causa dello scoppio del grisou, il pericoloso gas che si sprigiona solitamente durante gli scavi. "Un altro gravissimo infortunio colpisce il nostro territorio, già provato, in questi primi mesi dell'anno da morti e feriti a causa del lavoro. I lavori in galleria, quelli dell'alta velocità come della variante, sono quelli più esposti e per questo i più monitorati, ma evidentemente ciò non basta a evitare infortuni gravi e perdite di vite umane", ha dichiarato l’assessore al Lavoro della Provincia di Bologna Paolo A. Rebaudengo. "Mentre si è in attesa di conoscere l'esito delle indagini sulle cause dell'incidente mortale avvenuto solo due settimane fa nella galleria VAV di Badia di Castiglione dei Pepoli, dovrà essere fatta chiarezza su questo nuovo infortunio".

 

Proponiamo quindi alla Sua attenzione alcuni dati che meritano a nostro avviso una urgente risposta da parte delle istituzioni.

 

 

1. ASSENZA, NELL’ITER PROGETTUALE ED APPROVATIVO DEI PROGETTI TAV PER LA TRATTA AV BOLOGNA-FIRENZE, DI DUE APPARATI AMMINISTRATIVI FONDAMENTALI, CIASCUNO NELLE PROPRIE COMPETENZE, PER LE GARANZIE DI SICUREZZA PRIMA DEI LAVORATORI E POI DEGLI STESSI UTENTI: I COMANDI PROVINCIALI DEI VIGILI DEL FUOCO ED IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE.

 

L’intera cantierizzazione di 60 km di galleria monotubo a doppio binario fra Vaglia (FI) e Bologna per treni destinati a incrociarsi a velocità fino a 300 km/h è stata attuata (ed è tuttora in corso, con tempi quanto meno raddoppiati di esecuzione rispetto agli impegni iniziali) sulla base di un progetto la cui approvazione ha visto disapplicata una legge dello Stato, la 191/74, che prescrive gli adempimenti ai fini della prevenzione degli infortuni sul lavoro nei servizi e negli impianti gestititi dalla (all’epoca) Azienda autonoma delle Ferrovie dello Stato.

 

L'art. 33 della L. 191/74 impegna le FS “a richiedere il parere del Comando del corpo dei vigili del fuoco, competente per territorio, in merito alla determinazione - per gli impianti che per qualsiasi motivo presentino, in caso di incendio, gravi pericoli per l'incolumità dei lavoratori - dei tipi e quantità di apparecchiature e mezzi da tenere a disposizione per lo spegnimento degli incendi, nonché del tipo di organizzazione da mettere in atto per la prevenzione incendi". All’art. 33 la legge prevede inoltre che “in sede di progettazione e di esecuzione delle opere ed impianti ferroviari soggetti al pericolo di incendio (...) si debbano osservare le prescrizioni contenute nelle vigenti norme generali e particolari (...), nonché le cautele suggerite dall'esperienza".

I Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco di Firenze e di Bologna hanno invece documentato, rispettivamente in data 22.2.'96 e 28.2.'96, al Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni contro i progetti di alta velocità di Firenze, Terzolle, Mugnone e Mugello (dal 9.2.'98 “Associazione di volontariato Idra"), che si era loro rivolto per chiedere informazioni al riguardo, di non conoscere i progetti di quella tratta. In nessuna fase della progettazione della tratta AV Vaglia-Bologna è stata dunque richiesta la collaborazione dei Comandi provinciali dei Vigili del Fuoco di Firenze e di Bologna, a dispetto delle caratteristiche della linea: 60 dei 66 km di tracciato si sviluppano infatti in galleria, e in terreni idrogeologicamente instabili (prova ne siano i numerosi stop imposti ai cantieri da anni su questa tratta, e le recenti attività di demolizione e rifacimento del tunnel in più punti della tratta stessa, ancor prima della posa dei binari!).

I Vigili del Fuoco non sono stati chiamati a intervenire neppure in sede di Conferenza di servizi, quando è stato approvato il progetto della tratta Vaglia-Bologna (60 km di galleria), lo scorso 28 luglio 1995. Questa circostanza è parsa abbastanza grave da indurre il citato Coordinamento (oggi “Associazione di volontariato Idra”) a scriverne già l'11 marzo 1996 alla Direzione Generale Protezione Civile e Servizi Antincendi, Servizio tecnico centrale, Ispettorato per l'emergenza, chiedendo di sapere se si fosse registrato il mancato adempimento degli obblighi previsti dalla L. 191/74 si fosse verificato anche su quella tratta (della quale si era dovuta ampiamente occupare, per ben due volte, con estese e circostanziate relazioni, la Commissione Parlamentare Antimafia, per il grave sospetto di inquinamento dei lavori da parte di imprese legate alla camorra: sembra legittimo paventare le ricadute che un simile modello di conduzione dell'opera potrebbe avere sul piano della affidabilità in termini di sicurezza, per i lavoratori oggi e per gli utenti domani).

A questa lettera così rispose il Direttore Generale ing. Corbo, in data 29.4.'96: “Per quanto concerne la realizzazione delle linee ferroviarie ad alta velocità, non risulta allo stato che siano stati trasmessi agli uffici VF competenti i relativi progetti tecnici, ai sensi della legge 191/74. In merito, questa Amministrazione ha avviato una specifica iniziativa atta a superare l'attuale situazione di non conoscenza della questione e fa pertanto riserva di comunicare a codesto Coordinamento le ulteriori notizie di competenza, non appena acquisite".

Dunque, non solo sulla tratta TAV Bologna-Firenze ma anche sulla tratta Roma-Napoli, la cui cantierizzazione era all’epoca già largamente avviata, risulterebbe elusa l'osservanza della legge 191/74.

Ricordiamo che ad aprile del '96 il primo cantiere della tratta Bologna Firenze doveva ancora essere aperto (l'inaugurazione è avvenuta infatti solo il 10 luglio successivo, quasi un anno dopo la chiusura della Conferenza di Servizi). Perciò il Ministero dell'Interno, in particolare la Direzione Generale della Protezione Civile e dei Servizi antincendi, avrebbe avuto il tempo - ci sembra - per intervenire e ottenere che il gap progettuale sotto il profilo della sicurezza dei lavoratori venisse in qualche modo colmato. Così non risulta essersi verificato. In ogni caso il Direttore Generale non ha mai fornito al Coordinamento, né successivamente ad Idra,  le “ulteriori notizie di competenza" promesse. Il tunnel di 60 km sotto l'Appennino ha iniziato, ha continuato e continua ancora oggi ad essere costruito secondo un progetto approvato senza la collaborazione dei Comandi provinciali dei Vigili del Fuoco, in condizioni dunque di ostentata inottemperanza alla legge.

In siffatto contesto hanno operato per anni i lavoratori, costretti a turni massacranti in forza di un contratto di lavoro proposto come “esemplare” (il famigerato “quarto turno” o “ciclo continuo”), nelle viscere della terra, in ambienti con ventilazione insufficiente, alta umidità ed ad elevato indice di rischio.

I rischi cui apparivano esposti il territorio e i lavoratori dei cantieri aperti per il tunnel in realizzazione sotto il Mugello e l'Appennino tosco-romagnolo per i treni ad Alta velocità,  legati alla natura del terreno, alla scarsa affidabilità dei progetti palesemente manifestatasi in corso d’opera, alla mancata consultazione dei servizi di protezione civile, alla vulnerabilità sismica, sono stati oggetto - già il 3.10.'97 - di una comunicazione al sottosegretario al Ministero dell’Interno, prof. Franco Barberi, da parte del Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni contro i progetti di alta velocità di Firenze, Terzolle, Mugnone e Mugello (oggi “Associazione di volontariato Idra") che, preoccupato per il perdurare degli eventi sismici nell'Italia centrale ha trasmesso al prof. Barberi la documentazione in proprio possesso.

Il Coordinamento chiedeva al Sottosegretario di verificare "se le condizioni di grave deficienza progettuale che risultano dalla documentazione in loro possesso" (mancanza del progetto anti-sismico, parere negativo sulla stabilità dei versanti del Servizio geologico della Presidenza del Consiglio, mancato coinvolgimento dei Vigili del Fuoco nella progettazione) "siano tuttora confermate", e di "adottare in tal caso ogni opportuno e tempestivo provvedimento affinché siano assicurate tutte le condizioni di prevenzione a tutela della salute e dell'integrità delle persone e del territorio".

Il prof. Barberi ha così risposto al Coordinamento: "Desidero informarVi di aver personalmente interessato i miei Uffici nonché la sezione trasporti della Commissione Grandi Rischi al fine di una attenta valutazione dei dati e della documentazione da Voi presentata". Riservandosi di "fornire quanto prima ulteriori notizie al riguardo".

Ma né il CoordinamentoIdra hanno mai ricevuto “ulteriori notizie al riguardo".

Il Coordinamento ha ritenuto quindi di inoltrare un sollecito in data 2.12.'97, indirizzandolo sia al prof. Barberi sia all’allora Ministro dell'Interno con delega per il coordinamento della protezione civile , dott. Giorgio Napolitano. Il sollecito aveva per oggetto la “richiesta di verifica delle condizioni di rischio apparentemente connesse con la realizzazione dei progetti di Alta Velocità ferroviaria sotto l'Appennino tosco-romagnolo lungo la tratta Bologna Firenze, alla luce della documentazione già trasmessa e della documentazione supplementare qui allegata".  Si segnalavano nella lettera i 47 referti registrati fra maggio e settembre del '97 dall'Azienda Sanitaria di Firenze, Presidio Ospedaliero del Mugello, a carico dei soli lavoratori dei cantieri Alta Velocità sotto la sua giurisdizione, per infortuni di varia gravità, con prognosi che oscillavano dai pochi giorni ai 20 giorni (in due casi) ai 25 giorni (in tre casi) ai 30 giorni (ancora in tre casi). E si trasmetteva in allegato l'eloquente nota ricevuta dall'Azienda Unità Sanitaria Locale Bologna Sud, Dipartimento di prevenzione, Servizio prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro, Prot. 38263, 27.10.'97, indirizzata al Coordinamento. In essa il Servizio Prevenzione e Sicurezza dell’Azienda Unità Sanitaria Locale Bologna Sud chiariva che “la collaborazione tra lo scrivente servizio ed i VVF per definire gli apprestamenti antincendio ed i requisiti delle attrezzature di salvataggio da predisporre nei cantieri di costruzione” risultava ancora da avviare, e che “le sinergie tra il sistema di soccorso e di salvataggio predisposto dall'impresa che esegue i lavori ed il servizio di soccorso pubblico di emergenza rappresentato dai VVF, oltre che dal 118” sarebbero state ancora da attivare, se è vero che a questi fini erano “in corso iniziative coordinate dal Tavolo permanente sull'Alta Velocità istituito dalla Provincia di Bologna”.

Tutto ciò, sottolineava la nota del Coordinamento, “ci viene riferito in data 27.10.'97. Sono passati dunque oltre due anni dalla firma conclusiva (28 luglio '95) dell'approvazione dell'opera da parte della Conferenza di Servizi per la tratta ferroviaria ad Alta Velocità Bologna-Firenze (Conferenza istituzionalmente deputata - se non andiamo errati - all'approvazione di progetti esecutivi, e dunque cantierabili), e oltre un anno dopo l'inizio effettivo dei lavori (luglio '96). Chiediamo se queste conferme, unitamente alla restante documentazione da noi prodotta, non costituiscano prove evidenti di gravi inadempienze rispetto a più leggi dello Stato da parte dei numerosi Enti responsabili dell'iter di approvazione del progetto Alta Velocità. E se non sia drammaticamente opportuno arrestare lavori condotti in simili condizioni, e assicurare un'inchiesta a 360 gradi sull'intera vicenda".

Anche in questo caso nessun riscontro formale è mai pervenuto, né dal Ministro dell’Interno né dal Sottosegretario al Ministero dell’Interno.

Si è però riscontrato che nel prosieguo della fase approvativa dei progetti relativi ai successivi segmenti della tratta AV Bologna-Firenze,  esattamente per quanto attiene al progetto di interconnessione della tratta AV col nodo di Firenze, denominato "Variante di Firenze Castello" o “tratta sospesa”, la Legge 191/74 è stata finalmente applicata ed il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Firenze è stato chiamato a esprimere un parere e a formulare prescrizioni sulla porzione (11 km) di progetto in esame! Vale la pena di ricordare che, ad ulteriore conferma della situazione pregressa, in premessa alle osservazioni espresse sul punto con nota n. 10461 del 23.7.'98, con oggetto “Progetto relativo alla variante di Firenze Castello della tratta ferroviaria Bologna Firenze dalla progressiva Km 69+951 alla progressiva Km 83+366”, il Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Firenze, ing. Domenico Riccio, ha inteso sottolineare in via formale la circostanza della mancata consultazione del Comando per i restanti 60 km di tratta in galleria: “Si premette che agli atti di questo Comando non esiste alcun parere relativo all’intera tratta FI-BO, ma unicamente il progetto di variante in argomento. Pertanto si richiede di acquisire agli atti copia del verbale della Conferenza di Servizi indetta con Decreto del Ministro dei Trasporti e della Navigazione n°222-T in data 25/11/93 nonché copia dello stesso Decreto”.

 

In secondo luogo, le decisioni della Conferenza di servizi che ha approvato il progetto della tratta TAV Vaglia-Bologna, il 28 luglio 1995, non risultano essere state assunte con la collaborazione dei Servizi sanitari di Igiene del lavoro e di Igiene pubblica.

Analogamente, i Servizi di Prevenzione, Sicurezza e Igiene Pubblica delle Aziende Sanitarie interessate territorialmente non risultano essere stati coinvolti nei processi decisionali relativi alla Variante Firenze Castello (interconnessione col Nodo Alta Velocità di Firenze), né dello stesso Nodo Alta Velocità di Firenze, a dispetto dell’elevata densità di popolazione nei territori interessati dalla cantierizzazione. Ciò è accaduto nonostante le esplicite richieste di coinvolgimento che le istituzioni sanitarie hanno manifestato al riguardo.

 

Nel corso del convegno organizzato l'8.11.'99 dalla Regione Toscana e dall'Azienda USL 10 di Firenze sul tema L'impatto della costruzione della linea veloce Bologna-Firenze sui servizi sanitari del territorio, il dott. Giuseppe Petrioli, responsabile del Dipartimento Prevenzione dell'ASL di Firenze, ha fatto notare che i costi di prevenzione e sicurezza erano stati completamente bypassati dalla Conferenza di servizi. Lo stesso assessore al Diritto alla Salute della Regione Toscana Claudio Martini, intervenuto dopo il dott. Petrioli, ha dovuto ammettere: "Se la Conferenza di servizi per la tratta Bologna-Firenze fosse stata fatto oggi, le soluzioni sarebbero state probabilmente diverse".

Il dott. Giuseppe Petrioli ha anche criticato un altro aspetto della progettazione: "Nella Conferenza di servizi: a nostro avviso vi è una sostanziale carenza non essendo presenti professionalità specifiche volte ad esaminare gli aspetti di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro. Per cui autorizzazioni rilasciate senza un'attenzione particolare a questi aspetti continueranno poi a dare conseguenze nel tempo".

Quanto al versante dell’Igiene pubblica, eloquenti quanto inascoltate suonano le conclusioni tratte dall'analisi del progetto da parte dell'Azienda Sanitaria di Firenze in relazione alle pesanti criticità legate al progetto di sottoattraversamento AV della città di Firenze. Il rapporto a firma del coordinatore del gruppo TAV Igiene Pubblica, dott. Giorgio Garofalo, è stato inviato il 23.11.’98 (dunque alcuni mesi prima dell'approvazione definitiva del progetto in Conferenza di servizi) al Nucleo di Valutazione di Impatto Ambientale della Regione Toscana. Ma non risulta aver ricevuto riscontro alcuno. Naturalmente anche in questo caso il Servizio Igiene Pubblica non è stato invitato al tavolo della Conferenza di servizi.

Non ha avuto miglior sorte il "Progetto per la sorveglianza dell'impatto sulla salute della popolazione residente a Firenze", elaborato dall’ASL 10 sulla scorta di una diagnosi preoccupata in merito alle conseguenze delle scelte dell’Amministrazione sulla qualità ambientale, sulla salute e sulla qualità della vita dei fiorentini nell’epoca dei “grandi cantieri”, datato maggio 2000. "A nostro giudizio lo studio di VIA ha sottovalutato quale impatto complessivo possa avere la messa in cantiere dell'opera – si legge nel testo - e come le difficoltà temporanee, ma a lungo termine, sulla mobilità cittadina e non solo, possano pesantemente incidere sulla qualità della vita. Si ritiene pertanto importante, per una idonea valutazione e conseguente gestione del rischio, approfondire l'analisi di tali problematiche, tenendo oltremodo conto dell'interazione funzionale che inevitabilmente si creerà tra i cantieri TAV, la tramvia Firenze-Scandicci, la terza corsia autostradale e tutte quelle opere intimamente connesse alle stesse".

Neppure la nuova “Proposta di monitoraggio ambientale sanitario dei cantieri delle grandi infrastrutture di trasporto pubblico", elaborata a quattro mani da ASL 10 e ARPAT e presentata nel gennaio 2001, ha ricevuto – per quanto ci consta – la benché minima considerazione.

 

 

2. ASSENZA DEL TUNNEL DI SERVIZIO NELLA TRATTA TAV PER LA LUNGHEZZA DI 60 KM DI GALLERIA FRA FIRENZE E BOLOGNA.

 

La mancata ottemperanza alla Legge 191/74 nella Conferenza di servizi che ha approvato il 28 luglio 1995 i 66 km di tratta Vaglia-Bologna è probabilmente all’origine del clamoroso gap progettuale ed esecutivo che si constata fra questa lunga porzione di tratta sotterranea (60 km su 66 totali) e l’interconnessione col nodo di Firenze. Fra Vaglia e Bologna, infatti, per l’intera lunghezza dei 60 km di tunnel, manca la galleria parallela di soccorso che è stata invece progettata e sottoposta al parere dei Vigili del Fuoco negli ultimi 11 km sotterranei, quelli di interconnessione col nodo ferroviario di Firenze (la “Variante di Firenze Castello”), fra i Comuni di Vaglia e Sesto Fiorentino.

In proposito, lo stesso Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Firenze, ing. Domenico Riccio, nella citata nota di osservazioni n. 10461 del 23.7.'98, aggiunge considerazioni inquietanti circa l’affidabilità dei 60 km di tunnel monotubo a doppio binario fra Vaglia e Bologna in termini di sicurezza, questa volta degli stessi futuri cittadini utenti del prospettato servizio ferroviario veloce. Il Comandante provinciale scrive, a proposito della configurazione dell'opera in costruzione, che “si nutrono seri dubbi sulla rapidità ed efficacia dei mezzi di soccorso". Nel tunnel fra Firenze e Bologna, infatti, è stata adottata la tipologia costruttiva denominata "galleria monotubo a doppio binario" priva di tunnel di servizio, con finestre intermedie poste a distanza reciproca di 6-7 km. "Nel caso di gallerie con finestre intermedie - si legge nel parere del Comando fiorentino - non è possibile avvicinare i mezzi di soccorso, inviati in appoggio al mezzo intermodale, in zone prossime all'incidente. Tali mezzi infatti potranno raggiungere il punto di innesto delle finestre con la galleria di linea, ad una distanza dal luogo dell'incidente, nella peggiore delle ipotesi, di circa 3,5 km".

 

Peraltro, l’unica galleria di soccorso progettata e scavata (gli 11 km fra Sesto Fiorentino e Vaglia) sfocia in località “Paterno” in aperta campagna, ben lontano da qualsiasi presidio ospedaliero.

Quanto alle “finestre intermedie” di accesso ai 60 km di galleria di linea non affiancata dal tunnel di servizio, non disponiamo a oggi di dati certi circa la congruità di tali accessi (ancorché puntiformi e dichiaratamente insufficienti) alle esigenze di sicurezza in relazione ai parametri previsti dalla normativa (pendenza, raggi di curvatura, ampiezza della sede stradale, allacciamento alla viabilità di soccorso, ecc.).

Un’autorevole conferma, da altra fonte, della grave insufficienza progettuale ed esecutiva derivante alla galleria di linea TAV dal mancato adempimento degli obblighi derivanti dalla L. 191/74 proviene dalle dichiarazioni rese in più di una circostanza dal prof. Aurelio Misiti.

Nella sua veste di presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, il prof. Misiti dichiarava ad un convegno nell’ambito del SAIE (Salone Internazionale dell’Industrializzazione Edilizia), a Bologna, a ottobre 2001: “Finora il progetto del tracciato subappenninico prevede la realizzazione delle ‘finestre’: praticamente delle gallerie laterali e perpendicolari, che dovranno servire per la manutenzione e i soccorsi. Sulla Bologna-Firenze ne sono previste 12. Forse ci si è dimenticati che il 93 per cento della tratta appenninica corre in galleria. Se dovesse accadere un grave incidente con dei treni che viaggiano a oltre 250 chilometri all’ora, come sarà possibile assicurare l’arrivo tempestivo dei soccorsi in qualunque punto del tracciato lungo 78,4 chilometri? L’unica soluzione è la costruzione di una galleria di servizio. Quest’opera, secondo le mie stime, richiederà un ulteriore investimento compreso fra il 30 e il 40 per cento del costo dell’intera opera. Ma, qualora non venisse realizzata, dal momento che io sono stato incaricato di collaudare l’opera, non firmerò il verbale di collaudo della Bologna-Firenze” (La Nazione, “Alta velocità / Manca la galleria di servizio / E i treni superveloci rischiano di allontanarsi”, 19.10.’01).

Su questo stesso tema il prof. Aurelio Misiti è intervenuto anche il 30.9.’03, in occasione della Conferenza nazionale promossa a Roma dalle Giunte Regionali della Toscana e del Piemonte, con il patrocinio della Conferenza dei Presidenti delle Regioni  e delle Province Autonome, e con la collaborazione di Isat (Istituto per le Scelte Ambientali e Tecnologiche), sul tema La gestione ambientale delle grandi opere. Il caso dell’Alta Velocità in Toscana e le nuove infrastrutture.

"Io non credo – ha dichiarato il prof. Misiti - che siamo alla fine del percorso. E' vero che si sono fatti 65-70% di scavi. Siamo al 55% del lavoro, però". E ha aggiunto: "Otto anni fa, nove anni fa, si è cominciato. Ci sarà altrettanto da lavorare. Quindi non è il 2006 che finisce, sarà molto più in là". Anzi: la galleria fra Firenze e Bologna rappresenta "il fattore limitante dell'Alta Velocità in Italia: finiranno prima la Torino-Venezia".

Per otto anni Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, fino a circa un mese prima Aurelio Misiti aveva presieduto anche la Commissione di collaudo della tratta TAV Firenze-Bologna. Incarichi ai quali, ha informato esordendo, aveva voluto rinunciare "per evitare qualunque conflitto di interessi" essendo stato nominato commissario per le grandi opere del Sud. L'esperienza di lungo corso alla testa del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha permesso al prof. Misiti, nel corso del suo intervento, da una parte di svolgere un excursus sulla storia della "cultura del progetto" nelle opere pubbliche in Italia, dall'altra di fornire scenari meritevoli di grande attenzione circa le prospettive che riguardano i tempi, i costi e gli impatti finali della cantierizzazione TAV in Toscana. Aurelio Misiti è intervenuto subito dopo il rappresentante dell'Associazione di volontariato Idra, Girolamo Dell'Olio, che - invitato a partecipare ai lavori della Conferenza - lo aveva menzionato per le dichiarazioni comparse sulla stampa sui livelli di sicurezza nella galleria TAV fra Vaglia e Bologna. Il prof. Misiti ha ammesso che soltanto l’Associazione Idra, durante la Conferenza, aveva accennato a quello che egli ritiene essere un fattore fondamentale dell'opera, la sicurezza. "Io credo che anche lì c'è una sperimentazione inadeguata", ha spiegato. Eppure si tratta di un "elemento fondamentale in una galleria di quel tipo, che fa incontrare i treni a 250 km all'ora quando vanno piano [...], e questo non è stato mai sperimentato. E' stato sperimentato in gallerie artificiali, in gallerie progettuali". Auspicando rigore nella progettazione, Misiti ha individuato nell'allacciamento delle finestre fra loro la soluzione che permetterà di ottenere "sicurezza massima nelle gallerie". E ha aggiunto: "La sicurezza è la prima questione, e noi faremo anche sicuramente questa successiva modifica progettuale, e successivo investimento, che poi riguarderà quella cifra che veniva citata qua da chi mi ha preceduto" (il rappresentante di Idra aveva riferito di un incremento previsto nell'ordine del 30-40% sui costi dell'opera). Secondo Misiti, infatti, quella da raggiungere "deve essere sicurezza con un fattore vicino all'unità".

L'Associazione Idra ha trasmesso il 15.10.’03 una nota a tutte le autorità amministrative locali coinvolte nella tratta TAV Bologna-Firenze (Presidente della Giunta Regionale Toscana, Presidente della Provincia di Firenze, Presidente della Comunità Montana del Mugello, Sindaci dei Comuni di Firenzuola, Borgo S. Lorenzo, Scarperia, S. Piero a Sieve, Vaglia e Sesto Fiorentino), nella quale ha riportato le dichiarazioni testuali del prof. Misiti.

Nessun riscontro risulta essere mai pervenuto all’Associazione dalle citate autorità.

Conviene non trascurare infine, tenuto conto del contesto internazionale, che per le sue stesse caratteristiche la tratta TAV Bologna-Firenze presenta un elevato indice specifico di vulnerabilità: la sola minaccia di un attentato terroristico sarebbe in grado di pregiudicarne l’esercizio per tempi verosimilmente anche assai lunghi. L’assenza dei requisiti minimi di sicurezza non potrebbe che rafforzare l’efficacia di una tale minaccia.

 

 

3. CONDIZIONI CONTRATTUALI DI LAVORO DI “STRAORDINARIO LEGALIZZATO”, AGGRAVATE DA UN DELICATO CONTESTO EXTRA-CONTRATTUALE.

 

L’art. 36 della Carta Costituzionale sancisce che la durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge” e che “il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi”.

E' noto viceversa che una sorta di "straordinario legalizzato" è stato previsto dal contratto di lavoro delle maestranze impiegate nella costruzione della linea TAV. Esse vengono esposte a un vero e proprio sconvolgimento dei ritmi biologici e circadiani per effetto della continua rotazione nell'orario di lavoro (ore 6-14, 14-22, 22-6), articolato peraltro su cicli che non seguono l’ordinaria cadenza settimanale e determinano la perdita dei più elementari riferimenti temporali (il giorno, la notte, il sabato, la domenica), a turni che raggiungono anche le 48 ore settimanali notturne, a una vita di relazione limitata se non a condizioni di vera e propria ghettizzazione sociale in campi base lontani dai centri abitati (la maggior parte dei lavoratori proviene da regioni ubicate a centinaia di chilometri di distanza, spesso sprovviste di sufficienti opportunità di impiego nel rispetto della legalità, costrette a un’esportazione spesso selvaggia e scarsamente tutelata di manodopera), in un contesto di lavoro usurante svolto in condizioni estreme, con elevato tenore di inquinamento ambientale, in squadre - è stato denunciato - spesso a ranghi ridotti o sottodimensionate rispetto ai compiti operativi assegnati.

A tale 'ordinaria amministrazione' vanno sommate le quantità industriali di straordinari illegali registrate dall'Ispettorato del Lavoro di Firenze nel corso dei suoi pur scarsi sopralluoghi nei cantieri TAV.

 

Citiamo a titolo di esempio la nota inviata dalla Direzione Provinciale del Lavoro di Firenze il 7.2.’01 in relazione a una interrogazione a risposta orale in Commissione n. 5-08548 dell'on. Boghetta, presentata il 30/11/2000. In essa si legge: “Per quanto riguarda l'orario di lavoro ed i riposi settimanali sono state riscontrate e contestate violazioni alle norme sopra citate per centinaia di lavoratori”.

Quanto alla salubrità dell’ambiente di lavoro delle maestranze TAV, si veda la nota del 31.1.2001 in cui il Dipartimento della Prevenzione dell'Azienda Sanitaria Locale 10 di Firenze riscontra condizioni “estreme” proprio nel semestre che precede la visita al cantiere TAV del Carlone – il 20 febbraio 2001 – da parte del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Fra i numerosi rilievi, la presenza di un "sistema di ventilazione non più in grado di pompare una quantità d'aria sufficiente per realizzare le fasi di scavo e trasporto", mentre “l'aria ambiente della galleria per gli operatori addetti alle mansioni di palista, escavatorista, dumperista e caposquadra minatore, addetti alle operazioni di smarino, non risulta respirabile ed esente da inquinanti entro i limiti di tollerabilità”.

Il contesto territoriale idrogeologicamente instabile, le insufficienze del progetto (rivelatosi ingegneristicamente inadeguato per l’enorme impatto ambientale generato), le criticità esecutive (che hanno reso necessarie demolizioni e rifacimenti di chilometri di galleria), rappresentano a nostro avviso fattori indubbiamente aggravanti le particolari condizioni di rischio in termini medici, psicologici e sociali legate ai turni di lavoro descritti. In relazione a queste condizioni di impiego un esposto è stato depositato il 4.5.’01 presso la Procura della Repubblica di Firenze dal coordinatore provinciale di Medicina Democratica, dal presidente nazionale di Medicina Democratica, dal presidente dell’Associazione di volontariato Idra e da un rappresentante dei lavoratori alla sicurezza presso un cantiere TAV. I firmatari dichiarano di ritenere che il consorzio costruttore CAVET al momento dell’introduzione del ciclo continuo non abbia valutato adeguatamente, come il Decreto Legislativo 626 prevede, i rischi aggiuntivi a quelli propri del lavoro in galleria che tale turnazione di lavoro avrebbe comportato, ed in particolare:

·         l’aumento del rischio infortunistico causato dai maggiori ritmi di lavoro e dal conseguente stress con relativa caduta dell’attenzione (2 infortuni mortali avvenuti nel corso del 2000);

·         l’aumento dell’esposizione a rumore, polveri, fumi e agli altri fattori di rischio presenti in galleria, sia per il maggior numero di ore di lavoro che per la ridotta manutenzione (dovuta al ciclo continuo) delle attrezzature di lavoro (si ricordi che la silice libera cristallina è oggi riconosciuta agente cancerogeno);

·         l’aumento della fatica fisica e di tutti i disturbi e le patologie ad essa correlati;

·         il notevole disagio psichico, che è anche fonte di disturbi e patologie a causa sia dell’alterazione dei ritmi biologici, sia dall’aumento dello stress, nonché per la lunga assenza dalla famiglia e per le condizioni di vita in baracche poco accoglienti (trattasi di lavoratori in grandissima maggioranza provenienti dall’Italia Meridionale).

I firmatari hanno chiesto alla Procura di accertare:

a)     "l'eventuale presenza di violazioni alla vigente normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, ma anche dell’art. 590 del Codice Penale;

b)     se l’integrità psico-fisica dei lavoratori tutti..... sia in grave pericolo con il mantenimento dell’attuale organizzazione del lavoro".

 

 

Tutta la documentazione citata è ovviamente a disposizione di codesta Presidenza.

 

Non Le mancherà certo, signor Presidente, il prossimo 1° maggio, l’occasione di tornare sul tema della sicurezza e della dignità del lavoro messe così tragicamente a repentaglio dalla mancata osservanza di un sistema normativo pur all’avanguardia, e dell’insufficienza degli investimenti nella prevenzione e nei controlli.

Ci auguriamo che Ella voglia sottolineare, nel messaggio che il Paese attende da Lei, l’urgenza di una nuova "cultura del progetto" nelle opere pubbliche in Italia, che garantisca una volta per tutte interventi socialmente utili, trasparenti, democraticamente condivisi, economicamente sostenibili, rispettosi delle normative, delle esigenze dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori, oltre che ingegneristicamente affidabili.

Ci auguriamo altresì che Ella proponga l’adozione di ogni possibile urgente misura atta a propiziare il ripristino delle condizioni di osservanza delle leggi in materia di prevenzione, sicurezza e igiene pubblica, anche nell’ambito delle cantierizzazioni – particolarmente pesanti e invasive – delle cosiddette “grandi opere”.

 

 

Il presidente

Girolamo Dell’Olio

 

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