Associazione di volontariato Idra
iscritta al Registro Regionale del
Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio
ambientale e culturale
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sede:
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- 50134 FIRENZE
totale n. 6 pagine (inclusa la presente)
RACCOMANDATA AR
Al Presidente della Repubblica
Giorgio NAPOLITANO
Palazzo del Quirinale
00187 ROMA
fax 06.46.99.31.25; presidenza.repubblica@quirinale.it
OGGETTO:
Progetti Alta Velocità, Tratta TAV Bologna-Firenze e Nodo AV di Firenze: richiesta di intervento urgente in
relazione alle condizioni di osservanza delle norme in materia di prevenzione e
sicurezza nei luoghi di lavoro, e di igiene pubblica.
Ill.mo Presidente della Repubblica,
in
occasione dell’imminente ricorrenza del 1° maggio, preceduto quest’anno da un drammatico
intensificarsi del fenomeno delle “morti bianche” e degli incidenti sul lavoro,
già preoccupante nel nostro Paese, teniamo a segnalarLe – dal nostro
osservatorio sulle grandi opere, e in particolare sulla “vicenda infinita”
della tratta TAV Bologna-Firenze, in corso di costruzione da oltre 10 anni e
ben lontana dall’apparire conclusa – fatti e circostanze che testimoniano le
straordinarie difficoltà che incontrano la cultura della sicurezza e lo stesso
rispetto della legalità, anche nell’ambito di una cantierizzazione
ufficialmente super-monitorata, come si dice e si scrive a proposito di quella della
TAV. Ne derivano a nostro avviso conseguenze inaccettabili, che offendono la
dignità dei lavoratori e ne pregiudicano vita e salute, oltre ad incidere pesantemente
– per l’architettura contrattuale, i ritardi nell’esecuzione e la dubbia
qualità dell’opera – sullo stesso delicato equilibrio dell’erario.
L’Appennino
tosco-emiliano in tre settimane ha visto due gravi incidenti nei cantieri, uno
dei quali mortale (al riguardo, spiace rilevare un difetto di attenzione da
parte dei mezzi d’informazione sulle cronache nazionali, che sono giustamente vigili
sulla grave situazione generale di rischio che vivono i lavoratori nel settore
dell’edilizia, ma non lo sembrano altrettanto quando gli incidenti si
registrano nel suo settore di punta, costituito dalle “Grandi Opere”). Il 26 marzo scorso, un operaio di 53
anni, di Isernia, è morto in seguito al crollo di un pezzo di roccia
all'interno di una galleria in costruzione in un
cantiere della Variante di Valico della A1. Il 18 aprile, sulla
tratta TAV Bologna Firenze un
operaio di 40 anni è rimasto vittima di un grave infortunio nella galleria
Monte Bibele della TAV in località Barbarolo a Loiano. Le cronache riferiscono
che l'uomo sarebbe stato travolto dal crollo di
un manufatto avvenuto nel primo pomeriggio, verso le 16, all'imbocco del
tunnel. L'operaio, subito soccorso e 'liberato' dalle macerie che gli erano
cadute addosso, è stato trasportato in elisoccorso all'ospedale Maggiore di
Bologna dov’è stato ricoverato in gravissime condizioni per un trauma cranico e
toracico, oltre a varie fratture agli arti inferiori. Purtroppo non è la prima
volta che un grave infortunio avviene in quella galleria: il 6 aprile 2003 tre
operai vi rimasero gravemente ustionati a causa dello scoppio del grisou, il
pericoloso gas che si sprigiona solitamente durante gli scavi. "Un
altro gravissimo infortunio colpisce il nostro territorio, già provato, in
questi primi mesi dell'anno da morti e feriti a causa del lavoro. I lavori in
galleria, quelli dell'alta velocità come della variante, sono quelli più
esposti e per questo i più monitorati, ma evidentemente ciò non basta a evitare
infortuni gravi e perdite di vite umane", ha dichiarato l’assessore al
Lavoro della Provincia di Bologna Paolo A. Rebaudengo. "Mentre si è in attesa di conoscere l'esito delle indagini sulle
cause dell'incidente mortale avvenuto solo due settimane fa nella galleria VAV
di Badia di Castiglione dei Pepoli, dovrà essere fatta chiarezza su questo
nuovo infortunio".
Proponiamo quindi alla
Sua attenzione alcuni dati che meritano a nostro avviso una urgente risposta da
parte delle istituzioni.
1. ASSENZA, NELL’ITER PROGETTUALE ED
APPROVATIVO DEI PROGETTI TAV PER
L’intera cantierizzazione di
L'art. 33 della L. 191/74 impegna le
FS “a richiedere il parere del Comando
del corpo dei vigili del fuoco, competente per territorio, in merito alla
determinazione - per gli impianti che per qualsiasi motivo presentino, in caso
di incendio, gravi pericoli per l'incolumità dei lavoratori - dei tipi e
quantità di apparecchiature e mezzi da tenere a disposizione per lo spegnimento
degli incendi, nonché del tipo di organizzazione da mettere in atto per la
prevenzione incendi". All’art. 33 la legge prevede
inoltre che “in sede di progettazione e
di esecuzione delle opere ed impianti ferroviari soggetti al pericolo di incendio
(...) si debbano osservare le prescrizioni contenute nelle vigenti norme
generali e particolari (...), nonché le cautele suggerite dall'esperienza".
I Comandi Provinciali dei Vigili del
Fuoco di Firenze e di Bologna hanno invece documentato, rispettivamente in data
22.2.'96 e 28.2.'96, al Coordinamento dei
Comitati e delle Associazioni contro i progetti di alta velocità di Firenze,
Terzolle, Mugnone e Mugello (dal 9.2.'98 “Associazione di volontariato Idra"), che si era loro rivolto per
chiedere informazioni al riguardo, di non conoscere i progetti di quella
tratta. In nessuna fase della progettazione della tratta AV Vaglia-Bologna è
stata dunque richiesta la collaborazione dei Comandi provinciali dei Vigili del
Fuoco di Firenze e di Bologna, a dispetto delle caratteristiche della linea: 60
dei
I Vigili del Fuoco non sono stati
chiamati a intervenire neppure in sede di Conferenza di servizi, quando è stato
approvato il progetto della tratta Vaglia-Bologna (
A questa lettera così rispose il
Direttore Generale ing. Corbo, in data 29.4.'96: “Per quanto concerne la realizzazione delle linee ferroviarie ad alta
velocità, non risulta allo stato che siano stati trasmessi agli uffici VF
competenti i relativi progetti tecnici, ai sensi della legge 191/74. In merito,
questa Amministrazione ha avviato una specifica iniziativa atta a superare
l'attuale situazione di non conoscenza della questione e fa pertanto riserva di
comunicare a codesto Coordinamento le ulteriori notizie di competenza, non
appena acquisite".
Dunque, non solo sulla tratta TAV
Bologna-Firenze ma anche sulla tratta Roma-Napoli, la cui cantierizzazione era all’epoca
già largamente avviata, risulterebbe elusa l'osservanza della legge 191/74.
Ricordiamo che ad aprile del '96 il
primo cantiere della tratta Bologna Firenze doveva ancora essere aperto
(l'inaugurazione è avvenuta infatti solo il 10 luglio successivo, quasi un anno
dopo la chiusura della Conferenza di Servizi). Perciò il Ministero
dell'Interno, in particolare
In siffatto contesto hanno operato
per anni i lavoratori, costretti a turni massacranti in forza di un contratto
di lavoro proposto come “esemplare” (il famigerato “quarto turno” o “ciclo
continuo”), nelle viscere della terra, in ambienti con ventilazione
insufficiente, alta umidità ed ad elevato indice di rischio.
I rischi cui apparivano esposti il
territorio e i lavoratori dei cantieri aperti per il tunnel in realizzazione
sotto il Mugello e l'Appennino tosco-romagnolo per i treni ad Alta velocità, legati alla natura del terreno, alla scarsa
affidabilità dei progetti palesemente manifestatasi in corso d’opera, alla
mancata consultazione dei servizi di protezione civile, alla vulnerabilità
sismica, sono stati oggetto - già il 3.10.'97 - di una comunicazione al
sottosegretario al Ministero dell’Interno, prof. Franco Barberi, da parte del Coordinamento dei Comitati e delle
Associazioni contro i progetti di alta velocità di Firenze, Terzolle, Mugnone e
Mugello (oggi “Associazione di volontariato Idra") che, preoccupato per il perdurare degli eventi sismici
nell'Italia centrale ha trasmesso al prof. Barberi la documentazione in proprio
possesso.
Il Coordinamento chiedeva al Sottosegretario di verificare "se le condizioni di grave deficienza
progettuale che risultano dalla documentazione in loro possesso"
(mancanza del progetto anti-sismico, parere negativo sulla stabilità dei
versanti del Servizio geologico della Presidenza del Consiglio, mancato
coinvolgimento dei Vigili del Fuoco nella progettazione) "siano tuttora confermate", e di "adottare in tal caso ogni opportuno e tempestivo provvedimento
affinché siano assicurate tutte le condizioni di prevenzione a tutela della
salute e dell'integrità delle persone e del territorio".
Il prof. Barberi ha così risposto al Coordinamento: "Desidero informarVi di aver personalmente interessato i miei
Uffici nonché la sezione trasporti della Commissione Grandi Rischi al fine di
una attenta valutazione dei dati e della documentazione da Voi presentata".
Riservandosi di "fornire quanto
prima ulteriori notizie al riguardo".
Ma né il Coordinamento né Idra
hanno mai ricevuto “ulteriori notizie al
riguardo".
Il Coordinamento ha ritenuto quindi di inoltrare un sollecito in data
2.12.'97, indirizzandolo sia al prof. Barberi sia all’allora Ministro
dell'Interno con delega per il coordinamento della protezione civile , dott.
Giorgio Napolitano. Il sollecito aveva per oggetto la “richiesta di verifica delle condizioni di rischio apparentemente
connesse con la realizzazione dei progetti di Alta Velocità ferroviaria sotto
l'Appennino tosco-romagnolo lungo la tratta Bologna Firenze, alla luce della
documentazione già trasmessa e della documentazione supplementare qui
allegata". Si segnalavano nella
lettera i 47 referti registrati fra maggio e settembre del '97 dall'Azienda
Sanitaria di Firenze, Presidio Ospedaliero del Mugello, a carico dei soli
lavoratori dei cantieri Alta Velocità sotto la sua giurisdizione, per infortuni
di varia gravità, con prognosi che oscillavano dai pochi giorni ai 20 giorni
(in due casi) ai 25 giorni (in tre casi) ai 30 giorni (ancora in tre casi). E
si trasmetteva in allegato l'eloquente nota ricevuta dall'Azienda Unità
Sanitaria Locale Bologna Sud, Dipartimento di prevenzione, Servizio prevenzione
e sicurezza degli ambienti di lavoro, Prot. 38263, 27.10.'97, indirizzata al Coordinamento. In essa il Servizio
Prevenzione e Sicurezza dell’Azienda Unità Sanitaria Locale Bologna Sud chiariva
che “la collaborazione tra lo scrivente
servizio ed i VVF per definire gli apprestamenti antincendio ed i requisiti
delle attrezzature di salvataggio da predisporre nei cantieri di costruzione” risultava
ancora da avviare, e che “le sinergie tra
il sistema di soccorso e di salvataggio predisposto dall'impresa che esegue i
lavori ed il servizio di soccorso pubblico di emergenza rappresentato dai VVF,
oltre che dal
Tutto ciò, sottolineava la nota del Coordinamento, “ci viene riferito in data
27.10.'97. Sono passati dunque oltre due anni dalla firma conclusiva (28 luglio
'95) dell'approvazione dell'opera da parte della Conferenza di Servizi per la
tratta ferroviaria ad Alta Velocità Bologna-Firenze (Conferenza
istituzionalmente deputata - se non andiamo errati - all'approvazione di
progetti esecutivi, e dunque cantierabili), e oltre un anno dopo l'inizio
effettivo dei lavori (luglio '96). Chiediamo se queste conferme, unitamente
alla restante documentazione da noi prodotta, non costituiscano prove evidenti
di gravi inadempienze rispetto a più leggi dello Stato da parte dei numerosi
Enti responsabili dell'iter di approvazione del progetto Alta Velocità. E se
non sia drammaticamente opportuno arrestare lavori condotti in simili
condizioni, e assicurare un'inchiesta a 360 gradi sull'intera vicenda".
Anche in questo caso nessun riscontro
formale è mai pervenuto, né dal Ministro dell’Interno né dal Sottosegretario al
Ministero dell’Interno.
Si è però riscontrato che nel
prosieguo della fase approvativa dei progetti relativi ai successivi segmenti
della tratta AV Bologna-Firenze, esattamente
per quanto attiene al progetto di interconnessione della tratta AV col nodo di
Firenze, denominato "Variante di Firenze Castello" o “tratta
sospesa”,
In secondo luogo, le decisioni della Conferenza di
servizi che ha approvato il progetto della tratta TAV Vaglia-Bologna, il 28
luglio 1995, non risultano essere state assunte con la collaborazione dei
Servizi sanitari di Igiene del lavoro e di Igiene pubblica.
Analogamente, i Servizi di Prevenzione, Sicurezza e
Igiene Pubblica delle Aziende Sanitarie interessate territorialmente non
risultano essere stati coinvolti nei processi decisionali relativi alla
Variante Firenze Castello (interconnessione col Nodo Alta Velocità di Firenze),
né dello stesso Nodo Alta Velocità di Firenze, a dispetto dell’elevata densità
di popolazione nei territori interessati dalla cantierizzazione. Ciò è accaduto
nonostante le esplicite richieste di coinvolgimento che le istituzioni
sanitarie hanno manifestato al riguardo.
Nel corso del convegno organizzato
l'8.11.'99 dalla Regione Toscana e dall'Azienda USL 10 di Firenze sul tema L'impatto della costruzione della linea
veloce Bologna-Firenze sui servizi sanitari del territorio, il dott.
Giuseppe Petrioli, responsabile del Dipartimento Prevenzione dell'ASL di
Firenze, ha fatto notare che i costi di prevenzione e sicurezza erano stati completamente
bypassati dalla Conferenza di servizi. Lo stesso assessore al Diritto alla Salute
della Regione Toscana Claudio Martini, intervenuto dopo il dott. Petrioli, ha
dovuto ammettere: "Se
Il dott. Giuseppe Petrioli ha anche
criticato un altro aspetto della progettazione: "Nella Conferenza di servizi: a nostro avviso vi è una sostanziale
carenza non essendo presenti professionalità specifiche volte ad esaminare gli
aspetti di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro. Per cui autorizzazioni
rilasciate senza un'attenzione particolare a questi aspetti continueranno poi a
dare conseguenze nel tempo".
Quanto al versante dell’Igiene
pubblica, eloquenti quanto inascoltate suonano le conclusioni tratte
dall'analisi del progetto da parte dell'Azienda Sanitaria di Firenze in
relazione alle pesanti criticità legate al progetto di sottoattraversamento AV
della città di Firenze. Il rapporto a firma del coordinatore del gruppo TAV
Igiene Pubblica, dott. Giorgio Garofalo, è stato inviato il 23.11.’98 (dunque alcuni
mesi prima dell'approvazione definitiva del progetto in Conferenza di servizi)
al Nucleo di Valutazione di Impatto Ambientale della Regione Toscana. Ma non
risulta aver ricevuto riscontro alcuno. Naturalmente anche in questo caso il
Servizio Igiene Pubblica non è stato invitato al tavolo della Conferenza di
servizi.
Non ha avuto miglior sorte il "Progetto
per la sorveglianza dell'impatto sulla salute della popolazione residente a
Firenze", elaborato dall’ASL 10 sulla scorta di una diagnosi preoccupata in merito alle
conseguenze delle scelte dell’Amministrazione sulla qualità ambientale, sulla
salute e sulla qualità della vita dei fiorentini nell’epoca dei “grandi
cantieri”, datato maggio 2000. "A nostro giudizio lo studio di VIA ha sottovalutato quale
impatto complessivo possa avere la messa in cantiere dell'opera – si legge nel
testo - e come le difficoltà temporanee, ma a lungo termine, sulla mobilità
cittadina e non solo, possano pesantemente incidere sulla qualità della vita.
Si ritiene pertanto importante, per una idonea valutazione e conseguente
gestione del rischio, approfondire l'analisi di tali problematiche, tenendo
oltremodo conto dell'interazione funzionale che inevitabilmente si creerà tra i
cantieri TAV, la tramvia Firenze-Scandicci, la terza corsia autostradale e
tutte quelle opere intimamente connesse alle stesse".
Neppure la nuova “Proposta di
monitoraggio ambientale sanitario dei cantieri delle grandi infrastrutture di
trasporto pubblico", elaborata a quattro mani da ASL 10 e ARPAT e
presentata nel gennaio
2. ASSENZA DEL TUNNEL DI SERVIZIO NELLA TRATTA TAV PER
La mancata ottemperanza alla Legge 191/74 nella Conferenza di servizi
che ha approvato il 28 luglio 1995 i
In proposito, lo stesso Comandante
provinciale dei Vigili del Fuoco di Firenze, ing. Domenico Riccio, nella citata
nota di osservazioni n. 10461 del 23.7.'98, aggiunge considerazioni inquietanti
circa l’affidabilità dei
Peraltro, l’unica galleria di
soccorso progettata e scavata (gli
Quanto alle “finestre intermedie” di
accesso ai
Un’autorevole conferma, da altra
fonte, della grave insufficienza progettuale ed esecutiva derivante alla
galleria di linea TAV dal mancato adempimento degli obblighi derivanti dalla L.
191/74 proviene dalle dichiarazioni rese in più di una circostanza dal prof.
Aurelio Misiti.
Nella sua veste di presidente del
Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, il prof. Misiti dichiarava ad un
convegno nell’ambito del SAIE (Salone Internazionale dell’Industrializzazione
Edilizia), a Bologna, a ottobre 2001: “Finora
il progetto del tracciato subappenninico prevede la realizzazione delle
‘finestre’: praticamente delle gallerie laterali e perpendicolari, che dovranno
servire per la manutenzione e i soccorsi. Sulla Bologna-Firenze ne sono
previste 12. Forse ci si è dimenticati che il 93 per cento della tratta appenninica
corre in galleria. Se dovesse accadere un grave incidente con dei treni che
viaggiano a oltre
Su
questo stesso tema il prof. Aurelio Misiti è intervenuto anche il 30.9.’03, in
occasione della Conferenza nazionale promossa a Roma dalle Giunte Regionali
della Toscana e del Piemonte, con il patrocinio della Conferenza dei Presidenti
delle Regioni e delle Province Autonome,
e con la collaborazione di Isat (Istituto per le Scelte Ambientali e
Tecnologiche), sul tema La gestione ambientale delle grandi opere. Il caso
dell’Alta Velocità in Toscana e le nuove infrastrutture.
"Io non credo – ha dichiarato il prof.
Misiti - che siamo alla fine del percorso. E' vero che si sono fatti 65-70%
di scavi. Siamo al 55% del lavoro, però". E ha aggiunto: "Otto anni fa, nove anni fa, si è cominciato. Ci
sarà altrettanto da lavorare. Quindi non è il 2006 che finisce, sarà molto più
in là". Anzi: la galleria fra Firenze e Bologna rappresenta "il
fattore limitante dell'Alta Velocità in Italia: finiranno prima
Per
otto anni Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, fino a circa
un mese prima Aurelio Misiti aveva presieduto anche
L'Associazione
Idra ha trasmesso il 15.10.’03 una nota a tutte le autorità
amministrative locali coinvolte nella tratta TAV Bologna-Firenze (Presidente
della Giunta Regionale Toscana, Presidente della Provincia di Firenze,
Presidente della Comunità Montana del Mugello, Sindaci dei Comuni di
Firenzuola, Borgo S. Lorenzo, Scarperia, S. Piero a Sieve, Vaglia e Sesto
Fiorentino), nella quale ha riportato le dichiarazioni testuali del prof. Misiti.
Nessun
riscontro risulta essere mai pervenuto all’Associazione dalle citate autorità.
Conviene
non trascurare infine, tenuto conto del contesto internazionale, che per le sue stesse caratteristiche la
tratta TAV Bologna-Firenze presenta un elevato indice specifico di
vulnerabilità: la sola minaccia di un attentato terroristico sarebbe in grado
di pregiudicarne l’esercizio per tempi verosimilmente anche assai lunghi.
L’assenza dei requisiti minimi di sicurezza non potrebbe che rafforzare
l’efficacia di una tale minaccia.
3. CONDIZIONI CONTRATTUALI DI LAVORO DI “STRAORDINARIO LEGALIZZATO”,
AGGRAVATE DA UN DELICATO CONTESTO EXTRA-CONTRATTUALE.
L’art. 36 della
Carta Costituzionale sancisce che “la durata
massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge” e che “il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie
annuali retribuite, e non può rinunziarvi”.
E' noto viceversa che una sorta di "straordinario
legalizzato" è stato previsto dal contratto di lavoro delle maestranze
impiegate nella costruzione della linea TAV. Esse vengono esposte a un vero e
proprio sconvolgimento dei ritmi biologici e circadiani per effetto della
continua rotazione nell'orario di lavoro (ore 6-14, 14-22,
22-6), articolato peraltro su cicli che non seguono l’ordinaria cadenza
settimanale e determinano la perdita dei più elementari riferimenti temporali (il giorno, la notte,
il sabato, la domenica), a turni che raggiungono anche le 48 ore settimanali
notturne, a una vita di relazione limitata se non a condizioni di vera e
propria ghettizzazione sociale in campi base lontani dai centri abitati (la
maggior parte dei lavoratori proviene da regioni ubicate a centinaia di chilometri di distanza, spesso
sprovviste di sufficienti opportunità di impiego nel rispetto della legalità,
costrette a un’esportazione spesso selvaggia e scarsamente tutelata di
manodopera), in un contesto di lavoro usurante svolto in condizioni estreme, con elevato
tenore di inquinamento ambientale, in squadre - è stato denunciato - spesso a
ranghi ridotti o sottodimensionate rispetto ai compiti operativi assegnati.
A tale
'ordinaria amministrazione' vanno sommate le quantità industriali di
straordinari illegali registrate dall'Ispettorato del Lavoro di Firenze nel
corso dei suoi pur scarsi sopralluoghi nei cantieri TAV.
Citiamo a titolo di esempio la nota
inviata dalla Direzione Provinciale del
Lavoro di Firenze il 7.2.’01 in relazione a una interrogazione a risposta
orale in Commissione n. 5-08548 dell'on. Boghetta, presentata il 30/11/2000. In
essa si legge: “Per quanto riguarda
l'orario di lavoro ed i riposi settimanali sono state riscontrate e contestate
violazioni alle norme sopra citate per centinaia di lavoratori”.
Quanto alla salubrità dell’ambiente
di lavoro delle maestranze TAV, si veda la nota del 31.1.2001 in cui il Dipartimento della Prevenzione
dell'Azienda Sanitaria Locale 10 di Firenze riscontra condizioni “estreme”
proprio nel semestre che precede la visita al cantiere TAV del Carlone – il 20
febbraio 2001 – da parte del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Fra i numerosi rilievi, la presenza di un "sistema di ventilazione non
più in grado di pompare una quantità d'aria sufficiente per realizzare le fasi
di scavo e trasporto", mentre “l'aria ambiente della galleria per gli operatori addetti alle mansioni
di palista, escavatorista, dumperista e caposquadra minatore, addetti alle
operazioni di smarino, non risulta respirabile ed esente da inquinanti entro i
limiti di tollerabilità”.
Il contesto territoriale
idrogeologicamente instabile, le insufficienze del progetto (rivelatosi
ingegneristicamente inadeguato per l’enorme impatto ambientale generato), le
criticità esecutive (che hanno reso necessarie demolizioni e rifacimenti di
chilometri di galleria), rappresentano a nostro avviso fattori indubbiamente
aggravanti le particolari condizioni di rischio in termini medici, psicologici
e sociali legate ai turni di lavoro descritti. In relazione a queste condizioni
di impiego un esposto è stato depositato il 4.5.’01 presso
·
l’aumento
del rischio infortunistico causato dai maggiori ritmi di lavoro e dal
conseguente stress con relativa caduta dell’attenzione (2 infortuni mortali avvenuti nel corso del 2000);
·
l’aumento
dell’esposizione a rumore, polveri, fumi e agli altri fattori di rischio
presenti in galleria, sia per il maggior numero di ore di lavoro che per la
ridotta manutenzione (dovuta al ciclo continuo) delle attrezzature di lavoro
(si ricordi che la silice libera
cristallina è oggi riconosciuta agente cancerogeno);
·
l’aumento
della fatica fisica e di tutti i disturbi e le patologie ad essa correlati;
·
il
notevole disagio psichico, che è anche fonte di disturbi e patologie a causa
sia dell’alterazione dei ritmi
biologici, sia dall’aumento dello stress, nonché per la lunga assenza
dalla famiglia e per le condizioni di vita in baracche poco accoglienti
(trattasi di lavoratori in grandissima
maggioranza provenienti dall’Italia Meridionale).
I firmatari
hanno chiesto alla Procura di accertare:
a) "l'eventuale
presenza di violazioni alla vigente normativa sulla sicurezza nei luoghi di
lavoro, ma anche dell’art. 590 del Codice Penale;
b) se
l’integrità psico-fisica dei lavoratori tutti..... sia in grave pericolo con il
mantenimento dell’attuale organizzazione del lavoro".
Tutta la documentazione citata è ovviamente a disposizione
di codesta Presidenza.
Non Le mancherà certo,
signor Presidente, il prossimo 1° maggio, l’occasione di tornare sul tema della
sicurezza e della dignità del lavoro messe così tragicamente a repentaglio
dalla mancata osservanza di un sistema normativo pur all’avanguardia, e
dell’insufficienza degli investimenti nella prevenzione e nei controlli.
Ci auguriamo che Ella voglia sottolineare, nel messaggio che
il Paese attende da Lei, l’urgenza di una nuova "cultura del progetto" nelle opere pubbliche in
Italia, che garantisca una volta per tutte
interventi socialmente utili, trasparenti, democraticamente condivisi,
economicamente sostenibili, rispettosi delle normative, delle esigenze
dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori, oltre che ingegneristicamente
affidabili.
Ci auguriamo altresì che Ella proponga l’adozione di ogni
possibile urgente misura atta a propiziare il ripristino delle condizioni di
osservanza delle leggi in materia di prevenzione, sicurezza e igiene pubblica,
anche nell’ambito delle cantierizzazioni – particolarmente pesanti e invasive –
delle cosiddette “grandi opere”.
Il presidente
Girolamo
Dell’Olio