Associazione di volontariato Idra
iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana
per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale
Via
Vittorio Emanuele II 135, 50134 FIRENZE; Tel. e fax 055.233.76.65; e-mail idrafir@tin.it
web http://www.idraonlus.it/vecchiosito/inizio.html; www.idra.dadacasa.supereva.it
Firenze, 25.5.’05
Dott.ssa
Cristina BEVILACQUA
fax
055.262.59.44
e-mail firenzeinsieme@comune.fi.it
Percorso del Forum di partecipazione
per il Piano Strutturale del Comune di Firenze
Osservazioni sul metodo
1.
La nostra Associazione ha letto e
illustrato in occasione primo incontro
pubblico del Forum nel Quartiere 5, presso la Casa del Popolo Il Progresso, il 10 marzo scorso, una
nota e un allegato contenenti una proposta di metodo. Tale documento è stato
consegnato alla presidenza dell’assemblea, nelle mani dell’Assessore
all’Urbanistica arch. Gianni Biagi, ma non è mai stato consegnato ai
partecipanti alle UTOE né del Quartiere 5 né degli altri Quartieri fiorentini.
Non è stato consegnato dai responsabili del Forum neanche in occasione della
prima assemblea plenaria del Quartiere 5, il 19 maggio scorso. Per averne una
copia fornita di un numero di protocollo è stato necessario alla nostra
Associazione ritrasmettere all’Assessorato alla Partecipazione sia la nota sia
l’allegato.
Reciprocamente,
nessuno dei documenti consegnati dalle altre realtà individuali e collettive
che partecipano al Forum risulta essere stato inoltrato alla nostra Associazione.
Anche i
resoconti dei dibattiti
svoltisi nelle assemblee delle UTOE (Unità territoriali) non sono mai stati
pubblicati: nessun cittadino ha
potuto sapere cosa è stato detto.
Consideriamo
inaccettabile questo modo di procedere: il minimo che sembra legittimo
attendersi da un processo partecipativo è infatti la circolazione e la
condivisione dell’informazione.
2.
Nonostante sia stato chiesto e
promesso nel caso dell’assemblea dell’UTOE 4-5- Novoli di fissare più di un
appuntamento di dibattito prima dell’assemblea plenaria di quartiere, vista la
complessità e la densità delle problematiche da trattare, queste assemblee
non sono mai state convocate.
3.
Molte delle critiche severe mosse
all’Amministrazione, e delle proposte radicalmente alternative avanzate dai
cittadini, non compaiono nel documento di sintesi consegnato il 19 maggio
scorso agli intervenuti alla Casa della Cultura. Meno che mai compare la
valutazione, esplicitamente espressa nell’UTOE 4-5 Novoli, circa la crisi di
credibilità della giunta comunale, tenuto conto delle gravi insufficienze
manifestate sul piano della correttezza e completezza dell’informazione,
dell’efficacia amministrativa, della cautela progettuale, su temi anche di
grande attualità (come la cantierizzazione a Firenze Nova e a Rifredi per il
corridoio attrezzato, lo scavalco ferroviario per l’Alta Velocità fra Rifredi e
Castello, la cementificazione invasiva della Fortezza Medicea di S. Giovanni,
la gestione del verde, la tutela del diritto a un trasporto pubblico locale
effettivamente fruibile, ecc.). Ci sembra doveroso che sia data notizia del
fatto che quote importanti degli interventi nel corso del Forum fanno
riferimento a una cultura urbana e a un modello di città alternativi
a quelli perseguiti – nelle proposte del Piano Strutturale – dall’attuale
Amministrazione.
4.
Il documento di sintesi del
dibattito svoltosi nelle varie UTOE del Quartiere 5, stilato dal “facilitatore”
Claudio Rossi e argomento centrale della serata, è stato consegnato agli
intervenuti soltanto all’inizio dell’assemblea la stessa sera di giovedì 19
maggio alla Casa della Cultura.
5.
Dato che i soggetti collettivi di
cittadinanza attiva – che seguono generalmente più di una tematica sul
territorio - dispongono di una sola possibilità di intervento negli
appuntamenti del Forum, l’assegnazione agli interventi di un tempo massimo di cinque
minuti - a prescindere dalla quantità dei temi trattati - non sembra provvista di senso. Appare più
logico stabilire un massimo di tempo per argomento.
6.
All’assemblea del Quartiere 5 del 19
maggio scorso, la presidente del Quartiere 5 Stefania Collesei, per contestare
il ragionamento di cui al punto precedente, ha interrotto lo scrivente
sostenendo che al Forum “ognuno è accreditato personalmente”.
E’ evidente, dalla formulazione
della stessa scheda di iscrizione che l’Assessorato ha inviato alle Associazioni,
che così non è.
Riteniamo che chi presiede
un’assemblea del Forum ed è perciò titolato a interrompere i cittadini nel
corso dei loro interventi debba essere quanto meno informato delle regole di
conduzione del Forum.
7.
La responsabile dell’Assessorato
alla Partecipazione non risulta aver mai soddisfatto la richiesta,
inoltrata al sindaco dallo scorso settembre 2004 dall’Associazione di
volontariato Idra, e girata all’Assessore
dal vice Sindaco Giuseppe Matulli (per quanto da lui stesso dichiarato), di convocare
almeno un incontro pubblico affinché sia assicurata alla popolazione di Rifredi
e di Firenze Nova ogni necessaria informazione sia sul progetto di cantierizzazione del
“corridoio attrezzato” per l’Alta Velocità, sia sugli scenari che attendono la
popolazione negli anni di esercizio del “corridoio”, sia sui problemi e le
proposte che i cittadini intendono presentare all’Amministrazione comunale.
Al contrario, dal Quartiere 5 si pratica
impunemente disinfomazione al pubblico – attraverso due comunicati
stampa di Palazzo Vecchio e una lettera ai cittadini - sulla natura di questo
corridoio attrezzato, nel quale risulta dalle carte del progetto in possesso
dei cittadini che transiteranno “autotreni anche con rimorchio e autoarticolati
di peso superiore a 3,5 tonnellate”. Nel frattempo il sindaco di Firenze
insiste a non trasmettere né ai cittadini né al Difensore civico la
documentazione sui tempi della cantierizzazione AV, inutilmente e
reiteratamente richiesta dal gennaio 2004.
8.
Lo scrivente, insegnante presso
l’ITI-IPIA Leonardo da Vinci, ha
lamentato pubblicamente che l’Assessore istituzionalmente deputata a promuovere
la partecipazione non abbia neppure risposto alla richiesta scritta che
la presidenza dell’ITI-IPIA Leonardo da
Vinci le ha inoltrato perché la scuola fosse coinvolta nella conoscenza
e nella discussione del progetto di recupero dell’ex Panificio Militare di via
G. B. Mariti (in compenso l’Assessore ha proposto all’insegnante
interessato di mobilitare i ragazzi di Rifredi su un progetto – quello di
piazza Ghiberti - distante qualche chilometro dal loro quartiere...).
CONCLUSIONI
Tutto quanto
fin qui esposto avvalora il fondato timore che la “partecipazione” di cui al
programma del Forum strutturale risulti alla fine una sorta di pasticcio in cui
l’improvvisazione, la disinformazione, il dilettantismo prendono il sopravvento
su ogni “buona intenzione”.
In
relazione alle conseguenze che queste procedure possono contribuire a
determinare circa la credibilità del percorso intrapreso, Idra chiede all’Assessore Cristina Bevilacqua una chiara assunzione
di responsabilità, con l’auspicio che venga adottata per i prossimi
appuntamenti una esplicita correzione di rotta.
Idra torna a questo scopo a proporre
quanto indicato nel documento dei Comitati di Bologna letto e consegnato in
occasione dell’assemblea del Quartiere 5 il 10 marzo scorso, e cioè “di avviare finalmente
una fase costituente per definire oggi il significato di:
-
bene comune
- spazio pubblico
- partecipazione dei cittadini alla vita pubblica”.
Avendo
verificato l’apparente disponibilità del ‘facilitatore’ a ricevere conforto e
aiuto dalle componenti di cittadinanza attiva che partecipano al Forum, Idra si propone per condividere con lui –
per gli appuntamenti ai quali l’Associazione parteciperà - il gravoso compito di sintesi scritta delle
sedute da mettere a disposizione della città.
Documento “Statuto dei luoghi e normativa di attuazione”
Osservazioni sui contenuti
Al punto B. dell’art. 9 del
documento vengono indicate come “Invarianti Strutturali di programma”:
·
l’”Assetto
plurimodale del nodo ferroviario”;
·
ll’”Assetto
plurifunzionale del nodo autostradale”;
·
la
“Circonvallazione Nord”.
Al primo paragrafi dell’art. 9 si
legge che “le Invarianti identificano le fattispecie materiali ed immateriali
da sottoporre a tutela ed i criteri per attuare il progetto urbanistico del
Piano Strutturale, garantendo la sostenibilità delle trasformazioni, e
determinano le regole che governano l’uso del territorio definendo le
componenti che lo rendono riconoscibile nei suoi caratteri peculiari”.
Le tre Invarianti citate, però, non
forniscono alcuna garanzia obiettiva di soddisfare le esigenze poste
preliminarmente all’art. 1 del documento, là dove si elencano fra gli
“obiettivi primari” il “coordinamento delle azioni di governo del territorio a
livello di area vasta, al fine di (...) ridurre (...) la mobilità”,
“lo sviluppo di un sistema di parchi e di spazi verdi come elemento portante
della struttura e del paesaggio urbano”, “la garanzia di partecipazione dei
cittadini al processo di trasformazione della città”.
I progetti legati alle Invarianti
citate, infatti, appaiono piuttosto confliggere con tali “obiettivi primari”.
Non si comprende ad esempio come il
Piano strutturale possa arrivare a rubricare fra “le Invarianti Strutturali del
territorio, e le modalità di tutela delle sue risorse essenziali”, che esso
dichiara di voler definire “per il perseguimento di questi obiettivi”,
interventi che – è il caso delle “Invarianti Strutturali di programma” citate -
all’opposto saccheggiano e stravolgono tali risorse essenziali al di fuori di
qualsiasi processo non solo partecipativo, ma anche solo banalmente informativo
della popolazione, come è stato più volte dolorosamente ammesso dai principali esponenti
del governo della città. E’ una clamorosa contraddizione in termini: non si
può tutelare una risorsa distruggendola, né si può invocare il diritto alla
partecipazione dopo averla evitata.
Non si comprende poi che senso abbia
la definizione, nobile e romantica, di “Statuto dei Luoghi” quando la si applica,
come risulta all’art. 9, a quell’”insieme delle Invarianti Strutturali di
Mantenimento e di Programma” al cui interno sono compresi appunto interventi
dal così lungo, pesante e costoso impatto ambientale e sociale. Ancora una
volta, il termine adoperato appare mistificatorio e sostanzialmente
inaccettabile già solo sul piano semantico.
Sempre all’Art. 9, punto A.3, si
legge che “l’inalterabilità dell’insediamento “storico urbano “deve intendersi
come mantenimento degli assetti urbani sui quali si potrà intervenire solamente
con il criterio del restauro urbano e territoriale”. Al punto A.6 si legge poi
che “il Piano Strutturale tutela la specifica fisionomia insediativa di
ciascuna parte della città come elemento da preservare e da valorizzare”. Si tratta,
com’è evidente, di princìpi largamente condivisibili, che perdono tuttavia di
qualsiasi significato non appena si consideri in quale misura e con quale
devastante estensione spaziale e temporale essi vengono contraddetti dai
contenuti dei progetti del paragrafo successivo, le “Invarianti strutturali
di programma” appunto.
In particolare, il cosiddetto
“assetto plurimodale del nodo ferroviario” comporta:
·
un
laborioso e costosissimo sottoattraversamento AV della città;
·
pesanti
interventi di bitumatura e cementificazione in superficie;
·
rischi alla stabilità idrogeologica e dunque a carico del tessuto edilizio e
architettonico;
·
una
totale incertezza circa gli effetti ambientali, sanitari, economici e
sociali legati al trasferimento su ferro e su gomma di volumi ciclopici di
materiali di scavo e di materiali da costruzione, trasferimento le cui
caratteristiche sono nel primo caso (i materiali di scavo) tuttora clamorosamente
indefinite, nel secondo (i materiali da costruzione) addirittura contrattualmente
imprecisabili (nel senso che solo ad appalti assegnati sarà possibile
conoscere origini e percorsi delle centinaia di migliaia di tonnellate di
inerti, sabbia, cemento, acciaio, conci prefabbricati, con buona pace della
prevenzione sanitaria e della valutazione di impatto).
Lo stesso teorema secondo il quale
gli accordi sottoscritti in sede di Conferenza di Servizi del 3 marzo 1999 per
i progetti dell’Alta Velocità delineerebbero “un sistema funzionale integrato
di trasporto su ferro in cui un insieme di nuovi interventi, quali il passante
e la nuova stazione AV di Firenze, a servizio dei collegamenti di lunga
percorrenza, consente di attivare una rete dedicata per il Servizio Ferroviario
Metropolitano e il Servizio Ferroviario Regionale, con il potenziamento della
rete ferroviaria attuale e le nuove fermate urbane”, appare appunto poco più di
un assunto indimostrato, la cui validità è palesemente minata già oggi
dalle condizioni di degrado e di abbandono in cui versano – nonostante la
dimensione lillipuziana in cui si attuano – i servizi per i trasporti su ferro
dei pendolari. Nessuna garanzia obiettiva di un miglioramento dei servizi di
trasporto collettivo di massa pare risiedere negli accordi per l’Alta Velocità:
al contrario, gli investimenti faraonici immobilizzati nei progetti AV
risultano sottrarre ai servizi di trasporto di massa cure e risorse.
Infine, l’iter procedimentale del
sottoattraversamento AV di Firenze non era perfezionato al momento della partenza del Forum di partecipazione per il
Piano Strutturale (né lo è tuttora). Anche sul piano formale, dunque, l’inserimento
del progetto di sottoattraversamento Alta Velocità nel novero delle
“Invarianti” appare una forzatura, che mal si concilia con la constatazione
dell’entità delle ricadute che sull’intera città graveranno per almeno 9 anni (come recita il
progetto) a partire dal primo colpo di piccone.
Quanto al cosiddetto “assetto
plurifunzionale del nodo autostradale”, è evidente che esso contribuirà ad
assicurare uno spettacolare incremento di offerta di asfalto alla mobilità
su gomma, contraddicendo gli obiettivi primari elencati all’art.1.
L’inserimento fra le “Invarianti”
della “Circonvallazione Nord”, infine, priva com’essa è persino di
un’indagine di fattibilità degna di questo nome, appare un vero e
proprio colpo di mano, che contribuisce a connotare il documento come un
infelice a-priori urbanistico piuttosto che come un onesto ventaglio di ipotesi
sulle quali interpellare la cittadinanza.
Si richiede pertanto che i
contenuti dei punti B1, B2 e B4 dell’Art. 9 siano cassati.
Al punto A.4, infine, si legge a
proposito del principio della ’indeformabilità dell’impianto urbano consolidato”
che “essa non esclude interventi innovativi, anche sulla maglia urbanistica,
purché non incidenti sui caratteri peculiari che determinano l’identità
dell’impianto. Il regolamento Urbanistico deve pertanto individuare le aree e
gli edifici che possono essere utilizzati o riutilizzati per realizzare nuove
residenze, attuando un processo di “densificazione urbana”, da realizzarsi
attraverso l’ampliamento o la sopraelevazione degli edifici, ove questo non
contrasti con i valori architettonici o ambientali propri del contesto, ed
attraverso il recupero di immobili attualmente dismessi o comunque utilizzati
per funzioni incompatibili con la residenza”.
Ebbene, su questa opzione di
“densificazione” (leggi progetto di recupero dell’ex Panificio Militare di via
G. B. Mariti), come senza veli la definisce il documento, l’Associazione Idra esprime la più completa contrarietà:
Firenze ha bisogno di interventi di natura e valenza opposta: rarefazione,
apertura di spazi collettivi, potenziamento di un verde che non sia semplice
maquillage, decementificazione e debitumazione.
Chiediamo pertanto che dal punto
A.4 dell’art. 9 sia cancellata l’intera parte riportata fra virgolette nel
presente paragrafo.
Qualora le presenti istanze non
vengano accolte, si chiede all’Assessore che sia fornita all’Associazione una
risposta motivata.
Il presidente
Girolamo Dell’Olio