Associazione di volontariato Idra

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Firenze, 16.6.’11

 

Lettera aperta

al Ministro dell’Interno

 

Roberto MARONI

 

 

caposegreteria.ministro@interno.it, fax 06.46.54.98.32

 

 

 

In Libia: soldi per sviluppare la democrazia, non per le bombe!

 

In Val di Susa: democrazia con la forza pubblica? risparmi con la TAV?

 

 

 

Signor Ministro,

 

Le abbiamo inviato la settimana scorsa, il 10 giugno, un pressante appello affinché si considerasse con attenzione, da parte Sua, l’opportunità di non procedere a quella prova di forza nei confronti della popolazione della Val di Susa che il Governo sembra voler mettere in campo per imporre una cantierizzazione pesante, costosa, di lungo periodo: una nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità fra Torino e Lione.

Le abbiamo documentato gli argomenti con cui tutti i ceti sociali - con l’appoggio delle autorità locali, dell’associazionismo, degli intellettuali, delle componenti culturali – attestano l’inutilità e la dannosità di quell’intervento infrastrutturale, in presenza di una linea storica ancora ben lontana dalla saturazione, di un traffico merci in evidente calo, di una crisi globale che richiederebbe politiche economiche labour intensive e capital saving.

Proprio in questi giorni, poi, un potente messaggio scuote l’Italia, e fa scuola anche all’estero: quello dei milioni di cittadini che, garantendo il quorum e una quasi unanimità di consenso ai temi dei referendum, hanno manifestato una forte tensione per la salvaguardia dei beni ambientali nel Paese.

Questo evento sta spingendo tutte le forze politiche a importanti riflessioni.

Vorremmo che altrettanto dimostrassero le istituzioni-cardine della nazione, e in questo caso il Ministero da Lei diretto. Si impone, ci pare, un cambiamento di rotta laddove i diritti delle popolazioni all’informazione, alla consultazione, alla partecipazione democratica sono di fatto conculcati, e laddove si ritiene di far intervenire la forza pubblica per aver ragione di una cittadinanza che legittimamente resiste. Nel caso della Val di Susa, “il Ministero da Lei presieduto rischierebbe di assumere una responsabilità grave”, le scrivevamo il 10 giugno scorso, qualora procedesse all’imposizione della TAV. Anche perché la grinta e la determinazione democratica di quel popolo non cesserebbe certo di esercitare la propria pressione, ne siamo convinti, per i tanti mesi e anni a venire che quella cantierizzazione comporterebbe con tutti i cospicui disagi e danni che essa promette.

Oggi, i risultati dei referendum sembrano suggerire un motivo in più, e di che spessore!, per abbandonare la linea della coercizione: anche in Val di Susa sono in gioco beni comuni come la salute, la qualità della vita, l’ambiente, la tutela dell’erario e, su tutti, il diritto alla partecipazione nelle scelte che riguardano il territorio che si abita. Ci fa piacere leggere che Lei auspica, in relazione alla crisi in atto in Libia, che "il governo italiano e quelli europei mettano i soldi per sviluppare la democrazia, non per le bombe". Sarebbe ben strano, però, che si operasse per promuovere la democrazia all’estero, e in un Paese che non è mai arrivato a conoscerla nelle forme che ha assunto nel nostro Occidente, e poi la si negasse invece nei fatti qui da noi, dopo 66 anni di faticosa costruzione sotto il segno della Costituzione repubblicana.

Torniamo pertanto a chiederLe con rinnovata energia e convinzione che il dialogo e l’ascolto si sostituiscano, in Val di Susa, alla minaccia dei lacrimogeni e dei manganelli.

Confidando nella sensibilità democratica che è doveroso attendersi da un Ministro della Repubblica, Le chiediamo inoltre di promuovere un atteggiamento diverso in materia di ‘grandi opere’ e ‘grandi infrastrutture’ all’interno della compagine di Governo di cui Ella è membro. Città come quella da cui scriviamo, Firenze, vivono anch’esse sotto l’incubo di una cantierizzazione TAV sotterranea incombente, dalla durata lunga e incerta, dagli effetti idrogeologici che si temono dirompenti, dagli impatti sanitari, sociali ed economici sicuramente preoccupanti. Tutto ciò in un regime di informazione scarsa o nulla, e con prospettive di costi per l’erario spropositati, grazie a un’architettura finanziaria di fatto eversiva dei princìpi di buon governo della cosa pubblica. Tutto ciò dopo il caso-scuola (perdurante e irreversibile nei suoi effetti) del disastro ambientale nella cantierizzazione TAV dell’Appennino fra Firenze e Bologna, e mentre si consuma nel capoluogo emiliano – proprio nell’ambito della cantierizzazione TAV - un ritardo di anni e anni, e un parallelo accumulo di evacuazioni, danni strutturali, conseguenze sanitarie di massa, desertificazione commerciale e contenziosi di ogni genere nello stesso centro della città limitrofo allo scavo di una stazione sotterranea che si vorrebbe imporre, appunto, anche alla città di Firenze, in un contesto  ancor più delicato!

Ma non sono solo Firenze e Bologna che soffrono. I progetti TAV, nei modi e coi contenuti che i recenti Governi hanno inteso autorizzare, stanno intaccando la vita e le speranze di molte altre comunità italiane, che legittimamente paventano scenari analoghi a quelli consegnati alle cronache degli ultimi anni. Il nostro auspicio è che questo e i prossimi Governi imparino ad ascoltare e a valorizzare, piuttosto che a reprimere, la voce e le esigenze delle popolazioni. A partire da quella più alta, consapevole e compatta di tutte: la voce della popolazione della Val di Susa!

 

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