Associazione di volontariato Idra
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RACCOMANDATA A.R.
Firenze, 6.11.'03
Al Vicepresidente della Commissione Bilancio
della Commissione Europea
On. Franz TURCHI
Segreteria
Via Ennio Quirino Visconti, 20
00193 ROMA
OGGETTO: Sue dichiarazioni circa la richiesta di sostegno delle Banche centrali ai "grandi lavori" nella UE - nostre osservazioni.
Gentile On. Turchi,
la scrivente associazione ha preso nota, dal "Sole-24 Ore" del 29 ottobre scorso, della Sua proposta di garantire i finanziamenti BEI per le grandi opere infrastrutturali nella UE, con la liquidità in eccesso delle Banche centrali. Tale proposta sarebbe motivata dalla situazione fortemente debitoria dei bilanci pubblici degli Stati membri. Ricorrendo all'eccesso di liquidità delle Banche centrali, esse verrebbero messe in tal modo, secondo quanto a Lei attribuito dal "Sole", "al servizio dei cittadini".
La nostra associazione ha più volte denunciato, in sedi istituzionali sia italiane che comunitarie, i pesantissimi risvolti negativi dal punto di vista finanziario, e sociale in senso lato, conseguenti all'intrapresa di talune "grandi opere", come quelle che dovrebbero fruire dei vantaggi della Sua proposta (l'Alta Velocità ferroviaria Torino-Lione e il Ponte sullo Stretto di Messina). E' ormai comprovata la diseconomicità di queste infrastrutture, che verrebbero pagate a carissimo prezzo dal pubblico erario, nonché il rilevante danno ambientale che deriverebbe dalla loro realizzazione.
Ricordiamo i contenuti informativi della trasmissione televisiva "Report" (RAI 3) del 24 settembre 2002, dedicata al Ponte sullo Stretto. Sulla base dell'inchiesta che quella redazione ha svolto, nell'ambito della quale era stato interpellato anche l'economista Marco Ponti, docente al Politecnico di Milano, non è stato possibile evincere un solo motivo di buona amministrazione che induca alla costruzione dell'opera. Non abbiamo avuto purtroppo l'opportunità di ascoltare il ministro alle Infrastrutture del Governo italiano ing. Pietro Lunardi, sebbene egli fosse stato invitato a portare ai telespettatori, cittadini e contribuenti della Repubblica, il conforto dei motivi che giustificherebbero la concretizzazione del progetto.
Per quanto concerne il progetto di linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione, le ragioni dell'incongruenza concettuale e funzionale dell'opera sono state ben illustrate nella petizione presentata il gennaio scorso dalle popolazioni della Val di Susa (in provincia di Torino) alla Commissione Trasporti della Commissione Europea, petizione sottoscritta da 20 associazioni e comitati locali.
Ci rattrista assai che nonostante l'evidenza della inopportunità di perseguire e incoraggiare siffatte operazioni, che si rivelerebbero con fondata presunzione fallimentari, Ella ipotizzi di ricorrere alle risorse di liquidità delle Banche centrali, quand'anche esse risultassero "in eccesso".
Crediamo che nessuna risorsa, soprattutto se di sostanziale provenienza pubblica nazionale o comunitaria, sia meritevole di essere utilizzata senza comprovato costrutto. Per lo stesso motivo, non ci rallegra la notizia che la Commissione Europea avrebbe deciso di elevare il contributo a fondo perduto della UE per la realizzazione di grandi infrastrutture alla quota del 30 per cento del costo delle medesime. Quanto sopra, specie in puntuale considerazione delle assai critiche esposizioni debitorie pubbliche degli Stati membri - delle quali Ella ha pur dichiarato di essere consapevole. Siamo peraltro motivatamente convinti che il "lavoro" generato dalle progettate imprese in esame, essendo in realtà "drogato" e parassitario, non produrrebbe alcun concreto effetto benefico sulle economie e sulle finanze dei Paesi dell'Unione. Non si farebbe quindi nessun buon "servizio ai cittadini".
Ci consenta di esprimerLe anche il nostro disincanto circa la possibilità, da Lei ventilata, che i "privati" (nel senso di grandi aziende, se non abbiamo inteso male) partecipino al finanziamento di operazioni come quelle in argomento. L'esperienza pregressa da noi maturata nella vicenda "Alta Velocità ferroviaria" nel nostro Paese ci ha infatti dimostrato che le Grandi Aziende, del resto opportunamente dal loro punto di vista, si guardano bene dall'investire i loro capitali in iniziative fallimentari. A meno che Ella non intenda, parlando di "privati", riferirsi ai fondi pensione dei lavoratori. Abbiamo infatti recentemente udito rumours secondo i quali proprio i fondi pensione, vista la già acclarata mancanza di altri investitori, potrebbero (forzosamente?) essere chiamati a finanziare le grandi infrastrutture in argomento. Se la notizia rispondesse al vero, sarebbe un altro ben doloroso "servizio" ai cittadini lavoratori e risparmiatori.
Gentile Onorevole, sulla scorta dei suddetti argomenti ci permettiamo di invitarLa ad una ulteriore riflessione sull'opportunità o meno che si dia séguito alla proposta in oggetto.
Restiamo a Sua disposizione per ogni approfondimento di quanto da noi suggerito, ed anzi attendiamo fiduciosi un Suo riscontro.
Con ossequi,
il vicepresidente
Pier Luigi Tossani