Associazione di volontariato Idra

iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale

indirizzo postale:  Via Giano della Bella, 7  -  50124 FIRENZE;  e-mail  idrafir@tin.it

Tel. e fax  055.233.76.65;  Tel.  055.48.03.22, 320.16.18.105;  Tel. e fax  055.41.04.24

web  http://associazioni.comune.fi.it/idra/inizio.html;  www.idra.dadacasa.supereva.it

sede:  Via Vittorio Emanuele II, 135  -  50134 FIRENZE

 

totale n. 5 pagine di testo + n. 16 allegati

trasmessa anche via e-mail

Firenze, 24.11.'05

 

Alla Presidente della Giunta Regionale del Piemonte

Piazza Castello 165

10122 TORINO

presidente@regione.piemonte.it

 

Al Presidente della Giunta provinciale di Torino

Via Maria Vittoria, 12

10123 TORINO

antonio.saitta@provincia.torino.it

 

Al Sindaco di Torino

Piazza Palazzo di Città 1

10122 TORINO

urc@comune.torino.it

 

 

per conoscenza:

 

Ai Sindaci dei Comuni della Val di Susa

Al Presidente della Comunità Montana Alta Valle Susa

Al Presidente della Comunità Montana Bassa Val Susa e Val Cenischia

 

LORO SEDI

 

 

 

OGGETTO:  Progetto di linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione: Rapporto Toscana, memoria sulle conseguenze economiche e ambientali delle modalità di progettazione, approvazione e esecuzione del sottoattraversamento appenninico per la costruzione della linea ferroviaria ad Alta Velocità Bologna-Firenze.

 

 

 

Gentili Presidenti, gentile Sindaco,

 

apprendiamo dalla stampa che il prossimo 30 novembre dovrebbero avere inizio, in località Venaus, le operazioni di recinzione dei terreni interessati dalla realizzazione del cunicolo esplorativo di 7 chilometri propedeutico alla realizzazione della  ipotizzata nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione.

Questo momento viene ad assumere un’elevata valenza simbolica, specie dopo la civile ed argomentata opposizione largamente espressa dalle popolazioni della Val di Susa per le rilevanti controindicazioni ambientali e per i dubbi sulla stessa efficacia trasportistica dell’opera, sulla sua ipotizzata redditività e sulla reperibilità delle risorse finanziarie italiane ed europee, si teme di provenienza esclusivamente pubblica, necessarie a realizzarla.

È per questo motivo che ci è tornato alla memoria il maggio 2003: all’epoca i parlamentari francesi furono chiamati ad approvare il progetto di sottoattraversamento delle Alpi al quale ci siamo appena riferiti.

In quella occasione, la nostra associazione volle documentare al Parlamento transalpino, tramite una memoria corredata da undici allegati, le condizioni e le conseguenze della cantierizzazione per la analoga linea ferroviaria ad Alta Velocità all’epoca in corso di costruzione sotto l'Appennino tosco-emiliano fra Bologna e Firenze. Abbiamo ricevuto da parlamentari d’oltralpe riscontri positivi a quella segnalazione. Perciò stimiamo opportuno mettere anche a Vostra disposizione - nell’odierno contesto di “verifica di fattibilità” nel quale si inserisce il progetto di scavo del tunnel di Venaus - un dossier aggiornato sull’esperienza davvero non esemplare della cantierizzazione TAV in Toscana, perché possa contribuire a evitare all'erario nazionale, nonché alle economie, agli ambienti e alle popolazioni soggette alle interferenze della cantierizzazione proposta, il rischio di subire i danni e le sofferenze drammaticamente attestati nella nostra regione, oggetto di un importante procedimento penale, attualmente in corso presso il Tribunale di Firenze.

            La descrizione, per quanto sommaria, del modello di approvazione e di esecuzione dell'opera come esso risulta dall'esperienza toscana potrà esserVi utile, auspichiamo, a evitare il rischio che possa risultare alla fine debole e perdente l’azione delle autorità pubbliche centrali e locali, anche in presenza della regolarità delle procedure amministrative sulla base delle quali sono assunte le decisioni.

Il caso Toscana mostra infatti quale e quanta cura sia necessario prodigare al momento delle scelte laddove si vada a incidere su un tessuto di beni, interessi e bisogni collettivi così importanti come quelli di un’intera vallata (ieri il Mugello, oggi la Val di Susa), in un contesto di forte, motivato e civile coinvolgimento popolare. In Mugello, col senno di poi, ogni amministratore intellettualmente onesto dovrebbe oggi ammettere che le popolazioni che avversavano la progettazione TAV poi cantierizzata avevano ragione.

Facciamo in modo - questo auspichiamo dunque - che non si abbia un domani a dover tirare anche in Piemonte lo stesso umiliante bilancio: quello per cui le autorità pubbliche non hanno saputo adeguatamente tutelare la comunità da loro guidata, il bene pubblico e le risorse ambientali non rinnovabili, di cui tutti siamo solo i custodi, e non i proprietari.

Dal 2003 a oggi, peraltro, la situazione della finanza pubblica nel nostro Paese si è sensibilmente criticizzata: il debito pubblico è andato ad attestarsi su livelli record. EUROSTAT, Istituto di statistica e controllo di bilancio della UE, ha messo in mora per deficit eccessivo i conti pubblici del nostro Paese anche a seguito della emersione nei conti pubblici della gigantesca spesa TAV, dando al nostro Paese la scadenza del 2007 per il raggiungimento del necessario riequilibrio.

Per tutti questi motivi abbiamo perciò aggiornato il "Rapporto Toscana" di Idra a suo tempo realizzato per il Parlamento francese, e Ve lo trasmettiamo.

Il documento è articolato per punti, e dettaglia le dilatazioni esponenziali dei tempi e dei costi di costruzione, le conseguenze economiche e ambientali locali, gli effetti sanitari, i risvolti giudiziari.

 

Restiamo a Vostra disposizione per ogni eventuale esigenza di approfondimento, rinviandoVi sin da ora alla documentazione pubblicata sui siti internet dell'Associazione:

·         http://www.idraonlus.it/vecchiosito/inizio.html;

·         www.idra.dadacasa.supereva.it.

 

           

Il vice presidente Pier Luigi TOSSANI

Il presidente-portavoce Girolamo DELL'OLIO

                                                                                          

 

In allegato:  Associazione di volontariato Idra,  Rapporto Toscana, 24.11.’05 (n. 3 pagine e n. 16 allegati).


 

 

Associazione di volontariato Idra

iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale

indirizzo postale:  Via Giano della Bella, 7  -  50124 FIRENZE;  e-mail  idrafir@tin.it

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web  http://associazioni.comune.fi.it/idra/inizio.html;  www.idra.dadacasa.supereva.it

sede:  Via Vittorio Emanuele II, 135  -  50134 FIRENZE

 

 

 

Progettazione, approvazione e cantierizzazione

della linea ferroviaria ad Alta Velocità

sotto l'Appennino fra Bologna e Firenze:

 

RAPPORTO TOSCANA

 

24.11.’05

 

contributo informativo

a beneficio della Regione Piemonte, della Provincia di Torino e del Comune di Torino

 

 

I tempi di realizzazione

Il primo contratto per la costruzione della tratta Bologna-Firenze della linea ferroviaria ad Alta Velocità Milano-Napoli è stato siglato nel 1991, quando l'Ente Ferrovie dello Stato ha attribuito a TAV SpA (la Società istituita per la realizzazione delle nuove linee veloci) la concessione per la progettazione esecutiva, la costruzione e lo sfruttamento economico delle linee ad Alta Velocità Milano-Napoli e Torino-Venezia. Il primo cantiere è stato inaugurato nel luglio 1996. Secondo i programmi annunciati sulla base dei progetti esecutivi approvati un anno prima, nel luglio 1995, la linea (73,3 km di gallerie sotto l'Appennino tosco-emiliano su 78,5 km totali) sarebbe dovuta entrare in esercizio all'inizio dell'anno 2003 (Allegato 1). Al giorno d'oggi (novembre 2005), non sono tuttavia ancora completate neppure le operazioni di scavo (sono in corso di esecuzione interventi aggiuntivi; nella galleria di Firenzuola, per un tratto la cui lunghezza non risulta ancora determinata, è in corso addirittura la demolizione del rivestimento definitivo e il rifacimento della galleria stessa). I progetti relativi al tratto terminale verso Firenze della linea Bologna-Firenze (denominato "Variante Firenze Castello") sono stati approvati nel luglio 1998, e la relativa cantierizzazione è iniziata nel giugno 1999 (Allegato 2). Gli ultimi aggiornamenti del sito ufficiale della TAV SpA (Allegato 3) forniscono la data del 2008 come "tempi di attivazione" della tratta Bologna-Firenze, nodi urbani esclusi.

 

I costi di costruzione

I costi per la costruzione dell'intera tratta Bologna-Firenze, sulla base del contratto firmato nel 1991, avrebbero dovuto ammontare a circa 2.100 miliardi di lire, equivalenti a circa 1.100 milioni di euro (Allegato 4). Oggi i costi risultano lievitati a 5.200 milioni di euro (Allegato 3).

In un'intervista al quotidiano La Nazione (Allegato 5), il presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici Aurelio Misiti si è peraltro dichiarato - lo scorso ottobre 2001 - indisponibile a firmare il collaudo dell’opera in assenza della galleria parallela di sicurezza, di cui il tunnel è tuttora privo per 60 km nonostante le reiterate segnalazioni alla magistratura e alle più alte cariche pubbliche (Ministri dell’Ambiente, dell’Interno e dei Trasporti, sottosegretari, Servizio di protezione civile, Presidenti della Repubblica). L’adeguamento agli standard di sicurezza richiederà, secondo il prof. Aurelio Misiti, un ulteriore investimento compreso fra il 30% e il 40% del costo dell’opera. Va da sé che l’adeguamento provocherebbe anche un ulteriore aggravio del già pesante impatto ambientale e sociale.

L'architettura contrattuale proposta per l'opera nel 1991 prevedeva - per i circa 1.100 milioni di euro stimati necessari - un finanziamento al 60% privato e al 40% pubblico. Sulla base della presunta maggioranza del finanziamento privato la TAV SpA ha affidato alla FIAT SpA l'esecuzione dei lavori a trattativa privata. A agosto 1997 il Ministro dei Trasporti Claudio Burlando ammetteva tuttavia che nella TAV SpA "finora i privati i soldi non li hanno messi" (Corriere della Sera, 7.8.'97). A marzo 1998 veniva annunciato infine il riacquisto dell'intera TAV SpA da parte della Società per Azioni Ferrovie dello Stato, a capitale interamente pubblico.

 

Le conseguenze economiche e ambientali locali

Danni agli acquiferi dell'Appennino sono stati documentati nella provincia di Firenze già a partire dal 1997. Nell'estate del 1998 sono risultate intercettate e essiccate le sorgenti che approvvigionavano la rete idrica pubblica di Visignano e quella privata di Castelvecchio, nel Comune di Firenzuola. Sono stati contemporaneamente registrati prosciugamenti di corsi d'acqua superficiali con moria di trote e crostacei.

Non è dato sapere se interferenze con la falda abbiano avuto luogo in precedenza in ambienti non antropizzati, dal momento che mancano i dati di monitoraggio ante operam: la messa a punto e l'esecuzione dei piani di monitoraggio sono state infatti affidate alla stessa TAV SpA che - secondo quanto hanno attestato verifiche istituzionali successive - ha omesso di monitorare ampie fasce di territorio rivelatesi poi seriamente vulnerate dai lavori di scavo per il tunnel ferroviario.

A partire dal 1998 - in ogni caso - le intercettazioni della falda freatica si sono fatte sempre più gravi e frequenti (Allegato 6), accompagnate da frane, allagamenti, sversamenti di acque inquinate in alvei di torrenti, lesioni a fabbricati, cedimenti o sprofondamenti di terreni. Più volte l'Osservatorio Ambientale nazionale - solo in ritardo posto in grado di operare dal Ministero dell'Ambiente - si è trovato costretto a deliberare (nonostante la compresenza in esso di organi controllori e società controllate, ciascuno con potere di veto) la richiesta di sospensione delle attività di cantiere, e ad ammettere le gravi lacune riscontrate nei progetti. Soltanto nel 2002, peraltro, un finanziamento pubblico mirato ha permesso di quantificare - attraverso una ricerca affidata al prof. Giuliano Rodolfi, ordinario di Geografia Fisica e Geomorfologia presso l'Università degli Studi di Firenze, una volta resi disponibili i dati di monitoraggio rilevati da TAV - la mole globale del danno idrico prodotto dalla cantierizzazione TAV sul versante toscano della tratta Bologna-Firenze: entro maggio 2002 sono risultati interferiti 45 milioni di metri cubi di preziosa acqua di montagna (Allegato 7), per effetto di processi di abbattimento dei livelli di falda stimati come probabilmente irreversibili. Ad aprile 2004 risultavano interferiti circa 90 milioni di metri cubi d’acqua (Allegato 8). A novembre 2005, per quanto è stato possibile apprendere dallo stesso prof. Rodolfi, il quantitativo totale di acqua drenata dalle gallerie ammonta ad almeno 115 milioni metri cubi. L'emorragia idrica è tuttora in corso: fuoriescono dai cantieri TAV del versante toscano della tratta circa 570 litri di acqua al secondo (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana,ARPAT, 13.7.’05, Allegato 9), in un contesto di impatti descritto dall’ARPAT nella cartografia allegata (aggiornamento a luglio 2005) (Allegato 10).

A titolo di esempio, si documenta qui lo stato del torrente Veccione (completamente secco, Allegato 11), a Casetta di Tiara, fra Firenzuola e Palazzuolo sul Senio (FI), in un Sito di Importanza Comunitaria (SIC 38 “Giogo – Colla di Casaglia”), pochi metri prima della confluenza col torrente Rovigo (Allegato 12), vivo e zampillante.

Non sono stati a oggi attivati studi sistematici e continuativi in grado di monitorare, calcolare e prevedere gli impatti ambientali globali sugli ecosistemi montani e collinari del Mugello e del Monte Morello (alle porte della città di Firenze). Ma un recente studio condotto da ARPAT e CNR di Pisa (“Progetto di caratterizzazione geochimico-isotopica delle acque sotterranee del sistema idrogeologico di Marzano-Osteto”, http://www.rete.toscana.it/sett/pta/tav/materiale_scaricabile.htm) ipotizza che si siano intaccate riserve idriche profonde (da qualche tempo infatti in alcune aree del Mugello non si rileva un’evidenza di impatti in superficie corrispondenti all’entità delle perdite in galleria).

Alle comunità residenti via via colpite dalla crisi idrica, l'acqua è stata restituita prima con le autobotti, poi con nuove reti acquedottistiche che hanno sostituito l'erogazione di acqua di montagna in caduta con acqua pompata dal fondovalle (Allegato 13: tubo che attraversa il bosco sotto il Giogo per alimentare con acqua pompata dalla galleria TAV la sorgente essiccata de La Rocca, da cui si approvvigionava l’acquedotto del Comune di Scarperia, in provincia di Firenze), dotata ovviamente di peggiori qualità organolettiche, a prezzo di un dispendio energetico ed economico permanente, e dell'inquinamento ambientale ad esso correlato. Danni economici consistenti non temporanei sono stati arrecati  - oltre che alle comunità colpite dalla crisi di approvvigionamento idropotabile - anche alle specifiche categorie economiche che sulla disponibilità di acqua fondano le proprie attività (imprese agricole, latteo-casearie e zootecniche).

Nel luglio 2002 è stato firmato tra le Regioni Toscana e Emilia Romagna, i Ministeri dell'Ambiente e dei Trasporti, RFI e TAV un accordo, comunemente chiamato “Addendum”, che prevede l'impegno di ulteriori 53 milioni di euro, ancora una volta pubblici, per far fronte alle conseguenze ambientali della cantierizzazione.

Dal 1998 sono attestate inoltre gravi forme di inquinamento dei corpi idrici ricettori dei derivati delle lavorazioni di cantiere (fango, polveri, inquinanti chimici), sottoposti a misure insufficienti di depurazione. Si tratta di fiumi e torrenti già dotati di un elevatissimo indice di qualità biotica, che scorrono in aree particolarmente pregiate, proposte all'Unione Europea dalla Regione Toscana quali Siti di Importanza Comunitaria in base alla Direttiva 92/43/CEE "Habitat" finalizzata alla tutela di "habitat naturali e aree significative per la presenza di specie animali e/o vegetali di interesse comunitario": le acque di questi fiumi o torrenti sono precipitate dalla classe di qualità I alla classe di qualità IV degli indici I.B.E. (Indice Biologico Esteso); in qualche caso si è giunti fino alla morte biologica, caratterizzata dalla scomparsa di ogni forma di macroinvertebrato, al punto da non poter procedere alla stessa classificazione I.B.E. (Allegato 14).

Palesi, infine, le conseguenze della cantierizzazione (discariche, cementificazione, creazione di infrastrutture stradali di supporto ai cantieri o “compensative”), e dell'opera stessa, sulla qualità paesaggistica dell'ambiente collinare storicizzato dell'Alto Mugello, del Mugello e delle pendici del Monte Morello.

Gli esiti di un'inchiesta svolta dalla Procura della Repubblica di Firenze hanno prodotto nel giugno 2001 il sequestro di un cantiere, di sette cave e di otto depositi strategici per la cantierizzazione TAV in Toscana: numerosi esponenti del consorzio di imprese-guida e titolari di ditte impegnate nei lavori in appalto sono stati indagati e rinviati a giudizio per svariati reati di inquinamento ambientale (ad esempio: gestione abusiva di discariche di inerti con conferimento di materiali di scavo contaminati; smaltimento, trasporto e recupero non autorizzati di rifiuti; omessa attivazione delle procedure di bonifica; truffa ai danni della Regione Toscana; danneggiamenti di acqua di falda nella coltivazione delle cave; stoccaggi provvisori non autorizzati di rifiuti speciali). L'inchiesta si è sviluppata anche intorno alle evidenze di depauperamento delle risorse idriche e di inquinamento dei corpi idrici. I processi legati alle due inchieste sono stati unificati in un unico procedimento. 59 persone sono state rinviate a giudizio. Il processo è in corso dal novembre 2004 presso il Tribunale di Firenze, con udienze programmate fino al prossimo luglio 2005.

 

Le conseguenze sanitarie

La cantierizzazione TAV ha prodotto conseguenze nefaste sulla qualità della vita e la salute delle popolazioni residenti in prossimità dei cantieri o lungo la viabilità utilizzata dai mezzi pesanti legati alle attività di cantiere (Allegato 15). In assenza di un piano specifico di monitoraggio e di tutela della salute e della qualità della vita dei cittadini residente, non è tuttavia possibile disporre, a oggi, di dati statistici obiettivi al riguardo. Si è reso comunque necessario trasferire in corso d'opera gruppi di residenti dalle proprie abitazioni in siti alternativi.

La presenza di un servizio istituzionale di vigilanza pubblica per la prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro ha permesso di attestare (ma solo in parte di mitigare) le condizioni di pesante sofferenza fisica, psicologica e sociale in cui sono stati e sono tuttora costretti a operare i lavoratori dei cantieri, per l'effetto combinato dei ritmi di lavoro usuranti (fino a 48 ore settimanali notturne in galleria, con cambiamenti di turno sulle 24 ore giornaliere ogni settimana), delle condizioni ambientali altamente inquinanti (Allegato 16), della segregazione sociale in campi base spesso lontani dai paesi e non collegati da servizi con le comunità ospiti.

 

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