Associazione di volontariato Idra

iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana

per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale

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totale n. 5 pagine (inclusa la presente) + n. 4 allegati

 

Firenze, 26.6.’08

 

 

Al Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio

on. Stefania PRESTIGIACOMO

Via Cristoforo Colombo 44

00147 ROMA

e-mail segreteria.ministro@minambiente.it

 

 

per conoscenza:

 

Assessore alla Tutela ambientale e all’Energia

Anna Rita Bramerini

REGIONE TOSCANA

e-mail annarita.bramerini@regione.toscana.it

 

Al Presidente del Comitato tecnico-scientifico

OAL (Osservatorio Ambientale Locale sulla tratta AV Bologna-Firenze)

prof. Giuliano RODOLFI

Piazza Dante Alighieri, 2

50032 BORGO S. LORENZO (FI)

giuliano.rodolfi@unifi.it

 

 

URGENTE

 

 

OGGETTO:  TAV - Tratta Bologna-Firenze, Accordo Procedimentale e Osservatorio Ambientale Nazionale.  Considerazioni e proposte.

 

 

 

Gentile Ministro,

 

 

abbiamo appreso che sarebbe in calendario, domani 27 giugno, un Suo incontro con il Direttore generale della Direzione Salvaguardia ambientale, ing. Bruno Agricola. All’ordine del giorno l’ormai annosa questione degli Accordi procedimentali e degli Osservatori Ambientali istituiti per controllare l’attuazione dei programmi di costruzione delle linee ad Alta Velocità sulla tratta Bologna-Firenze (qui, per quanto ci risulta, dopo essere scaduto a giugno 2006 l’Accordo Procedimentale è stato prorogato fino al successivo 31 dicembre, e da allora - quindi da un anno e mezzo - l’Accordo non è mai stato rinnovato, con esso cessando le proprie attività anche l’unico strumento di controllo ambientale sulle conseguenze che la costruzione della linea AV ha provocato – gli effetti sono tuttora attivi e spesso irreversibili – nell’Appennino e nelle valli fra Firenze e Bologna) e nel nodo di Firenze (qui l’Osservatorio Ambientale risulta esser decaduto a metà maggio 2008).

Il mancato rinnovo di accordi e osservatòri non ha comportato una sospensione cautelativa dei lavori, come sarebbe stato logico, bensì la loro prosecuzione (il che ha comportato, fra le altre cose, nel caso della tratta appenninica, la dismissione di alcuni campi base, cantieri, depositi e quant’altro) in assenza dei controlli istituzionali previsti dagli accordi stessi.

La circostanza ci pare alquanto grave, e rimarrà - riteniamo - a perenne discredito dell’operato del Governo che ha preceduto l’attuale.

Noi vogliamo confidare che Ella avverta – anche in virtù della Sua sensibilità femminile - la delicatezza della materia, giacché persino nella delicatissima città di Firenze proseguono in simili condizioni attività di cantiere di grande impatto.

Approfittiamo dunque della scadenza dell’appuntamento di domani per comunicarLe, con ogni possibile sentimento di urgenza, la nostra attesa di un immediato recupero di condizioni minime di legalità a beneficio di un territorio già profondamente sconvolto dalla cantierizzazione TAV, che si è rivelata particolarmente distruttiva, un vero e proprio modello negativo nazionale di intervento sull’ecosistema-montagna.

Non crediamo  sia  necessario  richiamare  qui  i contenuti  delle  imputazioni  –  in materia  di  danno ambientale grave e irreversibile – a carico dei realizzatori dell’opera, che sono da qualche anno a questa parte all’attenzione  del  Tribunale di Firenze nell’ambito di un processo penale – la sentenza è attesa nei prossimi mesi - che vede anche la nostra Associazione costituita parte civile. Nella circostanza, tuttavia, vorremmo proporLe – sulla scorta della nostra lunga esperienza di monitoraggio della cantierizzazione TAV - alcuni utili correttivi nei poteri, nella composizione e nel funzionamento degli Osservatòri Ambientali in questione, nel momento in cui si mette mano – come auspichiamo – al loro rinnovo.

 Com’è noto, l’effettiva entrata in vigore dell’Accordo Procedimentale per la tratta TAV Bologna-Firenze, e in particolare l’istituzione dell’Osservatorio Ambientale, ha  accusato  ritardi  importanti  nel  primo  ciclo  di attuazione dell’opera, determinando inefficienze diffuse e profonde che hanno contribuito a caratterizzare negativamente l’esperienza TAV in Toscana.

Rammentiamo solo che gravi responsabilità in ordine alla cantierizzazione sono certamente da ricollegare alle procedure approvative dei progetti. Le procedure sono risultate spesso disinvolte e poco rispettose delle esigenze di comunità ed istituzioni locali; i progetti già al vaglio degli organi tecnici centrali e regionali risultavano inadeguati, superficiali e incompleti, e successivamente tali si sono dimostrati alla drammatica prova dei fatti.

Puntuale e spietata appare in questo senso l’analisi condotta dall’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (Risoluzione del 19 dicembre 20017, Allegato 1), che sulla base anche di una nostra segnalazione ha svolto un’istruttoria a tutto campo sui cantieri TAV in Italia, pervenendo a conclusioni raccapriccianti, che tuttavia non sembrano aver ricevuto a oggi seria attenzione da parte degli organi istituzionali.

Neppure la fase del controllo, affidata dall'Accordo Procedimentale all'Osservatorio Ambientale, ha giovato gran che alla tutela di un territorio così pericolosamente pregiudicato da una progettazione insufficiente. E ciò si è verificato a nostro avviso soprattutto per il modo in cui è stata concepita, organizzata ed attuata l'attività dell'Osservatorio stesso. Si ha quasi la sensazione che questa struttura, teoricamente destinata a giocare un ruolo di grande rilievo nel quadro della realizzazione delle c.d. grandi opere, abbia rappresentato più un tributo formale al rispetto di un procedimento di garanzia che una garanzia concreta, a prescindere dalla buona volontà dei singoli.

 

Elenchiamo qui di seguito i principali limiti che ci è stato possibile cogliere in questi anni, sperando che possano essere superati nell’ambito delle ridefinizione dei contenuti dell’Accordo.

 

 

1.

L’Osservatorio ha mostrato di non disporre di una struttura organizzativa efficiente, a  cominciare da quella di segreteria praticamente inesistente (l’unico presidente dell’OAN col quale la nostra Associazione è stata in grado di stabilire un minimo rapporto di dialogo, l’ing. Fabio Trezzini, può testimoniare le condizioni logistiche proibitive nelle quali si è trovato a dover operare). Nel caso dell’Osservatorio Ambientale per il Nodo di Firenze, il cui presidente è espressione dell’Amministrazione Comunale di Firenze, per complicare le cose la segreteria e, ci è stato riferito, tutti i materiali cartacei di progetto si trovano, anziché a Firenze, in un ufficio a Roma!

 

2.

L’Osservatorio per la tratta Bologna-Firenze si è dotato solo tardivamente di un supporto tecnico efficace (in Toscana l’ARPAT), che è rimasto però a lungo pesantemente sottodimensionato (come tutti gli atti ufficiali attestano) rispetto alla scala di esigenze esponenzialmente lievitate con l’avvio della “grande opera”. Un supporto tecnico che tuttora soffre di un insufficiente investimento di risorse materiali e umane, come rileviamo da taluni indicatori oggettivi: cessazione o diradamento di talune attività di controllo; ritardi nell’attuazione degli interventi richiesti; ritardi nella comunicazione dei loro esiti; ecc.

 

3.

Mancano nell’Osservatorio, e nel suo supporto tecnico, una quantità di competenze (e delle rispettive risorse necessarie a sostenerle) che appaiono assolutamente centrali nelle attività di monitoraggio, controllo e prevenzione legate a un’opera dal così ampio raggio di impatti. Non si registra in essi, ad esempio, una presenza istituzionale di medici, epidemiologi, sociologi, botanici, forestali, geologi, idraulici, statistici...

 

4.

L’Osservatorio per la tratta non ha mostrato una capacità ricettiva delle istanze della società civile che fosse all’altezza delle esigenze. Per limitarci all’ultimo suo anno di attività, sono state poste all’attenzione dell’OAN questioni gravi e urgenti, come quelle documentate nell’esposto inviato ai Suoi predecessori il 13 marzo 2006 (Allegato 2), il 24 aprile 2006 (Allegato 3) e il 22 giugno 2006 (Allegato 4), questioni che non risultano essere state approfonditamente discusse e trattate nei tempi urgenti necessari nonostante le sollecitazioni avanzate da parte degli esponenti e sostenute dal rappresentante della Regione Toscana nell’Osservatorio stesso. Abbiamo appreso dalla viva voce del rappresentante della Regione Toscana nell’Osservatorio, durante il nostro incontro proprio con l’Assessore all’Ambiente svoltosi il 24 luglio 2006, che ancora non era stato possibile discutere nell’Osservatorio l’emergenza sanitaria e ambientale con cui ha dovuto convivere per anni la più grande azienda frutticola biologica del Mugello, a ridosso della quale è attiva la finestra TAV di S. Giorgio, nonostante l’Associazione Idra avesse posto formalmente la questione all’attenzione dell’Osservatorio per la prima volta a settembre 2005!

 

5.

Gli Osservatòri – che non dispongono neppure di un sito web - non hanno mostrato una capacità di comunicazione e trasparenza verso l’esterno tali da permettere di considerarli strumenti di informazione e conoscenza anche a disposizione del cittadino. Solo con grande ritardo, ad esempio, Idra ha ottenuto i verbali dell’Osservatorio sulla tratta, e tuttora non risulta attivata alcuna procedura di invio o pubblicazione in automatico dei materiali prodotti dagli OAN o legati alla loro attività. Solo durante la presidenza dell’ing. Fabio Trezzini l’OAN della tratta ha episodicamente osato “aprire” - con un convegno - al confronto con i cittadini, i comitati e le associazioni, pur con tutti i limiti che derivavano dall’organizzazione descritta.

Assai più efficace, sia sul versante dell’ascolto sia su quello della comunicazione, si è dimostrata invece l’attività dell’Osservatorio Ambientale Locale istituito dalla Comunità Montana del Mugello. Ma non sempre è parsa sufficientemente e appropriatamente valorizzata. 

 

6.

Non possono essere sottaciuti i periodi di “vacanza” (formale o di fatto) dell’OAN, anche in contemporanea con rilevanti emergenze ambientali. A luglio 2002, ad esempio, l’associazione Idra apprendeva che una nuova copiosa emorragia idrica era in atto sul fronte nord di scavo (lato Bologna) della galleria TAV di Marzano, e ne informava immediatamente l’ARPAT, alla quale chiedeva di documentare le attività di campionamento e di sopralluogo svolte nella stessa galleria. Questa volta erano a rischio le delicatissime sorgenti alte del Fosso di Rampolli, nel Comune di Borgo San Lorenzo (Firenze). Ebbene, proprio in una fase in cui si continuavano a intaccare pozzi, sorgenti, torrenti, languiva il principale organismo di controllo: dall’allora Assessore regionale all’Ambiente dott. Tommaso Franci e dal sindaco di Borgo S. Lorenzo dott. Antonio Margheri Idra apprendeva in quella circostanza che da un paio di mesi l’Osservatorio Ambientale Nazionale non si riuniva più!

 

7.

Si rileva che comunque il numero di sedute che l’Osservatorio ha dedicato alle materie di sua competenza appare sproporzionatamente basso rispetto alla quantità e gravità di temi e di emergenze che la cantierizzazione ha determinato sul territorio.

L’allora assessore toscano all’Ambente Marino Artusa,  nella sua comunicazione al Consiglio Regionale della Toscana del 2 maggio 2006, scriveva che “l’attività dell’Osservatorio aveva visto nel 2004 una generale riduzione di attività probabilmente connessa alla fine ormai prossima degli scavi e alla fine delle emergenze idrogeologiche”. Ma è facile intuire quanto sarebbe stato importante e opportuno che il ritmo di lavoro dell’Osservatorio non venisse affatto rallentato, non foss’altro che per il perdurare delle emergenze idrogeologiche e per i ritardi nell’implementazione degli interventi di “ripristino ambientale” annunciati a luglio del 2002. Riferiva ancora l’assessore Artusa: “nell’anno 2005 l’attività è ripresa, soprattutto in vista sia delle attività di ripristino ambientale previste dagli accordi del ‘95 e ’98 che di quelle connesse all’attuazione dell’Addendum del luglio 2002”. Ma i dati parlano di quattro soli incontri nel 2005  e tre – alla data di luglio 2006 – nel 2006: un ruolino di marcia che ci sembra gravemente sottodimensionato, anche alla luce della disattenzione che abbiamo dovuto constatare per temi di grande rilievo ambientale come quelli descritti nel nostro esposto.

 

8.

Sembra ovvio dover esprimere riserve sul cumulo di incarichi e competenze che talora grava sui componenti o sugli stessi presidenti dell’Osservatorio. Citiamo il caso dell’ing. Bruno Agricola, che – per quanto ci risulta - è stato al tempo stesso presidente dell’Osservatorio Ambientale per la tratta Bologna-Firenze, responsabile di una Direzione Generale del Ministero dell’Ambiente e, dopo le dimissioni della prof.ssa Maria Rosa Vittadini, direttore del Servizio VIA del Ministero. Citiamo il caso dell’arch. Gaetano Di Benedetto, che è stato presidente dell’Osservatorio Ambientale per il nodo AV di Firenze e al tempo stesso direttore della Direzione Urbanistica del Comune di Firenze. Citiamo il caso dell’arch. Gianni Biagi, rappresentante della Regione Toscana nell’OAN fino al 2000, che nel ’99 assume anche il ruolo di assessore all'Urbanistica del Comune di Firenze.

Ci si domanda se persone investite da incarichi pubblici di così alto rilievo e impegno possano materialmente adempiere a funzioni aggiuntive così importanti come quelle che derivano dalle competenze dell’Osservatorio. Ci si domanda inoltre se adeguate risorse aggiuntive (in termini di orari, onorari, attrezzature, struttura, personale, ecc.) siano effettivamente destinate ai membri dell’Osservatorio in relazione ai nuovi incarichi assegnati.

 

9.

Non sembra  in alcun modo apprezzabile, ancora, la scelta di nominare come membri dell’Osservatorio, cui è demandato il compito di vigilare sulle condizioni di realizzazione del progetto, persone che hanno rivestito un qualche ruolo nell’iter che ha portato all’approvazione  del progetto stesso. Assai più saggio, opportuno e istituzionalmente corretto sarebbe, a nostro avviso, indicare soggetti in tutto e per tutto “terzi” rispetto all’opera. Ci è stato spiegato, invero, che l’Osservatorio Ambientale altro non sarebbe che una prosecuzione delle attività di Valutazione di Impatto Ambientale, una sorta di VIA in itinere, e che questo giustificherebbe le scelte di “continuità”. Per quanto astrattamente sensate, esse rischiano di perpetuare però proprio quei gravi deficit di valutazione, progettazione, pianificazione e controllo che i fatti conclamati attestano, sia in sede giudiziaria (si leggano le conclusioni dei PM al processo di Firenze), sia in sede tecnica (ancora una volta dovrebbero soccorrere, in questo caso, le analisi e le conclusioni redatte dall’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che descrive senza perifrasi le micidiali manchevolezze registrate nell’iter approvativo e in quello esecutivo dell’opera TAV, a tutto danno della tutela dell’ambiente e dell’erario!).

 

Nel caso della tratta TAV Bologna-Firenze, è stato rappresentante della Regione Toscana nell’OAN fino al 2000 lo stesso citato arch. Gianni Biagi che, come dirigente responsabile del Servizio Infrastrutture della Regione Toscana, risulta aver firmato la deliberazione di approvazione del progetto esecutivo TAV Firenze-Bologna (Deliberazione N. 3884 del 24.7.'95).

In merito al Nodo AV di Firenze, rappresentante della Regione Toscana nell’Osservatorio Ambientale Nazionale per il Nodo è stato nominato l'arch. Moreno Mugelli, che era presidente del nucleo di Valutazione di Impatto Ambientale della Regione Toscana all'epoca della richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale sul progetto di penetrazione urbana AV di Firenze, stazione AV e interventi connessi, e che in quella veste ha emesso proprio il parere in base al quale la Giunta regionale ha poi deliberato in data 14 dicembre 1998.

Temiamo che debba essere piuttosto complicato e imbarazzante per una persona esprimere valutazioni ed assumere decisioni in ordine alle conseguenze (magari disastrose come si è verificato in Mugello) di un progetto che la stessa persona ha avuto modo di esaminare ed approvare già in sede procedimentale. Ancora più problematico ci appare questo compito quando, per i meccanismi decisionali fissati per l’Osservatorio Ambientale, quella persona si trova a disporre di un potere di veto, essendo le decisioni da assumere soggette al vincolo dell’unanimità.

Anche il presidente del Consiglio Regionale della Toscana, in occasione della citata emergenza idrogeologica dell’estate del 2002 in assenza di operatività dell’OAN, ritenne essere “da stigmatizzare l’inattività dell’Osservatorio Ambientale Nazionale probabilmente motivata dalla necessità di non compiere atti per non realizzare una situazione di "conflitto di interessi" in considerazione del doppio incarico rivestito dal suo presidente anche direttore nazionale del servizio di valutazione di impatto ambientale". Qualche giorno dopo quel presidente dell'OAN, l’ing. Bruno Agricola, si dimise dalla carica, pur non avendo avuto alcun ruolo di responsabilità di vertice nell’approvazione della VIA relativa alla tratta Bologna-Firenze. Ci chiediamo come mai la Regione Toscana proponga ancora oggi – per l’Osservatorio Ambientale del Nodo AV di Firenze -  un proprio rappresentante nella persona del dirigente che quel progetto ha licenziato come responsabile del servizio VIA.

 

10.

Un altro grave impedimento all’autonomia dell'Osservatorio Ambientale deriva, a nostro avviso, dagli stessi meccanismi decisionali previsti al suo interno. Se infatti è utile e opportuno che nell’Osservatorio siano consultati il Proponente l’opera (TAV SpA) e l’Alta Sorveglianza (Italferr SpA), altrettanto inopportuno è – parrebbe - che le decisioni relative alle attività di un organo di natura eminentemente pubblica debbano essere assunte con il loro consenso, e dunque con un potere di veto da parte dei soggetti “controllati”.

 

Possiamo solo provare a immaginare con quanta difficoltà e con quanto ritardo abbia potuto essere adottato, ad esempio, il provvedimento del 17 giugno 1999 relativo alle "Emergenze idrogeologiche causate dallo scavo delle gallerie nella tratta Bologna-Firenze", nel quale un Osservatorio Ambientale di cui facevano parte, appunto, i soggetti controllati e – per i soggetti controllori – il dirigente regionale che aveva firmato la deliberazione di approvazione del progetto esecutivo dell’opera, scrive di ritenere che "i lavori di scavo, che attualmente risultano sospesi, possano riprendere solo sulla base di attendibili approfondimenti tecnici in merito alle previsioni relative ad eventuali ulteriori interferenze con le risorse idriche e solo in presenza di adeguate misure preventive relative alle modalità di avanzamento e di impermeabilizzazione, al fine di limitare al massimo i danni al sistema idrologico e al sistema ecologico nel suo complesso" (Ministero dell'Ambiente, Provvedimento del 17 giugno '99, con oggetto "Emergenze idrogeologiche causate dallo scavo delle gallerie nella tratta Bologna-Firenze").

In proposito Idra ricorda che il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato il 26 luglio 2000 la Risoluzione n. 4, nella quale impegnava la Giunta Regionale ad assumere ogni iniziativa utile ad assicurare “maggiore incisività nel ruolo dell’OAN, prevedendo una esplicita funzione prescrittiva dell’OAN stesso, nonché un “peso” maggiore del Presidente nell’assunzione di decisioni che attualmente devono essere assunte all’unanimità”. Di tale impegno non si è fin qui visto, apparentemente, alcun effetto.

 

Non crediamo che sia opportuno invocare, a giustificazione di tale “trattamento di riguardo” nei confronti di TAV SpA, il fatto che è essa, secondo l’Accordo procedimentale, a sostenere l’onere economico delle attività dell’Osservatorio. Se infatti nel ’95, al momento della firma dell’Accordo Procedimentale per la tratta TAV Bologna-Vaglia, riceveva ancora pubblicamente credito la “bufala” della natura privata di TAV SpA, dal marzo ’98 anche questa leggenda è stata sfatata dall’avvenuta incorporazione di TAV SpA (debiti inclusi) in FS Spa, dove l’unico azionista è lo Stato. Riteniamo dunque che si possa e si debba svincolare l’azione dell’Osservatorio da ogni forma di influenza e condizionamento, palese o occulto, da parte della società proponente, divenuta ormai pubblica a tutti gli effetti.

 

11.

Gli stessi frequenti avvicendamenti di presidenti e componenti all’interno dell’Osservatorio non sembrano davvero avere assicurato continuità ed efficienza all’intervento. In questo senso l’Associazione Idra chiede che – qualora il Ministro ritenga opportuno nominare una nuova presidenza al vertice dell’OAN – venga quanto meno garantita la presenza di un esponente che sia ben informato della complessa materia di cui dovrà occuparsi.

 

12.

Come è del tutto evidente quando si consideri l’esperienza frustrante del Mugello, all’Osservatorio Ambientale dovrebbero in ogni caso essere assegnati poteri autoritativi assai più certi, cogenti e immediati di quelli – quasi platonici - che l’Accordo procedimentale prevede. Un Osservatorio che non abbia potestà immediata di intervento nelle emergenze ambientali che sono all’ordine del giorno nella cantierizzazione di opere dall’impatto così pesante e prevedibile appare piuttosto una foglia di fico che uno strumento efficace di tutela.

 

13.

Riteniamo infine che sia nell’Accordo Procedimentale sia nella definizione delle regole dell’Osservatorio Ambientale potrebbe e dovrebbe essere comunque riservato più ampio spazio alla partecipazione attiva, propositiva e critica dei cittadini, dei loro comitati, delle associazioni, all’informazione, all’interazione con la società civile.

 

 

Alla luce delle circostanze descritte e delle riflessioni proposte, che ci auguriamo possano contribuire a suggerire soluzioni utili, sollecitiamo dunque l'adozione di un nuovo Accordo Procedimentale – e, al suo interno, di nuove regole per l’Osservatorio Ambientale -  che sia in grado di garantire finalmente l'efficacia e la trasparenza dell’azione pubblica di tutela dell’ambiente, così duramente compromesso dall’aggressione concomitante di scelte discutibili nel merito, di una cattiva progettazione ed esecuzione, di una imperdonabile insufficienza dei controlli.

 

 

Auspicando l’accoglimento delle nostre proposte e un cortese riscontro, porgiamo cordiali saluti.

 

 

Il presidente

Girolamo DELL’OLIO

 

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