Associazione di volontariato Idra
iscritta al
Registro Regionale del Volontariato della Toscana
per la
promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale
indirizzo
postale: Via Giano della Bella, 7 -
50124 FIRENZE; Tel. e fax 055.233.76.65
e-mail idrafir@tin.it;
web
http://associazioni.comune.fi.it/idra/inizio.html
sede:
Via Vittorio Emanuele II, 135
- 50134 FIRENZE
totale n. 5 pagine (inclusa la
presente) + n. 4 allegati
Firenze, 26.6.’08
Al Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio
on. Stefania PRESTIGIACOMO
Via Cristoforo Colombo 44
00147 ROMA
e-mail segreteria.ministro@minambiente.it
per conoscenza:
Assessore alla Tutela
ambientale e all’Energia
Anna Rita Bramerini
REGIONE TOSCANA
e-mail annarita.bramerini@regione.toscana.it
Al Presidente del Comitato
tecnico-scientifico
OAL (Osservatorio Ambientale Locale
sulla tratta AV Bologna-Firenze)
prof. Giuliano RODOLFI
Piazza Dante Alighieri, 2
50032 BORGO S. LORENZO (FI)
URGENTE
OGGETTO: TAV - Tratta
Bologna-Firenze, Accordo Procedimentale e Osservatorio Ambientale
Nazionale. Considerazioni e proposte.
Gentile
Ministro,
abbiamo
appreso che sarebbe in calendario, domani 27 giugno, un Suo incontro con il
Direttore generale della Direzione Salvaguardia ambientale, ing. Bruno
Agricola. All’ordine del giorno l’ormai annosa questione degli Accordi
procedimentali e degli Osservatori Ambientali istituiti per controllare
l’attuazione dei programmi di costruzione delle linee ad Alta Velocità sulla
tratta Bologna-Firenze (qui, per quanto ci risulta, dopo
essere scaduto a giugno 2006 l’Accordo Procedimentale è stato prorogato fino al
successivo 31 dicembre, e da allora - quindi da un anno e mezzo - l’Accordo non
è mai stato rinnovato, con esso cessando le proprie attività anche l’unico
strumento di controllo ambientale sulle conseguenze che la costruzione della
linea AV ha provocato – gli effetti sono tuttora attivi e spesso irreversibili
– nell’Appennino e nelle valli fra Firenze e Bologna) e nel nodo di Firenze
(qui l’Osservatorio Ambientale risulta esser decaduto a metà maggio 2008).
Il mancato rinnovo di accordi e osservatòri non ha
comportato una sospensione cautelativa dei lavori, come sarebbe stato logico,
bensì la loro prosecuzione (il che ha comportato, fra le altre cose, nel caso
della tratta appenninica, la dismissione di alcuni campi base, cantieri,
depositi e quant’altro) in assenza dei controlli istituzionali previsti dagli
accordi stessi.
La circostanza ci pare alquanto grave, e rimarrà - riteniamo
- a perenne discredito dell’operato del Governo che ha preceduto l’attuale.
Noi vogliamo confidare che Ella avverta – anche in virtù
della Sua sensibilità femminile - la delicatezza della materia, giacché persino
nella delicatissima città di Firenze proseguono in simili condizioni attività
di cantiere di grande impatto.
Approfittiamo dunque della scadenza dell’appuntamento di
domani per comunicarLe, con ogni possibile sentimento di urgenza, la nostra
attesa di un immediato recupero di condizioni minime di legalità a beneficio di
un territorio già profondamente sconvolto dalla cantierizzazione TAV, che si è
rivelata particolarmente
distruttiva, un vero e proprio modello negativo nazionale di intervento
sull’ecosistema-montagna.
Non crediamo sia necessario richiamare
qui i contenuti delle imputazioni – in
materia di danno ambientale grave e irreversibile – a carico
dei realizzatori dell’opera, che sono da qualche anno a questa parte
all’attenzione del Tribunale di Firenze nell’ambito di un processo
penale – la sentenza è attesa nei prossimi mesi - che vede anche la nostra
Associazione costituita parte civile. Nella circostanza, tuttavia, vorremmo
proporLe – sulla scorta della nostra lunga esperienza di monitoraggio della
cantierizzazione TAV - alcuni utili correttivi nei poteri, nella composizione e
nel funzionamento degli Osservatòri Ambientali in questione, nel momento in cui
si mette mano – come auspichiamo – al loro rinnovo.
Com’è
noto, l’effettiva entrata in vigore dell’Accordo Procedimentale per la tratta
TAV Bologna-Firenze, e in particolare l’istituzione dell’Osservatorio
Ambientale, ha accusato ritardi importanti nel
primo ciclo di attuazione dell’opera, determinando
inefficienze diffuse e profonde che hanno contribuito a caratterizzare
negativamente l’esperienza TAV in Toscana.
Rammentiamo
solo che gravi responsabilità in ordine alla cantierizzazione sono certamente
da ricollegare alle procedure approvative dei progetti. Le procedure sono
risultate spesso disinvolte e poco rispettose delle esigenze di comunità ed
istituzioni locali; i progetti già al vaglio degli organi tecnici centrali e
regionali risultavano inadeguati, superficiali e incompleti, e successivamente
tali si sono dimostrati alla drammatica prova dei fatti.
Puntuale e
spietata appare in questo senso l’analisi condotta dall’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e
forniture (Risoluzione del 19 dicembre 20017, Allegato 1), che sulla base
anche di una nostra segnalazione ha svolto un’istruttoria a tutto campo sui
cantieri TAV in Italia, pervenendo a conclusioni raccapriccianti, che tuttavia
non sembrano aver ricevuto a oggi seria attenzione da parte degli organi
istituzionali.
Neppure la
fase del controllo, affidata dall'Accordo Procedimentale all'Osservatorio
Ambientale, ha giovato gran che alla tutela di un territorio così
pericolosamente pregiudicato da una progettazione insufficiente. E ciò si è
verificato a nostro avviso soprattutto per il modo in cui è stata concepita,
organizzata ed attuata l'attività dell'Osservatorio stesso. Si ha quasi la
sensazione che questa struttura, teoricamente destinata a giocare un ruolo di
grande rilievo nel quadro della realizzazione delle c.d. grandi opere, abbia rappresentato più un tributo formale al
rispetto di un procedimento di garanzia che una garanzia concreta, a
prescindere dalla buona volontà dei singoli.
Elenchiamo
qui di seguito i principali limiti che ci è stato possibile cogliere in questi
anni, sperando che possano essere superati nell’ambito delle ridefinizione dei
contenuti dell’Accordo.
1.
L’Osservatorio ha mostrato di non
disporre di una struttura organizzativa efficiente, a cominciare da quella di segreteria
praticamente inesistente (l’unico presidente dell’OAN col quale la nostra
Associazione è stata in grado di stabilire un minimo rapporto di dialogo,
l’ing. Fabio Trezzini, può testimoniare le condizioni logistiche proibitive
nelle quali si è trovato a dover operare). Nel caso dell’Osservatorio
Ambientale per il Nodo di Firenze, il cui presidente è espressione
dell’Amministrazione Comunale di Firenze, per complicare le cose la segreteria
e, ci è stato riferito, tutti i materiali cartacei di progetto si trovano,
anziché a Firenze, in un ufficio a Roma!
2.
L’Osservatorio per la tratta
Bologna-Firenze si è dotato solo tardivamente di un supporto tecnico efficace
(in Toscana l’ARPAT), che è rimasto però a lungo pesantemente sottodimensionato
(come tutti gli atti ufficiali attestano) rispetto alla scala di esigenze esponenzialmente
lievitate con l’avvio della “grande opera”. Un supporto tecnico che tuttora
soffre di un insufficiente investimento di risorse materiali e umane, come
rileviamo da taluni indicatori oggettivi: cessazione o diradamento di talune
attività di controllo; ritardi nell’attuazione degli interventi richiesti;
ritardi nella comunicazione dei loro esiti; ecc.
3.
Mancano nell’Osservatorio, e nel suo
supporto tecnico, una quantità di competenze (e delle rispettive risorse
necessarie a sostenerle) che appaiono assolutamente centrali nelle attività di
monitoraggio, controllo e prevenzione legate a un’opera dal così ampio raggio
di impatti. Non si registra in essi, ad esempio, una presenza istituzionale di
medici, epidemiologi, sociologi, botanici, forestali, geologi, idraulici,
statistici...
4.
L’Osservatorio per la tratta non ha
mostrato una capacità ricettiva delle istanze della società civile che fosse
all’altezza delle esigenze. Per limitarci all’ultimo suo anno di attività, sono
state poste all’attenzione dell’OAN questioni gravi e urgenti, come quelle documentate
nell’esposto inviato ai Suoi predecessori il 13 marzo 2006 (Allegato 2), il 24 aprile 2006 (Allegato 3) e il 22 giugno 2006 (Allegato 4), questioni che non risultano
essere state approfonditamente discusse e trattate nei tempi urgenti necessari
nonostante le sollecitazioni avanzate da parte degli esponenti e sostenute dal
rappresentante della Regione Toscana nell’Osservatorio stesso. Abbiamo appreso
dalla viva voce del rappresentante della Regione Toscana nell’Osservatorio,
durante il nostro incontro proprio con l’Assessore all’Ambiente svoltosi il 24
luglio 2006, che ancora non era stato possibile discutere nell’Osservatorio
l’emergenza sanitaria e ambientale con cui ha dovuto convivere per anni la più
grande azienda frutticola biologica del Mugello, a ridosso della quale è attiva
la finestra TAV di S. Giorgio, nonostante l’Associazione Idra avesse posto formalmente la questione all’attenzione
dell’Osservatorio per la prima volta a settembre 2005!
5.
Gli Osservatòri – che non dispongono
neppure di un sito web - non hanno mostrato una capacità di comunicazione e
trasparenza verso l’esterno tali da permettere di considerarli strumenti di
informazione e conoscenza anche a disposizione del cittadino. Solo con grande
ritardo, ad esempio, Idra ha ottenuto
i verbali dell’Osservatorio sulla tratta, e tuttora non risulta
attivata alcuna procedura di invio o pubblicazione in automatico dei materiali
prodotti dagli OAN o legati alla loro attività. Solo durante la presidenza
dell’ing. Fabio Trezzini l’OAN della tratta ha episodicamente osato “aprire” -
con un convegno - al confronto con i cittadini, i comitati e le associazioni,
pur con tutti i limiti che derivavano dall’organizzazione descritta.
Assai più efficace, sia sul versante
dell’ascolto sia su quello della comunicazione, si è dimostrata invece
l’attività dell’Osservatorio Ambientale Locale istituito dalla Comunità Montana
del Mugello. Ma non sempre è parsa sufficientemente e appropriatamente valorizzata.
6.
Non possono essere sottaciuti i
periodi di “vacanza” (formale o di fatto) dell’OAN, anche in contemporanea con
rilevanti emergenze ambientali. A luglio 2002, ad esempio, l’associazione Idra
apprendeva che una nuova copiosa emorragia idrica era in atto sul fronte nord
di scavo (lato Bologna) della galleria TAV di Marzano, e ne informava
immediatamente l’ARPAT, alla quale chiedeva di documentare le attività di
campionamento e di sopralluogo svolte nella stessa galleria. Questa volta erano
a rischio le delicatissime sorgenti alte del Fosso di Rampolli, nel Comune di
Borgo San Lorenzo (Firenze). Ebbene, proprio in una fase in cui si continuavano
a intaccare pozzi, sorgenti, torrenti, languiva
il principale organismo di controllo: dall’allora Assessore regionale
all’Ambiente dott. Tommaso Franci e dal sindaco di Borgo S. Lorenzo dott.
Antonio Margheri Idra apprendeva in quella circostanza che da un paio di mesi l’Osservatorio Ambientale
Nazionale non si riuniva più!
7.
Si rileva che comunque il numero di
sedute che l’Osservatorio ha dedicato alle materie di sua competenza appare
sproporzionatamente basso rispetto alla quantità e gravità di temi e di
emergenze che la cantierizzazione ha determinato sul territorio.
L’allora assessore toscano all’Ambente
Marino Artusa, nella sua comunicazione al Consiglio Regionale della
Toscana del 2 maggio 2006, scriveva che “l’attività
dell’Osservatorio aveva visto nel 2004 una generale riduzione di attività
probabilmente connessa alla fine ormai prossima degli scavi e alla fine delle
emergenze idrogeologiche”. Ma è facile intuire quanto sarebbe stato
importante e opportuno che il ritmo di lavoro dell’Osservatorio non venisse
affatto rallentato, non foss’altro che per il perdurare delle emergenze
idrogeologiche e per i ritardi nell’implementazione degli interventi di
“ripristino ambientale” annunciati a luglio del 2002. Riferiva ancora l’assessore
Artusa: “nell’anno 2005 l’attività è
ripresa, soprattutto in vista sia delle attività di ripristino ambientale
previste dagli accordi del ‘95 e ’98 che di quelle connesse all’attuazione
dell’Addendum del luglio 2002”. Ma i dati parlano di quattro soli incontri
nel 2005 e tre – alla data di luglio
2006 – nel 2006: un ruolino di marcia che ci sembra gravemente sottodimensionato,
anche alla luce della disattenzione che abbiamo dovuto constatare per temi di
grande rilievo ambientale come quelli descritti nel nostro esposto.
8.
Sembra ovvio dover esprimere riserve
sul cumulo di incarichi e competenze che talora grava sui componenti o sugli
stessi presidenti dell’Osservatorio. Citiamo il caso dell’ing. Bruno Agricola,
che – per quanto ci risulta - è stato al tempo stesso presidente
dell’Osservatorio Ambientale per la tratta Bologna-Firenze, responsabile di una
Direzione Generale del Ministero dell’Ambiente e, dopo le dimissioni della
prof.ssa Maria Rosa Vittadini, direttore del Servizio VIA del Ministero.
Citiamo il caso dell’arch. Gaetano Di Benedetto, che è stato presidente
dell’Osservatorio Ambientale per il nodo AV di Firenze e al tempo stesso
direttore della Direzione Urbanistica del Comune di Firenze. Citiamo il caso
dell’arch. Gianni Biagi, rappresentante della Regione Toscana nell’OAN fino al
2000, che nel ’99 assume anche il ruolo di assessore all'Urbanistica del Comune
di Firenze.
Ci si domanda se persone investite
da incarichi pubblici di così alto rilievo e impegno possano materialmente
adempiere a funzioni aggiuntive così importanti come quelle che derivano dalle
competenze dell’Osservatorio. Ci si domanda inoltre se adeguate risorse
aggiuntive (in termini di orari, onorari, attrezzature, struttura, personale,
ecc.) siano effettivamente destinate ai membri dell’Osservatorio in relazione
ai nuovi incarichi assegnati.
9.
Non sembra in alcun modo
apprezzabile, ancora, la scelta di nominare come membri dell’Osservatorio, cui
è demandato il compito di vigilare sulle condizioni di realizzazione del
progetto, persone che hanno rivestito un qualche ruolo nell’iter che ha portato
all’approvazione del progetto stesso. Assai più saggio, opportuno e
istituzionalmente corretto sarebbe, a nostro avviso, indicare soggetti in tutto
e per tutto “terzi” rispetto all’opera. Ci è stato spiegato, invero, che
l’Osservatorio Ambientale altro non sarebbe che una prosecuzione delle attività
di Valutazione di Impatto Ambientale, una sorta di VIA in itinere, e che questo giustificherebbe le scelte di
“continuità”. Per quanto astrattamente sensate, esse rischiano di perpetuare
però proprio quei gravi deficit di valutazione, progettazione, pianificazione e
controllo che i fatti conclamati attestano, sia in sede giudiziaria (si leggano
le conclusioni dei PM al processo di Firenze), sia in sede tecnica (ancora una
volta dovrebbero soccorrere, in questo caso, le analisi e le conclusioni
redatte dall’Autorità per la vigilanza
sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che descrive senza
perifrasi le micidiali manchevolezze registrate nell’iter approvativo e in
quello esecutivo dell’opera TAV, a tutto danno della tutela dell’ambiente e
dell’erario!).
Nel caso della tratta TAV
Bologna-Firenze, è stato rappresentante della Regione Toscana nell’OAN fino al
2000 lo stesso citato arch. Gianni Biagi che, come dirigente responsabile del
Servizio Infrastrutture della Regione Toscana, risulta aver firmato la
deliberazione di approvazione del progetto esecutivo TAV Firenze-Bologna
(Deliberazione N. 3884 del 24.7.'95).
In merito al Nodo AV di Firenze,
rappresentante della Regione Toscana nell’Osservatorio Ambientale Nazionale per
il Nodo è stato nominato l'arch. Moreno Mugelli, che era
presidente del nucleo di Valutazione di Impatto Ambientale della Regione
Toscana all'epoca della richiesta di
pronuncia di compatibilità ambientale sul progetto di penetrazione urbana AV di
Firenze, stazione AV e interventi connessi, e che in quella veste ha
emesso proprio il parere in base al quale la Giunta regionale ha poi
deliberato in data 14 dicembre 1998.
Temiamo
che debba essere piuttosto complicato e imbarazzante per una persona esprimere
valutazioni ed assumere decisioni in ordine alle conseguenze (magari disastrose
come si è verificato in Mugello) di un progetto che la stessa persona ha avuto
modo di esaminare ed approvare già in sede procedimentale. Ancora più problematico ci appare
questo compito quando, per i meccanismi
decisionali fissati per l’Osservatorio Ambientale, quella persona si trova a
disporre di un potere di veto, essendo le decisioni da assumere soggette al
vincolo dell’unanimità.
Anche il presidente del Consiglio
Regionale della Toscana, in occasione della citata emergenza idrogeologica
dell’estate del 2002 in assenza di operatività dell’OAN, ritenne essere “da
stigmatizzare l’inattività dell’Osservatorio Ambientale Nazionale probabilmente
motivata dalla necessità di non compiere atti per non realizzare una situazione
di "conflitto di interessi" in considerazione del doppio incarico
rivestito dal suo presidente anche direttore nazionale del servizio di
valutazione di impatto ambientale". Qualche giorno dopo quel
presidente dell'OAN, l’ing. Bruno Agricola, si dimise dalla carica, pur non
avendo avuto alcun ruolo di responsabilità di vertice nell’approvazione della
VIA relativa alla tratta Bologna-Firenze. Ci chiediamo come mai la Regione
Toscana proponga ancora oggi – per l’Osservatorio Ambientale del Nodo AV di
Firenze - un proprio rappresentante
nella persona del dirigente che quel progetto ha licenziato come responsabile
del servizio VIA.
10.
Un altro
grave impedimento all’autonomia dell'Osservatorio Ambientale deriva,
a nostro avviso, dagli stessi meccanismi decisionali previsti al suo interno.
Se infatti è utile e opportuno che nell’Osservatorio siano consultati il
Proponente l’opera (TAV SpA) e l’Alta Sorveglianza (Italferr SpA), altrettanto
inopportuno è – parrebbe - che le decisioni relative alle attività di un
organo di natura eminentemente pubblica debbano essere assunte con il loro
consenso, e dunque con un potere di veto da parte dei soggetti “controllati”.
Possiamo solo provare a immaginare
con quanta difficoltà e con quanto ritardo abbia potuto essere adottato, ad
esempio, il provvedimento del 17 giugno 1999 relativo alle "Emergenze
idrogeologiche causate dallo scavo delle gallerie nella tratta
Bologna-Firenze", nel quale un Osservatorio Ambientale di cui
facevano parte, appunto, i soggetti controllati e – per i soggetti controllori
– il dirigente regionale che aveva firmato la deliberazione di approvazione del
progetto esecutivo dell’opera, scrive di ritenere che "i lavori di
scavo, che attualmente risultano sospesi, possano riprendere solo sulla base di
attendibili approfondimenti tecnici in merito alle previsioni relative ad
eventuali ulteriori interferenze con le risorse idriche e solo in presenza di
adeguate misure preventive relative alle modalità di avanzamento e di
impermeabilizzazione, al fine di limitare al massimo i danni al sistema
idrologico e al sistema ecologico nel suo complesso" (Ministero
dell'Ambiente, Provvedimento del 17 giugno '99, con oggetto "Emergenze
idrogeologiche causate dallo scavo delle gallerie nella tratta Bologna-Firenze").
In proposito Idra ricorda che il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato
il 26 luglio 2000 la Risoluzione n. 4, nella quale impegnava la Giunta
Regionale ad assumere ogni iniziativa utile ad assicurare “maggiore incisività nel ruolo dell’OAN, prevedendo una esplicita
funzione prescrittiva dell’OAN stesso, nonché un “peso” maggiore del Presidente
nell’assunzione di decisioni che attualmente devono essere assunte
all’unanimità”. Di tale impegno non si è fin qui visto, apparentemente,
alcun effetto.
Non crediamo che sia opportuno
invocare, a giustificazione di tale “trattamento di riguardo” nei confronti di
TAV SpA, il fatto che è essa, secondo l’Accordo procedimentale, a sostenere
l’onere economico delle attività dell’Osservatorio. Se infatti nel ’95, al
momento della firma dell’Accordo Procedimentale per la tratta TAV
Bologna-Vaglia, riceveva ancora pubblicamente credito la “bufala” della natura
privata di TAV SpA, dal marzo ’98 anche questa leggenda è stata sfatata
dall’avvenuta incorporazione di TAV SpA (debiti inclusi) in FS Spa, dove
l’unico azionista è lo Stato. Riteniamo dunque che si possa e si debba
svincolare l’azione dell’Osservatorio da ogni forma di influenza e
condizionamento, palese o occulto, da parte della società proponente, divenuta
ormai pubblica a tutti gli effetti.
11.
Gli stessi frequenti avvicendamenti
di presidenti e componenti all’interno dell’Osservatorio non sembrano davvero
avere assicurato continuità ed efficienza all’intervento. In questo senso
l’Associazione Idra chiede che –
qualora il Ministro ritenga opportuno nominare una nuova presidenza al vertice
dell’OAN – venga quanto meno garantita la presenza di un esponente che sia ben
informato della complessa materia di cui dovrà occuparsi.
12.
Come è del tutto evidente quando si
consideri l’esperienza frustrante del Mugello, all’Osservatorio Ambientale
dovrebbero in ogni caso essere assegnati poteri autoritativi assai più certi,
cogenti e immediati di quelli – quasi platonici - che l’Accordo procedimentale
prevede. Un Osservatorio che non abbia potestà immediata di intervento nelle
emergenze ambientali che sono all’ordine del giorno nella cantierizzazione di
opere dall’impatto così pesante e prevedibile appare piuttosto una foglia di
fico che uno strumento efficace di tutela.
13.
Riteniamo infine che sia
nell’Accordo Procedimentale sia nella definizione delle regole
dell’Osservatorio Ambientale potrebbe e dovrebbe essere comunque riservato più
ampio spazio alla partecipazione attiva, propositiva e critica dei cittadini,
dei loro comitati, delle associazioni, all’informazione, all’interazione con la
società civile.
Alla
luce delle circostanze descritte e delle riflessioni proposte, che ci auguriamo
possano contribuire a suggerire soluzioni utili, sollecitiamo dunque l'adozione
di un nuovo Accordo Procedimentale – e, al suo interno, di nuove
regole per l’Osservatorio Ambientale - che sia in grado di garantire
finalmente l'efficacia e la trasparenza dell’azione pubblica di tutela
dell’ambiente, così duramente compromesso dall’aggressione concomitante di
scelte discutibili nel merito, di una cattiva progettazione ed esecuzione, di
una imperdonabile insufficienza dei controlli.
Auspicando
l’accoglimento delle nostre proposte e un cortese riscontro, porgiamo cordiali
saluti.
Il presidente
Girolamo DELL’OLIO