Associazione
di volontariato Idra
iscritta
al Registro Regionale del Volontariato della Toscana
per la promozione e la tutela
del patrimonio ambientale e culturale
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50134 FIRENZE
Tel. e fax 055.233.76.65; Tel.
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RACCOMANDATA
A.R.
Firenze,
29.3.'05
EUROSTAT
Il Commissario, Dott. Joaquín ALMUNIA
Bâtiment Jean Monnet
Rue Alcide de Gasperi
L-2920 LUXEMBOURG
OGGETTO: sospensione di Eurostat alla certificazione del
bilancio italiano 2004 - nostre considerazioni.
Gentile
Commissario,
ci rivolgiamo a Eurostat in relazione alla mancata convalida del bilancio
italiano 2004, da Voi motivata con la necessità di ulteriori accertamenti su
quel documento, a fronte di una situazione dei conti pubblici italiani che si
aggira apparentemente sul valore del 3%
in relazione al rapporto deficit/pil.
Da cittadini italiani aderenti alla associazione indipendente di
volontariato Idra, che dal 1998 si
occupa prevalentemente di politica dei trasporti, specialmente in relazione ai
progetti italiani di Alta Velocità ferroviaria "TAV Spa", desideriamo far presente quanto segue.
La nostra associazione ha più volte rappresentato fino ai più alti livelli
istituzionali, sia in Italia che in Europa, il macroscopico danno finanziario a
carico del pubblico erario indotto dai progetti TAV Spa, e da altri
preventivati nel futuro dall’attuale Governo e ad essi assimilabili, come il
"Ponte sullo Stretto di Messina".
In breve, limitandoci in questa sede al tema dell’Alta Velocità, si tratta
di una operazione rimasta a completo carico delle finanze pubbliche, dopo
iniziali promesse di intervento al 60% di capitali privati (project-financing),
però mai mantenute. A fronte di esborsi rilevantissimi per la sua
costruzione, in crescita esponenziale rispetto ai preventivi originari (da 1085
a 5205 milioni di euro sulla sola tratta Bologna-Firenze), la concreta utilità
pubblica di questa opera resta ancora tutta da dimostrare da parte dei
proponenti. La nostra associazione si avvale anche dei risultati di uno studio
approfondito, condotto da una équipe di esperti nell’ambito di una conferenza
tecnica insediata nel 1996 presso il Ministero dei Trasporti italiano, che
dimostra puntualmente, dati alla mano, l’assenza di convenienza dell'opera. Lo
studio è stato pubblicato in volume sotto il titolo “Alta Velocità -
Valutazione economica, tecnologica e ambientale del progetto” (autori Virginio
Bettini, Claudio Cancelli, Roberto Galantini, Paolo Rabitti, Angelo Tartaglia e
Mario Zambrini; editore CUEN Editrice, Napoli, 1997). Saremo lieti di
fornirvene copia qualora ne riteniate utile la consultazione.
Per quanto concerne la redditività
ipotizzata dell'opera, sul sito web della TAV Spa medesima (www.tav.it),
alla voce "tempi e costi di realizzazione delle linee veloci" si può
leggere ancora oggi che, a decorrere dall'attivazione delle linee, "lo Stato si farà, inoltre, carico di
integrare quella parte del servizio del debito che i proventi non riusciranno a
coprire (stimato nell'ordine del 50%)".
La nostra associazione, visti ignorati i suoi appelli alle istituzioni
nazionali, ha ritenuto doveroso segnalare anche in sede europea le pericolose
implicazioni finanziarie sottese a scelte infrastrutturali come quella in
argomento. Le criticità correlate a questi investimenti possono ovviamente ripercuotersi
negativamente anche sulla stabilità economica comunitaria.
Riportiamo di seguito un breve elenco dei
nostri principali interventi:
·
il 4.9.'02 e il 30.10.'02, due lettere al
Commissario per gli affari economici della Commissione Europea, dott. Pedro
Solbes, aventi per oggetto nostre osservazioni circa la richiesta del Governo
italiano di modifica al Patto europeo di stabilità e crescita;
·
il 22.1.'03, una lettera ancora al dott. Solbes,
per la trasmissione di copia dell'interrogazione sui motivi di inopportunità
della linea TAV/TAC, inoltrata alla Commissione Europea Trasporti da parte
delle popolazioni della Valle di Susa (Piemonte, Italia);
·
il 7.5.03, abbiamo trasmesso un dossier
elettronico denominato "Rapporto Toscana" che ai deputati
dell'Assemblea nazionale francese, chiamata a decidere sulla linea ad Alta
Velocità Torino-Lione, documentava con dati di fonte istituzionale i
danni provocati all'economia e all'ambiente dalla TAV fra Firenze e Bologna;
·
il 19.6.'03, una lettera aperta al Ministro italiano dell'Economia e delle Finanze
dott. Giulio Tremonti, e per conoscenza ancora al Commissario per gli affari
economici della Commissione Europea dott. Pedro Solbes, avente per oggetto
nostre considerazioni circa alcune dichiarazioni pubbliche del Ministro a
proposito di grandi infrastrutture;
·
il 6.11.'03, una lettera al Vicepresidente della
Commissione Bilancio della Commissione Europea, on. Franz Turchi, avente per
oggetto nostre considerazioni su sue dichiarazioni pubbliche circa la richiesta
di sostegno delle Banche centrali al finanziamento dei "grandi
lavori" nella UE;
·
il 10.5.'04, una lettera al Presidente del
Consiglio dei Ministri della Repubblica francese dott. Jean-Pierre Raffarin e
al Presidente del Consiglio della Repubblica italiana dott. Silvio Berlusconi,
e per conoscenza al Presidente del Parlamento Europeo dott. Patrick Cox, avente
per oggetto nostre considerazioni circa l'approvazione da parte dei Governi di
Francia e Italia della costruzione di una nuova linea ferroviaria ad Alta
Velocità Torino-Lione.
Tutte queste iniziative sono documentate sul nostro sito web.
Ebbene, ci duole dire che nemmeno in sede comunitaria i nostri pur
documentati allarmi sembrano aver avuto un seguito significativo.
Quindi oggi cogliamo volentieri l'occasione della cautela e dell'attenzione
da Voi dimostrate nel valutare i conti pubblici del nostro Paese, per fornirVi
informazioni che ci auguriamo possano essere utili nell'adempimento del Vostro
compito.
Vi trasmettiamo dunque, allegato alla presente, il volume "Le grandi
opere del Cavaliere", scritto dall'ingegnere bolognese Ivan Cicconi.
L'ing.Cicconi è stato fra l’altro docente al Politecnico di Torino, poi
collaboratore del ministro dei Lavori Pubblici Nerio Nesi al tempo del Governo
Amato (anno 2000), e attualmente è direttore della NuovaQuasco, società di ricerca nel campo delle costruzioni. Ci
siamo avvalsi in più occasioni delle analisi dell’ing. Cicconi per motivare le
nostre critiche alle politiche infrastrutturali delle ultime legislature.
In questo suo recente lavoro l’ing. Cicconi ripercorre dettagliatamente la
genesi e l'evoluzione finanziaria del progetto "Alta Velocità
ferroviaria" (capitoli II e III). Ci paiono esemplari, in questo ambito, le parole dell'on. Luigi
Preti, già ministro dei Trasporti della Repubblica italiana, che in una lettera
al collega Beniamino Andreatta (riportata a pag. 53) riassume con pochi ed
efficacissimi tratti l'essenza della vicenda, in merito al suo impatto sulle
casse dello Stato.
Il libro è corredato da tabelle che riportano l'evoluzione dei costi. Riportiamo dal testo:
"La situazione dei costi, secondo i dati
ufficiali di TAV, e per le tratte comprese nella linea Torino-Napoli, registra
un aumento medio di oltre il 400% rispetto ai contratti firmati nel 1991. (…)
Fra le opere strategiche di serie A il Governo ha inserito e promette
l'affidamento a general contractor anche delle tratte italiane della
Torino-Lione e Venezia-Trieste(…), nonché il prolungamento da Napoli a Reggio
Calabria e per Palermo e Catania. Se il modello TAV verrà adottato anche per
questi nuovi programmi il costo indicato dal Governo in 18.291 milioni di euro,
secondo le stime di Quasco, sarebbe invece di 43.800 milioni di euro.
Se entro la scadenza della legislatura si
arrivasse all'affidamento a contraente generale anche di queste nuove tratte,
il fabbisogno finanziario salirebbe a circa 60.000 milioni di euro da reperire
nell'arco di un decennio, il periodo prevedibile per la loro realizzazione. Le
risorse attivate con il modello TAV proietterebbero nei bilanci futuri dello
Stato una situazione semplicemente devastante. E' infatti del tutto evidente
come la restituzione dei prestiti con gli utili derivanti dalla gestione del
servizio è semplicemente improponibile…" (opera
citata, pagg. 84 e seguenti).
Nel prosieguo del libro, l'autore argomenta - a partire dalle condizioni
descritte – evidenziando il rischio concreto di scenari piuttosto preoccupanti
per le sorti del nostro Paese. In pratica, con recenti disposizioni legislative
del Governo Berlusconi (D.L. 190/2002, cosiddetta “Legge obiettivo”) in dubbia
conformità alle direttive europee in materia (93/37/CEE) sarebbero stati
fatti saltare pilastri portanti del pubblico interesse in materia di appalti e
concessioni (capitolo IV), creando una
nuovo soggetto economico privato "monstrum",
che godrebbe del vantaggi dell'appaltatore e al tempo stesso del
concessionario, a manifesto scapito della amministrazione pubblica.
Sarebbero inoltre stati
clamorosamente cancellati il limite trentennale di durata delle
concessioni e il limite massimo del 50%
di partecipazione dello Stato alla cifra necessaria alla realizzazione
di grandi opere (Legge 166/2002). Limiti fissati a suo tempo
dalla Legge 109/94 (in osservanza alle direttive europee) per appurare in
termini inequivocabili la convenienza della realizzazione di una determinata
infrastruttura: se ci sono privati - quello era il senso - disposti a investire
almeno la metà delle risorse necessarie a realizzare una certa opera, convinti
di riprendere i loro soldi in 30 anni col giusto guadagno, allora l’opera si
realizza. In caso contrario, specialmente se le risorse necessarie lo Stato non
le possiede, vi si rinuncerà, dato che non si tratta di un buon affare per
nessuno. Questi criteri di salvaguardia e garanzia sembrerebbero essere stati
spazzati via, ignorando i più elementari vincoli di bilancio dettati dai
principi di una sana amministrazione.
Si sarebbero create nuove forti criticità anche nell'esecuzione dei lavori
grazie alla Legge 443/2001 che ha sancito l'assoluta libertà del
"contraente generale" affidatario dei lavori nell'affidamento di
attività a soggetti terzi. Essendo il contraente sollevato, per effetto
della Legge 190/2002 - da qualunque responsabilità sulla gestione dell'opera
(è il caso del progetto italiano di Alta Velocità) e quindi dall'attenzione
alla buona esecuzione dell'infrastruttura medesima in termini di qualità e di
rispetto dei tempi e dei costi preventivati, proprio questa assoluta libertà spingerà il general contractor a indire gare
d'appalto col criterio del massimo ribasso. I ribassi ottenuti costituiranno
infatti per il general contractor un
guadagno netto rispetto alla cifra concordata con la pubblica amministrazione
committente.
A Eurostat, pare a noi, potrebbero interessare particolarmente gli effetti
della Legge 142/2002, circa la manovra "Patrimonio Spa" -
"Infrastrutture Spa", descritti dall'Ing. Cicconi nel capitolo V del
libro. Secondo l'autore, grazie a quella legge il bilancio della società che
deve "fare cassa" (Patrimonio Spa) tramite la vendita del patrimonio
pubblico, deve essere allegato al bilancio dello Stato. Mentre quello
della società che rischia di fare debiti per investimenti a carico dei bilanci
futuri dello Stato (Infrastrutture Spa) rimarrebbe fuori dal bilancio
medesimo! Il rientro dell'Italia nei parametri del patto europeo di
stabilità, sostiene l'ing. Cicconi, potrebbe risultare compromesso da questa
“lettura” largamente incompleta dei dati.
Ci pare giusto concludere questa parte citando ancora le parole
dell'autore:
"Il problema è che lo strabismo
dell'opposizione (nel non valutare adeguatamente le conseguenze della
esclusione dei bilanci di Infrastrutture Spa da quello dello Stato - legge
142/2002 - e di denunciarle - ndr) diventa cecità su tutte le altre Spa costituite con lo stesso
identico obiettivo: scappare dai conti pubblici e occultare i debiti. L'elenco
è ormai lungo e impossibile da compilare. L'Anas, da Ente Autonomo viene
trasformata in Spa. La Società Stretto di Messina Spa, per la quale il
centro-sinistra aveva di fatto decretato la scomparsa, viene non solo tenuta in
vita, ma diventa la società concessionaria della progettazione, realizzazione e
gestione del Ponte. FFSS, già trasformata in Spa dal centro-sinistra, si
trasforma in una holding che moltiplica
le società controllate: 17 srl e e 16 Spa, delle quali ben 9 nate dopo il 2001,
(ultima nata la Real-Estate Spa, per la gestione e la valorizzazione (…) di un
patrimonio immobiliare di oltre 3 miliardi di Euro; sono, fra l'altro, solo le
società direttamente controllate, alle quali andrebbero aggiunte le ulteriori
società di diritto privato, fuori dei controlli pubblici, costituite dalle
stesse Spa controllate.
(...) Per quanto riguarda la legge obiettivo, il
flop non sono i cantieri e le risorse pubbliche, bensì l'inesistenza
dell'apporto di capitali privati. E' tutto qui il flop vero della legge
obiettivo, che dimostra, al contrario, un impegno finanziario straordinario
dello Stato anche se occultato e differito nel tempo. (...) Un fallimento
annunciato, tanto più irrecuperabile quanto più le opere più importanti della
legge obiettivo verranno messe in gara e affidate con il nuovo istituto del
contraente generale.
Con la partenza degli affidamenti ai
general-contractor infatti, lo Stato (o chi per esso) darà corso ai programmi
di spesa anche su opere per le quali non vi è copertura nelle previsioni di
bilancio" (opera citata, pagg. 120 e seguenti).
In effetti, l'ing. Cicconi ha sempre sostenuto che la contabilità e i
debiti dell'Alta Velocità italiana non figurano nei conti dello Stato, con la
motivazione ufficiale che essi fanno capo ad una società formalmente di
diritto privato (TAV Spa), pur essendo TAV di proprietà al 100% pubblica dal
1998! Ci troveremmo quindi di fronte a un artificio contabile?
Sembrerebbe quindi già innescata una bomba a tempo che andrebbe a
scoppiare, prevedibilmente a breve-media scadenza, nelle casse dello Stato
italiano. In pratica, per il nostro Paese potrebbe prospettarsi una situazione
di tipo argentino.
Un eventuale collasso dei conti pubblici italiani trascinerebbe l'Euro in
una spirale inflazionistica, e coloro che giustamente avrebbero più a dolersene
sarebbero gli Stati membri dai conti pubblici in ordine. Potrebbe essere
pregiudicata la coesione dell'Unione.
Gentile Commissario, l'inquadramento delle cifre fornite dalla NuovaQuasco e dall’ing. Cicconi in un
contesto che nelle sue linee essenziali già ci era noto ci inducono a ritenere
che la disamina dei fatti proposta sia professionale e obiettiva. La nostra
associazione, indipendente per statuto, è ben consapevole del fatto che la
peculiare amministrazione della cosa pubblica a cui ci riferiamo, e che
critichiamo severamente, è solidalmente bi-partizan, essendo stata condivisa nei fatti da tutte le forze
politiche, nessuna delle quali ha sviluppato una significativa, stabile e
coerente opposizione al modello di architettura finanziaria e di spesa sotteso
al progetto italiano di Alta Velocità ferroviaria. Anche i sindacati
confederali, che nel nostro Paese rappresentano una forza influente, non paiono
aver riscontrato alcunché da eccepire.
Alla luce delle considerazioni
fatte, sembra però indubitabile che il Governo italiano in carica abbia
dato una forte accelerazione al processo di penalizzazione della finanza e del
patrimonio pubblico al quale
accennavamo.
Gentile Commissario, non ci permetteremmo certo di proporre a Eurostat una
lettura acritica delle nostre argomentazioni. Al contrario, il nostro preciso
auspicio è che Eurostat voglia verificare l'affidabilità dei dati e
delle informazioni da noi prodotte, sia nei testi delle leggi dello Stato
italiano, sia nelle pieghe del bilancio dello Stato italiano. Potrebbero
esservi invero – come abbiamo cercato di spiegare - elementi da ricercare
persino fuori dal bilancio medesimo.
Crediamo che solo in questo modo sarà possibile riscontrare la consistenza di
quelle voci che, pur essendo di sostanziale competenza del bilancio, potrebbero esserne state eventualmente escluse
in base a interpretazioni ‘soggettive’ delle regole contabili e del criterio di
attribuzione di proprietà pubblica o
privata ad aziende anche importanti.
Solo così, presumiamo, si potrà comporre un quadro della situazione
finanziaria del nostro Paese quanto più possibile aderente alla realtà dei
fatti.
Abbiamo preso nota dagli organi di stampa delle accuse di
"burocratismo" mosse dal Governo italiano a Eurostat per il lavoro
svolto. In questo contesto ci sembrano ben evidenti le ragioni della soddisfazione
del Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, dott. Silvio Berlusconi,
per il recente accordo dei ministri UE sul ridimensionamento del patto di
stabilità. Anzi, abbiamo letto sulla stampa che il premier avrebbe affermato di
voler chiedere in Europa, come "ulteriore
passo avanti", lo scorporo dal bilancio delle spese per le
infrastrutture! Alla luce degli argomenti che abbiamo portato, a queste
condizioni lo scorporo secondo noi costituirebbe in realtà un colpo mortale
alla efficacia e credibilità del “Patto”.
A nostro avviso, la verifica richiesta rappresenterebbe invece da parte
Vostra un sostanziale ulteriore servizio di qualità, oltre a quelli già resi,
nell'interesse del nostro Paese e dei cittadini e contribuenti della Comunità
europea tutta.
Gentile Commissario, rimanendo a Sua completa disposizione, Le porgiamo i
nostri ossequi e ci auguriamo un costruttivo riscontro alla presente.
Il
vicepresidente
Pier
Luigi Tossani
In allegato: Ivan Cicconi, Le grandi opere del Cavaliere, Koinè
Nuove Edizioni, Roma, 2004.