Associazione di volontariato Idra

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totale n. 5 pagine (inclusa la presente)

Firenze, 3.10.'06

 

All’Assessore alle Politiche territoriali e ambientali

dott. Riccardo CONTI

REGIONE TOSCANA

fax 055.43.83.180; riccardo.conti@regione.toscana.it

 

 

per conoscenza:

 

Ai Gruppi Consiliari

Consiglio Regionale della Toscana

REGIONE TOSCANA

 

 

OGGETTO:

1.      Sistema regionale di trasporti: richiesta di informazioni;

2.      Sollecito di riscontro ad altre due note  (Ex Sanatorio Guido Banti, 19.9.’05; galleria “Firenzuola”, 13.3.’06).

 

 

Gentile Assessore,

 

 

nelle ultime settimane abbiamo letto nelle cronache e nei comunicati stampa della Regione Toscana alcune affermazioni a Lei attribuite riguardo agli scenari infrastrutturali sia regionali sia – per gli effetti di più ampia scala - nazionali, i cui contenuti ci lasciano alquanto perplessi.

Le scriviamo per chiedere alcune delucidazioni al riguardo, trattandosi di materia non di poco conto, sia per gli impatti finanziari sia per quelli trasportistici, sociali e ambientali.

 

Prendiamo le mosse dalle dichiarazioni a Lei attribuite sul quotidiano Il Tirreno del 13.7.’06, sotto il titolo “Troppi ostacoli sulla Tirrenica, puntiamo sull’alta velocità Firenze-Bologna”, apparentemente  rese alla Festa dell’Unità di Livorno alla vigilia della visita del Ministro dei Trasporti prof. Alessandro Bianchi il 13 luglio scorso, e del suo intervento a Firenze, lo stesso giorno, presso la Regione Toscana, agli “Stati generali dei Trasporti”. “E’ dall’integrazione dei due poli dell’Alta velocità e della piattaforma logistica che si ottiene la possibilità di sviluppo per una Regione che deve abbandonare ogni velleità di conservazione”, Ella avrebbe affermato. Nel testo dell’articolo, “Porti: santa alleanza Toscana-Liguria”, a firma di Luciano De Majo, si attribuisce inoltre a Luigi Merlo, assessore alle infrastrutture e alla portualità della Regione Liguria, la seguente dichiarazione (nostri i grassetti): “Ciò che ci chiedono i mercati internazionali sono affidabilità e trasporti su ferro: la Pontremolese non marcia e c’è invece la tratta Firenze-Bologna attrezzata con l’Alta velocità? Niente vieta che anche la Liguria possa agganciarsi a questa dorsale per raggiungere il corridoio quinto, pensando magari a realizzare zone per la logistica a Modena anziché nell’area Parma-Piacenza.

 

Nel successivo comunicato stampa della Giunta Regionale della Toscana intitolato Conti: 'Nodo ferroviario AV di Firenze, la priorità delle priorità'”, datato 13.7.’06 e dedicato al Suo intervento ai citati “Stati generali dei Trasporti”, si legge, ancora (nostri i grassetti): “'Il dialogo che la Regione Toscana vuole impostare con il Governo si basa su sistemi di priorità. Non su banali e superate liste della spesa di opere infrastrutturali. In quest'ottica la madre di tutte le nostre battaglie è il completamento dell'Alta Velocità/Alta Capacità con il nodo ferroviario di Firenze'. Così l'assessore regionale ai Trasporti Riccardo Conti, intervenendo nell'ambito della conferenza degli Stati generali dei trasporti in Toscana in corso oggi all'auditorium del Consiglio regionale, ha lanciato il suo messaggio al ministro dei trasporti Alessandro Bianchi, presente all'incontro. 'La decisione ormai è presa – ha sottolineato Conti – si tratta solo di metterla in pratica'. 'L'ultimazione dell'Alta Velocità – ha poi proseguito l'assessore - è il punto di partenza per la realizzazione del sistema integrato della mobilità per la Toscana del futuro, al quale devono aggiungersi il Corridoio tirrenico e il completamento della Due mari. Queste sono le  priorità sulle quali annuncio al ministro la nostra piena collaborazione in un confronto chiaro, nitido che non lasci spazio a ambiguità'. (...) Se si punta su un sistema di politiche integrate allora ciò significa anche valorizzare il ruolo strategico che avrà il Polo tecnologico e direzionale dell'Osmannoro, così come quello del porto di Livorno che con l'apertura del valico appenninico, nel 2008, è destinato a diventare il porto meglio collegato con il Mediterraneo nel Nord Europa. A ciò si aggiunge la piattaforma logistica costiera con aree portuali e retroportuali attrezzate, canali navigabili e collegamenti con gli interporti per uno sviluppo reale della logistica. Solamente così concepito, il pacchetto composto da rete ferroviaria regionale-porto-Alta velocità si orienta verso le autostrade del mare che non potranno esistere senza l'autostrada tirrenica. 'La Toscana del futuro è una rete – sottolinea Conti – e le reti sono fatte di nodi. Fondamentale è dunque investire sui nodi, dagli aeroporti che devono essere ben collegati, fino alle stazioni che devono diventare veri e propri nodi intermodali'“.

 

Una chiave di lettura più precisa dello scenario a Lei attribuito sembra risultare dalle dichiarazioni riportate il 14 luglio, ancora una volta sul quotidiano Il Tirreno, che sotto il titolo Conti punta tutto sull’Alta velocità” così scrive (nostri i grassetti):

“L’individuazione del nodo fiorentino dell’Alta velocità quale «priorità delle priorità» fa riemergere nella Toscana della costa il timore che la Regione spinga per una soluzione fiorentinocentrica dell’assetto delle infrastrutture, con un asse portante lungo la Milano-Roma, a cui anche i cittadini del litorale dovrebbero affidarsi per i grandi spostamenti. «La Tirreno-Brennero, che in Toscana si impernia sulla Pontremolese, ma che necessita di forti investimenti per il suo completamento soprattutto tra Emilia e Lombardia - ribatte Conti - è una delle grandi priorità del Paese nella quale la Regione crede profondamente. Ma il completamento dell’Alta capacità ferroviaria Berlino-Palermo arriva ancora prima della Pontremolese. Le sorti del porto di Livorno, tanto per fare un esempio, si avvantaggeranno certamente di più dalla presenza dell’Alta capacità, su cui viaggiano passeggeri e merci, che dalla realizzazione della Pontremolese». Certo, precisa Conti, il porto di Livorno, «che con l’apertura del valico appenninico nel 2008 è destinato a diventare il porto meglio collegato con il Mediterraneo nel Nord Europa, sarà ancora più avvantaggiato dalla presenza di entrambe le strutture»”.

 

Tralasciando per il momento la querelle sulla “autostrada tirrenica”, e occupandoci invece di treni e di linee ferroviarie, appare a noi evidente come lo scenario da Lei disegnato appaia cozzare con alcuni termini della realtà perentoriamente crudi e vincolanti.

 

1.

 

Per cominciare, il cosiddetto “valico appenninico”, ovvero la tratta TAV Bologna Firenze, ben lungi dall’essere ultimato per il 2008, presenta una prognosi del tutto incerta per effetto delle difficili circostanze progettuali, esecutive, finanziarie che ne contrassegnano la cantierizzazione (assenza per ben 60 km del tunnel parallelo di soccorso; demolizione e rifacimento di parti progressivamente sempre più estese, da oltre un anno e mezzo a questa parte, della “Galleria Firenzuola” ammalorata). La tratta appare tutt’altro che ‘pronta all’uso’: l’ultima stima, che segna il 2008 come anno di avvio dell’esercizio, sembra essere – piuttosto che ottimistica – semplicemente utopica. Irrealistica risulterebbe dunque l’ipotesi di convogliare in tempi brevi sulla tratta AV Bologna-Firenze il traffico merci dai porti del Tirreno.

 

 

2.

 

Ci si domanda inoltre su quali basi venga dichiarata una vocazione merci della tratta AV Bologna-Firenze. Le saremo grati se potrà fornirci i documenti tecnico-progettuali della Società TAV SpA che descrivono uno scenario del genere, e i modelli di esercizio che ne rendono realistica e attendibile l’attuazione compatibilmente con le esigenze del trasporto passeggeri e della manutenzione.

Ci auguriamo che non si intenda utilizzare la ‘chimera’ della TAV Bologna-Firenze per poter meglio concorrere alla gara ad aggiudicarsi le scarse risorse residue disponibili – in una regione peraltro, la Toscana, su cui piovono da anni investimenti pubblici giganteschi per le infrastrutture (nello stesso corridoio, non dimentichiamolo, sono cantierate anche la Variante di valico e la cosiddetta Terza corsia A1, che nel tratto Barberino di Mugello - Firenze Nord consiste, su 15 dei 17,5 km, nella costruzione di una nuova carreggiata parallela all’attuale e distante da essa circa 80 – 100 metri, ed è dunque in buona parte un vero e proprio raddoppio autostradale), in dosi probabilmente poco equilibrate rispetto a ciò che viene assegnato al resto del Paese. Non vorremmo che questa improvvisa “vocazione merci” attribuita alla tratta TAV nascondesse l’ambizione di convincere il Governo dell’utilità e dell’opportunità di investire una quantità rilevante delle ormai scarse risorse nel progetto a nostro avviso davvero proibitivo, faraonico e assai poco proponibile sotto tutti i piani di doppio sottoattraversamento AV di Firenze, benché esistano alternative di potenziamento superficie assai più rapide ed efficaci, oltre che economiche. Ricordiamo come il progetto di sottoattraversamento preveda – in una città che dispone già di 6 stazioni - una nuova stazione sotterranea da collocarsi accanto alla verticale del letto di un torrente esondato nel ’92 (il Mugnone), e come il costo programmato per questa stazione – alla quale afferirebbero due soli binari, uno da Nord, l’altro da Sud - ammonti, in partenza, a 240 milioni di euro.

 

 

3.

 

Può risultare di qualche interesse, ai fini di un’analisi comparata degli scenari, ciò che si legge nella “Relazione di accompagnamento della documentazione in risposta alla lettera del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del 27/04/2005”, nella quale Autostrade per l’Italia SpA così giustifica a maggio 2006 l’esigenza di realizzare la Terza corsia A1:

Non si ritiene (...) realistico contrarre ulteriormente il trend di crescita della domanda di spostamento veicolare in ragione di un’auspicata entrata in esercizio dell’Alta Velocità tra Bologna e Firenze.

Riguardo a quale possa essere il potere attrattivo della futura linea AV Milano – Napoli nei confronti della domanda di traffico che impegna il tratto Barberino – Firenze Nord risulta di difficile stima, rispetto ai risultati ottenibili, considerando anche le incertezze sui tempi di realizzazione della AV.

Si consideri, quale ulteriore spunto di riflessione, che, dai chilometraggi percorsi annualmente sul sistema autostradale gestito da Autostrade per l’Italia Spa risulta che: il percorso medio autostradale di un veicolo leggero (classe A) è di circa 75 Km; quello di un veicolo pesante (classi B, 3, 4 e 5) circa 100 Km. Tali distanze medie risultano estremamente contenute per poter ipotizzare un significativo potere attrattivo della Linea AV Milano – Napoli nei confronti della domanda di mobilità distribuita sulla A1.

Infatti, se si confrontano i transiti complessivi sul tratto Calenzano – Firenze Nord con le relazioni che avvengono tra le aree metropolitane di Milano, Bologna, Firenze, Roma e Napoli (considerando anche la fermata Medio Padana prevista a Reggio Emilia) si ottiene:

-         circa 48.000 transiti leggeri giornalieri bidirezionali tra Calenzano e Firenze Nord;

-         circa 6.000 movimenti leggeri giornalieri tra i bacini che identificano le aree di influenza della Linea AV a nord e sud del tratto Barberino – Firenze Nord (Milano+Reggio+Bologna e Firenze+Roma+Napoli).

Anche nell’ipotesi, estremamente ottimistica, dell’attrazione di un 50% dal modo gomma al modo ferro, la quota di domanda aggiuntiva sottratta al traffico previsto sul tratto Barberino – Firenze Nord al 2020 costituirebbe appena il 5% del totale del traffico transitante”.

 

 

4.

 

Sull’intera vicenda TAV in Toscana (e non solo) grava inoltre l’ipoteca pesante di un’architettura contrattuale spaventosamente rapace e oggettivamente lesiva degli interessi pubblici e del buon governo della spesa, con lievitazioni esponenziali dei costi accompagnate da una pessima attuazione di progetti che solo oggi - ahinoi! – si ammette essere stati frettolosamente approvati (se ne occupa da due anni a questa parte un mega-processo penale in corso presso il Tribunale di Firenze, nel quale l’associazione Idra è costituita parte civile), con contraccolpi gravi e di lungo periodo sulle risorse idriche e sul patrimonio ambientale.

 

 

5.

 

Ma ancor più preoccupante è il fatto che un’ipotesi trasportistica come quella da Lei propugnata, quand’anche fosse materialmente realizzabile, rischierebbe di condannare la Tirrenica-Pontremolese al rango di ramo secco proprio mentre si sta finalmente provvedendo – come da decenni l’Europa ci chiede – a potenziarla proprio per il trasporto merci. L’emarginazione della Tirrenica-Pontremolese dallo scenario delle infrastrutture strategiche per il trasporto nazionale merci appare assai poco ragionevole, proprio per le caratteristiche intrinseche della linea, che ne fanno un’infrastruttura particolarmente utile e conveniente sotto il profilo dello scambio cabotaggio-ferro, sia per il numero e la qualità dei porti che essa è in grado di servire, sia per la non-invasività e la stessa geografia del suo tracciato ferroviario (che collega direttamente i porti del Tirreno con la pianura padana).

Assolutamente poco plausibile appare dunque a noi l’ipotesi di riversare nell’imbuto centrale Firenze-Bologna la movimentazione merci che sulla Tirrenica può invece, e deve, ragionevolmente trovare e potenziare la propria sede ‘naturale’.

Nello specifico del trasporto merci, occorre rilevare che da almeno 20 anni il corridoio merci Tirrenico-Pontremolese è considerato una priorità europea. Risale al 1 giugno 1978 la risoluzione dell'allora X Commissione della Camera dei deputati (Trasporti) che impegnava il Governo a tener conto della seguente indicazione programmatica: "Nel quadro dello sviluppo generale della rete e del collegamento con i porti assumono un carattere rilevante il potenziamento ed il rinnovamento della linea pontremolese e della linea Orte-Falconara. Questi due impegni si collocano in alternativa nel mediotermine al proseguimento della direttissima oltre Firenze, nel senso che la scelta di queste due linee transappenniniche raggiunge lo scopo di evitare un eccessivo accentramento sulla dorsale, di decongestionare il nodo di Bologna, di aumentare la capacità di trasporto tra nord e sud e di riequilibrare l'uso del territorio nazionale".

Risulta inoltre a Idra che:

·         nel 1980 la Commissione delle Comunità Europee ha incluso la linea ferroviaria "Pontremolese" nell'elenco delle "strozzature" da eliminare per interesse comunitario (documento n. 323 del 20.6.1980);

·         negli anni 1989-90 dalla Comunità delle Ferrovie Europee e dalla Commissione della Comunità Europea sono stati messi a punto documenti relativi alla rete europea di treni a grande velocità: la "Pontremolese" è considerata negli schemi grafici raffiguranti la rete europea sotto il titolo di linea adattata con velocità massima di 200 km/h;

·         il Consiglio delle Comunità Europee ha definito con il documento 93/628/CEE del 29.10.93 e dato il via alla "rete transeuropea per il trasporto combinato" e vi ha incluso la linea ferroviaria La Spezia-Parma ("Pontremolese"): il documento dà priorità ai lavori di potenziamento della linea rispetto a molte altre e ne fissa in sei anni il termine; in particolare è stato richiesto un forte ampliamento delle sezioni di galleria per assicurare il trasporto combinato europeo mare/strada/rotaia a carichi di grande dimensione.

Ma gli interventi di potenziamento della "Pontremolese", linea di valico in grado di aprire la Val Padana e l'Europa ai porti del Tirreno una volta che venga abilitata all'estensione ai treni veloci e sia resa idonea al trasporto di contenitori di ampie dimensioni (gli High-cube, i TIR, i carichi eccezionali) in collegamento coi valichi alpini del Frejus, del Gottardo e del Brennero, ancora oggi procedono a rilento, e non è stata accordata fin qui udienza a quanti – piuttosto che un lungo e laborioso nuovo valico di 21 km (a binario unico!) – propongono l’assai più semplice, rapido ed economico raddoppio della linea in sede, utilizzando anche i tratti già a doppio – come nel tratto Pontremoli–Borgo Val di Taro - dove essa presenta pendenza gestibili con l’uso di una locomotiva di spinta, come peraltro già avviene oggi. Il completamento della "Pontremolese" richiederebbe in tal modo un investimento assai più ridotto, dell’ordine del 50% in meno.

Con una bretella nei pressi di Fidenza (prevista dal PRIT98 della Regione Toscana) sarebbe inoltre possibile risolvere con tempi e costi irrisori il sottoattraversamento della Milano-Bologna a Parma, per raccordare alla Pontremolese la Parma-Ferrara che ne costituisce lo sbocco più breve verso Brennero/Tarvisio/Villa Opicina, migliorando anche l'accessibilità dell'interporto di Parma.

 

 

6.

 

Il complesso delle Sue dichiarazioni suscita in noi infine un interrogativo che attiene anche agli aspetti formali istituzionali (e non è solo di forma che si tratta, evidentemente, ma anche di sostanza democratica). Ci domandiamo: esiste un pronunciamento del Consiglio Regionale della Toscana in esecuzione del quale l’Assessorato da Lei diretto possa formulare siffatti scenari? In altre parole, gradiremmo poter essere informati su quali atti del Consiglio autorizzano l’esecutivo a declassare o a rinviare - a beneficio della futuribile tratta TAV Bologna-Firenze - il ruolo trasportistico della Tirrenica-Pontremolese, fin qui saldamente presente - per quanto a noi risulta – nelle linee di programmazione approvate dalla Regione Toscana. E, ancora, gradiremmo sapere quali altri atti del Consiglio prevedono e validano l’utilizzazione della tratta TAV Bologna-Firenze ai fini del trasporto merci massivo invocato nello scenario da Lei promosso.

Non vorremmo, gentile Assessore, che si continuasse involontariamente a far perdere tempo alla Toscana tutta, e all’adeguamento sostenibile della sua rete infrastrutturale. Un po’ come accadde per il Nodo di Firenze con il prof. Mario Primicerio, sindaco del capoluogo regionale, quando nel ’99 - nonostante le esplicite indicazioni contrarie contenute nella Relazione istruttoria del Gruppo di lavoro da lui stesso nominato con ordinanza 8847 del 18.12.98, e coordinato dal Dirigente del Servizio Pianificazione, arch. Marcello Cocchi - volle insistere in una certa operazione palesemente impossibile: quella di proporre alla Conferenza di servizi chiamata a chiudere la partita del Nodo AV la demolizione di edifici espressamente vincolati dal Ministero per i Beni Culturali, per inseguire forse il sogno di un progetto (la nuova “stazione-squalo” dell’Alta Velocità) certamente altrettanto caldeggiato quanto poco realistico. La Conferenza di servizi, com’era prevedibile, respinse il progetto. E l’approvazione di un nuovo progetto di stazione AV e opere connesse, come Ella sa, ha dovuto attendere altri quattro anni e mezzo, e senza neppure la riapertura di un procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale!

 

 

7.

 

Quello che tuttavia più di ogni altra cosa preoccupa, gentile Assessore, è quanto abbiamo avuto occasione di dover constatare, con nostro grande sconcerto, in queste ultime settimane: mentre Lei definisce il sottoattraversamento Alta Velocità della città patrimonio UNESCO la “priorità delle priorità” e“la madre di tutte le nostre battaglie”, di fatto si scopre che sull’organizzazione del Nodo di Firenze la Regione Toscana non dispone a oggi neppure di un documento tecnico d’insieme! Il 22 agosto scorso abbiamo scritto al dirigente della Regione Toscana responsabile dell’”Area di Coordinamento Pianificazione Territoriale e Politiche Abitative”: “Chiediamo di poter apprendere se la Regione Toscana ha prodotto a oggi un documento tecnico complessivo - comprensivo di mappa e cronogramma - che descriva l’assetto programmato per il nodo ferroviario fiorentino con il nuovo passante sotterraneo AV, la relativa stazione, lo scavalco di Castello, i servizi ferroviari nazionale, regionale e metropolitano, la rete di trasporto pubblico (tranviaria e su gomma) integrata con i servizi ferroviari. Chiediamo se siano stati composti in un quadro unitario gli effetti attesi dai diversi interventi previsti per effetto dei singoli accordi con i soggetti legati alla realizzazione del futuro assetto del nodo”. Questa la risposta, trasmessa a Idra il 21 settembre (nostro il grassetto): “Si ritiene necessario evidenziare l’estrema complessità della definizione di un “documento tecnico unico” sull’assetto complessivo delle infrastrutture e del servizio di trasporto ad esse legato per il Nodo fiorentino, sia per la molteplicità degli Enti ed Uffici a vario titolo e competenza coinvolti per le infrastrutture ed il servizio di trasporto, sia per la continua evoluzione dello scenario di riferimento, in gran parte legato anche alla disponibilità finanziaria per la realizzazione degli interventi; un tale documento, attualmente non disponibile, rischierebbe di essere comunque incompleto e non aggiornato”.

Si programmano dunque investimenti colossali nelle infrastrutture (pensiamo alla TAV permanentemente incompiuta Bologna-Firenze, alla sofferta Variante di Valico, alla discussa Terza corsia A1, alle tre contestate tranvie) senza essere in grado di prevederne le ricadute l’una sull’altra, e tutte insieme sul trasporto di passeggeri e merci, sulla mobilità urbana e su quella metropolitana? Come si può giustificare tutto ciò? E’ davvero razionale attribuire questa sorta di disordine progettuale di programma alla “molteplicità degli Enti ed Uffici”, o alla “continua evoluzione” degli scenari per effetto delle oscillazioni nella “disponibilità finanziaria per la realizzazione degli interventi”? Dove si situa il ruolo di pianificazione della Regione? E perché si commissionano agli esperti studi strategici sulla mobilità, come quello pubblicato dalla Giunta Regionale della Toscana ormai nove anni fa col titolo rassicurante Ambiente & trasporto - Verso una riconciliazione sostenibile, per farsi attestare la schizofrenia delle proprie scelte e al tempo stesso ignorare olimpicamente le indicazioni che da quegli studi derivano? Ricordiamo che già in quello studio si bollava come “politica di lusso” la scelta di addensare sullo stesso corridoio appenninico due infrastrutture pesanti come l'Alta Velocità ferroviaria e la Variante di Valico senza una valutazione d’insieme: "Gli effetti sul trasporto delle due infrastrutture non sono stati valutati contestualmente, né è stata fatta una analisi sul ruolo da assegnare nell'immediato futuro alle tre principali modalità di trasporto: strada, ferrovia e cabotaggio marittimo. (…) Non c'è stata valutazione strategica dell'impatto ambientale, dell'assetto territoriale dell'area interessata, del sistema di trasporto futuro, delle aree socio economiche coinvolte. La VIA non ha riguardato gli effetti combinati dei due progetti ed è stata usata in ciascuno di essi per minimizzare gli effetti potenzialmente più negativi per l'ambiente. La necessità di queste infrastrutture non è mai stata messa in discussione (…). Valutazioni, negoziati, mediazioni (sia formali che informali) e accordi sui due progetti hanno avuto luogo in sedi, tempi e modi diversi, con procedure separate e con variabili livelli di intensità" (Giunta Regionale, Ambiente e trasporto. Verso una riconciliazione sostenibile, Edizioni Regione Toscana, Gennaio 1997).

Sembra che il deficit di programmazione (auto)denunciato nel ’97 si appalesi ancora una volta oggi in tutta la sua gravità.

 

 

Restiamo in attesa di un Suo cortese puntuale riscontro agli interrogativi qui posti.

 

Profittiamo della circostanza per ricordarLe anche altre due nostre note inviateLe nei mesi passati ed anni passati alle quali – se non andiamo errati – non sono pervenuti riscontri dai Suoi Uffici:

·         Nota trasmessa in data 19.9.’05, unitamente al Comitato per la difesa dell’uso pubblico e sanitario dell’ex Sanatorio Banti, con oggetto “Ex Sanatorio Guido Banti (Pratolino, Comune di Vaglia): richiesta di incontro”;

·         Esposto trasmesso in data 13.3.’06, con oggetto “TAV - Tratta Bologna-Firenze e galleria “Firenzuola” in località San Giorgio (Comuni di Scarperia e Borgo San Lorenzo, Provincia di Firenze): richiesta di verifica dello stato di attuazione degli specifici progetti, alla luce delle opere di demolizione e rifacimento del rivestimento definitivo in corso da mesi e delle opere in variante progettuale per nicchie e cameroni, anche ai fini dell’adozione di eventuali provvedimenti”, seguìto dal rinnovo della richiesta di chiarimenti e notizie con ulteriori specifiche ed integrazioni in data 24.4.'06, e da un ulteriore rinnovo della richiesta di chiarimenti e notizie in data 22.6.'06.

 

 

I migliori saluti,

il presidente

Girolamo Dell’Olio

 

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