COMITATO TUTELA CONVENTINO
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Firenze,
16.4.'04
OGGETTO: Progetto di recupero del Vecchio Conventino di Via Giano della Bella: richiesta di verifica e di iniziativa urgente.
Gentile Presidente, gentili
Consiglieri,
Vi chiediamo di intervenire in maniera urgente
sul tema del progetto esecutivo approvato dal comune di Firenze per il
cosiddetto “recupero” del Vecchio Conventino. Vi esprimiamo qui tutto il nostro
allarme per i contenuti e i modi nei quali è stata condotta la progettazione in
questione (in proposito, la documentazione da noi raccolta e prodotta è a disposizione del Consiglio comunale).
La vicenda si è dispiegata per molto tempo attraverso una iniziativa autodenominatasi "progettazione partecipata", che ha avuto in realtà lo scopo di "partecipare" alla comunità dei residenti e degli artigiani scelte precostituite assunte nelle stanze del potere cittadino, come ben attestato da determinazioni e deliberazioni pregresse.
Prima ancora che di “progettazione partecipata” si iniziasse a parlare, infatti, l'Amministrazione aveva scelto di localizzare all'interno del complesso (un esempio unico di architettura monastica moderna e forse l'ultima occasione di promozione e valorizzazione delle attività storiche di pregio della città) un certo numero di micro-abitazioni, utili forse a tamponare una situazione contingente, in larga misura apparentemente propiziata da scelte della stessa Amministrazione, senza alcuna visione di lungo periodo e bruciando definitivamente una grande opportunità collettiva. Ciò nella miope e discutibile logica dell'interventismo sempre e comunque, nella convinzione forse che, muovendo denaro, si generino comunque ritorni economici di un qualche genere.
Il Comitato Tutela Conventino, che rappresenta ed ha sempre rappresentato la stragrande maggioranza degli artisti ed artigiani operanti nella struttura ed è pertanto democraticamente legittimato ad esprimere la voce degli operatori del Conventino, ha cercato in ogni modo di sensibilizzare l'Amministrazione per indurla ad un ripensamento della linea di intervento assunta, tramite atteggiamenti di dura denuncia e proposte costruttive, raccolte di firme e comunicati stampa. E' arrivato fino ad elaborare una proposta articolata, concreta e verificata che, salvaguardando i livelli di residenza che l'Amministrazione si era prefissa di insediare, rispettava l'integrità dello storico complesso, senza tuttavia riuscire ad ottenere neppure l'apertura di un tavolo di confronto.
Sia chiaro dunque che la scelta di ignorare le
proposte di valorizzazione provenienti dagli artigiani e di trasformare il
Vecchio Conventino in un luogo polivalente ad alta promiscuità la stiamo
subendo e continuiamo a non condividerla. Da tre anni ci battiamo, Comitato
Tutela Conventino e Idra, per un recupero dell’antico centro artigianale
dell’Oltrarno all’altezza della sua storia e della sua funzione.
In una città sempre più povera di autentica cultura
artigiana e di residenza, si vorrebbe far passare questa ennesima operazione di
immagine per una “riqualificazione”. Noi registriamo piuttosto lo sconforto e
l’avvilimento degli artigiani che da anni vivono e manutengono questo manufatto
fino a oggi abbandonato al degrado dall’Amministrazione. Il progetto approvato
dal Comune innesta infatti nel contesto delicato del Conventino,
miracolosamente sopravvissuto alla terziarizzazione della città, un mix di
funzioni che soltanto una bella fantasia può considerare compatibili con i
ritmi, i tempi e le esigenze di una comunità artigianale. Come possono
armonizzarsi con un vero villaggio artigiano di tipo tradizionale delle
residenze inserite a forza, un giardino sottratto al villaggio per essere
trasformato in verde di quartiere, e altre funzioni sedicenti culturali?
Piuttosto che a un progetto, assomiglia a una macedonia dal sapore demagogico,
inefficace e pericolosa se davvero si vuol salvare l’artigianato e
l’artigianato artistico in questa città”.
L’associazione di volontariato ecologista Idra, che segue e
sostiene dai suoi primi passi l’esperienza del Comitato di artigiani, fa notare
che durante l’ultimo incontro pubblico sul tema, il 19 novembre 2003,
l’Amministrazione comunale si è fatta trovare impreparata all’appuntamento con
le criticità concrete che la realizzazione del progetto comporta. E’
evidente che questa “modernizzazione” del Convento (è stata annunciata anche la
demolizione di parti di muro, per esigenze di cantiere) porterà un incremento
di carico urbanistico nell’area, che sta già facendo i conti con processi di
addensamento, in particolare in termini di mobilità. Ebbene, non è risultato
disponibile al riguardo alcun concreto progetto di spazi, né una valutazione di
impatto, né un’ipotesi di finanziamento.
Comunicati-quasi-fotocopia sono stati sfornati periodicamente sul
Vecchio Conventino dall’Ufficio stampa di Palazzo Vecchio (14 giugno 2003, 20
novembre 2003, 7 aprile 2004, per citare i più recenti), a testimoniare la
sordità pervicace di un’Amministrazione che non intende intendere le esigenze
dei diretti interessati. Si pensa forse che sul piatto delle prossime elezioni
farà comodo portare l’icona del “rinnovamento”, della “riqualificazione”, delle
“residenze nel centro storico”. Ma sono ormai in parecchi a Firenze coloro che
si domandano quanta sostanza stia dietro cotanti slogan. Perché il Comune mette
sul mercato quote del proprio patrimonio immobiliare residenziale e va poi a
reinventarsene esigue porzioni-bandiera
in ambienti – come quello artigianale del Conventino – quanto meno poco
adatti? E’ forse un mistero che Firenze si sta spopolando, anche per effetto
delle scelte amministrative in materia di (in)vivibilità urbana, mobilità,
servizi, (s)vincoli di destinazione, commercio e distribuzione? E sono forse
esempi validi di “idea di città” quelli che sperimentiamo da qualche anno via
via che si chiude un cantiere, che si tratti di “nuove piazze”, sottopassi,
parcheggi o centri commerciali?
Adesso leggiamo, nel comunicato stampa di Palazzo Vecchio dello scorso 7 aprile 2004, che l’assessore al Patrimonio Tea Albini, riferendosi all’annosa questione del Vecchio Conventino, sottolinea “il successo di questa esperienza, coordinata dalla Fondazione Michelucci e fortemente voluta dall'Amministrazione Comunale, che ha portato alla condivisione delle scelte”. A noi risulta proprio il contrario: che quelle scelte fossero già predeterminate e scritte, nero su bianco, negli atti della Giunta, come abbiamo documentato anche al Difensore Civico del Comune di Firenze lo scorso 28 maggio 2002. E dunque ancora oggi, nonostante tutte le forzature, quelle scelte restano non condivise. Per quanto ci consta, solo tre occupanti hanno deciso di abbandonare rinunciando al contratto, mentre sei operatori hanno aderito all'offerta sottoscrivendo la scrittura privata sollecitata dall'Amministrazione. Ben diciannove artigiani invece, aderenti al Comitato, hanno rifiutato ogni proposta e si apprestano ad intraprendere una dura battaglia legale e politica per una resistenza ad oltranza.
Questi numeri, da soli, più di ogni proclama, connotano e definiscono il
livello di condivisione dell'iniziativa dell'Amministrazione.
Eviti quindi per cortesia
l’assessore di vantare il consenso popolare, giacché non c’è. Una cosa può a
buon diritto ribadire, invece, comunicato dopo comunicato: che questa
esperienza è stata “fortemente voluta” dall’Amministrazione comunale. Dalle
premesse, temiamo che alla fine essa risulti anche “fortemente realizzata”. Ma
non ci pare che questi “fortemente”
facciano rima con “democraticamente”.
Al Consiglio Comunale chiediamo perciò di intervenire con urgenza, prima che sia troppo tardi, perché venga arrestato il processo di banalizzazione e disintegrazione identitaria del manufatto del Vecchio Conventino, della sua storia e delle attività che vi si compiono, perché venga verificata la legittimità dello slogan “progettazione partecipata” che l’Amministrazione ripetutamente adotta nelle comunicazioni alla città, e perché venga promosso il ripristino di condizioni di democrazia e di trasparenza nelle scelte.
Tutta la documentazione fin qui raccolta e prodotta dal Comitato Tutela Conventino dimostra come, dal momento in cui venne provata e rivelata la natura dell'operazione, la comunità degli operatori attivi nella struttura si sia compattamente opposta e non abbia condiviso le linee e le scelte del sedicente "Atelier di progettazione partecipata" gestito dalla Fondazione Michelucci, al quale si è rifiutata di partecipare se non fossero state rimosse le imposizioni che, di fatto, lo rendevano un vuoto simulacro di democrazia partecipativa.
In
attesa di un auspicato accoglimento della nostra istanza porgiamo i migliori
saluti.
Per il Comitato Tutela Conventino
Camilla CATARZI
Per l’Associazione di volontariato Idra
Girolamo DELL’OLIO