Associazione di volontariato Idra
iscritta
al Registro Regionale del Volontariato della Toscana per la promozione e la
tutela del patrimonio ambientale e culturale
indirizzo postale:
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Via Vittorio Emanuele II, 135
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La nostra posizione nel processo penale in corso
Dal processo in corso a Firenze, che
vede imputati, tra gli altri, i dirigenti Cavet, è emerso al di là di ogni
dubbio che le condotte criminose poste in essere dagli imputati hanno
determinato un grave danno ambientale,
che si è sostanziato in una grave perdita di potabilità e qualità delle acque,
con una sostanziale compromissione ed alterazione della vita vegetale ed
animale all'interno dei corsi d'acqua, nonché un’alterazione degli stessi corsi
d'acqua mediante accumulo nel loro alveo e sulle sponde di limi fangosi, tali
da distruggere, limitare e comunque alterare il normale sviluppo
dell'ecosistema dei luoghi. Le numerose testimonianze degli abitanti del luogo
e dei tecnici degli organi preposti al controllo hanno dimostrato che tali
danni non solo si sono effettivamente verificati, ma anche che sono conseguenza inequivocabile e diretta dei
comportamenti posti in essere dagli imputati.
Un grave danneggiamento ambientale
si è verificato anche a seguito delle ulteriori condotte lesive di interessi
costituzionalmente garantiti, identificate nell’aver realizzato e gestito
abusivamente discariche, soprattutto di rifiuti speciali, situate in una vasta
area della regione Toscana, in modo capillare, e per ciò stesso ancor più
pericoloso e dannoso per la salubrità dell’ambiente e per la salute dei
cittadini.
Per quanto riguarda il danno
idrogeologico, al 2006 risultavano prosciugati
20 torrenti, 73 sorgenti, 45 pozzi e 5 acquedotti. Tali danni hanno interessato
anche siti di interesse comunitario. Ad esempio, le sorgenti della Badia benedettina
di Moscheta che
Si tratta in ogni caso di aree
soggette a vincolo paesaggistico, e/o a vincolo idrogeologico.
Nel caso del complesso del Monte
Morello, “colpito” nei pozzi, negli acquedotti, nelle sorgenti e nei torrenti,
la cantierizzazione ha provocato addirittura una casistica supplementare di impatti.
Da quanto è emerso nel corso del
dibattimento i danni ambientali erano
evitabili perché prevedibili. E ciò perché sin dal 1991 numerose sono state
le occasioni (ricorsi amministrativi, esposti, interrogazioni, conferenze
stampa, convegni ed altro) in cui soggetti pubblici e privati, comitati e
associazioni ambientaliste, esperti e tecnici della materia hanno allertato e
sensibilizzato la società appaltatrice e le istituzioni sui danni che si
sarebbero verificati nell’esecuzione del progetto voluto da Cavet.
Riportiamo di seguito, e a titolo
meramente esemplificativo, alcuni interventi “lungimiranti”.
PROF. GIAMBATTISTA VAI
30 giugno 1995
Convenzione TPL AV - Dipartimento di
Scienze Geologiche dell'Università di Bologna, Relazione geologica e
idrogeologica per la istruttoria della Variante del Progetto esecutivo (tratto
Toscano: Mugello-Vaglia-Careggi): prof.
Giambattista Vai, titolare dello studio.
Il documento, consegnato
dall’Associazione Idra in occasione
della deposizione al processo, dimostra che anche il committente TAV SpA,
attraverso uno studio commissionato all’Università di Bologna per valutare le
conseguenze ambientali del tracciato scelto, disponeva già prima della chiusura
della Conferenza di servizi di uno scenario chiaro, definito e puntuale degli
impatti attesi dalla cantierizzazione, individuati e descritti nello studio
progressiva per progressiva.
A questo proposito, si riporta anche
un’intervista al prof. Vai, tratta dal TGR Toscana del 31 maggio 2001.
“Scavare gallerie sotto
l’Appennino per i treni superveloci (tra Firenze e Bologna sono previsti
infatti oltre
Per certa parte (i danni, gli effetti, ndr) sono stati indicati e
preventivati. Dirò ancora di più: quelli che si sono già verificati sono solo
un primo lotto. Io mi aspetto che se ne verifichino altri. Ritenere o credere
che opere di questo genere non comportino effetti, a vari livelli, limitati, locali,
regionali e generali, sarebbe
irrealistico”.
Per sette anni il prof. Vai, insieme
al Dipartimento di Scienze della terra di Bologna, è stato consulente di
Italferr, la società delle Ferrovie che cura il progetto TAV. “I nostri studi geologici sono stati
scrupolosi, dice il prof. Vai, ma alla fine le scelte progettuali hanno seguito
altre logiche. L’Alta velocità ferroviaria dunque costerà di più e durerà molto
meno dell’attuale Direttissima. (…)
Le condizioni geologiche sono alla base di tutto, non debbono essere
imposte, ma debbono essere tenute in considerazione prima di prendere una
decisione politica su un tracciato, su una scelta”.
Il prof. Vai aveva già scritto
queste cose “in maniera altrettanto
netta e chiara e precisa in documenti scritti dal
PROF. FLORIANO VILLA
Note tecniche per il ricorso al Tar del Lazio del 1996
“In particolare per la galleria Vaglia, ci sono grosse preoccupazioni
per la salvaguardia degli importanti complessi acquiferi che alimentano gli usi
idropotabili di tutti gli abitanti della zona (…) si possono provocare veri e
propri disastri idrogeologici, poiché si viene ad intervenire pesantemente su
alvei superficiali, subalvei posti a diversa profondità, paleoalvei di grande
interesse idrogeologico”.
“A Cardetole, la prevista discarica di smarino provocherebbe il
restringimento della valle del fiume Sieve (….) causando così una grave
alterazione dell’equilibrio del sistema idraulico e idrologico della zona, ed
alterando anche le caratteristiche del reticolo idrogeologico sotterraneo”; stesso dicesi per la discarica
nella valle del torrente Carlone.
6 luglio 1999.
Riguardo all'emergenza idrogeologica
in atto nella galleria di Osteto (Firenzuola), nella conferenza stampa alle Giubbe Rosse di Firenze il 6 luglio '99,
il prof. Floriano Villa, geologo, membro del Consiglio Nazionale di Italia Nostra, già presidente nazionale
della stessa Associazione, fa una serie di riflessioni sulle conseguenze della
costruzione dei tunnel, che possono riassumersi nei seguenti punti
fondamentali:
-
la
galleria sotto Monte Morello taglierà delle vene acquifere;
-
gli
emungimenti dal tunnel saranno ingenti, stimati in
-
tutta
quest’acqua viene fuori dal sottosuolo, che perderà il suo equilibrio
idrogeologico, poiché verrà portata via tutta la parte fine dei sedimenti;
-
il
che potrebbe essere molto pericoloso dal punto di vista sismico, dato che sotto
questo profilo Sesto Fiorentino è un’area molto delicata, piena di fratture in
cui circola l’acqua;
L’intervento si chiude con questo
discorso, che vale la pena citare per esteso:
“Abbiamo detto che questa previsione di sconvolgimento del sottosuolo
era completamente prevedibile. E uno deve prevedere in anticipo quello che può
succedere. Non deve in corso d'opera prender atto di quello che succede e dire
"Ah, ma adesso metteremo a posto tutto". Io penso che sia impossibile
mettere a posto una cosa che sconvolge con queste emissioni di acqua che fanno
parte proprio della struttura del terreno.
Un dato importantissimo è il fatto che l'acqua esce in quantitativi di
70-
USL 10
2 giugno 1995
1) che “la realizzazione dell’opera è
destinata a provocare rilevanti problemi di impatto ambientale”;
2) l'insufficiente coinvolgimento del
Dipartimenti di prevenzione della stessa USL nella fase autorizzativa delle opere;
3) che “gli incontri fino ad oggi
avuti con
4) che il prosieguo nell'atteggiamento
di cui sopra porterà ad “una serie di ripercussioni sulla salute
pubblica sia in termini diretti (inquinamento acustico, atmosferico e dei corsi
d'acqua) causato dai cantieri, sia in termini indiretti (interferenza sugli
acquiferi)”.
AUTORITà DI BACINO DEL
FIUME ARNO
31 ottobre 1995
Delibera n. 81 dell'Autorità di Bacino del Fiume Arno: “L'attività
estrattiva (...) ha portato modificazioni dei flussi idrici superficiali e/o
sotterranei con alterazione della rete drenante nei territori di collina e di
montagna e intercettazione della falda freatica nei territori di pianura, in
certi casi con interruzione areale dell'acquifero per la sostituzione del
materiale permeabile prelevato (ghiaie, sabbie, etc.) con limi e argille. Ulteriori
aperture di cave comprometterebbero l'assetto territoriale del bacino dell'Arno,
creando un irreversibile pregiudizio ambientale e/o idrogeologico e/o idraulico”.
Si vede come i danni fossero già annunciati anche qui. Il
Coordinamento e l'Associazione Idra
hanno spesso allegato questa delibera alle proprie richieste di incontri e chiarimenti.
SERVIZIO GEOLOGICO NAZIONALE
11 novembre 1992
Il Servizio geologico della
Presidenza del Consiglio giudicò il progetto di "estrema genericità sia nella previsione degli impatti che nelle
proposte di misure di mitigazione, per quanto riguarda sia la fase di cantiere
che quella di esercizio dell'opera".
“Non si concorda sulla affermazione del proponente che le scadenti
caratteristiche geotecniche e meccaniche dei terreni attraversati in galleria
esulino da uno studio di impatto ambientale. Le scadenti qualità geomeccaniche
dei terreni infatti sono cause che predispongono alla instabilità degli stessi”.
DR. LUIGI MICHELI, DIPARTIMENTO AMBIENTE REGIONE TOSCANA
23 gennaio 1995
Il geologo L. Micheli scrive come “gli elaborati cartografici contengano informazioni
per soli due chilometri e manchino indicazioni puntuali sugli interventi di
mitigazione, tanto più necessari, visto che il sicuro effetto drenante causato
dalle gallerie rischia di avere ripercussioni negative sull’ecosistema di
superficie per la riduzione della portata di base dei corsi d’acqua anche in
zone lontane dal tracciato ferroviario”.
SERVIZIO DIFESA DEL SUOLO, REGIONE TOSCANA
13 luglio 1995
Il Servizio Difesa del Suolo della
Regione Toscana, in un parere, evidenzia carenze progettuali, segnalando che "gran parte delle difficoltà nell'esame
del materiale prodotto derivano dal fatto che lo stesso nasce in assenza di una
preventiva valutazione di impatto ambientale.”
Nonostante la piena coscienza dei
rischi, i lavori sono stati eseguiti comunque. Ciò dimostra che gli imputati
hanno operato con la precisa consapevolezza di cagionare gravi danni
idrogeologici, agendo quindi con dolo diretto. Anche il mancato approfondimento
dell’indagine idrogeologica non può esser considerato indice di mera
superficialità degli imputati, bensì espressione di una precisa volontà di
realizzare le opere indipendentemente dalle conseguenze sull’ambiente. Se così
non fosse, verificatisi i primi impatti, gli imputati avrebbero “preteso” di
rivalutare il progetto e le modalità di esecuzione. Ciò avrebbe però comportato
un’interruzione dell’opera ed un ritardo dei lavori con inevitabile pregiudizio
dei profitti che invece si volevano realizzare in tempi ragionevolmente brevi.
La realizzazione della Tav ha prodotto
gravissimi danni irreversibili all’ambiente. È destituita quindi di ogni
fondamento la tesi secondo cui tale opera abbia cagionato solo un danno
provvisorio, poiché reversibile, ed inevitabile. Si sottolinea comunque a tal
proposito che una recente sentenza della Corte di Cassazione (III sezione
penale n. 16575 del 02.05.2007), ha confermato, nella peculiare materia, il
principio di tutela delle cosiddette perdite provvisorie, principio
secondo il quale il danno ambientale risarcibile è anche il danno derivante medio
tempore dalla mancata disponibilità di una risorsa ambientale intatta. La
risarcibilità delle perdite temporanee, afferma
Alla luce di quanto sin qui esposto,
deve ritenersi che le varie attività illecite, poste in essere dagli odierni
imputati, abbiano procurato un ingente danno nei confronti dell’Associazione Idra
e per questo motivo dovranno essere obbligati all’integrale risarcimento dello
stesso.
Tale risarcimento è dovuto perché è
conseguente alla lesione di un diritto soggettivo proprio, oltre che dello
Stato e degli altri enti locali, di tutti i cittadini, singolarmente intesi, e
delle associazioni che hanno come fondamento la tutela del territorio e
dell’ambiente, finalità che è stata fatta propria come scopo specifico del
sodalizio.
In particolare
l’Associazione Idra ha subito sia un
danno derivante dalla lesione del fine statutario, sia un danno morale.
Quest’ultimo è
riconducibile alla frustrazione
e all’afflizione degli associati, nonché al discredito derivante dal mancato
raggiungimento dello scopo istituzionale, che potrebbe indurre gli associati a
privare il sodalizio del loro sostegno personale e finanziario (Cass. Pen., Sez.
III, 02/12/2004 - Ud. 21/10/2004, Sentenza n. 46746).
Nel corso della complessa
istruttoria dibattimentale è stato dimostrato come l’Associazione Idra
sia stata e sia tuttora costantemente ed incessantemente impegnata a combattere
contro gli scempi e i disastri ambientali, organizzando eventi culturali e
promuovendo piani d’intesa con gli enti preposti al controllo della salute e
del territorio regionale quali l’ASL e l’Arpat; nonché richiedendo, anche
insistentemente, agli enti di volta in volta coinvolti e competenti, controlli
e verifiche tese a preservare la salute dei cittadini e la salubrità
dell’ambiente. Il grave danno morale derivato all’Associazione è stato
cagionato dall’assoluta mancata valutazione delle richieste di chiarimenti,
spiegazioni, dettagli tecnici relativamente al progetto. Neppure la gran parte
degli esposti e azioni amministrative intraprese fino ad oggi per cercare di far
emergere il grande problema ambientale collegato alla TAV ha sortito effetto
alcuno. Nonostante ciò l’Associazione Idra
ha continuato per anni, con i mezzi che aveva a disposizione, ad allertare e
sensibilizzare autorità, cittadini, enti pubblici sui danni che si sarebbero
verificati nell’attuazione del progetto.
Nella massima parte dei casi
l’Associazione si è trovata di fronte un vero e proprio muro di gomma e così
gran parte delle azioni si sono risolte in un nulla di fatto.
Quanto più l’Associazione Idra evidenziava tali problematiche
tanto più veniva tacciata di disfattismo e contrarietà allo sviluppo
tecnologico.
Quando poi i danneggiamenti hanno
cominciato a manifestarsi in modo sempre più evidente, ed è stato chiaro che
quanto prospettato si stava verificando, era ormai tardi per rimediare ai
disastri compiuti e non si poteva fare altro che stimare i danni.
In conclusione, Idra ha subìto un grave danno morale “da frustrazione”, di cui è
stata fatta richiesta di risarcimento nell’ambito del procedimento penale in
cui la nostra Associazione si è costituita parte civile.