Associazione di volontariato Idra

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La nostra posizione nel processo penale in corso

 

Dal processo in corso a Firenze, che vede imputati, tra gli altri, i dirigenti Cavet, è emerso al di là di ogni dubbio che le condotte criminose poste in essere dagli imputati hanno determinato un grave danno ambientale, che si è sostanziato in una grave perdita di potabilità e qualità delle acque, con una sostanziale compromissione ed alterazione della vita vegetale ed animale all'interno dei corsi d'acqua, nonché un’alterazione degli stessi corsi d'acqua mediante accumulo nel loro alveo e sulle sponde di limi fangosi, tali da distruggere, limitare e comunque alterare il normale sviluppo dell'ecosistema dei luoghi. Le numerose testimonianze degli abitanti del luogo e dei tecnici degli organi preposti al controllo hanno dimostrato che tali danni non solo si sono effettivamente verificati, ma anche che sono conseguenza inequivocabile e diretta dei comportamenti posti in essere dagli imputati.

Un grave danneggiamento ambientale si è verificato anche a seguito delle ulteriori condotte lesive di interessi costituzionalmente garantiti, identificate nell’aver realizzato e gestito abusivamente discariche, soprattutto di rifiuti speciali, situate in una vasta area della regione Toscana, in modo capillare, e per ciò stesso ancor più pericoloso e dannoso per la salubrità dell’ambiente e per la salute dei cittadini.

Per quanto riguarda il danno idrogeologico, al 2006 risultavano prosciugati 20 torrenti, 73 sorgenti, 45 pozzi e 5 acquedotti. Tali danni hanno interessato anche siti di interesse comunitario. Ad esempio, le sorgenti della Badia benedettina di Moscheta che la Regione Toscana aveva inserito fra i siti meritevoli di particolarissima protezione in base alla Direttiva europea 92/43/CEE "Habitat", che si riferisce "ad habitat naturali e aree significative per la presenza di specie animali e/o vegetali di interesse comunitario". Fra di essi proprio la Conca di Firenzuola, il Giogo, la Colla di Casaglia, Monte Beni, Sasso di Castro, nonché Monte Morello e gli Stagni della Piana fiorentina. Sono tutti ambienti classificati come SIC (Siti di Importanza Comunitaria).

Si tratta in ogni caso di aree soggette a vincolo paesaggistico, e/o a vincolo idrogeologico.

Nel caso del complesso del Monte Morello, “colpito” nei pozzi, negli acquedotti, nelle sorgenti e nei torrenti, la cantierizzazione ha provocato addirittura una casistica supplementare di impatti. La TAV ha modificato infatti – e per più di 7 chilometri! – il bilancio idrico di interi bacini imbriferi: allo spartiacque superficiale naturale di Monte Morello se ne è sostituito uno artificiale, sotterraneo, creato dalla Galleria di Vaglia che, inclinata verso Sesto Fiorentino ancora in pieno territorio mugellano, fa defluire verso l’imbocco Sud, sulla piana di Firenze, le acque che per millenni hanno alimentato i torrenti del Mugello e il fiume Sieve; con il risultato che adesso il bilancio idrico del Mugello è in deficit anche sul lato Firenze, per altre decine e decine di litri di acqua al secondo.

Da quanto è emerso nel corso del dibattimento i danni ambientali erano evitabili perché prevedibili. E ciò perché sin dal 1991 numerose sono state le occasioni (ricorsi amministrativi, esposti, interrogazioni, conferenze stampa, convegni ed altro) in cui soggetti pubblici e privati, comitati e associazioni ambientaliste, esperti e tecnici della materia hanno allertato e sensibilizzato la società appaltatrice e le istituzioni sui danni che si sarebbero verificati nell’esecuzione del progetto voluto da Cavet.

 

Riportiamo di seguito, e a titolo meramente esemplificativo, alcuni interventi “lungimiranti”.

  

PROF. GIAMBATTISTA VAI

30 giugno 1995

Convenzione TPL AV - Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università di Bologna, Relazione geologica e idrogeologica per la istruttoria della Variante del Progetto esecutivo (tratto Toscano: Mugello-Vaglia-Careggi): prof. Giambattista Vai, titolare dello studio.

Il documento, consegnato dall’Associazione Idra in occasione della deposizione al processo, dimostra che anche il committente TAV SpA, attraverso uno studio commissionato all’Università di Bologna per valutare le conseguenze ambientali del tracciato scelto, disponeva già prima della chiusura della Conferenza di servizi di uno scenario chiaro, definito e puntuale degli impatti attesi dalla cantierizzazione, individuati e descritti nello studio progressiva per progressiva.

A questo proposito, si riporta anche un’intervista al prof. Vai, tratta dal TGR Toscana del 31 maggio 2001.

 “Scavare gallerie sotto l’Appennino per i treni superveloci (tra Firenze e Bologna sono previsti infatti oltre 73 km di tunnel), è complicato e non può non avere conseguenze sulle sorgenti di acqua potabile. Quello che sta succedendo in Mugello è però soltanto l’inizio.

Per certa parte (i danni, gli effetti, ndr) sono stati indicati e preventivati. Dirò ancora di più: quelli che si sono già verificati sono solo un primo lotto. Io mi aspetto che se ne verifichino altri. Ritenere o credere che opere di questo genere non comportino effetti, a vari livelli, limitati, locali, regionali e generali, sarebbe irrealistico”.

Per sette anni il prof. Vai, insieme al Dipartimento di Scienze della terra di Bologna, è stato consulente di Italferr, la società delle Ferrovie che cura il progetto TAV. “I nostri studi geologici sono stati scrupolosi, dice il prof. Vai, ma alla fine le scelte progettuali hanno seguito altre logiche. L’Alta velocità ferroviaria dunque costerà di più e durerà molto meno dell’attuale Direttissima. (…)

Le condizioni geologiche sono alla base di tutto, non debbono essere imposte, ma debbono essere tenute in considerazione prima di prendere una decisione politica su un tracciato, su una scelta”.

Il prof. Vai aveva già scritto queste cose “in maniera altrettanto netta e chiara e precisa in documenti scritti dal 1991.

 

PROF. FLORIANO VILLA

Note tecniche per il ricorso al Tar del Lazio del 1996

“In particolare per la galleria Vaglia, ci sono grosse preoccupazioni per la salvaguardia degli importanti complessi acquiferi che alimentano gli usi idropotabili di tutti gli abitanti della zona (…) si possono provocare veri e propri disastri idrogeologici, poiché si viene ad intervenire pesantemente su alvei superficiali, subalvei posti a diversa profondità, paleoalvei di grande interesse idrogeologico”.

“A Cardetole, la prevista discarica di smarino provocherebbe il restringimento della valle del fiume Sieve (….) causando così una grave alterazione dell’equilibrio del sistema idraulico e idrologico della zona, ed alterando anche le caratteristiche del reticolo idrogeologico sotterraneo”; stesso dicesi per la discarica nella valle del torrente Carlone.

6 luglio 1999.

Riguardo all'emergenza idrogeologica in atto nella galleria di Osteto (Firenzuola), nella conferenza stampa alle Giubbe Rosse di Firenze il 6 luglio '99, il prof. Floriano Villa, geologo, membro del Consiglio Nazionale di Italia Nostra, già presidente nazionale della stessa Associazione, fa una serie di riflessioni sulle conseguenze della costruzione dei tunnel, che possono riassumersi nei seguenti punti fondamentali:

-         la galleria sotto Monte Morello taglierà delle vene acquifere;

-         gli emungimenti dal tunnel saranno ingenti, stimati in 200 litri al secondo;

-         tutta quest’acqua viene fuori dal sottosuolo, che perderà il suo equilibrio idrogeologico, poiché verrà portata via tutta la parte fine dei sedimenti;

-         il che potrebbe essere molto pericoloso dal punto di vista sismico, dato che sotto questo profilo Sesto Fiorentino è un’area molto delicata, piena di fratture in cui circola l’acqua;

L’intervento si chiude con questo discorso, che vale la pena citare per esteso:

“Abbiamo detto che questa previsione di sconvolgimento del sottosuolo era completamente prevedibile. E uno deve prevedere in anticipo quello che può succedere. Non deve in corso d'opera prender atto di quello che succede e dire "Ah, ma adesso metteremo a posto tutto". Io penso che sia impossibile mettere a posto una cosa che sconvolge con queste emissioni di acqua che fanno parte proprio della struttura del terreno.

Un dato importantissimo è il fatto che l'acqua esce in quantitativi di 70-80 litri al secondo da 20-25 giorni. Questo vuol dire che continua a esser svuotato un serbatoio interno che non può non produrre effetti devastanti su quello che è tutta la circolazione (sorgenti, alimentazioni idriche, falde di valle, ecc): è qualcosa di veramente sconcertante da un punto di vista idrogeologico, perché non può capitare una cosa così, è un delitto ambientale, non c'è dubbio”.

 

USL 10

2 giugno 1995

La Usl 10, con comunicazione n. prot. 5805, trasmette una nota in cui è segnalato:

1)      che la realizzazione dell’opera è destinata a provocare rilevanti problemi di impatto ambientale;

2)      l'insufficiente coinvolgimento del Dipartimenti di prevenzione della stessa USL nella fase autorizzativa delle opere;

3)      che gli incontri fino ad oggi avuti con la CAVET fanno ritenere che la società veda nell'autorizzazione conseguente alla chiusura della conferenza dei servizi l'esonero per le imprese incaricate dal rispetto della normativa nazionale e locale attualmente vigente soprattutto in termini di compatibilità degli insediamenti rispetto al contesto ambientale nel quale andranno ad insistere;

4)      che il prosieguo nell'atteggiamento di cui sopra porterà ad una serie di ripercussioni sulla salute pubblica sia in termini diretti (inquinamento acustico, atmosferico e dei corsi d'acqua) causato dai cantieri, sia in termini indiretti (interferenza sugli acquiferi).

 

AUTORITà DI BACINO DEL FIUME ARNO

31 ottobre 1995

Delibera n. 81 dell'Autorità di Bacino del Fiume Arno: L'attività estrattiva (...) ha portato modificazioni dei flussi idrici superficiali e/o sotterranei con alterazione della rete drenante nei territori di collina e di montagna e intercettazione della falda freatica nei territori di pianura, in certi casi con interruzione areale dell'acquifero per la sostituzione del materiale permeabile prelevato (ghiaie, sabbie, etc.) con limi e argille. Ulteriori aperture di cave comprometterebbero l'assetto territoriale del bacino dell'Arno, creando un irreversibile pregiudizio ambientale e/o idrogeologico e/o idraulico.

Si vede come i danni fossero già annunciati anche qui. Il Coordinamento e l'Associazione Idra hanno spesso allegato questa delibera alle proprie richieste di incontri e chiarimenti.

 

SERVIZIO GEOLOGICO NAZIONALE

11 novembre 1992

Il Servizio geologico della Presidenza del Consiglio giudicò il progetto di "estrema genericità sia nella previsione degli impatti che nelle proposte di misure di mitigazione, per quanto riguarda sia la fase di cantiere che quella di esercizio dell'opera".

“Non si concorda sulla affermazione del proponente che le scadenti caratteristiche geotecniche e meccaniche dei terreni attraversati in galleria esulino da uno studio di impatto ambientale. Le scadenti qualità geomeccaniche dei terreni infatti sono cause che predispongono alla instabilità degli stessi”.

 

DR. LUIGI MICHELI, DIPARTIMENTO AMBIENTE REGIONE TOSCANA

23 gennaio 1995

Il geologo L. Micheli scrive come “gli elaborati cartografici contengano informazioni per soli due chilometri e manchino indicazioni puntuali sugli interventi di mitigazione, tanto più necessari, visto che il sicuro effetto drenante causato dalle gallerie rischia di avere ripercussioni negative sull’ecosistema di superficie per la riduzione della portata di base dei corsi d’acqua anche in zone lontane dal tracciato ferroviario”.

 

SERVIZIO DIFESA DEL SUOLO, REGIONE TOSCANA

13 luglio 1995

Il Servizio Difesa del Suolo della Regione Toscana, in un parere, evidenzia carenze  progettuali, segnalando che "gran parte delle difficoltà nell'esame del materiale prodotto derivano dal fatto che lo stesso nasce in assenza di una preventiva valutazione di impatto ambientale.”

 

 

Nonostante la piena coscienza dei rischi, i lavori sono stati eseguiti comunque. Ciò dimostra che gli imputati hanno operato con la precisa consapevolezza di cagionare gravi danni idrogeologici, agendo quindi con dolo diretto. Anche il mancato approfondimento dell’indagine idrogeologica non può esser considerato indice di mera superficialità degli imputati, bensì espressione di una precisa volontà di realizzare le opere indipendentemente dalle conseguenze sull’ambiente. Se così non fosse, verificatisi i primi impatti, gli imputati avrebbero “preteso” di rivalutare il progetto e le modalità di esecuzione. Ciò avrebbe però comportato un’interruzione dell’opera ed un ritardo dei lavori con inevitabile pregiudizio dei profitti che invece si volevano realizzare in tempi ragionevolmente brevi.

La realizzazione della Tav ha prodotto gravissimi danni irreversibili all’ambiente. È destituita quindi di ogni fondamento la tesi secondo cui tale opera abbia cagionato solo un danno provvisorio, poiché reversibile, ed inevitabile. Si sottolinea comunque a tal proposito che una recente sentenza della Corte di Cassazione (III sezione penale n. 16575 del 02.05.2007), ha confermato, nella peculiare materia, il principio di tutela delle cosiddette perdite provvisorie, principio secondo il quale il danno ambientale risarcibile è anche il danno derivante medio tempore dalla mancata disponibilità di una risorsa ambientale intatta. La risarcibilità delle perdite temporanee, afferma la Suprema Corte, è giustificata dal fatto che qualsiasi intervento di ripristino ambientale, per quanto tempestivo, non può mai eliminare quello speciale profilo dì danno conseguente alla perdita di fruibilità della risorsa naturale compromessa dalla condotta illecita, danno che si verifica nel momento in cui tale condotta viene tenuta e che perdura per tutto il tempo necessario a ricostituire lo status quo. Questo determina un deciso passo avanti: non è risarcibile il solo danno ambientale cosiddetto irreversibile, ma anche solo l'alterazione temporanea dell'ambiente, in quanto lo stato naturale di esso, non alterato da condotte illecite, è di per se stesso un bene, di cui si difende l'uso da parte della cittadinanza.

Alla luce di quanto sin qui esposto, deve ritenersi che le varie attività illecite, poste in essere dagli odierni imputati, abbiano procurato un ingente danno nei confronti dell’Associazione Idra e per questo motivo dovranno essere obbligati all’integrale risarcimento dello stesso.

Tale risarcimento è dovuto perché è conseguente alla lesione di un diritto soggettivo proprio, oltre che dello Stato e degli altri enti locali, di tutti i cittadini, singolarmente intesi, e delle associazioni che hanno come fondamento la tutela del territorio e dell’ambiente, finalità che è stata fatta propria come scopo specifico del sodalizio.

In particolare l’Associazione Idra ha subito sia un danno derivante dalla lesione del fine statutario, sia un danno morale.

Quest’ultimo è riconducibile alla frustrazione e all’afflizione degli associati, nonché al discredito derivante dal mancato raggiungimento dello scopo istituzionale, che potrebbe indurre gli associati a privare il sodalizio del loro sostegno personale e finanziario (Cass. Pen., Sez. III, 02/12/2004 - Ud. 21/10/2004, Sentenza n. 46746).

Nel corso della complessa istruttoria dibattimentale è stato dimostrato come l’Associazione Idra sia stata e sia tuttora costantemente ed incessantemente impegnata a combattere contro gli scempi e i disastri ambientali, organizzando eventi culturali e promuovendo piani d’intesa con gli enti preposti al controllo della salute e del territorio regionale quali l’ASL e l’Arpat; nonché richiedendo, anche insistentemente, agli enti di volta in volta coinvolti e competenti, controlli e verifiche tese a preservare la salute dei cittadini e la salubrità dell’ambiente. Il grave danno morale derivato all’Associazione è stato cagionato dall’assoluta mancata valutazione delle richieste di chiarimenti, spiegazioni, dettagli tecnici relativamente al progetto. Neppure la gran parte degli esposti e azioni amministrative intraprese fino ad oggi per cercare di far emergere il grande problema ambientale collegato alla TAV ha sortito effetto alcuno. Nonostante ciò l’Associazione Idra ha continuato per anni, con i mezzi che aveva a disposizione, ad allertare e sensibilizzare autorità, cittadini, enti pubblici sui danni che si sarebbero verificati nell’attuazione del progetto.

Nella massima parte dei casi l’Associazione si è trovata di fronte un vero e proprio muro di gomma e così gran parte delle azioni si sono risolte in un nulla di fatto.

Quanto più l’Associazione Idra evidenziava tali problematiche tanto più veniva tacciata di disfattismo e contrarietà allo sviluppo tecnologico.

Quando poi i danneggiamenti hanno cominciato a manifestarsi in modo sempre più evidente, ed è stato chiaro che quanto prospettato si stava verificando, era ormai tardi per rimediare ai disastri compiuti e non si poteva fare altro che stimare i danni.

In conclusione, Idra ha subìto un grave danno morale “da frustrazione”, di cui è stata fatta richiesta di risarcimento nell’ambito del procedimento penale in cui la nostra Associazione si è costituita parte civile.

 

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