Aiutiamo Firenze, Città del Mondo

 

Nel 1944, verso la fine della guerra, un friulano, un francese ed uno svizzero fecero dichiarare Firenze "città aperta": il cardinale di Firenze, Elia Dalla Costa, il direttore d’orchestra Igor Markevitch, e il console onorario di Svizzera, Carlo Steinhäuslin. Grazie all’intervento riservato e pressante di questi soli tre personaggi, non fiorentini di nascita, Firenze evitò distruzioni irreparabili che la barbarie della guerra avrebbe potuto infliggerle.

Un grave pericolo minaccia oggi la nostra città e il patrimonio grandissimo che essa contiene: un patrimonio di storia e di arte che appartiene a tutti i cittadini del mondo. Proprio a loro chiediamo di aiutarci a preservarlo dalle conseguenze drammatiche che potranno derivare dall’attuazione di un progetto sconsiderato.

La barbarie dell'ultima guerra produsse ferite profonde alla città, ma una sorta di tacita intesa tra le parti in conflitto evitò distruzioni maggiori e irreparabili.

Anche in quella occasione di rischio elevatissimo, una sorta di rispetto del mondo verso la nostra città prevalse e produsse l’eccezionale risultato di salvare la gran parte del patrimonio.

Oggi un rischio più sottile, meno appariscente, e più occultabile per inerzia e per interessi di vario genere, si ripresenta e richiede un accordo, non tacito questa volta, ma conclamato e di portata mondiale, che lo scongiuri in maniera tassativa e definitiva: Firenze non si tocca.

A Firenze ci si appresta a realizzare una galleria ferroviaria che, completamente interrata a modesta profondità nel sottosuolo della città, sarà percorsa dai treni dell’"Alta Velocità".

Il tracciato interessa il centro cittadino passando a poche centinaia di metri dal Duomo e addirittura al di sotto di edifici vincolati per legge o monumentali quali la Fortezza Medicea (Fortezza da Basso).

Chi progetta questa opera sostiene che la stessa potrà provocare danni alle opere presenti in superficie. Essi potranno derivare sia dalla tecnica di costruzione, sia dalle alterazioni del sottosuolo, sia dalle sollecitazioni in fase di esercizio.

Diligentemente chi progetta ha graduato l’entità dei danni, limitandosi però alla striscia soprastante la galleria. Ma il danno effettivo che l’intervento può provocare non può essere individuato con certezza. Ciò a motivo della molteplicità delle variabili (ad esempio l’alterazione della falda acquifera presente nella zona interessata dall'intervento) cui la realizzazione dell'opera è soggetta.

Tanto è reale il rischio cui questa opera sottoporrebbe una città come la nostra, che la fase di realizzazione e quella di esercizio, per almeno dieci anni, saranno monitorizzate al fine di segnalare il verificarsi di dissesti dovuti a cause non previste o imprevedibili.

La segnalazione dei danni individua diligentemente 170 edifici a rischio, fra i quali la Fortezza Medicea.

Cosa sarà degli edifici monumentali cittadini, degli elementi architettonici che li compongono o che essi contengono, delle pareti affrescate dai grandissimi nomi del passato, non è dato di sapere con la certezza assoluta che il caso imporrebbe. Ci si limita a monitorizzare, poi vedremo.

Dove gli edifici interessati da provvedimenti di demolizione risultano soggetti a vincoli di salvaguardia, si tenta di risolvere il problema - al limite della credibilità - nella maniera più semplicistica, ossia con un provvedimento che elimini il vincolo!

Un atteggiamento rivelatore dei criteri con cui opera chi progetta, fidando nella "comprensione" degli organi di tutela e di controllo posti a presidio della nostra città. Viene infatti ignorato completamente il principio fondamentale di ogni intervento progettuale, ossia il rispetto delle vigenti norme di salvaguardia e la ineludibile necessità di non recare danno all'ambiente e, ancor maggiormente, al patrimonio esistente.

Nessuna riserva o dubbio, invece, viene manifestata nel realizzare un progetto che gli stessi progettisti e le Ferrovie dello Stato dichiarano fonte di conseguenze dannose anche gravi e per di più non totalmente prevedibili per la città.

Questo comportamento non può derivare che dalla latitanza di chi dovrebbe opporsi in primo piano fra tutti, l’Amministrazione Comunale.

Purtroppo, infatti, tutto si sta verificando nell’inerzia degli organi locali di tutela, che sponsorizzano addirittura la cancellazione dei vincoli "scomodi", ignorando gli obblighi che essi stessi sono tenuti ad osservare.

Restano soltanto la cittadinanza, a potersi opporre, e gli organismi internazionali. Essi hanno il dovere e i1 diritto di impedire una operazione così dissennata.

Gli odierni interessi di ogni tipo e ad ogni livello, e l’atteggiamento fin qui assunto da chi propone e da chi autorizza, ci riportano al periodo dei rischi bellici: anche allora soltanto la tacita sensibilità degli stranieri di ciascuna delle due parti in lotta seppe salvare la nostra città da distruzioni irreparabili.

Ciò avveniva nel corso di un conflitto violentissimo tra due parti comunque sensibili – nella nostra allora forzata impossibilità di intervenire – a salvare il patrimonio di tutti. Fu la fama della città, e il suo immenso valore storico e artistico, che compì questo miracolo.

Oggi quella conflittualità mondiale è fortunatamente sostituita da un clima di intese, di collaborazione e di tutela a livello internazionale, che non può non impedire uno scempio che per interessi, per inerzia o per incompetenza, più colpevoli di allora perché italiani, si vorrebbe far subire per la seconda volta alla città patrimonio di tutti.

 

Ing. Carlo SUCCI

 

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