Associazione di volontariato Idra
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totale n. 2 pagine
Firenze, 8.5.2000
AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE
CANTIERE CAVET AL CARLONE:
ORDINE DI EVACUAZIONE PER GLI ABITANTI?
IRRIMEDIABILMENTE COMPROMESSA
LA SALUTE DI CHI ABITA ACCANTO AI CANTIERI TAV.
MA CHI SARÀ ADESSO AD ANDAR VIA, I CITTADINI O LA TAV?
E CHI RISARCIRÀ I RESIDENTI PER I DANNI SUBITI
(E MAI QUANTIFICATI?) IN 4 ANNI DI LAVORI?
UNA LEZIONE PER SESTO FIORENTINO E PER FIRENZE.
CITTADINI, APRITE GLI OCCHI:
ECCO QUELLO CHE VI ASPETTA!
IDRA SCRIVE ALL'OSSERVATORIO AMBIENTALE NAZIONALE
PERCHÉ INTERVENGA PRESSO IL MINISTRO:
URGE UNA VERIFICA GLOBALE DEI PROGETTI.
E CHIEDE A CLAUDIO MARTINI DI
ADEGUARE GLI ORGANICI E LE RISORSE DELL'ARPAT
AI SUOI COMPITI ISTITUZIONALI.
Come volevasi dimostrare!
Era il 10 luglio 1996 quando Lorenzo Necci, Vannino Chiti e Claudio Burlando inaugurarono - fra le contestazioni dei comitati di cittadini (grandi assenti, già allora, le cosiddette associazioni ambientaliste) - il primo cantiere della tratta ferroviaria TAV Bologna Firenze, al Carlone, fra Vaglia e San Piero a Sieve, la prima enorme finestra di accesso al costruendo tunnel di 60 km fra Vaglia e Bologna. "È la TAV il mostro di Firenze: Vigna, indaga!" recitava lo striscione dei comitati di cittadini alla contro-inaugurazione del 10 luglio '96. E chi lo sa, magari qualcuno ha anche indagato, ma i lavori sono continuati alla grande.
E così la polvere, polvere finissima che entra nelle case anche dalle finestre ermeticamente chiuse, ha tempestato per anni bronchi e polmoni dei residenti, piatti, libri e arredi dentro le abitazioni.
Adesso, secondo il rapporto ARPAT trasmesso a Idra dai residenti del Carlone e datato 28 marzo 2000 (i cantieri erano iniziati 1357 giorni prima) "la stretta contiguità fra l'abitazione e il cantiere fa ritenere che gli interventi di mitigazione non possano modificare sostanzialmente la situazione, una migliore pulizia degli spazi di lavoro potrà ridurre ma non eliminare la polverosità diffusa, ed inoltre non si ravvisano provvedimenti efficaci per intervenire sull'imbocco della galleria. Probabilmente l'unica soluzione possibile sarebbe costituita da una diversa collocazione dei residenti nella zona".
Idra si domanda: tocca all'ARPAT, organo di controllo, suggerire la soluzione amministrativa più appropriata? Se sì, perché l'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale non prende in considerazione anche la possibilità che sia il cantiere a dover essere spostato? E comunque quella casa cantoniera, ai cui abitanti si propone "una diversa collocazione", non era forse già lì nel luglio del '95, quando furono approvati i progetti? Cosa ebbe da dire in proposito la Regione Toscana, a quel tempo?
Ma ci sono altri aspetti della questione che lasciano quanto meno sconcertati.
Il rapporto ARPAT inviato il 28 marzo 2000 all'Osservatorio Ambientale e ai ministri dell'Ambiente e dei Trasporti appare riferirsi a campionamenti avvenuti fra il 27 luglio e il 12 agosto 1999. È mai possibile che i risultati siano arrivati sul tavolo delle autorità solo 7 mesi più tardi? Cosa hanno respirato nel frattempo i cittadini? Sarebbe questa la famosa efficienza dell'ARPAT? Nel rapporto si legge addirittura che "il numero dei campioni è certamente limitato e non rappresentativo della situazione annuale", e "si precisa che appena possibile verrà effettuata la verifica della composizione della polvere prelevata".
Il rapporto ARPAT inoltre non risulta inviato, neppure per conoscenza, al sindaco di Vaglia. Una circostanza che permette all'Amministrazione comunale di Vaglia - come leggiamo sulle cronache - di "scoprire" solo dai giornali l'entità del problema. Ma le attività di cantiere si svolgono al confine fra i Comuni di S. Piero a Sieve e Vaglia, e interessano bronchi, polmoni, udito e sistema nervoso di abitanti di ambedue i Comuni.
Un ultimo dato. I cittadini di Vaglia coinvolti dal cantiere hanno chiesto a fine marzo scorso all'ARPAT (in un appello indirizzato anche al loro sindaco) una misurazione dei livelli insopportabili del rumore (anche notturno) causato dal secondo impianto di aerazione collocato all'imbocco del cantiere, e dell'inquinamento atmosferico che ne deriva. Non hanno ancora beneficiato dell'intervento richiesto!
Idra non nutre alcun dubbio sulla competenza tecnica del personale ARPAT, ma da anni lamenta pubblicamente e inutilmente la grave insufficienza strutturale dell'Agenzia deputata ai controlli, in termini di organici e di risorse.
L'associazione di volontariato toscana ha deciso quindi di sottoporre la questione al nuovo presidente della Giunta Regionale Claudio Martini, perché provveda con urgenza a tutti i necessari adeguamenti.
Idra sottoporrà inoltre la vicenda del Carlone all'Osservatorio Ambientale nazionale (di cui l'ARPAT rappresenta l'organo tecnico), in un modo un po' diverso però da come sembra fare l'ARPAT: non sarebbe il caso, piuttosto che di invitare i residenti a farsi da parte, di prevedere semmai una rilocalizzazione del "cantiere impossibile"? Non sarebbe anzi maturato il momento di affrontare questa nuova emergenza tenendo conto dei tanti altri scandali progettuali e procedurali che caratterizzano la cantierizzazione TAV fra Firenze e Bologna? Che la disseminano di danni ambientali di ogni tipo, di sofferenze sociali fra i lavoratori dei cantieri e di disagi profondi arrecati alle popolazioni attraversate. Non sarebbe perciò il caso di chiedere al ministro dell'Ambiente - sulla scorta delle tante emergenze accertate - un intervento urgente di verifica globale dei progetti?
Idra si augura infine che le magistrature amministrativa, penale e contabile provvedano a una verifica puntuale e rigorosa delle procedure adottate nell'approvazione di questi progetti, delle conseguenze provocate dai cantieri sulla salute e sul territorio, dei riflessi dell'attuazione dei progetti sull'erario.