Associazione di volontariato Idra
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COMUNICATO STAMPA Firenze, 7.9.'01
OSPEDALE BANTI A PRATOLINO (COMUNE DI VAGLIA):
IDRA SCRIVE AL PREFETTO.
RISVOLTI INQUIETANTI DI UN'ANNOSA VICENDA
DI DEGRADO E DI DISMISSIONE SILENZIOSA.
Il portavoce dell'associazione di volontariato Idra Girolamo Dell'Olio ha scritto al prefetto di Firenze Achille Serra: cosa ne è stato dei tanti progetti di riutilizzazione dell'ex sanatorio Banti, a Pratolino, del quale si discute da anni senza arrestarne il degrado?
L'associazione fiorentina riassume al rappresentante del Governo i termini della questione-Banti. In particolare ricorda:
Ma il Banti è stato per anni ed anni, ed è tuttora, oggetto di abbandono e degrado.
In una nota inviata il 26 maggio del '98 al "Comitato per la difesa dell'uso pubblico e sanitario dell'ex sanatorio Banti", l'allora Assessore alla Sanità della Regione Toscana Claudio Martini scriveva fra le altre cose che "la situazione del presidio, da un punto di vista strutturale, è tale da necessitare di ingenti risorse finanziarie, diversi miliardi, per la manutenzione e messa a norma di tutti gli impianti esistenti; interventi non connessi ad una eventuale alternativa funzione sanitaria, ma esclusivamente diretti a permetterne l'agibilità".
Era lecito ricavare da queste affermazioni che la struttura del Banti non fosse agibile.
Il "Comitato per la difesa dell'uso pubblico e sanitario dell'ex sanatorio Banti" chiese allora alle autorità competenti, già il 1 luglio '98, come fosse stato possibile autorizzare l'utilizzazione del Banti, negli ultimi anni, per l'accoglienza prolungata (per numerosi mesi consecutivi) di cittadini extracomunitari (albanesi, curdi, rom).
Il Comitato, che ha raccolto oltre 8.000 firme per la tutela dell'uso sanitario e pubblico del manufatto e del suo parco, chiedeva di poter ricevere la documentazione che attestasse le condizioni di non agibilità dichiarate dall'assessore regionale alla Sanità, o - viceversa - la documentazione che comprovasse le condizioni di agibilità, a supporto della scelta di utilizzazione del "Banti" come presidio per l'accoglienza. Nessuna risposta è mai pervenuta.
Solo il Prefetto Achille Serra ha fornito attenzione al Comitato, accordandogli un incontro, due anni fa, il 30 settembre del '99. Ne sono emersi particolari importanti:
"Da quel dicembre '99, signor Prefetto - scrive adesso Idra - sono trascorsi quasi due anni, ma le modalità d'uso del Banti non sembrano essere cambiate, né il degrado arrestato. Appaiono sussistere dunque fondati motivi, allo stato delle nostre conoscenze, per ritenere la situazione oggi ancora più insostenibile, quando si condivida l'esigenza di una corretta utilizzazione, gestione e manutenzione del patrimonio pubblico".
L'associazione fiorentina rileva che la vicenda appare inquietante anche sul piano della trasparenza. E aggiunge che una circostanza di profondo disagio attiene anche alle conseguenze che questa vicenda può produrre nel delicato rapporto fiduciario fra cittadini e istituzioni. "La delegazione del Comitato, impegnato in questa battaglia per il corretto uso delle risorse pubbliche sin dal settembre del '96, rimase favorevolmente colpita - in occasione dell'incontro con Lei due anni fa - dalla condivisione che Ella mostrò di nutrire dei motivi di preoccupazione espressi dal Comitato sul piano più generale della tutela della legalità. La delegazione ricordò come le oltre 8.000 firme raccolte sotto la petizione per la tutela dell'uso pubblico e sanitario del Banti fossero apparentemente servite solo a far formulare agli Enti pubblici interessati (a partire dalla Regione Toscana) promesse - mai mantenute - di attenzione e di consultazione. Persino gli accordi scritti fra gli Enti interessati alle decisioni sul Banti appaiono non essere stati onorati: il tavolo istituzionale sancito dal Protocollo d'intesa del 14 luglio '97 fra Regione, Provincia, Comunità Montana e Comuni non si è mai riunito, e la decisione della vendita all'INAIL sarebbe stata assunta dunque al di fuori del contesto previsto da quel Protocollo. Tutte queste circostanze ci spingono a segnalarLe il rischio che le prepotenze istituzionali, e l'indifferenza alle ragioni di migliaia di cittadini, possono costituire motivi di attenzione anche sul versante della tutela dell'ordine pubblico, tenuto conto del fatto che atteggiamenti simili si riscontrano oramai purtroppo in numerosi settori della vita della società civile e in numerosi ambiti di vertenza sociale".
Il portavoce di Idra chiude la lunga missiva spiegando che l'associazione fiorentina condivide col "Comitato per la difesa dell'uso pubblico e sanitario dell'ex sanatorio Banti" la "profonda contrarietà a qualsiasi opzione che non preveda l'arresto del degrado della struttura e il ripristino della sua funzione pubblica, sanitaria e ambientale, nonché la ragionevolezza e praticabilità delle proprie proposte d'uso, alternative alla dismissione, formulate dal Comitato stesso".
SCHEDA
Il "Comitato per la difesa dell'uso pubblico e sanitario dell'ex sanatorio Banti" si batte dal settembre del '96 per tutelare il buon governo del denaro pubblico investito a partire dagli anni '30 in questo prestigioso manufatto, che domina Firenze e tutta la sua conca dalla splendida posizione a cavallo fra i parchi di Monte Morello e di Villa Demidoff.
Il 3 settembre 1996 un'infermiera professionale, Gina Pratesi, invìa al ministro della Sanità on. Rosaria Bindi una raccomandata espresso sul grave stato di abbandono in cui versa da tempo l'ospedale Banti, e numerose fotografie, che testimoniano la splendida cornice di parco nel quale il Banti è ospitato, sulle pendici di Monte Morello, in posizione dominante rispetto all'intera conca di Firenze.
Nella lettera ci si appella affinché l'ex Sanatorio, già in grado di ospitare fino a 580 pazienti, l'unica struttura in Toscana atta a curare le malattie respiratorie infettive, acute e croniche, sia restituito alla dignità di una utilizzazione pubblica, dopo che il terreno su cui sorge fu donato negli anni '30 dalla principessa Maria Demidoff all'allora Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale.
Il ministro della Sanità non ha mai risposto a quella lettera.
Gina Pratesi, allora, e insieme a lei la direttrice della Scuola Infermieri Professionali di Careggi dott.ssa Alfea Federici, ha dato inizio a una raccolta di firme sotto una petizione popolare indirizzata al Ministro. Oggi le firme sono più di 8.000.
Queste le proposte del Comitato, che l'Associazione Idra condivide e rilancia: