Associazione di volontariato Idra
iscritta al Registro Regionale del
Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale
e culturale
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all'Associazione di volontariato Idra,
Via Vittorio Emanuele II 135, 50134 FIRENZE
Firenze, 5.9.’08
GUAI TAV IN PILLOLE
Tutti i venerdì
la pubblicazione di
stralci della requisitoria
che i Pubblici
Ministeri Gianni Tei e Giulio Monferini
hanno pronunciato al processo
in corso presso il Tribunale di Firenze
a carico dei
costruttori della TAV fra Firenze e Bologna
Da oggi, e ogni venerdì per i quattro mesi che ci restano del 2008, con Idra un appuntamento informativo speciale: la poderosa requisitoria che i Pubblici Ministeri Gianni Tei e Giulio Monferini hanno pronunciato al processo in corso presso il Tribunale di Firenze a carico dei costruttori della TAV fra Firenze e Bologna. Un processo di prima grandezza per quantità di imputati, tipologie di reati contestati, cifre relative ai danni ambientali documentati, proscenio e backstage di protagonisti, comprimari, spalle e comparse. Iniziato il 23 febbraio 2004, dopo anni di indagini e il provvedimento di sequestro di un cantiere, sette cave e otto depositi del 23 giugno 2001, il processo ha ricevuto una copertura mediatica che sarebbe eufemistico definire mediocre. Il volume degli affari e il pedigree degli interessi coinvolti nella “grande opera” spiega senza bisogno di dietrologie questa distrazione di fondo. Adesso, il 24 settembre, il processo riprende con le arringhe degli avvocati della difesa degli imputati. Entro l’anno è attesa la sentenza.
L’associazione Idra, iscritta al Registro regionale del volontariato della Toscana, che si è costituita parte civile dopo aver portato un proprio contributo documentale al procedimento attraverso esposti e segnalazioni, desidera accompagnare questa fase finale che precede la sentenza con la pubblicazione - a puntate - di stralci della requisitoria che ha evidenziato le precise responsabilità degli imputati di cui viene chiesta la condanna per i danni ambientali. E' importante infatti che l'opinione pubblica possa avere accesso almeno attraverso internet – se i grandi media rinunciano, come sembrano rinunciare, a garantire piena informazione – ad alcuni passaggi particolarmente pregnanti dell’analisi svolta dall’accusa. Sotto i riflettori del procedimento sono infatti non soltanto somme cospicue del bilancio pubblico nazionale, beni ambientali rari e risorse territoriali preziose, ma anche valori fondanti della nostra democrazia, della nostra stessa civiltà giuridica. Il PM ha saputo mettere il dito nelle piaghe del modello TAV con grande efficacia comunicativa, e Idra ha considerato che sarebbe davvero un perdita per tutti se i dati, le circostanze, le testimonianze e le argomentazioni che fanno parte della rete di riflessioni da cui il PM deduce le proprie richieste di condanna restassero appannaggio dei soli presenti nell’aula del Tribunale, e dei pochi cultori che volessero accedere a quegli atti.
Saranno
utilizzati, nel confezionamento di questo e dei prossimi sedici stralci che ci
attendono di qui a fine dicembre (leggibili anche dalla home
page del sito web di Idra), i
testi delle trascrizioni fornite alle parti civili dalla Cancelleria del
Tribunale, integrati e sostituiti - ove appaia necessario o opportuno - dai
corrispondenti passaggi della memoria depositata dal PM. Là dove sia utile al
lettore, i testi saranno accompagnati da integrazioni informative a cura della
nostra Associazione in forma di nota ndr. Anche dei titoli e dei
grassetti è responsabile l’Associazione. Ancorché non richiesto, ma per una
doverosa forma di rispetto nei loro confronti, Idra sostituirà ciascun nome delle parti civili via via menzionate
nel testo con una coppia di maiuscole, priva di nesso con le iniziali della
parte civile stessa.
Buona lettura. E che possa servire a tutti noi a
evitarci un futuro del genere!
TRIBUNALE
DI FIRENZE
SEZIONE
MONOCRATICA
DOTT.
ALESSANDRO NENCINI Giudice
Procedimento
penale n. 535/04 R.G.
Udienza del
3 aprile 2008
Requisitoria del Pubblico Ministero
dott. Gianni Tei
[Stralcio n. 1]
“DI CHI È, A CHI APPARTIENE L’ACQUA?
LA DOMANDA, NELLA SUA BANALITÀ, HA IMPLICAZIONI
ENORMI, PERCHÉ NON È INDIFFERENTE SE SI DICE CHE È DI TUTTI, È DI NESSUNO, È DI
CHI SE LA PRENDE”.
Purtroppo
non potrò essere breve, anche a volere: anzi, dopo tre anni di dibattimento e
tre anni d’indagine, siamo alla fine di questo impegnativo processo. Solo una
premessa: chi mi conosce sa che non sono retorico, non cerco piaggeria o
quant’altro. Però [...] proprio perché non è retorica, ed è
una cosa sentita,vorrei iniziare con il ringraziamento alle difese ed agli
imputati per la correttezza. Spero che siano stati contraccambiati. [...] Abbiamo un
dato oggettivo, lo può testimoniare il Giudice, i verbali. [...] È stato
possibile celebrare un processo regolarmente, in modo lineare, nel rispetto dei
ruoli, ognuno ha fatto il suo, che però di questi tempi mi pare un segno di
assoluta civiltà e di cui volevo dare atto. Ripeto, non è retorica.
Detto
questo, visto che ci siamo detti che siamo bravi, belli, buoni, cominciamo
subito a litigare.
C’è un’affermazione che mi ha dato
noia, cioè proprio pregiudiziale, che in questo processo è riecheggiata dalle
difese: di un processo ideologico. Voglio dire, non c’è nulla contro le
ideologie, ma l’ideologia in un processo sì, perché l’ideologia in un processo richiama sempre a tesi preconcette, a
teoremi. [...] Mi dà noia l’ideologia perché
chiaramente [...] è come se ci fosse un a priori, un
essere qualcosa contro qualcuno, e qualcosa a prescindere.
E
qui chiaramente devo dire qualcosa. E parto da due cose banali.
La prima,
che non è vero, e sfido chiunque a trovare negli atti di indagine il fatto che
la Procura si sia lasciata andare a congetture, idee e quant’altro. Qui si
processano persone, fatti, condotte e quant’altro.
È all’opposto invece. Rigiro la
questione. Non è affatto un processo ideologico, ma un processo che io
definisco necessario, proprio nell’accezione letterale del termine. Quella per
cui è un processo dovuto,
insopprimibile, capace di una forza tale da autoimporsi. Cioè un processo
che non si poteva non fare. E perché dico questo? Oltretutto perché una Procura ha una funzione
pubblica, è un soggetto [...] investito di una pubblica funzione. Non so
quanti chili di prosciutto si sarebbe dovuto mettere sugli occhi per non vedere
e non darsi carico di un evento come quello che si stava realizzando nel
Mugello. Zona di pregio ambientale, ma dove si stavano verificando tutta una
serie di fatti tali da alterare e stravolgere, se non talvolta proprio
distruggere, le condizioni di vita preesistenti, non solo di singoli, ma di
intere comunità e cittadine. E quindi era necessario, ed a questo punto anche
doveroso per la Procura, perché non si poteva esimere dal compito di verificare
la verità delle innumerevoli denunce che arrivavano. [...]
Necessario e, sotto un certo punto di
vista, assolutamente moderno –– nel senso proprio della parola, ovvero di un
processo dei nostri giorni - in quanto
un processo coerente con la realizzazione di uno Stato a sua volta moderno
- questa volta nel senso di ultimo approdo di un processo evolutivo positivo,
ovvero di progresso - laddove questo Stato moderno lo si voglia identificare -
come crediamo lo si possa fare in modo del tutto condiviso - in uno Stato al tempo stesso efficiente e rispettoso dei
diritti dei cittadini, nell’ambito del quale ognuno è chiamato ad assumersi la
responsabilità delle proprie competenze e del proprio operato e risponderne di
conseguenza, affinché sia esigibile da ciascuno di noi di dare il meglio di sé
per il conseguimento del bene comune. Quindi è un processo moderno, perché
la verifica di questo comportamento è compito della Procura.
E diciamo che è un processo moderno perché destinato
a dare risposte che solo nell’anno 1999, quando abbiamo cominciato le indagini,
non avrebbero avuto forse l’importanza di oggi. Forse chi aveva più sensibilità
già le poteva prevedere, ma [...] oggi [...] sembrano, dopo nove anni, un pochino
più evidenti e più eclatanti.
La
decisione che il Giudice prenderà su questo processo in qualche modo risponderà
indirettamente a queste domande. La prima è: di chi è, a chi appartiene l’acqua?
La
domanda, nella sua banalità, ha implicazioni enormi, perché non è indifferente se si dice che è di
tutti, è di nessuno, è di chi se la prende.
Dove
finisce l’ambito di responsabilità della Pubblica Amministrazione e dove comincia quello del privato nella
gestione dei servizi pubblici e nella
realizzazione di opere pubbliche in tempi come questi di privatizzazioni, caduta dei monopoli, libera concorrenza,
mercati unici, ecc. ecc.? Quali sono le regole che si devono correttamente
applicare nei rapporti pubblico/privato per discriminare le rispettive
responsabilità ?
Domanda le cui risposte non
attengono alla sociologia ma allo stretto diritto, e più precisamente proprio a
quello che è, e sempre più sarà, il “diritto amministrativo moderno”.
Non
è che noi ora poniamo queste domande per fare una sociologia da strapazzo che
non ci compete. No. Noi qui si fa un processo e quindi parleremo solo e soltanto
di diritto. Ed è carino perché, proprio a vedere l’evoluzione dei tempi, queste
cose di cui andremo a dire sono oggetto di una materia, oggi, proprio
all’Università, che ai miei tempi non c’era. [...]. Si chiama “Economia aziendale”. È
alla Facoltà di Giurisprudenza. Materia che definisce e studia concetti come
“esternalità negative”, la cd. teoria della “cattura”, il concetto di
“asimmetria informativa”. Concetti e nozioni indispensabili per essere
pienamente consapevoli di cosa ci siamo occupati in questo processo e poter
evitare che fatti analoghi si ripetano in futuro.
Concetti solo, ora, chiamati per nome, ma che richiameremo e spiegheremo
più in dettaglio al momento opportuno.
Questa premessa per dire che nessuno nell’Ufficio della Procura della
Repubblica di Firenze - e trattasi di affermazione da ritenersi scontata perché
non può darsi il contrario - ha ritenuto di potere e dovere sindacare il
progetto dell’Alta velocità oggi rinominata più modestamente Alta capacità.
Detto questo, e riconfermato dunque il rispetto del
principio della separazione dei poteri che preclude la sindacabilità delle
scelte operate dalle amministrazioni pubbliche preposte al funzionamento dello
Stato, si deve al contempo ribadire che è compito proprio e precipuo della
magistratura verificare il rispetto delle norme penali, specialmente laddove è
esigibile il massimo della correttezza quale può essere il contesto di una
esecuzione di un’opera di primaria importanza per il complessivo buon funzionamento
del cd. Sistema Italia. E quindi questo
processo è tutto fuori che un’astrazione, è tutto fuori che un a priori, non è per niente qualcosa di ideologico,
ma è un processo a persone ben identificate per precipue condotte che hanno
cagionato eventi specifici, che è il proprio, che è l’essenza del diritto penale: condotta, elemento soggettivo,
evento.