Associazione di volontariato Idra

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COMUNICATO STAMPA       Firenze, 4.4.’08

 

TAV IN TOSCANA, PROCESSO AI COSTRUTTORI.

IDRA PLAUDE ALLA RICHIESTA DEL PUBBLICO MINISTERO: SI VERIFICHINO ANCHE LE RESPONSABILITÀ DELLA REGIONE TOSCANA E DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE.

 

L’associazione ecologista fiorentina Idra apprezza e sostiene gli argomenti con cui il pubblico ministero Gianni Tei ha iniziato a formulare ieri la propria requisitoria al processo per i danni ambientali provocati dalla TAV in Toscana (stimati in 751 milioni di euro).

In particolare, rappresenta una nuova importante chiave di lettura e un significativo passo avanti nella ricostruzione giudiziaria dei fatti - secondo Idra -  la richiesta di verifica delle responsabilità della Regione Toscana e del Ministero dell’Ambiente nell’arco dell’intera vicenda. Idra, per anni inascoltata, aveva documentato sin dall’inizio dell’operazione-TAV le condizioni di privilegio che le autorità hanno accordato a un cattivo progetto, che gli stessi uffici tecnici della Presidenza del Consiglio, della Regione e della Comunità Montana del Mugello avevano a suo tempo e per tempo bocciato.

Se la cantierizzazione dell’Appennino, acquisito il consenso dei Comuni con opere cosiddette compensative pagate comunque con denaro pubblico, ha potuto sentirsi così al sicuro da esagerare anche al momento dell’attuazione di quei cattivi progetti, aggravando i danni ambientali già preconizzati dagli stessi studi commissionati dalla TAV, i cittadini devono ringraziare proprio quei soggetti che, invece di tutelare in partenza il territorio, hanno dato il via libera - lesinando persino le risorse necessarie a un decente controllo ambientale - a un’opera che si è rivelata uno scempio anche erariale.

Grazie al prezioso intervento dell’ARPAT e dell’Osservatorio Ambientale Locale, tuttavia, è stato possibile documentare comunque con atti inoppugnabili almeno una parte dei disastri ambientali provocati da questa inquietante alleanza fra politica e “grandi opere”, che ancora una volta vorrebbe imporre oggi un malinteso “progresso” ad altri territori del Bel Paese (dalla Val di Susa al Veneto, dal Trentino Alto Adige al Friuli Venezia Giulia, dalla Campania alla Puglia).

 

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