Associazione di volontariato Idra
iscritta al Registro Regionale del
Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio
ambientale e culturale
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COMUNICATO STAMPA Firenze, 4.3.’09
Alta Velocità
ferroviaria in Italia: sempre più chiari il chi, il cosa, il come.
Dalla Val di Susa, la lettera aperta del prof.
Angelo Tartaglia.
Sottoattraversamento
AV di Firenze: un incubo da cestinare.
Insieme alla sentenza, ieri 3 marzo 2009, si
spegnevano le candeline del decimo
anniversario dell’approvazione del progetto di sottoattraversamento Alta
Velocità di Firenze: a 10 anni di distanza non ha ancora raggiunto il livello
di “progetto esecutivo”!
Al processo per i gravi danni ambientali TAV in
Mugello e a Monte Morello, il giudice ha pronunciato condanne severe, ha
ordinato il ripristino dello stato dell’ambiente, ha imposto risarcimenti in
favore anche delle associazioni di cittadini costituitesi parte civile. Nel gigantesco depauperamento di risorse
idriche all’Appennino provocato dalla progettazione e/o dall’esecuzione della
“grande opera” il giudice non ha ravvisato il dolo. Attendiamo di leggere le
motivazioni del provvedimento: ma il
fatto rimane confermato e documentato in tutta la sua nuda drammaticità, e
contestabile dunque in sede civile. Altrettanto evidente e documentato resta,
nelle sfaccettature passate in rassegna dalle requisitorie dei Pubblici
ministeri, il tipo di ruolo giocato
dalle Amministrazioni pubbliche. A disegnare un bilancio finale – peraltro
ancora provvisorio – di desolante
sconfitta per le risorse naturali, l’erario, la stessa credibilità delle
istituzioni. Come non bastasse, a questo quadro si aggiunge un dettaglio
che suona persino beffardo: “il General Contractor ha avanzato in via
precauzionale – leggiamo nell’”Indagine relativa agli interventi
gestiti da TAV S.p.A.” pubblicata il 19.12.’07 dall’Autorità per la Vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture - rilevanti
richieste risarcitorie in relazione al procedimento presso il Tribunale Penale
di Firenze”! Un circostanza della quale varrà certo la pena di seguire
l’iter...
Agli occhi dell’associazione Idra, parte civile nel processo conclusosi ieri e destinataria di
una quota parte dei risarcimenti fissati dal giudice, la sentenza dimostra in
ogni caso quanto abbia manifestato ormai
fin troppo chiaramente la propria inadeguatezza la classe politica sotto i cui occhi un territorio così prezioso è
rimasto profondamente segnato dalle conseguenze della cantierizzazione TAV.
Urgono idee e comportamenti nuovi.
Mentre ancora si attende il rinnovo dell’Osservatorio
Ambientale per la tratta appenninica TAV, scaduto a metà maggio 2007 e –
scandalosamente - mai fin qui rinnovato, Idra pone la questione morale,
finanziaria e progettuale del teorema TAV sul tavolo del dibattito cittadino a
Firenze: i candidati sindaco sono invitati a illustrare e motivare le proprie
intenzioni in confronti pubblici che abbiano come tema le proposte di soluzione
del nodo ferroviario e della questione-mobilità. Nei prossimi giorni Idra invierà per lettera raccomandata al
presidente della giunta regionale toscana Claudio Martini, ai candidati sindaco
e ai candidati presidente rispettivamente a Palazzo Vecchio (Comune) e a
Palazzo Medici Riccardi (Provincia) una
copia degli stralci della requisitoria del PM Gianni Tei pubblicati sul
sito dell’associazione: è opportuno infatti che nessuno dei futuri decisori
rischi di non conoscere e di non apprezzare a pieno le evidenze portate alla
ribalta nell’ambito del procedimento penale sulla TAV in Mugello.
Con la collaborazione di Idra sono stati intanto trasmessi
alle autorità pubbliche ben 91 “atti di significazione e diffida”, raccolti
nell’ambito di una iniziativa di autotutela della cittadinanza in Via Vasco
de Gama, Viale Lavagnini, Viale don Minzoni, Via Landino, Viale Milton, Via
fra’ Bartolommeo, Viale Corsica, Via Pian dei Carpini: “nella deprecata ipotesi che si verifichi alcuno dei danni”
paventati, i cittadini firmatari “si
riservano di esercitare le più opportune azioni per l’accertamento di eventuali
responsabilità delle Amministrazioni tutte che con il loro assenso” hanno “concorso all’approvazione di un progetto di
attraversamento sotterraneo della linea AV nella città di Firenze che non tenga
debito conto dei rilievi ed oggettivi pericoli” segnalati, e “dei funzionari e degli Amministratori
pubblici per gli atti” eventualmente “compiuti
in violazione dei diritti ai sensi e per gli effetti dell’art. 28 della
Costituzione e delle vigenti norme in materia di responsabilità civile e/o
amministrativa degli stessi”.
È stata avviata infine una preziosa collaborazione
operativa con i comitati cittadini di Bologna che illustrano oggi in conferenza
stampa con foto, documenti e testimonianze dirette la situazione all’ordine del
giorno in un contesto urbano confrontabile con quello fiorentino, per effetto
della cantierizzazione del sottoattraversamento ferroviario AV: danni a
edifici, fogne, cantine, falda ed esercizi commerciali, vibrazioni, polveri,
rumore, evacuazioni, proteste, indennizzi.
L’intera collettività deve essere grata al poderoso lavoro di istruzione e
dibattimento svolto nell’ambito del processo che è andato ieri a sentenza.
In particolare Idra esprime
gratitudine ai Pubblici ministeri, la cui opera di scavo nelle pieghe del
sistema TAV ha permesso di mettere a
nudo scenari che collimano straordinariamente con le conclusioni cui sono
giunte, per altre vie, anche l’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici
e la Corte dei Conti. “Ora della
relazione della Corte dei Conti si fa menzione nelle pagine finanziarie di
qualche quotidiano, lette solo da qualche addetto ai lavori che non si scompone
più di tanto”, scrive in una recente lettera aperta
il prof. Angelo Tartaglia, rappresentante tecnico della Comunità Montana della
Bassa Val di Susa presso l’Osservatorio tecnico sulla linea TAV-TAC
Torino-Lione, docente di Fisica al Politecnico di Torino. E aggiunge: “Di un gigantesco danno colposo nessuno è
responsabile: che volete farci? È andata così. Anzi; continuiamo allo stesso
modo. Tra un congruo numero di anni qualche altra Corte dei Conti scriverà che
le scelte dettate oggi dalle “ragioni della politica” sono infondate ed
economicamente deleterie e la cosa, come oggi, lascerà il tempo che trova”.
L’associazione Idra vuole augurarsi
che la spettacolare convergenza fra le
evidenze del processo di Firenze e i risultati delle istruttorie degli organi
di controllo contabile produca uno scossone salutare. Il patrimonio di
documenti raccolti presso il Tribunale di Firenze deve permettere di sollevare il velo sullo scandalo
dell’operazione “grandi opere” in corso lungo l’intero territorio nazionale. Dalla
Val di Susa al Carso, dal Brennero a Firenze, dalla Napoli-Bari al Ponte sullo
Stretto, non ha più alcun senso continuare a perseguire il modello
trasportistico, progettuale e finanziario che ha abbondantemente dissanguato –
e continua a prosciugare - le casse dello Stato, le falde acquifere, il
paesaggio, la stessa fiducia delle popolazioni nelle istituzioni pubbliche,
quando la loro azione appare – come nel caso Toscana – così inefficace e
inaffidabile. Non possiamo continuare a permetterci – in momenti delicatissimi
per gli equilibri economici ed ecologici del pianeta, col un debito pubblico
fra i più elevati del mondo – i deliri di onnipotenza di cui si nutre, con
grande detrimento per la collettività, un’intera classe politica. Anche in una prospettiva puramente
keynesiana di massiccio intervento pubblico a favore dell’occupazione,
amministrata magari da una classe politica esperta e lungimirante, gli
investimenti capital intensive nelle
cosiddette “grandi opere” resterebbero gli ultimi fra i provvedimenti da
adottare. A fronte di una tipologia di domanda passeggeri che rivela ben
altre priorità (pendolarismo di massa nel raggio dei 50-100 km), le “grandi opere” presentano costi
astronomici, tempi di
realizzazione lunghissimi, un moltiplicatore occupazionale molto modesto (a parità di spesa, i posti di lavoro
creati sono infatti pochi). Assai più utili,
urgenti e produttive sul piano dell’occupazione, le cosiddette opere minori,
come quelle di manutenzione dell’esistente,
“garantirebbero impatti anticiclici e funzionali molto più rapidi ed efficaci,
a parità di spesa” (Marco Ponti).
TAV: ALCUNI DATI SUL
CASO TOSCANA
Tempi e costi di
realizzazione della tratta TAV Bologna-Firenze: le indicazioni dei costruttori
- rilanciate dai pubblici amministratori -
hanno dimostrato secondo il Pubblico ministero Gianni Tei “una affidabilità pari a quella della
lettura di un mazzo di tarocchi da parte di una cartomante”.
I costi sono cresciuti del 400%: da 2100 mld di vecchie lire sono passati a oltre
10.000 (ma il dato il dato risale al 2004: da anni ormai il sito web della TAV
è chiuso, non è possibile sapere a quanto stia ancora lievitando la spesa....).
I costi
sono stati annunciati inoltre come investimenti privati per una quota del 60%
ma “i privati i soldi non li hanno messi”
(ministro dei Trasporti Claudio Burlando, agosto 1997) e dal marzo 1998 la TAV
SpA è - anche ufficialmente - integralmente
pubblica: le FS hanno acquisito il 100 per cento del capitale della TAV,
con l'esborso di 1083 miliardi di vecchie lire. A giugno 2005, dopo che anche Idra aveva inviato a marzo un esposto,
il commissario Joaquìn Almunia ha messo i conti dell’Italia fuori dall’Europa,
facendo emergere nei bilanci pubblici del nostro Paese lo straordinario “buco
TAV”, prima accortamente nascosto, accumulatosi all'ombra di un'architettura
contrattuale autolesionista dal punto di vista dei benefìci per la
collettività.
I tempi di realizzazione della “grande opera” sono
lievitati almeno del 100%: da 6,5
anni (la messa in esercizio era prevista per il 2003, i lavori sono iniziati a
luglio 1996) a 13 anni (adesso si parla di fine 2009). Ma mancano all’appello 60 km di tunnel parallelo di soccorso a una
galleria progettata per i 300 km/h, nella quale i “supertreni” sono destinati a
incrociarsi sotto terra dentro lo stesso tubo di cemento senza vie di fuga fra
una “finestra” e l’altra.
Sicurezza? “Si nutrono
seri dubbi sulla rapidità ed
efficacia dei mezzi di soccorso", si legge nel Parere del Comandante
provinciale dei Vigili del fuoco di Firenze. Nel tunnel fra Vaglia e Bologna,
una "galleria monotubo a doppio
binario" priva di tunnel di servizio, “non è possibile avvicinare i mezzi di soccorso, inviati in appoggio al
mezzo intermodale, in zone prossime all'incidente. Tali mezzi infatti potranno
raggiungere il punto di innesto delle finestre con la galleria di linea, ad una
distanza dal luogo dell'incidente, nella peggiore delle ipotesi, di circa 3,5
km". A Exit, su La7, che il 20 novembre scorso ha dedicato a questo tema un
capitolo dell’“Inchiesta sulle Ferrovie dello Stato, Dai pendolari alla TAV” (on line su http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=exit&video=19508),
un responsabile del consorzio costruttore ha dichiarato che nei 60 km di tunnel
privi della galleria parallela di soccorso fra Vaglia e Bologna la ricetta
della sicurezza è: esodo in autosoccorso. Disastro annunciato?
Pianificazione? Si naviga a vista. Richiesto di un documento tecnico complessivo - comprensivo di mappa
e cronogramma - che descriva l’assetto programmato per il nodo ferroviario
fiorentino con il nuovo passante sotterraneo AV, la relativa stazione, lo
scavalco di Castello, i servizi ferroviari nazionale, regionale e
metropolitano, la rete di trasporto pubblico (tranviaria e su gomma) integrata con
i servizi ferroviari, il dirigente della Regione Toscana responsabile
dell’”Area di Coordinamento Pianificazione Territoriale e Politiche Abitative”
risponde: “Un tale documento, attualmente
non disponibile, rischierebbe di essere comunque incompleto e non aggiornato”.
E giustifica questa lacuna con “l’estrema
complessità della definizione di un “documento tecnico unico” sull’assetto
complessivo delle infrastrutture e del servizio di trasporto ad esse legato per
il Nodo fiorentino, sia per la molteplicità degli Enti ed Uffici a vario titolo
e competenza coinvolti per le infrastrutture ed il servizio di trasporto, sia
per la continua evoluzione dello scenario di riferimento, in gran parte legato
anche alla disponibilità finanziaria per la realizzazione degli interventi”.
La stessa
Giunta della Regione Toscana ha commissionato agli esperti studi strategici
sulla mobilità, come quello pubblicato col titolo rassicurante “Ambiente & trasporto - Verso una
riconciliazione sostenibile”, nel quale è stata bollata come caso
paradigmatico di “politica di lusso” la scelta di addensare nello stesso corridoio
appenninico due infrastrutture pesanti come l'Alta Velocità ferroviaria e la
Variante di Valico decidendo "in sedi, tempi e modi diversi, con
procedure separate" e senza studiare "gli effetti combinati
dei due progetti". Ma poi la Regione ignora nei fatti le
indicazioni che derivano da quegli studi. Anzi, arriva a dichiarare - come ha
fatto recentemente l’assessore ai Trasporti e all’urbanistica Riccardo Conti
riferendosi al finanziamento del ciclopico sottoattraversamento AV di Firenze -
che “in un periodo di crisi come questo
un miliardo di euro investito sul territorio è manna dal cielo”! Lo stesso
assessore Conti che coltiva il progetto delle merci asiatiche ad Alta Velocità
dalla costa tirrenica toscana (destinata a diventare la “Rotterdam del
Mediterraneo”...) alla tratta TAV Bolgna-Firenze. Contraddetto, sembrerebbe,
dalle dichiarazioni pubbliche rilasciate
dall’amministratore delegato di FS SpA Mauro Moretti il 10 settembre scorso, in
occasione della videochat organizzata dalla redazione di Corriere.it (http://video.corriere.it/?vxChannel=Dall%20Italia)
“Alta velocità e nuovi treni: “La tratta Milano-Roma dovremmo al massimo
utilizzarla fino a mezzanotte, dalla mattina presto verso le 6. Anche
perché dobbiamo manutenerla (...) A 300 all’ora non si può star sulla linea,
dev’esser completamente sgombra”. Appare dunque poco plausibile la stessa
ipotesi progettuale per la quale è stato disegnato il Nodo AV di Firenze: il cosiddetto “Sistema Alta Capacità”, che
dovrebbe ospitare treni veloci passeggeri di giorno e treni merci di notte,
appare destituito di credibilità, essendo i due tipi di vettore
notoriamente incompatibili nelle medesime fasce diurne a causa delle velocità
differenti, che non permetterebbero loro di coabitare sulla stessa linea. Rotterdam del Mediterraneo o Waterloo della
credibilità?
Se in Mugello è stata drammatica, del resto, a
Firenze la “grande opera” del sottoattraversamento si preannuncia grottesca. Il percorso sotto terra (il tracciato nei dettagli
è consultabile nei dettagli sul sito di Idra,
http://www.idraonlus.it/vecchiosito/Cartografia%20progetto%20definitivo%20Nodo%20AV.htm): è molto più tormentato di quello in
superficie. Sono previste quantità ciclopiche di terre di scavo e di inerti da
costruzione (di questi non si sa ancora da dove proverranno, né esiste una
valutazione di impatto delle movimentazioni). La respirabilità dell’aria, la mobilità già critica, la qualità della
vita, subiranno contraccolpi tali che, al confronto, i lavori per la tramvia
appariranno un gioco da ragazzi... Nessuna nuova valutazione di impatto
ambientale è stata realizzata sul nuovo progetto di stazione, dopo che la
precedente edizione progettata da Bruno Zevi e sponsorizzata dal sindaco Mario
Primicerio nonostante la contrarietà del Ministero per i Beni Culturali, è
stata bocciata ed è stata sostituita, dopo quattro anni e mezzo, dal progetto
Foster, accanto al subalveo del Mugnone (esondato nel ’92), il cui alveo si sta cantierizzando con un’opera
destinata a durare almeno tre anni senza un minimo di informazione
preventiva alla cittadinanza. Non dimentichiamo l’ordinaria fragilità idrogeologica di Firenze, dove ad ogni
pioggia un po’ più forte si allagano i sottopassi! Qui, proprio qui, si
vorrebbero costruire sotto l’abitato e sotto i monumenti due mega-tubi lunghi
ognuno 7 km, pressoché perpendicolari alla falda! Cosa potremo infine aspettarci in fatto di controlli in una città
in cui anche le piccole opere appaiono essere progettate male e realizzate
peggio (pensiamo a certi sottopassi, a certa tramvia, a certi parcheggi!). Nel
capoluogo toscano l’ultimo cronogramma visto per l’Alta Velocità, e firmato da
tutti i componenti della Conferenza di servizi del ’99, parla di un’opera che
richiede nove anni di lavori sulla carta
(e chissà quanti nei fatti) e una capacità di manutenzione praticamente eterna,
anche solo sul piano della sicurezza idraulica.
Non
risulta essere stato mai attuato, del resto, un confronto serio, informato, pubblico e trasparente fra ipotesi di
progetto alternative, accompagnate da un’analisi partecipata
costi-benefìci. La città di Firenze non
merita un po’ più di trasparenza e democrazia?