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n. 2 pagine (inclusa la presente)

COMUNICATO STAMPA

Firenze, 31.1.'01

UN SUCCESSO DELLA STRATEGIA DEI VERDI?

LA VARIANTINA DI VALICO È DIVENTATA QUELLO CHE GIÀ ERA: UNA VARIANTONA.

E dunque ci siamo: la variantina, come da copione, diventa variantona.

Tappeti di asfalto sotto le ruote del trasporto merci e passeggeri su gomma (ancora autostrada!).

Tappeti di cemento e falde sconquassate sotto le ruote del trasporto passeggeri-di-élite su ferro (Alta Velocità).

L'estate del '97 vide maturare un singolare patto fra "ambientalisti" e Di Pietro. Un accordo equivoco che i Verdi giustificarono con un doppio assunto palesemente indimostrabile: la Variante di valico era ragionevole perché poteva essere 'magra', e poteva essere 'magra' perché a portar via le merci dai camion ci avrebbe pensato l'Alta Velocità (!!!).

Denunciammo subito il pasticcio che si nascondeva dietro quel postulato. Appariva evidente che si menava il can per l'aia. Sono passati tre anni, e adesso l'equivoco è sciolto: la passeggiata è finita.

 

Ecco cosa scrivemmo nel settembre del '97 sotto il titolo "FRA SEDICENTI VERDI E ANTONIO DI PIETRO ACCORDI DI BASSO PROFILO ALLA FIERUCOLA DI FIRENZE SULLA PELLE DEL TERRITORIO E DELLE FINANZE PUBBLICHE":

Il fatto che Antonio Di Pietro abbia assicurato ai Verdi toscani che, quanto alla Variante di valico e all'Alta velocità, "in futuro si atterrà agli accordi già presi", non rappresenta alcun successo per la società civile, per l'economia e per l'ambiente.

Come è noto e chiaro ormai a tutti, le due "grandi opere", drammaticamente complementari, costituiscono soltanto un incentivo anacronistico al trasporto su gomma.

Se anche si volesse ovviare con nuovo asfalto alle difficoltà che comporta sulle autostrade la compresenza di TIR e automobili, i 17 km della "variantina" si rivelerebbero insufficienti già al momento in cui verranno ultimati.

Se si intende invece perseguire una politica dei trasporti "europea", che trasferisca su rotaia e cabotaggio gran parte dell'ingente quota oggi viaggiante su gomma in Italia, anche 17 km di variante rappresentano un investimento costoso, inutile e parassitario.

Da parte sua, l'Alta Velocità non trasporterà merci, ma servirà solo a costringere quote crescenti di pendolari a usare l'automobile e a ingorgare strade e autostrade.

 

Oggi, chiarito che l'Alta Velocità non servirà a trasportare merci, fermi all'eterno stadio di "impegni" i propositi di cura del ferro da parte delle FS (quante dozzine di "impegni" sono state sottoscritte negli ultimi lustri!), la Realpolitik dei trasporti presenta il conto: sviluppo - nel nostro Bel Paese Distorto - vuol dire autostrade! Noblesse oblige.

Quanto alla nuova Valutazione di Impatto Ambientale, niente paura per i signori del tondino: la procedura è collaudata. Basta imitare l'Alta Velocità. Una bella VIA addomesticata, un po' di generose contropartite pagate a spese dell'erario, gli organi di controllo lasciati senza risorse, e il gioco è fatto: distruggere prima, piangere poi.

Speriamo che qualcuno non ricordi alla Regione Toscana quello che la sua Giunta ha pubblicato proprio a proposito dei due progetti Alta velocità e Variante di valico, nel suo apprezzato volume "Ambiente & Trasporti, verso una riconciliazione sostenibile", del gennaio del '97:

"Gli effetti sul trasporto delle due infrastrutture non sono stati valutati contestualmente, né è stata fatta una analisi sul ruolo da assegnare nell'immediato futuro alle tre principali modalità di trasporto: strada, ferrovia e cabotaggio marittimo (…). Non c'è stata valutazione strategica dell'impatto ambientale, dell'assetto territoriale dell'area interessata, del sistema di trasporto futuro, delle aree socio economiche coinvolte. La VIA non ha riguardato gli effetti combinati dei due progetti ed è stata usata in ciascuno di essi per minimizzare gli effetti potenzialmente più negativi per l'ambiente (…). Valutazioni, negoziati, mediazioni (sia formali che informali) e accordi sui due progetti hanno avuto luogo in sedi, tempi e modi diversi, con procedure separate e con variabili livelli di intensità. (...) Occorre, soprattutto, evitare le cosiddette politiche di lusso (per esempio, miglioramento simultaneo di strada e ferrovia) che spingono, in modo indiscriminato, la domanda di trasporto."

Che figuraccia (ri)sarebbe per la Regione Toscana!

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