Associazione di volontariato Idra
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30.4.'00
AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE
1 MAGGIO DI FESTA
O DI RIFLESSIONE?
LA VICENDA DEI MINATORI DELLA TAV
DOVREBBE INVITARE I SINDACATI
A SANI RIPENSAMENTI.
Chi ha siglato nel luglio '95, in sede di accordo quadro in Conferenza di Servizi per la tratta ferroviaria ad Alta Velocità Bologna-Firenze, il contratto che prevede il cosiddetto "quarto turno" a carico della maestranze, contestato dai lavoratori della tratta TAV Bologna-Firenze?
Già l'anno scorso, il 1 giugno '99, l'assemblea dei lavoratori del cantiere di San Pellegrino, Firenzuola (FI) decise lo sciopero a oltranza per richiamare l'attenzione sulla questione dei ritmi stressanti di lavoro, dell'ambiente malsano, della carenza di sicurezza.
Il 31 gennaio 2000 un giovane elettricista calabrese, Pasquale Costanzo, ha lasciato la vita nel cantiere TAV del Carlone, fra Vaglia e San Piero a Sieve, nel Mugello.
A metà marzo 2000 le mogli dei minatori dei cantieri TAV si sono appellate al Capo dello Stato e agli Arcivescovi di Firenze, Bologna e Crotone contro condizioni di impiego definite disumane, che non rispettano "la dignità umana e l'identità cristiana dei mariti e di tutte le nostre famiglie", sulla base di "un contratto capestro che tratta i nostri uomini del Sud 'nemmeno come animali o macchine' per i quali si ha cura e rispetto, un contratto che minaccia il licenziamento se non accettato" da uomini "ridotti a vivere in baracche come animali per i quali esiste solo lavoro, mensa e sonno anche se nelle ore più assurde e disparate".
L'opera nella quale questi lavoratori sono impegnati da quattro anni a questa parte, l'Alta Velocità ferroviaria, è stata bocciata - l'unica volta che ne è stato chiesto il parere - dal Servizio Geologico della Presidenza del Consiglio dei Ministri. E' priva del tunnel di sicurezza. Non è stata approvata dall'Autorità di Bacino del fiume Arno.
Idra chiede che i sindacati riaprano la vertenza TAV e tutte le altre vertenze nella quale - in nome di una malintesa "modernizzazione" - si sacrificano conquiste antiche della classe lavoratrice e della società civile tutta.
La vita dura, rischiosa e difficile degli operai nei cantieri TAV è l'altra faccia di un progetto che erode erario, territorio, ambiente, sicurezza e fiducia nelle istituzioni. I sindacati non possono continuare a rincorrere il miraggio di un lavoro purchessia, costretto a trasferimenti di centinaia di chilometri e a condizioni inaccettabili, per costruire opere prive di contenuto sociale.
Idra ha scritto perciò a Sergio Cofferati, a Pietro Larizza e a Sergio D'Antoni, e aspetta risposte.
Non si difende il 1 maggio celebrandolo e basta. Non si difende la sicurezza del posto di lavoro dai cosiddetti referendum sociali ignorando le richieste di chi desidera veder riconosciuto il diritto alla dignità, e disinteressandosi delle condizioni oggettive di rischio e di insicurezza cui sono esposti i lavoratori per effetto di cattivi progetti.