Associazione di volontariato Idra
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COMUNICATO STAMPA Firenze, 30.3.’06
Ex sanatorio “Banti”
e ex ospedale “Luzzi”: sulle colline di Firenze due gioielli dell’architettura
sanitaria in progressiva rovina. Una storia infinita dall'eccellenza al
degrado.
Ma i due beni storici non potranno essere
alienati a cuor leggero: lo scrive
Idra a tutte le autorità competenti dopo
un’indagine attenta e approfondita sulle fonti d’archivio.
Nessuno risponde: spiazzati
dall’evidenza dei documenti? A quale scopo, allora, creare percorsi
detti “di partecipazione”, se questi non servono a rendere la programmazione
più vicina ai cittadini?
Ci ha lavorato per mesi un’équipe
multidisciplinare dell’associazione ecologista Idra. Ha spulciato carte e documenti, rovistando negli archivi e
confrontando dati e descrizioni. Per arrivare ad alcune significative conclusioni, contenute in dodici cartelle di
osservazioni trasmesse esattamente un mese fa al direttore generale della ASL 10 di Firenze, ai presidenti della Regione Toscana e della Provincia di Firenze, ai
sindaci dei due Comuni (Sesto
Fiorentino e Vaglia) su cui insistono - uno di fronte all’altro – l’ex
sanatorio “Guido Banti” e l’ex ospedale “Saverio Aloigi Luzzi”, e al Soprintendente per il patrimonio
storico, artistico ed etnoantropologico.
I vincoli che gravano sui due gioielli
dell’architettura sanitaria fiorentina non permetterebbero – scrive Idra - un’alienazione mirata solo a far
cassa. Per fortuna di tutti noi, i donatori Demidoff, ai quali si deve la
cessione delle sorgenti di cui si sono avvalsi i due complessi ospedalieri e lo
stesso acquedotto di Vaglia, hanno avuto più lungimiranza degli amministratori
a noi contemporanei...
Secondo Idra, la decisione di vendere gli edifici e i parchi di proprietà della
ASL 10 che si affacciano sulla città dalle
colline di Pratolino, andati infruttuosamente all'asta il 19 luglio del
2005 senza alcun apparente séguito a
tutt’oggi, rappresenta un altro dei tasselli di cui si compone l’appannato mosaico
fiorentino della gestione delle risorse pubbliche. La vicenda presenta infatti alcune
incongruenze.
In primo luogo, le perizie di stima prodotte per l’asta trascurano il
carattere unitario che gli immobili presentano, sia per la provenienza da
un'unica proprietà originaria, sia per il collegamento funzionale che hanno
sempre avuto ai fini della prevenzione, della cura e della riabilitazione, sia
ancora per il contesto entro il quale sono inseriti, che è di un valore
ambientale enorme, sia infine per la storia del territorio (comunemente
identificato come "Pratolino") su cui insistono. Tutti connotati,
questi, che porterebbero ad auspicare una destinazione comune per entrambi.
Sorprende il silenzio al riguardo da parte delle Amministrazioni, soprattutto
se si considera che la Provincia di Firenze ha da tempo attivato un
Laboratorio Didattico Ambientale proprio nel confinante Parco di Pratolino, considerato
un luogo di particolare pregio storico-naturalistico.
In secondo luogo è vero, sì, che i due complessi
vengono riconosciuti come "beni di pregio" e come tali sottoposti ad una serie di vincoli, ma tra questi non
viene citato l'acquedotto mediceo di Pratolino.
Le perizie richiamano infatti la donazione all'INFPS (Istituto
Nazionale Fascista di Previdenza Sociale) da parte della principessa Demidoff nel
1935 limitandosi a citare le sole sorgenti ed omettendo qualsiasi riferimento al
pregevole manufatto di collegamento (l’acquedotto, appunto) che tuttora esiste.
La circostanza lascia perplessi soprattutto per il carattere "modale"
che la donazione sembra presentare, che vincola funzionalmente le sorgenti
- tuttora utilizzate anche dal nuovo acquedotto - e la storica conduttura che
le collega alla Villa di Pratolino ed ai complessi ospedalieri.
Infine, rileva Idra,
la circostanza che dopo il primo incanto non risulterebbero fissate date per
altre aste lascia paventare che dietro l'angolo possa nascondersi il
ricorso alla trattativa privata e quindi a operazioni speculative. In tal
senso appare poco rassicurante la lettura del Piano Regolatore Generale per le
zone collinari del Comune di Sesto Fiorentino, nel cui territorio ricade il
"Luzzi", che ha già previsto la possibilità di una sua variazione
d'uso a scopi recettivi. D’altro canto il sindaco del Comune di Vaglia non ha
escluso un'ipotesi di "compensazione" tra una variante ad uso
"recettivo-alberghiero" e la realizzazione di una struttura destinata
a pubblici servizi.
Le Amministrazioni interessate sembrano dunque aver “rimosso”
il valore intrinseco dei due beni. Hanno trascurato inoltre le proposte di
utilizzo per fini di pubblica utilità a servizio del comprensorio e dell'intera
Provincia, e hanno evitato di attivare, fatta qualche lodevole eccezione, un
confronto con i soggetti interessati alle sorti delle strutture, portatori di
migliaia di firme di cittadini. Sono rimaste lettera morta le richieste di incontro a
un tavolo comune insieme al sindaco di Vaglia, resosi disponibile, e le proposte
costruttive e argomentate di Idra e
del Comitato per la tutela dell’ex sanatorio “Banti” inviate a settembre 2005
agli assessori regionali alla Salute, all’Urbanistica e all’Ambiente. Così come
nessuna risposta è ancora pervenuta alle osservazioni inviate da Idra in Regione, in Provincia e in
Soprintendenza un mese fa. Nel
frattempo l'abbandono e il degrado di quei due "beni di pregio"
diventa ogni giorno più vergognoso. Proprio mentre l'Organizzazione
Mondiale della Sanità, celebrando il 21 marzo scorso la Giornata Mondiale della
TBC, denuncia la pericolosa ripresa della malattia che in Italia registra 6.000 nuovi casi ogni anno!
“Il silenzio
e l’attesa degli eventi, ormai, non appaiono essere più compatibili con la
tanto pubblicizzata politica della “partecipazione” – scrive Idra
a conclusione delle sue osservazioni - che
richiede impegno, informazione, attenzione ai cittadini chiamati ad affiancare
l’azione amministrativa con indirizzi chiari e costanti e a non limitarsi a
lamentarsene solo ad esercizio avvenuto. Ma almeno altrettanto esercizio di
responsabilità richiede – è evidente - alle varie Amministrazioni. Sollecitiamo
nuovamente, pertanto, l’apertura di un tavolo di confronto che coinvolga tutti
i soggetti, pubblici e privati, interessati alla sorte ed alla gestione di
questo patrimonio storico-ambientale irripetibile che potrebbe andare
definitivamente disperso!”.