Associazione di volontariato Idra

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3.6.’99

AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE

 

 

 

A PROPOSITO DEGLI ULTIMI ARRESTI

PER L'ALTA VELOCITA'

 

 

Non è la prima volta che ci sono arresti eccellenti per l'Alta velocità. Ricordiamo tutti la vicenda Necci. E temiamo che non sia neanche l'ultima volta, vista la continuità che tutti i governi hanno assicurato a quest'opera inutile, costosissima e devastante. Gli interessi in ballo sono cospicui, si tratta di decine e decine di migliaia di miliardi di denaro pubblico per opere già aggiudicate in regime di monopolio alle grandi cordate del cemento, del petrolio e dell'asfalto, i cosiddetti general contractors, Fiat, IRI, ENI, e consociate.

Non tutti sanno che il meccanismo finanziario perverso con cui è stata accaparrata la torta è tale che lo Stato italiano, secondo i calcoli dell'ing. Ivan Cicconi, ditrettore dell'Istituto di Ricerca QUA.S.CO e autore del saggio Storia del futuro di Tangentopoli, DEI, 1998 - sarà costretto a pagare 6.000 miliardi l'anno per 20 anni a partire dal 2004-2006.

Che cos'è questa se non una ipoteca inaccettabile sul futuro economico dei nostri figli, oltre che sulla sicurezza e sulla bellezza del nostro territorio?

All'ombra di questa grande mammella che versa fiumi di denaro pubblico possono fiorire le peggiori camorre, come succede a Sud, e come è attestato nelle relazioni voluminose della Commissione Parlamentare Antimafia. Ma - suggerisce Ivan Cicconi - c'è anche un rito emiliano di Tangentopoli, "integrato con il Sistema", che "non presenta caratteri di illecito penale". Un rito che "vive in un contesto nel quale il sistema dei partiti ed il sistema delle imprese non sono nettamente separati, anzi. La collusione si trasforma in integrazione e sovrapposizione di interessi e dunque non c'è alcun bisogno di transazioni illecite, di finanziamenti occulti". Qui la cooperativa può diventare "una straordinaria macchina tangentizia assolutamente legale, per la quale il partito deve solo garantire l'appalto pilotando le gare che gestisce tramite l'amministratore pubblico". Nel Rito emiliano "il politico che opera nell'amministrazione contribuisce al finanziamento del proprio partito non attraverso la raccolta di mazzette, bensì garantendo una programmazione, progettazione e affidamento delle attività alla struttura, al professionista, alla società nella quale il partito è presente e che può in molti modi restituire quanto necessario".

Questo è dunque il nostro contesto: su questo versante stiamo lavorando per arrivare a fare emergere il doppio strato di interessi che si giovano di denaro pubblico gettato a pioggia in un'opera che trova naturalmente ostili il territorio e la popolazione.

 

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