Associazione di volontariato Idra
iscritta al Registro Regionale del
Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio
ambientale e culturale
indirizzo postale:
Via Giano della Bella, 7 - 50124 FIRENZE; e-mail
idrafir@tin.it
Tel. e fax 055.233.76.65; Tel.
055.48.03.22, 320.16.18.105; Tel.
e fax 055.41.04.24
web http://associazioni.comune.fi.it/idra/inizio.html
sede:
Via Vittorio Emanuele II, 135
- 50134 FIRENZE
Firenze, 12.4.’06
Alla Redazione di
Idee sulla
Toscana
rivista on line dell'IRPET
(Istituto Regionale per la Programmazione Economica
della Toscana - Firenze)
(contributo pubblicato il 3.5.’06 all’indirizzo http://www.ideesullatoscana.it/articolo.php?ArticoloId=1155)
UNA NUOVA PARTECIPAZIONE
Comportamenti concreti contro
pratiche “non democratiche”
La posizione di Idra
sul tema della partecipazione, e sull’ipotesi di una legge regionale che la regolamenti,
deriva in parte dall’esperienza - lunga e frustrante - che il Comune di Firenze
ha voluto proporre ai cittadini attorno al Piano Strutturale.
Uno dei pre-requisiti della partecipazione, sembra
ovvio, è dare accesso all’informazione, far circolare i documenti, saper
ascoltare, consultare, verificare, evitando i linguaggi specialistici e le
lezioni cattedratiche. Più o meno il contrario, sembra di poter dire, di quel
che si è vissuto al forum fiorentino, dove si è proceduto senza neppure le
carte dei progetti che decidono della vivibilità della città.
E’ necessario definire poi i poteri reali di cui
dispongono i cittadini e le formazioni della società civile chiamata a
partecipare. La cortina fumogena delle decine di sedute defatiganti del forum fiorentino
copriva per un verso l’inconsistenza metodologica del percorso, per un altro
l’apparentemente solida volontà di evitare il giudizio della cittadinanza sulle
scelte di più pesante impatto temporale, economico, sociale, sanitario, ambientale.
Per esempio i megaprogetti già decisi, le mitologiche “grandi opere” (o piuttosto
“grandi papere”?), rubricate come “invarianti strutturali”. Un intero nuovo
quartiere, da costruire nell’area di Castello, nel forum per il Piano
Strutturale addirittura non risulta!
Ma cosa c’entra la Regione Toscana col Comune di
Firenze? Perché mai Palazzo Bastogi dovrebbe imboccare la strada dimostratasi fallimentare
di Palazzo Vecchio? Esiste forse qualche indizio del rischio che anche il
percorso inaugurato dalla Regione possa trasformarsi in vacua e costosa
accademia?
Idra parte dalle circostanze concrete, come sempre. Da
oltre dieci anni si è fatta le ossa su un campione esemplare e ormai topico di
democrazia negata, di opacità informativa, di partecipazione impedita: il
progetto di Alta Velocità ferroviaria. La vicenda TAV è in qualche modo il
paradigma della totale impossibilità di dialogo fra talune istituzioni di
democrazia delegata e i cittadini quando siano in gioco somme nevralgiche della
spesa pubblica e alleanze trasversali di interessi finanziari strategici. Le
pratiche adottate dalla Regione Toscana, e in particolare dal presidente della
sua giunta, appaiono in flagrante contraddizione con tutti i principi e i
pre-requisiti di partecipazione enunciati nelle premesse del percorso proposto.
Idra ha scritto numerosissime volte fornendo
cifre e circostanze, ponendo domande, formulando proposte, chiedendo incontri. In
un solo caso è riuscita a parlare per pochi minuti col presidente della giunta,
che ha chiesto di documentare quanto veniva denunciato e ha promesso un
approfondimento. Forse fin troppo è stato documentato: Martini non ha più inteso
ricevere Idra. E così, come prima,
più di prima, l’unica informazione che passa su un tema così controverso e
delicato è propaganda, pubblicità. Sulle grandi infrastrutture, e sulla spesa
pubblica correlata, concorde è l’approccio di fondo di centrodestra e centrosinistra.
In Toscana, sulla TAV, non si è avuto neppure un serio confronto su ipotesi
progettuali alternative. I pareri tecnici della Regione sono stati ignorati. Non
sono state coinvolte istituzioni importanti come l’Azienda Sanitaria e la
Protezione civile. Molti Comuni hanno accettato l’opera per non perdere – in
caso di diniego – le “opere compensative”; altri non risultano neppure
interpellati. Si sono confusi i ruoli tra controllori e controllati: nella
storia degli osservatòri ambientali figurano gli stessi dirigenti che hanno
approvato l’opera. Si realizzano insieme i raddoppi autostradali (Variante di valico
e Terza corsia) e il tunnel dell’Alta Velocità ferroviaria, quando un documento
della Giunta regionale definisce politica “di lusso” questa tipologia di
scelte: gli effetti sul trasporto
delle due infrastrutture non sono stati valutati contestualmente, né è stata
fatta una analisi sul ruolo da assegnare nell'immediato futuro alle tre principali
modalità di trasporto (strada, ferrovia e cabotaggio marittimo); non c'è stata
valutazione strategica dell'impatto ambientale, dell'assetto territoriale
dell'area interessata, del sistema di trasporto futuro, delle aree socio
economiche coinvolte; la VIA non ha riguardato gli effetti combinati dei due
progetti. Senza contare i danni enormi, spesso irreversibili, provocati alle
risorse idriche e ambientali.
A conclusioni analoghe si
arriva quando si considerino altre scelte o non-scelte: ad esempio la
destinazione di quel gioiello di architettura sanitaria che è l’ex sanatorio
Guido Banti di Pratolino (che intanto va in rovina). Qui a tacere –
ripetutamente e rumorosamente – sono gli assessori regionali interpellati.
E allora, tornando alla
proposta di partecipazione, viene naturale domandarsi: quanto è credibile il
proponente?
Potremo accreditare, sì, la Regione della volontà di
un cambio di direzione, ma solo dopo che essa avrà mostrato attraverso
comportamenti concreti di saper fare i conti con le pratiche non-democratiche
(prima ancora che anti-partecipative) fin qui registrate. A oggi, non ne
vediamo traccia.
Girolamo Dell’Olio