Associazione di volontariato Idra

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Firenze, 12.4.’06

 

Alla Redazione di

Idee sulla Toscana

rivista on line dell'IRPET

(Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana - Firenze)

 

 

(contributo pubblicato il 3.5.’06 all’indirizzo http://www.ideesullatoscana.it/articolo.php?ArticoloId=1155)

 

 

UNA NUOVA PARTECIPAZIONE

Comportamenti concreti contro pratiche “non democratiche”

 

La posizione di Idra sul tema della partecipazione, e sull’ipotesi di una legge regionale che la regolamenti, deriva in parte dall’esperienza - lunga e frustrante - che il Comune di Firenze ha voluto proporre ai cittadini attorno al Piano Strutturale.

Uno dei pre-requisiti della partecipazione, sembra ovvio, è dare accesso all’informazione, far circolare i documenti, saper ascoltare, consultare, verificare, evitando i linguaggi specialistici e le lezioni cattedratiche. Più o meno il contrario, sembra di poter dire, di quel che si è vissuto al forum fiorentino, dove si è proceduto senza neppure le carte dei progetti che decidono della vivibilità della città.

E’ necessario definire poi i poteri reali di cui dispongono i cittadini e le formazioni della società civile chiamata a partecipare. La cortina fumogena delle decine di sedute defatiganti del forum fiorentino copriva per un verso l’inconsistenza metodologica del percorso, per un altro l’apparentemente solida volontà di evitare il giudizio della cittadinanza sulle scelte di più pesante impatto temporale, economico, sociale, sanitario, ambientale. Per esempio i megaprogetti già decisi, le mitologiche “grandi opere” (o piuttosto “grandi papere”?), rubricate come “invarianti strutturali”. Un intero nuovo quartiere, da costruire nell’area di Castello, nel forum per il Piano Strutturale addirittura non risulta!

Ma cosa c’entra la Regione Toscana col Comune di Firenze? Perché mai Palazzo Bastogi dovrebbe imboccare la strada dimostratasi fallimentare di Palazzo Vecchio? Esiste forse qualche indizio del rischio che anche il percorso inaugurato dalla Regione possa trasformarsi in vacua e costosa accademia?

Idra parte dalle circostanze concrete, come sempre. Da oltre dieci anni si è fatta le ossa su un campione esemplare e ormai topico di democrazia negata, di opacità informativa, di partecipazione impedita: il progetto di Alta Velocità ferroviaria. La vicenda TAV è in qualche modo il paradigma della totale impossibilità di dialogo fra talune istituzioni di democrazia delegata e i cittadini quando siano in gioco somme nevralgiche della spesa pubblica e alleanze trasversali di interessi finanziari strategici. Le pratiche adottate dalla Regione Toscana, e in particolare dal presidente della sua giunta, appaiono in flagrante contraddizione con tutti i principi e i pre-requisiti di partecipazione enunciati nelle premesse del percorso proposto. Idra ha scritto numerosissime volte fornendo cifre e circostanze, ponendo domande, formulando proposte, chiedendo incontri. In un solo caso è riuscita a parlare per pochi minuti col presidente della giunta, che ha chiesto di documentare quanto veniva denunciato e ha promesso un approfondimento. Forse fin troppo è stato documentato: Martini non ha più inteso ricevere Idra. E così, come prima, più di prima, l’unica informazione che passa su un tema così controverso e delicato è propaganda, pubblicità. Sulle grandi infrastrutture, e sulla spesa pubblica correlata, concorde è l’approccio di fondo di centrodestra e centrosinistra. In Toscana, sulla TAV, non si è avuto neppure un serio confronto su ipotesi progettuali alternative. I pareri tecnici della Regione sono stati ignorati. Non sono state coinvolte istituzioni importanti come l’Azienda Sanitaria e la Protezione civile. Molti Comuni hanno accettato l’opera per non perdere – in caso di diniego – le “opere compensative”; altri non risultano neppure interpellati. Si sono confusi i ruoli tra controllori e controllati: nella storia degli osservatòri ambientali figurano gli stessi dirigenti che hanno approvato l’opera. Si realizzano insieme i raddoppi autostradali (Variante di valico e Terza corsia) e il tunnel dell’Alta Velocità ferroviaria, quando un documento della Giunta regionale definisce politica “di lusso” questa tipologia di scelte: gli effetti sul trasporto delle due infrastrutture non sono stati valutati contestualmente, né è stata fatta una analisi sul ruolo da assegnare nell'immediato futuro alle tre principali modalità di trasporto (strada, ferrovia e cabotaggio marittimo); non c'è stata valutazione strategica dell'impatto ambientale, dell'assetto territoriale dell'area interessata, del sistema di trasporto futuro, delle aree socio economiche coinvolte; la VIA non ha riguardato gli effetti combinati dei due progetti. Senza contare i danni enormi, spesso irreversibili, provocati alle risorse idriche e ambientali.

A conclusioni analoghe si arriva quando si considerino altre scelte o non-scelte: ad esempio la destinazione di quel gioiello di architettura sanitaria che è l’ex sanatorio Guido Banti di Pratolino (che intanto va in rovina). Qui a tacere – ripetutamente e rumorosamente – sono gli assessori regionali interpellati.

E allora, tornando alla proposta di partecipazione, viene naturale domandarsi: quanto è credibile il proponente?

Potremo accreditare, sì, la Regione della volontà di un cambio di direzione, ma solo dopo che essa avrà mostrato attraverso comportamenti concreti di saper fare i conti con le pratiche non-democratiche (prima ancora che anti-partecipative) fin qui registrate. A oggi, non ne vediamo traccia.

 

 

Girolamo Dell’Olio

 

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