Associazione di volontariato Idra
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aderente ad Alternativa ai progetti TAV - Federazione Nazionale dei Comitati e delle Associazioni
totale n. 2 pagine
Firenze, 3.11.2000
AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE
Lo ha esplicitamente assicurato l'ing. Fabio Trezzini, presidente dell'Osservatorio nazionale sulla cantierizzazione TAV fra Firenze e Bologna istituito presso il Ministero dell'Ambiente, nel corso dell'audizione in Regione Toscana di Idra e dei comitati dei cittadini, il 25 settembre scorso: "Secondo l'Osservatorio Ambientale nazionale va affrontato anche l'impatto socio-economico. Occorre una soluzione che sia equa: gli indennizzi debbono viaggiare sulla base di protocolli il più possibile uniformi sul territorio".
Così rispondeva il più alto organismo di sorveglianza sui cantieri TAV a una precisa richiesta formalizzata lo scorso 3 luglio 2000, quando Idra scriveva all'Osservatorio proponendo, dopo le proteste degli abitanti disturbati di giorno e svegliati la notte dai lavori TAV nel Comune di S. Piero a Sieve, con la galleria in costruzione pochi metri sotto la propria casa, "di considerare l'opportunità di una richiesta urgente di sospensione cautelativa dei lavori TAV in quell'area, almeno fino a quando non saranno stati resi noti:
Ma le promesse non sembrano essersi ancora trasformate in atti concreti. Non soltanto non esistono protocolli uniformi. Non esistono protocolli tout court!
Idra
insiste, allora, scrivendo una nuova lettera, all'ing. Trezzini e alla rappresentante della Regione Toscana nell'Osservatorio, dott.ssa Maria Sargentini: è forse un comportamento da paese civile quello di progettare, approvare e cantierare grandi opere devastanti per l'ambiente, senza neanche offrire garanzie specifiche e oggettive che prevedano indennizzi equi, uniformi e trasparenti per i cittadini danneggiati? In discussione non è solo il danno attuale, a cantieri aperti, ma anche quello futuro, con la linea TAV in esercizio e i rischi legati al rumore, alle vibrazioni e alle radiazioni elettrromagnetiche.Idra
chiede che sia data applicazione all'impegno di istituire un protocollo uniforme e trasparente cui i cittadini possano fare riferimento per ottenere almeno il risarcimento dei danni materiali, se non di quelli morali e civili, subìti per un'opera che attraversa le loro vite e vanifica i risultati di anni di sacrifici, troppe volte senza rispetto, senza sensibilità, senza comprensione.Idra
cita il testo di una lettera inviata all'Osservatorio nazionale da una cittadina del Carlone a nome degli abitanti sul Comune di Vaglia, e indirizzata per conoscenza anche all'Associazione. Nella lettera si legge:"Sono ormai 4 anni che sopportiamo i notevoli disagi provocati dalla forzata convivenza con un cantiere TAV e dai lavori per lo scavo di gallerie poste a pochi metri da casa nostra: polvere, rumore, traffico in un ambiente da noi cercato, scelto e pagato perché era pulito e silenzioso. Nessuno ci ha mai avvertito di quello che sarebbe successo alle nostre case con l’arrivo dei lavori, nessuno si è preoccupato di interpellarci per i danni e i disagi in itinere. Abbiamo protestato nel 1996 perché, per i rumori, non dormivamo ormai da diversi mesi e perché la polvere copriva tutte le nostre cose e verosimilmente entrava nei nostri polmoni. (…) La Cavet in maggio ha dato assicurazione al Comune di Vaglia che "entro 2-3 mesi" avrebbe spostato almeno l’areatore (per la polvere nessuna soluzione sostanziale e quindi la dobbiamo respirare comunque). Dopo 6 mesi niente è cambiato, anzi forse qualcosa sì, perché il rumore sembra aumentato. Ci siamo trasferiti dalla città per trovare pace, silenzio, verde, abbiamo pagato tutto questo con sacrifici e tutto questo è stato annullato in un attimo dai lavori per l’A.V. (…) So che molti altri cittadini sono in condizioni analoghe alla nostra e mi risulta che alcuni sono stati indennizzati, almeno in parte, per quello che si può indennizzare, per una parvenza di giustizia e di rispetto, ma molti, come noi del Carlone di Vaglia sono ancora in attesa, senza sapere se, quando e in che misura verrà riconosciuto il danno che ci è stato arrecato. Per queste difformità nel trattamento e perché so che molti si lamentano di non poter fare riferimento a un protocollo unico e uniforme di indennizzo per le varie tipologie di danno che si verificano in fase di cantiere e che sono ipotizzate in fase di esercizio della linea, chiedo a lei, in quanto Presidente del massimo organo di sorveglianza istituzionale nella cantierizzazione TAV FI-BO, di promuovere urgentemente la definizione di un protocollo uniforme e omogeneo di indennizzo al quale i cittadini possano fare riferimento con maggiore certezza del diritto".
Ma i problemi non si esauriscono qui. Si avverte da più parti il bisogno, spiega Idra all'Osservatorio, che le autorità amministrative locali impegnino legalmente il CAVET a rispondere entro tempi certi e plausibili alle richieste scritte di verifica di danno, di indennizzo o di risarcimento avanzate dai cittadini. Appare urgente e indifferibile l'adozione di convenzioni in questo senso fra amministrazioni locali (da Sesto Fiorentino a Firenzuola) e CAVET, affinché i cittadini siano dotati di strumenti minimi, elementari, di auto-difesa giuridica.
Idra ricorda infine un particolare importante, apparentemente dimenticato: il Consiglio comunale e il Sindaco di San Piero a Sieve, Alessia Ballini, hanno avuto la sensibilità di inserire, in un documento approvato all'unanimità dal Consiglio comunale il 30 giugno scorso, l'intenzione di promuovere d'intesa coi Comuni del Mugello e con la Comunità Montana l'istituzione di uno sportello di tutela e consulenza legale, a cui possono far riferimento i cittadini e le associazioni per le problematiche giuridiche connesse alla realizzazione dell'opera. Si trattava di una proposta avanzata dall'associazione Idra e formalmente recepita dal Consiglio comunale aperto del 30 giugno. Idra avanzò nell'occasione il suggerimento - anch'esso accolto - di aggiungere fra gli enti promotori dello sportello legale la Regione Toscana, vista la sua recente sensibilità alle emergenze ambientali causate dal progetto approvato nel '95.
Che fine ha fatto però quel progetto? Cosa ha risposto la Regione Toscana?