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COMUNICATO STAMPA Firenze, 29.6.'01

 

ALL'ARPAT DA MEDICINA DEMOCRATICA E IDRA

GRATITUDINE E APPREZZAMENTO PER IL LAVORO SVOLTO.

MA ANCHE DEI GROSSI PUNTI INTERROGATIVI.

Un tecnico dell'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT) impegnato nei controlli delle attività legate all'Alta Velocità ferroviaria ha rotto il muro del silenzio e dell'accondiscendenza. Per quanto in forma anonima (ma la professionalità della cronista de TG3 che ha raccolto la testimonianza ci fa confidare nella sua autenticità) quel tecnico ha descritto un'esperienza che riteniamo diffusa e condivisa, una specie di "luogo comune inconfessato", sul quale invitiamo le autorità pubbliche a riflettere: chi interpreta con passione, professionalità e rigore il proprio ruolo nelle attività di tutela degli interessi collettivi è frequentemente esposto, oggi, al disagio della frustrazione, o addirittura al rischio concreto della minaccia.

La testimonianza resa ieri dal tecnico al TG3 ("fra smaltire i rifiuti in maniera corretta e smaltirli in maniera non corretta c'è una differenza di svariati miliardi (…); quando uno fa il proprio dovere diventa poi bersaglio di chi si sente defraudato di illeciti guadagni (…); molte volte abbiamo avuto l'impressione di lottare contro i mulini al vento: il nostro lavoro non produce i risultati di salvaguardia dell'ambiente che rappresentano la funzione vera dell'ARPAT") è stata autorevolmente validata, la sera medesima, dall'assessore all'Ambiente della Regione Toscana Tommaso Franci, che ha ammesso a quegli stessi microfoni: "Emerge che dalla segnalazione dell'ARPAT al far cessare il comportamento [illecito, ndr] passa molto tempo, è molto difficile effettivamente incidere su questi comportamenti; è un problema generale, la Giunta regionale si impegna ad esaminarlo: probabilmente bisognerà riesaminare qualcosa anche dal punto di vista normativo e dei procedimenti autorizzativi, per far sì che - una volta che avviene la segnalazione in base all'attività di controllo dell'ARPAT - poi in tempi ragionevolmente brevi si arrivi anche ad impedire, a far cessare, questi comportamenti".

Idra e Medicina Democratica esprimono il proprio sentimento di comprensione e di vicinanza alle ragioni di chi si trova a giocare la partita di un ruolo professionale e civile così rischioso e delicato. La testimonianza del tecnico, sobria e ferma, rivela un disagio di cui è l'intera società civile, non solo l'ARPAT, a doversi far carico. Essa individua efficacemente, peraltro, un aspetto cruciale della vicenda dei controlli per l'Alta Velocità, condotti per anni con organici e risorse gravemente insufficienti. Troppo spesso invece abbiamo visto oscurare in occasioni pubbliche le condizioni di sofferenza nelle quali i tecnici preposti ai controlli ambientali, motivati e capaci, ma drammaticamente pochi rispetto alle esigenze di tutela del territorio, sono stati e sono costretti ad operare. Esprimiamo dunque gratitudine e apprezzamento per lo stile di lavoro che il tecnico rivendica al proprio ruolo. Continuiamo invece a deplorare il fatto che la classe politica di governo della Regione (e, fino a ieri, dei Ministeri competenti) insista a lesinare le risorse indispensabili al buon funzionamento dell'ARPAT, o a premiare - piuttosto che i risultati in termini di salute e ambiente - i risparmi di bilancio. Ricordiamo infine che sull'Agenzia regionale per la protezione ambientale si stanno addensando compiti e competenze in maniera esponenziale: alla cosiddetta 'ordinaria amministrazione' si sommano le 'emergenze fisse' di Bilancino, della tratta mugellana e alto-mugellana dell'Alta velocità, dell'interconnesisone TAV di Sesto Fiorentino e di Monte Morello, del nodo TAV di Firenze, delle tranvie, della Variante di valiico, della terza corsia autostradale! Impossiible continuare a gestire con risorse risicate e esperienze frustranti questa macro-cantierizzazione che i governi locali e nazionali hanno voluto imporre al nostro fragile territorio!

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