Associazione di volontariato Idra
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COMUNICATO STAMPA
Firenze, 29.1.'13
TAV ED ELEZIONI POLITICHE: COME SI
FA A PROSPETTARE ALLA VAL DI SUSA UN CANDIDATO CON “COLPA GRAVE” PER DANNO
ERARIALE?
ATTO PRIMO
A luglio 1995 i presidenti
delle Giunte regionali dell’Emilia Romagna Pierluigi Bersani e della Toscana Vannino
Chiti firmano l’OK alla costruzione della tratta TAV Bologna-Firenze. Chiti, in
particolare, lo fa dopo che i Comuni del
Mugello hanno opposto una fiera resistenza, e i servizi tecnici della Regione
hanno espresso sul progetto pareri assai poco incoraggianti.
Ma la Giunta
Chiti promuove, pubblica e pubblicizza anche uno studio comparato sulle
politiche dei trasporti in Europa e in Italia: clamoroso autogoal! Alla Conferenza regionale dei trasporti del giugno
’97 fa notizia la severa stroncatura
che quel saggio (Ambiente & trasporto, Verso una riconciliazione
sostenibile) riserva alla politica della Regione Toscana
proprio in materia di infrastrutture (Variante di Valico autostradale e
Alta Velocità ferroviaria): un caso-scuola
di cattiva amministrazione delle risorse pubbliche.
"Gli effetti sul trasporto delle due infrastrutture non sono stati
valutati contestualmente, né è stata fatta una analisi sul ruolo da assegnare
nell'immediato futuro alle tre principali modalità di trasporto: strada,
ferrovia e cabotaggio marittimo. Quest'ultimo è stato costantemente neglettato
nelle discussioni sui due progetti, dimostrando la mancanza di una visione
d'insieme del sistema di trasporto”. Sul piano delle tutele, “non
c'è stata valutazione strategica dell'impatto ambientale, dell'assetto
territoriale dell'area interessata, del sistema di trasporto futuro, delle aree
socio economiche coinvolte. La VIA non ha riguardato gli effetti combinati dei
due progetti ed è stata usata in ciascuno di essi per minimizzare gli effetti
potenzialmente più negativi per l'ambiente”. Quel che è peggio, come rileva
lo studio del ‘97, “gli aspetti finanziari non sono ancora divenuti problemi tali da
imporre chiare scelte di priorità tra i vari modi di trasporto”. Oggi ne apprezziamo le conseguenze. Di
qui la definizione assegnata alle scelte infrastrutturali fra Toscana ed Emilia
(presidente di quest’ultima Giunta, all’epoca, Pier Luigi Bersani): “politica
di lusso”, dove “si tende a
finanziare comunque le opere progettate e spesso differenti attori (ferrovie,
autotrasportatori, autostrade, etc.) si aiutano, più o meno consapevolmente,
nel promuovere i propri specifici progetti”, in omaggio ad un "prevalente credo nei paradigmi della
crescita lineare". Non è un caso dunque - e risulta qui che la Regione
Toscana ne era ben al corrente - che il
costo della TAV appenninica sia lievitato
in maniera esponenziale: dagli iniziali 2.100 mld di vecchie lire,
annunciati con una quota del 60% di capitali di rischio privati (progetto
presentato ad agosto '91 da Lorenzo Necci), ai 5.205 milioni € interamente
pubblici (10.076 mld) che risultano dall’ultima schermata del sito web www.tav.it a dicembre 2004 (quel sito, e i suoi dati,
sono poi scomparsi dalla rete). Altri 28
milioni di euro sono stati stanziati per il ‘ripristino ambientale’ dal
Ministero dell’Ambiente e dal CIPE.
Letto il saggio, il
presidente del Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni
contro i progetti di alta velocità
(di cui Idra è filiazione) chiede con lettera raccomandata al presidente della Giunta Vannino Chiti: “Quanto è costato l'affidamento della
ricerca? quante copie ne sono state prodotte e distribuite, e a che costo per
l'Amministrazione? come intende la Giunta che Ella presiede giustificare di
fronte all'opinione pubblica e al contribuente l'utilizzazione di denaro
pubblico per uno studio i cui risultati non appaiono essere stati messi a
frutto nelle scelte di politica dei trasporti?”. Vannino Chiti non ha mai risposto.
ATTO SECONDO
Dopo la durissima
repressione dell’opposizione sociale in Val di Susa al progetto TAV-TAC da
parte del governo Berlusconi, mentre è in corso il mega-procedimento penale per
i gravi danni ambientali provocati nell’Appennino dalla costruzione della
tratta TAV Firenze-Bologna, e quando da un anno si lavora alla demolizione e al
rifacimento di un primo tratto di 660 metri della galleria Firenzuola,
realizzata nelle argille con cemento non armato (i tratti di galleria da
demolire in quell’area ammonteranno alla fine a circa 2 km!), a febbraio 2006 Vannino Chiti, coordinatore per le Relazioni politiche e
istituzionali della segreteria nazionale Ds, osanna il ‘modello Mugello’.
A lui Idra scrive
per chiedere come si può fare a sostenere che “per controllo sull'impatto
ambientale, i 78 km del tracciato rappresentano un esempio considerato a
livello mondiale”, che “rispetto alla media italiana anche i
tempi di costruzione sono ragionevoli”, che “mai nella storia del nostro paese un’opera pubblica è stata
più controllata di questa”, che “l’esperienza vissuta dal Mugello (...)
proprio partendo dai fatti e dai risultati sembra positiva”, che “il
Mugello rappresenta un modello per realizzare le grandi opere di cui il nostro
paese ha bisogno per tornare ad essere competitivo”, che la tratta
appenninica TAV "è una grande
opera italiana, la più grande dal dopoguerra ad oggi” e che, “decisa e attuata dal governo di
centrosinistra guidato da Romano Prodi”, essa è stata realizzata “attraverso
una esemplare collaborazione con le regioni Toscana ed Emilia Romagna, la Tav e
il Cavet". “Riesce davvero difficile a noi comprendere – chiude Idra - come Ella possa
dirsi “soddisfatto di aver contribuito alla sua realizzazione”: se i
dati che a noi risultano rispondono al vero, crediamo che le conclusioni da
tirare dovrebbero essere alquanto meno enfatiche e più realistiche”.
Vannino Chiti non ha mai
risposto.
ATTO
TERZO
“Questo
processo ha fatto emergere che Ministero
e Regione potevano e dovevano sapere prima quello che sarebbe successo e poi
ciò che è accaduto davvero. Ha fatto emergere che Ministero e Regione
avrebbero dovuto anche voler sapere ciò che stava accadendo e prevenirlo, e ciò
controllando l’operato di CAVET, per evitare i danni, tutelare i cittadini ed
il paesaggio. [...] Riteniamo quindi che Ministero e
Regione non abbiano svolto questa loro funzione di tutela, e si ricordi che la funzione è proprio
l’espressione da parte della P.A. non solo di un potere, ma anche, e forse
soprattutto, un dovere. Per questo rimettiamo al giudice di valutare se
rimettere con sentenza gli atti alla Corte dei conti ai sensi dell’art. 129 III
comma c.p.p. con riferimento all’operato del Ministero dell’Ambiente e della
Regione Toscana qualora si ravvisi come questa Procura ravvisi un caso in cui
si è cagionato un danno erariale”. Così il Pubblico Ministero Gianni Tei, il 10 aprile 2008, al termine della requisitoria pronunciata in Tribunale
dopo gli ingenti e irreversibili danni alle risorse ambientali procurati – come
attestano gli atti del processo di Firenze – dall’esecuzione del progetto di
tratta TAV fra Firenze e Bologna.
Un anno e mezzo dopo, a novembre 2009, Vannino Chiti e Claudio
Martini hanno voluto anticipare pubblicamente la notizia dell’avvenuto “invito
a dedurre” da parte della Corte dei conti, rivolto a loro e a numerosi
altri politici e dirigenti, locali e centrali. Si sono domandati «come si fa a essere danneggiati e
danneggiatori al tempo stesso», dato che all’epoca la Regione Toscana da
loro amministrata aveva ottenuto un risarcimento di 50 milioni di euro come
parte lesa nel procedimento penale a carico di CAVET presso il Tribunale di
Firenze. In realtà, la Regione, istituzione pubblica, e i suoi amministratori,
decisori politici, non possono essere considerati lo
stesso soggetto. Il risarcimento alla Regione è un indennizzo alla
Comunità, non alle Giunte. E se le risorse della
Regione sono state danneggiate sia dall’azione dei privati sia da quella dei
decisori pubblici, ebbene allora appare non solo legittimo, ma persino
doveroso, individuare e perseguire tutti gli eventuali profili di
responsabilità personale.
Il procedimento per danno erariale (circa 14 milioni di euro) a carico di Vannino
Chiti, Claudio Martini e gli altri assessori e dirigenti coinvolti, in cui
l’Associazione Idra è intervenuta ad adiuvandum, si conclude il 31 maggio 2012 con una sentenza di prescrizione. Ma non
senza l’attestazione di una “condotta
gravemente colposa”.
“Dall’esame degli atti e dalle risultanze dibattimentali, è emerso, in
modo inequivocabile, che il comportamento, da cui è derivato il danno erariale
contestato dalla procura (correttamente definito patrimoniale in quanto
relativo all’accertata dispersione delle ingenti risorse idriche), è quello
tenuto, per la parte di rispettiva competenza, dai convenuti che, come
dettagliatamente indicato nell’atto di citazione, agendo con censurabile superficialità, insolita
pervicacia ed in violazione ad elementari norme di diligenza, - pur avendo
un’adeguata conoscenza dell’opera e delle conseguenze che avrebbe causato alle
risorse idriche, in virtù della consistente mole dì informazioni pervenute
nella fase istruttoria e volutamente trascurate o non adeguatamente veicolate,
- procedettero all’approvazione dei progetti.
La loro condotta, dunque, non può
che qualificarsi come gravemente colposa e, come tale, definirsi, ai fini
evidenziati, quale originatrice del fatto illecito da cui è promanato il danno
il cui verificarsi, secondo la prospettazione accusatoria, va fatto risalire al
periodo in cui essi rivestivano i rispettivi incarichi istituzionali che vanno
identificati: - per i componenti delle due giunte regionali, nelle legislature
che coprono l’arco di tempo dal 1990 al 2000; - per l’arch. Biagi, dal luglio
1994 al 2000; - per l’arch. Pera, dal novembre 1992 al settembre 1996. Da tali
incarichi i predetti risultano cessati nelle date a fianco di ciascuno
indicate, tutte precedenti al periodo coperto da prescrizione”.
Ci si
chiede dunque quale autorevolezza e credibilità possa vantare in materia TAV il
candidato Vannino Chiti,
paracadutato dalla Toscana infelix
nel Piemonte della Val di Susa. Proprio
là dove si è espresso al massimo livello di maturità e consapevolezza, e con la
più ampia condivisione sociale, l’opposizione alle Grandi Opere Inutili ed Erariovore
che serpeggia ormai in tutta Italia, quando la crisi di cassa dello Stato,
e di credibilità della sua classe dirigente, si esprime ormai in maniera
palesemente drammatica.