Associazione di volontariato Idra

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COMUNICATO STAMPA Firenze, 27.1.'03

NO ALL'ALTA VELOCITÀ IN PIEMONTE

PRESENTATA ALLA COMMISSIONE TRASPORTI EUROPEA UNA PETIZIONE CONTRO LA TAV DA UN COORDINAMENTO DI 20 COMITATI, ASSOCIAZIONI E TESTATE GIORNALISTICHE DELLA VAL DI SUSA.

I CITTADINI ITALIANI, INASCOLTATI DAI PROMOTORI DELLE "GRANDI OPERE INUTILI", COSTRETTI A RICORRERE ALL'UNIONE.

Aveva già dovuto farlo l'associazione ecologista fiorentina. Anche le popolazioni della Val di Susa si sono appellate in questi giorni alle sedi istituzionali europee nell'intento di far richiamare all'ordine gli amministratori italiani. Quelli che, sordi ad ogni apparente buon senso, perseguono - con determinazione degna di miglior causa - modelli di sviluppo rovinosi. Ecco alcuni passaggi (sottolineature nostre) del documento inoltrato alla commissaria De Palacio e al responsabile nuove linee ferroviarie Finat.

"Da una decina di anni su iniziativa di alcuni gruppi imprenditoriali e politici Piemontesi e della Regione Rhone- Alpes, Comitati promotori e gruppi di pressione hanno provato a promuovere a livello mediatico un nuovo collegamento ferroviario Torino–Lione. Il risultato propagandistico di questa costosa operazione è stato eccellente dando vita ad accordi programmatici tra i governi italiano e francese. Stranamente però è risultato nullo l’interesse economico suscitato presso gli operatori del settore: in 10 anni non si è trovato nessun privato disposto a partecipare al finanziamento".

La vicenda del progetto TAV in Val di Susa evoca scenari ben noti anche dalle nostre parti (linea AV Bologna-Firenze e nodo ferroviario fiorentino AV), e temiamo anche a Sud (Ponte sullo Stretto): investimenti privati "fantasma", ostinazione nel voler imporre l'opera nonostante l'inutilità manifesta, rifiuto a priori di valorizzare gli amplissimi margini di ottimizzazione delle linee storiche, costi esorbitanti per progetti che sfidano i limiti imposti dalla natura oltre ogni ragionevolezza.

"In un primo tempo", prosegue la petizione piemontese, "si giustificò l’opera preventivando un fortissimo flusso di passeggeri, poi si constatò che il flusso passeggeri non era tale da assicurare redditività all’alta velocità passeggeri e, senza mutare le caratteristiche della linea, si cominciò a parlare di "alta capacità ferroviaria" giustificando la nuova linea con forti flussi di merci su un futuro percorso ipotetico "corridoio Est–Ovest" tra Lisbona e Kiev. Il progetto coinvolgerebbe le Alpi e la Pianura Padana, attraversando la catena alpina con lunghe, problematiche e perciò costose gallerie ferroviarie (un centinaio di chilometri di gallerie di cui una di oltre 54)". Ma di fatto "l’utilizzo della linea esistente è soltanto del 38% rispetto alla sua reale potenzialità", e in ogni caso "lo scavo nelle Alpi non troverebbe un unico tipo di roccia compatta ma materiali diversi, compresi un vastissimo sistema carsico in rapporto con il lago artificiale del Moncenisio, gas grisou, rocce con presenza di uranio ed asbesto, oltre a pressioni e calore enormi (50 gradi centigradi) e faglie lungo le quali le rocce alpine sono in costante e continuo movimento".

Ecco infine alcuni dei quesiti posti dai Valsusini alla Commissione Trasporti UE:

"E’ ammissibile e democratico che la volontà delle popolazioni ed Enti Locali sia calpestata in nome di MAI dimostrati interessi superiori, che sono semmai gli interessi delle società proponenti, coinvolte nella progettazione e nell’eventuale realizzazione dell’opera?

E’ ammissibile che, esistendo linee ferroviarie non completamente o scarsamente utilizzate (ad esempio Frejus), si possano chiedere finanziamenti alla U.E. per studiarne altre la cui utilità è giustificata unicamente da traffici "previsti" fra almeno 15-20 anni da gruppi finanziari ed economici di pressione, ma smentiti dalle statistiche tendenziali"?

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