Firenze, 26.10.’05

 A La Nazione

 

SULLE CONTROPARTITE TAV...

 

In un contesto di grave danno ambientale annunciato, che gli amministratori locali hanno prima cercato energicamente di allontanare dal Mugello, poi hanno dovuto-voluto ingoiare, le cosiddette contropartite si qualificano come un atto grave di consenso al mercato del territorio, poco nobile sul piano istituzionale e oltremodo poco conveniente anche solo a livello di do ut des (come tutta l’Alta Velocità in Mugello, che presenta un saldo decisamente negativo sia in fase di cantiere sia quando sarà in gestione, come non ha nascosto stamani al seminario in Provincia sull’invaso di Bilancino il dirigente della Regione Toscana Paolo Matina, responsabile dell’Area Coordinamento Prevenzione Integrata degli Inquinamenti). In alcuni casi si è trattato addirittura di un aggravamento della pressione sul territorio: sono stati spalmati molti più km di asfalto che di ferrovia (se ferrovia può essere chiamato questo modello di Alta Velocità, che non presenta interconnessioni con la linea storica e mantiene il Mugello al rango di lontana provincia servita da una Faentina irrazionale e sgarrupata).

C’è poi l’aspetto finanziario di tutta la questione: le cosiddette compensazioni sono state ottenute presumendo che a pagare fosse una TAV con finanziamento a maggioranza privata, come era stata presentata nel ’95, all’atto della firma degli accordi in conferenza di servizi. E invece è comunque stato ed è tutto e soltanto denaro pubblico: coi nostri si soldi si paga la malattia e la cura, compresa quella dei danni ambientali. Ma può chiamarsi cura un investimento così irrisorio come 53 milioni di euro per danni ormai irreversibili, come quelli che hanno colpito la falda e tante attività economiche pulite e qualificanti del Mugello?

Tutto ciò in barba agli strumenti di programmazione e alle previsioni urbanistiche.

Già nelle osservazioni stilate a ottobre del '94 dalla Commissione di consulenza diretta dal prof. Manlio Marchetta, su incarico della Comunità Montana, e da essa fatte proprie, si rilevava il netto contrasto del progetto di Alta Velocità "non solo con tutti gli strumenti urbanistici comunali vigenti e/o in itinere ma anche, e soprattutto, con tutte le strumentazioni di programmazione e di pianificazione territoriale di un'area vasta (regionale, di area metropolitana, provinciale)".

Non sarà inutile ricordare che i componenti di un'altra Commissione di studio attivata anche questa dalla Comunità Montana, la Commissione del Sistema Museale Territoriale, avevano denunciato pubblicamente, in una "Lettera aperta ai Consigli Comunali e a tutti i Sindaci del Mugello, Alto Mugello, Val di Sieve" datata 9.8.'95 che l'approvazione del progetto di tratta lungo il Mugello introduce "un elemento dirompente non solo dal punto di vista ambientale, paesaggistico e insediativo, ma destinato a incidere nel lungo periodo e non in maniera secondaria sul complesso insieme di progetti che hanno visto mobilitate le forze politiche e sociali del comprensorio del Mugello, Alto Mugello, Val di Sieve intorno all'idea di Parco attrezzato di tipo produttivo".

Giuseppina Carla Romby, Paolo Bassani, Lia Brunori, Paolo De Simonis, Adriano Gasparrini e Marco Pinelli aggiungono nel loro documento che "se la filosofia del sistema di Museo Diffuso era quella di attivare un'opera di manutenzione permanente e perciò stesso di tutela del territorio, appare chiaro come ciò diventa quanto meno superato di fronte a un intervento che, passando sopra a qualità paesaggistiche, sistemi insediativi, monumenti artistici, considera il territorio come oggetto da cui estrarre il massimo dei vantaggi possibili".

Ciò che non può non colpire è la leggerezza con cui amministrazioni propugnatrici di un piano la cui stesura è stata per loro merito ampiamente e costosamente avviata abbiano autorizzato lo stravolgimento delle coordinate di sostanza entro le quali quel progetto assumeva significato.

Ecco dunque l'amara conclusione che ci sembra di dover trarre da tutto ciò. Non solo una singolare destinazione dei denari pubblici, ma anche - per quanti hanno lavorato dietro indicazione della Comunità Montana - energie intellettuali usate e gettate, comunque umiliate.

 

back